Pont Notre-Dame

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Pont Notre-Dame
Localizzazione
StatoBandiera della Francia Francia
CittàParigi
AttraversaSenna
Coordinate48°51′22.18″N 2°20′55.02″E / 48.856161°N 2.348617°E48.856161; 2.348617
Dati tecnici
Tipoponte ad arco
Materialeacciaio, pietra
Campate3
Lunghezza105 m
Luce max.59,51 m
Larghezza20 m
Realizzazione
Intitolato aNotre-Dame di Parigi e Maria
Mappa di localizzazione
Map

Il Pont Notre-Dame è un ponte di Parigi che attraversa il braccio grande della Senna.

Esso collega il quai de Gesvres, all'altezza di place du Châtelet, sulla riva destra, al quai de la Corse, in linea con la rue de la Cité, ove si svolge il mercato dei fiori e degli uccelli, sull'île de la Cité. All'estremità opposta dell'isola, in asse, il Petit-Pont collega a sua volta la parte sud dell'isola con la riva sinistra della Senna.

Esso fu costruito nel 1853, al tempo della trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero, operata dal barone Haussmann; misura 106 metri di lunghezza e 20 di larghezza. Inizialmente eretto in cinque arcate, nel 1912 queste ultime furono ridotte a tre, delle quali una centrale metallica di 60 metri. Esso occupa il posto che fu quello di uno dei primi ponti della capitale: il Grand-Pont,[1] rimpiazzato dalle planches de Milbray, poi due repliche del pont Notre-Dame, una in legno, l'altra in pietra.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte romano[modifica | modifica wikitesto]

È al suo posto che si trovava uno dei primi due ponti di Parigi che permetteva fin dall'antichità di attraversare il gran braccio della Senna sull'asse del cardo maximus di Parigi, nel prolungamento del Petit-Pont.

Il ponte X secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 886 l'assedio di Parigi e gli attacchi dei Normanni condannarono il ponte romano. Esso fu sostituito da un ponte a conci gettato sugli antichi pilastri in legno ai quali erano fissati mulini per il grano:[2] les Planches de Milbray[3] che tennero fino all'inondazione del 1406.

Il toponimo Milbray proviene verosimilmente da emmi le brai, che significa «al centro della palude», per indicare che si tirarono queste assi in legno fino a metà del fiume nella parte paludosa allo scopo di proteggere l'accesso all'île de la Cité.[4][5]

Il ponte del 1421[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 maggio 1413 Carlo VI battezzò il nuovo ponte pont de Notre-Dame,[6] una solida opera in legno poggiata su 17 file di piloni, che collegava l'île de la Cité alla rue Saint-Martin e i cui lavori di costruzione terminarono nel 1421.

La municipalità aveva ottenuto l'autorizzazione a costruire su questo ponte lungo 354 piedi (circa 150 metri) e largo 90: vi si costruirono fino a 65 appartamenti ripartiti su entrambi i lati con, al loro pianoterra ricchi negozi,[5] tra i quali alcune librerie e armerie che costituivano la fama del ponte.[2] Alcuni mulini furono parimenti installati sui pilastri. Gli introiti che la città otteneva da queste case non venivano tuttavia utilizzati per la manutenzione del ponte.

Il ponte crollò il 25 ottobre 1499 durante una piena della Senna.[3] Tenuti responsabili d'aver mancato di avvisare sullo stato di sfacelo del ponte, il preposto al commercio di Parigi, Jacques Piédefer, e quattro magistrati suoi collaboratori furono incarcerati prima di essere condannati a pesanti ammende per danni e sostituiti.[7] Il poeta Pierre Grognet dice

(FR)

«Mil quatre cens quatre-vingtz dix et neuf, tomba le pont Notre-Dame de neuf. Ce cas advint en octobre treizième jour du matin viron l'heure neuvième.»

(IT)

«Millequattrocentonovantanove, cadde di nuovo il ponte Notre-Dame. Questo caso ebbe luogo il tredicesimo giorno di ottobre al mattino verso l'ora nona»

Il ponte del 1507[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1500 si decise allora di ricostruirlo in pietra da taglio, dotandolo di sei grandi archi di sei-sette metri d'apertura,[9] sotto la direzione dell'architetto italiano Giovanni Giocondo, che aveva già restaurato il Petit-Pont, e del mastro carpentiere Didier de Felin, fratello dell'architetto Jean, progettista della Tour Saint-Jacques. Una tassa straordinaria per sei anni sui pesci, il bestiame e il sale fu istituita per il suo finanziamento.[9] Una chiatta provvisoria fu installata sul fiume.

L'opera, terminata nel 1507, fu ancora sovrastata da abitazioni e negozi e divenne presto un luogo commerciale molto frequentato e prestigioso: Francesco I vi fece il suo ingresso trionfale nel 1515.[9] Queste sessantuno abitazioni[10] di sei piani furono le prime in Parigi ad essere identificate da un numero civico. Esse furono ornate da grandi termini rappresentanti uomini e donne, di ritratti di re e, alle quattro estremità, furono piazzate nicchie con statue reali.[5][11] Su uno degli archi è stato inciso questo distico latino di Jacopo Sannazaro in onore dell'architetto:

(FR)

«Jucundus geminum posuit tibi, Sequana, pontem;
Hunc tu jure potes dicere Pontificem
»

(IT)

«Giocondo ti pose, o Sequana, un ponte gemello;
Questo lo puoi chiamare di diritto Pontefice»

Nel 1659 il ponte fu rimesso in ordine e ridecorato per l'arrivo a Parigi della figlia del re di Spagna Filippo IV, Maria Teresa, che divenne Regina di Francia sposando Luigi XIV, conformemente al trattato dei Pirenei. I negozi erano allora pressoché tutti occupati da mercanti d'arte:[2] Watteau ne diede una rappresentazione nel suo dipinto L'insegna di Gersaint.[12]

Nel 1763, fu imposta da lettere patenti del re la distruzione delle abitazioni che sormontavano il ponte ed erano divenute insalubri, il che fu finalmente realizzato nel 1786. Nel quadro della decristianizzazione voluta dalla rivoluzione francese, al ponte fu assegnato il nome pont de la Raison (ponte della Ragione).[4]

Il ponte del 1853[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1853, sulle sue stesse fondazioni, fu costruito un nuovo ponte in muratura secondo il progetto di Lagalisserie e Darcel, nel quadro della trasformazione di Parigi operata dal barone Haussmann, in seguito alla decisione di abbassare il livello della rue Saint-Martin.[2] Il nuovo ponte ha solo cinque arcate da 17 a 19 metri di apertura e il suo piano stradale è più basso, rispetto al precedente, di 2,7 metri. A seguito dei numerosi incidenti fluviali che si verificarono (non meno di 35 negli anni 1891 e 1910) esso fu soprannominato "ponte del Diavolo".

Il ponte attuale del 1919[modifica | modifica wikitesto]

Per preoccupazioni economiche, il ponte del 1852 aveva conservato le basi dei cinque pilastri di quello costruito precedentemente e da esso sostituito. Tuttavia il progetto dei nuovi pilastri non andava bene per la direzione della corrente in quel punto, il che provocava numerosi incidenti di navigazione. Per risolvere il problema il Servizio dei ponti di Parigi decise di ricostruirlo. Due soluzioni si offrivano agli ingegneri:

  • demolire del tutto il ponte e ricostruirlo con una campata unica 88 metri d'apertura
  • demolire le tre arcate centrali e sostituirle con un'arcata unica di 60 metri d'apertura.

Lo studio economico dimostrò che la seconda soluzione era la più interessante. Gli archi delle rive furono allargati e i pilastri consolidati per sostenere le spinte delle volte più importanti.

Questa nuova opera, concepita da Jean Résal, già progettista dei ponti Mirabeau e Alessandro III fu realizzata dall'impresa Daydé & Pillé sotto la direzione di M. Drogue, ingegnere capo dei Ponts et chaussées e dal suo collaboratore, ingegner M. Aron. Le decorazioni dell'opera furono studiate dall'architetto M. Binet e, dopo la sua morte, da M. Leguen. Per consentire la continuità della circolazione dei pedoni e dei tram, la demolizione del piano stradale e la sua ricostruzione furono realizzate in due periodi. Il ponte fu inaugurato nel 1919 da Raymond Poincaré, presidente della Repubblica.

Trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Questo ponte è servito dalle stazioni del Métro Cité e Hôtel de Ville.

Il ponte nelle arti[modifica | modifica wikitesto]

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

L'Enseigne de Gersaint
Antoine Watteau
La joute des mariniers
Nicolas Raguenet
L'arche du pont Notre-Dame
Charles Meryon

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

  • Ne I miserabili di Victor Hugo, l'ispettore Javert si suicida saltando da questo ponte; descrizione precisa dei mulinelli della Senna in quel punto (nella 5ª parte "Jean Valjean", libro 4, capitolo 1 "Javert déraillé").

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Le pont Notre-Dame ou l’hybride | Le Rendez Vous du Mathurin
  2. ^ a b c d L'Île de la Cité et ses ponts , op. cit., pp. 109-112
  3. ^ a b (FR) Philippe Lorentz e Dany Sandron, Atlas de Paris au Moyen Âge, Paris, Éditions Parigramme, 2006, p. 25, ISBN 978-2-84096-402-5.
  4. ^ a b (FR) Félix et Louis Lazare, Dictionnaire historique des rues et monuments de Paris en 1855 avec les plans des 48 quartiers, Maisonneuve & Larose, pp. 796, ISBN 2-86877-184-X.
  5. ^ a b c (FR) Jean de Marlès, Paris ancien et moderne, ou Histoire de France divisée en douze périodes, 1837, t. 1, p. 63, lire en ligne
  6. ^ (FR) Le Roux de Lincy, Recherches sur la chute et de la reconstruction du pont Notre-Dame à Paris (1499-1510), pp. 32-51, Bibliothèque de l'École des Chartes, tome 2, 1845 (lire en ligne)
  7. ^ (FR) Amédée Gabourd, Histoire de Paris depuis les temps les plus reculés jusqu'à nos jours, 1864, t. III, p.5, lire en ligne
  8. ^ pagine da 462 a 470
  9. ^ a b c (FR) Danielle Chadych e Dominique Leborgne, Atlas de Paris, Paris, Éditions Parigramme, 2007, pp. 78-79 e p. 200, ISBN 978-2-84096-485-8.
  10. ^ 30 da un lato e 31 dall'altro; il numero fu elevato a 70, ma ne furono abbattute 9 che ostacolavano la circolazione
  11. ^ Vi si trovano le statue di San Luigi, Enrico IV, Luigi XIII e Luigi XIV.
  12. ^ Si tratta di un quadro che Watteau dipinse nell'ottobre 1720 per l'amico e mercante d'arte Edme-François Gersaint, che aveva una sua galleria d'arte sul Ponte Notre-Dame

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Insecula, su insecula.com. URL consultato il 27 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2013).
Controllo di autoritàVIAF (EN16145066987266630061 · LCCN (ENsh90003184 · GND (DE7558402-5 · BNF (FRcb159323381 (data) · J9U (ENHE987007529894905171 · WorldCat Identities (ENviaf-16145066987266630061