Giuseppe Toffanin

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Giuseppe Toffanin (Padova, 26 marzo 1891Padova, 2 marzo 1980) è stato un critico letterario e scrittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio dell'avvocato Domenico Toffanin (1861-1920) e di Maria Rodella (1868-1962), e quindi fratello dell'avvocato Paolo Toffanin.

Giuseppe Toffanin
Lettera autografa di Vincenzo Errante a Giuseppe Toffanin

Nel 1912 si laureò con Vittorio Rossi (1865-1938) discutendo una tesi su I Promessi Sposi. Nel 1915 partecipò alla Grande Guerra con molti amici presenti a Padova: il germanista Vincenzo Errante, lo scrittore Novello Papafava, il fisiologo Enoch Peserico che sposerà sua sorella Anna, il cugino Giovanni Stoppato (1880-1950) nipote di Alessandro Stoppato (1858-1931) professore di Giacomo Matteotti, Umberto Merlin, fondatore del Partito Popolare insieme a Luigi Sturzo e ad Alcide De Gasperi.

Nel 1923 divenne docente nell'Università di Messina dove conobbe il grecista Manara Valgimigli; nello stesso anno incontrò Concetto Marchesi che per primo parlerà della sua opera con Antonio Gramsci. Nel 1924 passò all'Università di Cagliari dove ebbe modo di frequentare il glottologo Giacomo Devoto e dal 1924 al 1928 insegnò all'Università di Catania dove strinse amicizia con Attilio Momigliano. Dal 1928 insegnò all'Università degli Studi di Napoli, dove trascorre tutta la restante carriera accademica.

Nel 1951 fu fra i membri della giuria del Premio Marzotto con Mario Missiroli, Giovanni Ansaldo e Antonino Pagliaro, quando i più significativi riconoscimenti andarono ad Amedeo Maiuri, Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Alberto Moravia, Mario Praz, Ugo Spirito e Luigi Stefanini.

Lettera autografa di Giuseppe Antonio Borgese a Giuseppe Toffanin

Nel 1957 commemorò a San Remo Padre Giovanni Semeria con il quale si era trovato a condividere molti giudizi e opinioni. Fra i suoi allievi più conosciuti si ricordano Giancarlo Mazzacurati, Emilio Merone, Rocco Montano[1], monsignor Giovanni Fallani (1910-1985). Fra i suoi migliori amici ed estimatori si ricordano: Giuseppe Antonio Borgese, Paolo Toschi, Riccardo Bacchelli, Giovanni Getto, Federico Chabod, Silvio D'Amico, Giuseppe Galasso, Michele Prisco, Ladislao Mittner, Vittore Branca, Guido Piovene, Aldo Ferrabino, Carlo Calcaterra, Diego Valeri, il matematico Francesco Severi, il giurista Francesco Carnelutti, Padre Agostino Gemelli, il ministro Luigi Gui, Don Ernesto Buonaiuti, il giornalista Orio Vergani, il filosofo Lorenzo Giusso.

Morì nel 1980, all'età di 88 anni[2].

Attività di ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver tentato la narrativa con I delusi (Bologna: Gherardi, 1912) e con Ricordi di un uomo inutile (Milano: Quintieri, 1919), iniziò la sua attività di studioso della letteratura italiana con un'indagine su Il romanticismo latino e i Promessi Sposi (1913), cui seguirono Gli ultimi nostri (1919 e La fine dell'Umanesimo (Torino: Bocca, 1920).

Proprio le indagini sull'Umanesimo, sul Rinascimento, e sulla continuità con il Medioevo[3], costituiscono il centro della sua attività critica, come testimoniano le numerosissime opere dedicate a questa tematica: tra le tante, ricordiamo Machiavelli e il tacitismo (Padova, 1921), Che cosa fu l'Umanesimo (1929), Storia dell'Umanesimo (3 voll., 1942-1950), Il secolo senza Roma (1942), Il Tasso e l'età che fu sua (1946), La fine del Logos: l'Umanesimo europeo (1946), La religione degli umanisti (1950), L'uomo antico nel pensiero del Rinascimento (1957), Perché l'Umanesimo comincia con Dante (1967).

La rivalutazione da lui compiuta dell'importanza della tradizione cristiana e dell'aristotelismo nell'Umanesimo e nella Controriforma segnarono una deviazione dalla linea segnata da Francesco de Sanctis e Benedetto Croce e determinarono, nell'ambiente intellettuale partenopeo, il consumarsi di una asprissima e insanabile rottura con il filosofo abruzzese[4]. Ai suoi studi sul retaggio di Tacito nella dottrina politica rinascimentale si deve la coniazione del neologismo tacitismo. Fra i molti giudizi positivi sul Toffanin meritano una particolare menzione quelli espressi da Antonio Gramsci, Nicola Abbagnano, Giacomo Devoto e Giorgio Barberi Squarotti.

Antonio Gramsci disse :

«È molto importante il libro di Toffanin "Che cosa fu l'Umanesimo". Queste tesi di Toffanin coincidono con le note da me fatte in altri quaderni. Solo che il Toffanin si mantiene sempre nel campo culturale-letterario e non pone l'Umanesimo in connessione con i fatti economici e politici»

Nicola Abbagnano:

«Ciò che fanno alcuni critici del Toffanin, che tenacemente abbarbicati alle ormai viete notazioni del Burckardt mal sopportano l'instauratio ab imis che il Toffanin compie dell'indagine sull'Umanesimo»

Carlo Dionisotti:

«[...] nel 1929, era apparso [...] il Cinquecento del Toffanin, un libro geniale ma diseguale, spericolato e insolente, quanto era monotono e opaco il precedente Cinquecento del Flamini, insomma un libro fatto apposta per dispiacere così ai professori della vecchia scuola come a Croce e alla nuova critica»

Giacomo Devoto:

«Toffanin, fuoco, negazione, giudizio, battaglia. Suoi bersagli erano i luoghi comuni, rispettabili, ma ormai stanchi, quali erano stati trasmessi dalla critica tradizionale»

Giorgio Bàrberi Squarotti:

«Toffanin è stato uno di quei critici scomodi che nel passato molto raramente riuscivano ad ottenere cittadinanza nella seriosa Università italiana, o ottenendola, pagavano poi un prezzo alquanto alto di solitudine, di dimenticanza»

Pubblicazioni principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Il romanticismo latino e I promessi sposi, Bornandini, Forlì, 1913; ristampa anastatica Nabu Press, 2011
  • Gli ultimi nostri (saggi critici), Bordandini, Forlì 1919
  • La fine dell'Umanesimo, Bocca, Torino 1920; ristampa anastatica con prefazione di Giancarlo Mazzacurati, Vecchiarelli, Manziana 1991
  • Machiavelli e il tacitismo, Draghi, Padova 1921; poi Guida, Napoli 1972
  • L'eredità del Rinascimento in Arcadia, N. Zanichelli 1923; poi come L'Arcadia, Zanichelli, Bologna 1958
  • Il Cinquecento, in AAVV, Storia letteraria d'Italia, Vallardi, Milano 1928; 8ª ed. 1973
  • Che cosa fu l'Umanesimo, G. C. Sansoni, Firenze 1929
  • La critica e il tempo, Paravia, Torino 1930
  • L'isola dei morti. Commedia in tre atti, Casella, Napoli 1933
  • (con Gaetano Sborselli) La letteratura italiana. Disegno storico dalle origini ad oggi, F. Perrella, Napoli 1935
  • Giovanni Pontano fra l'uomo e la natura, Zanichelli, Bologna 1938
  • Montaigne e l'idea classica, Zanichelli, Bologna 1940
  • Storia dell'Umanesimo, 3 voll., Zanichelli, Bologna 1942
  • La seconda generazione romantica, Libreria scientifica editrice, Napoli 1942
  • Il secolo senza Roma. Il Rinascimento del secolo XIII, Zanichelli, Bologna 1943; 1964
  • Il Tasso e l'età che fu sua: l'età classicistica, Libreria scientifica editrice, Napoli 1945
  • L'Arcadia. Saggio storico, Zanichelli, Bologna 1946
  • La fine del Logos: l'Umanesimo europeo, Zanichelli, Bologna 1946
  • Sette interpretazioni dantesche, Libreria scientifica editrice, Napoli 1947
  • Ludovico Ariosto, Pironti, Napoli 1948
  • Carducci, poeta dell'Ottocento, Libreria scientifica editrice, Napoli 1950
  • La religione degli umanisti, Zanichelli, Bologna 1950
  • Prolegomeni alla lettura del Leopardi, Libreria scientifica editrice, Napoli 1952
  • L'Epistola ad Mahumetem di Pio II (Enea Silvio Piccolomini), in "Collezione Umanistica", 8, Napoli 1953
  • Il Ministero della carità, Vallecchi, Firenze 1955
  • L'umanesimo al Concilio di Trento - in appendice: Marco Gerolamo Vida, Elogio dello Stato (De rei publicae dignitate), a cura di Antonio Altamura, Zanichelli, Bologna 1955
  • La cosa più cara. Atto unico, in "Drammaturgia", marzo 1957
  • L'uomo antico nel pensiero del Rinascimento, Sansoni, Firenze 1957
  • La vita e le opere di Ludovico Ariosto, Libreria scientifica editrice, Napoli 1959
  • L'umanesimo di Dante e il cielo di Giove, Società Editrice Internazionale, Torino 1959
  • Italia e Francia. Umanesimo e Giansenismo. L'Arcadia e Cartesio, Zanichelli, Bologna 1960
  • Ultimi saggi[5], Zanichelli, Bologna 1960
  • Il "Cortegiano" nella trattatistica del Rinascimento, Libreria scientifica editrice, Napoli 1961
  • Il vaso di Sassonia, Zanichelli, Bologna 1963
  • Cicerone fra i Padri della Chiesa e gli umanisti (per il V centenario di Pio II), Pontificia Universitas Gregoriana, Roma 1964
  • Storia dell'Umanesimo, 4 voll., Zanichelli, Bologna 1964
  • Perché l'Umanesimo comincia con Dante, Zanichelli, Bologna 1967
  • Poeti lirici dell'Ottocento: il Monti ed il Foscolo, Morra, Napoli, 1968
  • Novissima verba. L'esegesi dantesca nel Romanticismo, Zanichelli, Bologna 1972

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Montano, Rocco in "Enciclopedia Dantesca", su www.treccani.it. URL consultato il 18 ottobre 2022.
  2. ^ Toffanin, l'inquieto esploratore del Cinquecento
  3. ^ G. Toffanin, Perché l'Umanesimo comincia con Dante (1967)
  4. ^ Benedetto Croce, Pagine sparse, Bari, 1960, vol. III, pp. 228 e segg.
  5. ^ Contiene: L'Umanesimo di Dante e il Cielo di Giove - Meleagro o il punto fermo tra paganesimo e Umanesimo - Poca favilla gran fiamma seconda - Dante e Petrarca di fronte al Sacro romano impero - L'uomo del Rinascimento - La lettera del papa Pio II a Maometto II - Lorenzo Valla - Per Coluccio Salutati - L'Elogio della sapienza di Jacopo Sadoleto - Umanesimo e Ratio studiorum - Interpretazione dell'Umanesimo rinascimentale - La mia prospettiva estetica - L'unità dei sepolcri del Foscolo - Carducci e la poesia oltremontana - La poesia del Pascoli - In morte di Gabriele d'Annunzio - De Sanctis e noi

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