Castello di Segonzano
Castello di Segonzano | |
---|---|
Vista del castello dalla cappella di Sant'Antonio, sopra a Piazzo | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Città | Segonzano |
Coordinate | 46°11′12.1″N 11°15′04.7″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello |
Costruzione | XIII secolo-XIII secolo |
Costruttore | Rodolfo Scancio |
Primo proprietario | Rodolfo Scancio |
Condizione attuale | rudere ristrutturato |
Visitabile | si |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |
Il castello di Segonzano è un castello in rovina situato nel comune di Segonzano in Trentino-Alto Adige.
Geografia
[modifica | modifica wikitesto]Il castello, situato a poca distanza dalle frazioni di Piazzo e Saletto, sorge su una propaggine rocciosa che a nord cade a picco direttamente sul torrente Avisio, mentre a sud digrada più dolcemente[1].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni storici locali, quali Carl Ausserer e Berengario Gerola, hanno avanzato l'ipotesi che un castello sul sito sorgesse già alcuni secoli dopo Cristo, facendo risalire la torre di sud-ovest tuttora esistente a quel periodo, ovvero una torre di guardia romana, mentre il resto ad un castelliere preistorico. Non vi sono tuttavia testimonianze scritte al riguardo, e la prima menzione che si ha del castello di Segonzano risale al 16 febbraio 1216, conservata nel Codex Vangianus[1].
Tale documento riporta l'investitura come feudatario di Rodolfo Scancio ad opera del principe vescovo Federico Vanga, e l'autorizzazione a costruire un castello nelle sue terre[1]. Nel 1288, il dominio del Tirolo passò a Mainardo II, e nel 1304 al figlio Ottone che affidarono il castello e la giurisdizione di Segonzano ai Rottenburgo[1].
Il dominio del castello e del feudo a partire dagli anni 1390 passò di mano in mano molto velocemente a causa dei disaccordi fra Federico IV d'Asburgo e il vescovo di Trento Giorgio di Liechtenstein, fino a che, nel 1424, il successore di Giorgio, Alessandro di Masovia, lo cedette definitivamente a Federico; da lì, fino al 1500, il castello venne governato da diversi capitani e procuratori alle dipendenze dei conti del Tirolo[1]. Tra il 1494 e il 1495 ospite del capitano Giorgio di Pietrapiana fu Albrecht Dürer[2].
In quell'anno, Massimiliano d'Asburgo nominò capitano del castello Paolo Lichtenstein, il cui figlio, Cristoforo Filippo, lo vendette al capitano italiano Giovanni Battista a Prato nel 1535, su autorizzazione del principe vescovo Bernardo Clesio[3].
Nel 1796, il tetto del castello venne gravemente danneggiato durante la battaglia di Segonzano; poiché gli a Prato non risiedevano più lì, ma a Trento o nel loro palazzo di Piazzo, non venne effettuata alcuna riparazione, quindi la fortezza cominciò ad andare in rovina[4]; la sua progressiva degradazione è testimoniata da alcuni paesaggi realizzati fra il 1830 e il 1845, anno nel quale dell'imponente maniero non restavano che pochi ruderi[5].
Nel 1865, gli a Prato concessero ai contadini locali di utilizzare le pietre del castello, che vennero quindi destinate alle più diverse opere, dai muretti dei campi alla recinzione del cimitero di Piazzo[5]. Ciò che resta del castello, ovvero parte delle mura meridionali e della torre, è stato rimesso in sicurezza nel 2006 ed inaugurato nel 2007, durante una rievocazione storica della battaglia di Segonzano, e viene occasionalmente usato per ospitare eventi all'aperto turistici e culturali[2].
Nel castello era compresa una cappella, dedicata a san Rocco, costruita intorno al 1467[6].
Arte
[modifica | modifica wikitesto]Il pittore tedesco Albrecht Dürer realizzò due acquerelli raffiguranti il castello, probabilmente nel il suo passaggio nella Val di Cembra durante il viaggio verso Venezia, nel 1494-1495, uno ripreso da nord, presso il ponte di Cantilaga, e l'altro da sudovest, da Faver[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Antonelli (1982), pp. 103-118.
- ^ a b Notizia estratta da apposita tabella posta in loco.
- ^ Antonelli (1982), pp. 136-142.
- ^ Antonelli (1982), p. 183.
- ^ a b Antonelli (1982), pp. 194-197.
- ^ Antonelli (2016), pp. 52-53.
- ^ Antonelli (1982), pp. 122-130.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elio Antonelli, Segonzano e Sevignano in Valle di Cembra, Trento, Litografia Editrice Saturnia, 1982.
- Elio Antonelli, Segni del Sacro a Segonzano, Trento, Grafiche Futura, 2016.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Castello di Segonzano