Pietro Campilli
Pietro Campilli | |
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Ministro dell'industria e del commercio | |
Durata mandato | 26 luglio 1951 – 16 luglio 1953 |
Capo del governo | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Giuseppe Togni |
Successore | Silvio Gava |
Ministro dei trasporti | |
Durata mandato | 5 aprile 1951 – 26 luglio 1951 |
Capo del governo | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Ludovico D'Aragona |
Successore | Piero Malvestiti |
Ministro delle finanze e del tesoro | |
Durata mandato | 2 febbraio 1947 – 1º giugno 1947 |
Capo del governo | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Mauro Scoccimarro[1] Giovanni Battista Bertone[2] |
Successore | Luigi Einaudi |
Ministro del commercio con l'estero | |
Durata mandato | 14 luglio 1946 – 2 febbraio 1947 |
Capo del governo | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Mario Bracci |
Successore | Ezio Vanoni |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 25 giugno 1946 – 11 giugno 1958 |
Legislatura | AC, I, II |
Gruppo parlamentare | Democratico Cristiano |
Circoscrizione | Roma |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Democrazia Cristiana |
Titolo di studio | Laurea in Economia |
Professione | Dirigente Bancario e industriale |
Pietro Campilli (Frascati, 30 novembre 1891 – Roma, 8 luglio 1974) è stato un politico italiano, più volte ministro della Repubblica.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Diplomatosi in ragioneria, si laurea poi in Economia e Commercio. Militante della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), ne presiede il circolo romano. Nel novembre-dicembre 1918 partecipa alla piccola costituente del Partito Popolare Italiano. Nel febbraio seguente è tra i principali componenti della direzione romana, da cui è estromesso nell'agosto successivo per le sue posizioni ritenute troppo avanzate. È consigliere nazionale del PPI nei congressi di Napoli (8- 11 aprile 1920), Venezia (20-23 ottobre 1921) e Torino (12-13 aprile 1923).
Attivo nel Lazio, soprattutto per quel che riguarda le questioni agricole, nella campagna elettorale per le elezioni provinciali del 1920, rimane vittima di un attentato. Ciononostante viene eletto consigliere alla Provincia di Roma, dove svolge il ruolo di leader dell'opposizione fino al 1923, allorquando decade dalla carica per lo scioglimento del Consiglio.
Durante il ventennio fascista svolge l'attività d'imprenditore. Dal 1943 partecipa al processo di formazione della Democrazia Cristiana, collaborando all'estensione della parte economica delle "Idee ricostruttive" e poi facendo parte del I Consiglio Nazionale (luglio 1944) e della direzione (agosto 1945).
Membro del comitato economico del CLN, della Consulta Nazionale e della Commissione economica per la Costituente, il 2 giugno 1946 viene eletto all'Assemblea Costituente nella circoscrizione laziale, nella quale verrà eletto deputato nel 1948.
Nel luglio 1946 entra nel secondo governo De Gasperi come Ministro del commercio con l'estero. Dal febbraio 1947 è ministro delle Finanze e del Tesoro nel terzo Governo De Gasperi, con questa carica accompagna il Presidente del Consiglio negli USA per trattare il prestito di 100 milioni di dollari dell'Export-import bank.
Dal maggio 1947 fino al 1949 rappresenta l'Italia prima al Comitato di cooperazione economica europea e poi all'OECE.
Nel 1951 è dapprima ministro senza portafoglio e poi Ministro dei trasporti nel sesto Governo De Gasperi, nel successivo dicastero De Gasperi ricopre invece la carica di Ministro dell'industria e del commercio.
Dal 1953 al 1958 è ministro senza portafoglio per la Cassa del Mezzogiorno nei governi: De Gasperi VIII, Pella, Fanfani I, Scelba, Segni I e Zoli, ed in alcuni casi ha avuto anche la delega a presidente per il Comitato dei Ministri per l'esecuzione di opere straordinarie nell'Italia centrale e meridionale.
Da febbraio 1958 a maggio 1959 è stato presidente della neo-nata Banca europea degli investimenti in Lussemburgo, mentre nel 1959 viene nominato presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), carica che ricopre fino alla morte nel 1974[3].
Tra il 1970 e il 1971 presiede il gruppo industriale Montedison come soluzione di compromesso fra democristiani e socialisti, ma poi cede il posto al presidente dell'Eni Eugenio Cefis.
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Pietro Campilli ebbe dalla moglie Teresa quattro figli: Marcella, che sposò il noto cardiologo Vincenzo Masini, Maria Teresa, che sposò Lauro Tuena, Cecilia ,che sposò il figlio del governatore della Banca d'Italia Donato Menichella, e Sandro, il quale tuttavia morì giovane. La sua famiglia rimane, ancora oggi, una delle più importanti e facoltose della società romana[senza fonte].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Finanze
- ^ Tesoro
- ^ Consiliature precedenti - CNEL - Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro Archiviato il 18 aprile 2014 in Internet Archive.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro Campilli
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Campilli, Pietro, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- CAMPILLI, Pietro, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
- Campilli, Piètro, su sapere.it, De Agostini.
- *, CAMPILLI, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988.
- (EN) Opere di Pietro Campilli, su Open Library, Internet Archive.
- Pietro Campilli, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
Controllo di autorità | ISNI (EN) 0000 0000 6210 2986 · SBN RAVV010070 · BAV 495/172874 · GND (DE) 1029759987 |
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