Castello di Bivona

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Castello di Bivona
Castrum Bibonae
Resti del castello di Bivona
Ubicazione
Stato Regno di Sicilia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
CittàBivona
IndirizzoVia Benedettini
Coordinate37°37′10.44″N 13°26′21.65″E / 37.619566°N 13.439348°E37.619566; 13.439348
Mappa di localizzazione: Sicilia isola
Castello di Bivona
Informazioni generali
Inizio costruzioneXIII-XIV secolo
Condizione attualeRovine (resti inglobati in strutture successive e tipologicamente diverse)
Proprietario attualeProprietà pubblica (comune di Bivona) e privata
Dati desunti da Lesnes 2001
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il castello di Bivona è una costruzione militare di origine medievale di Bivona, antica città feudale e ducale del vallo di Mazara, in Sicilia, nell'area dei monti Sicani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Bivona [...] fu lungo tempo sotto il giogo del feudalismo. Giovanni Corrado d'Auria v'inalzò un castello magnifico, demolito, per quanto dicesi, allorché i Bivonesi ribellatisi ai signori Luna furono nuovamente soggiogati»

Prime notizie[modifica | modifica wikitesto]

Il bastione nord-occidentale del castello

Le prime testimonianze certe sull'infeudazione di Bivona e su un suo fortilizio risalgono alla fine del XIII secolo[2]: un diploma dell'11 ottobre 1299 (confermato il 20 luglio 1300 dal re Carlo d'Angiò) attesta la concessione da parte del re di Napoli Roberto d'Angiò dei castelli di Bivona e di Calatamauro a tale Giacomo de Catania, autorizzato a scacciarne i signori, rispettivamente Ugone Talach e Guglielmo Calcerando da Calatamauro[3]. Verosimilmente, la costruzione citata nel diploma angioino si trattava di una torre di guardia, facente parte delle strutture difensive di cui Bivona si munì a partire dallo scoppio della guerra del Vespro, a cui partecipò attivamente[4].

Con l'erezione del castello, Bivona passò da semplice casale allo status di terra[5], che indicava il centro abitato munito[6].

La signoria dei Doria in Bivona[modifica | modifica wikitesto]

Ipotesi sulla costruzione[modifica | modifica wikitesto]

Su queste preesistenze venne edificato intorno alla prima metà del XIV secolo l'edificio del castello, ancora parzialmente visibile, anche se parte dei suoi resti sono inglobati in strutture di epoca successiva. Lo storico medievale Michele da Piazza afferma che nel 1359 il castello subì un tentativo di distruzione da parte di Guido e Francesco Ventimiglia, e che l'edificio venne nuovamente ricostruito nel giro dello stesso anno ad opera di Corrado Doria.

Il sacco del 1529[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo caso di Sciacca.

L'elevazione a ducato[modifica | modifica wikitesto]

I ruderi[modifica | modifica wikitesto]

I resti comprendono i ruderi del bastione e qualche rimanenza di altri elementi di fortificazione e sono tutelati ai sensi della legge 364/1909[7].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Pianta planimetrica del castello di Bivona (Midulla 1981, p. 28)

La superficie anticamente occupata dal castello è stata desunta dalle vecchie mappe del Comune di Bivona, che ne riportavano il perimetro. L'area era di circa 1700 m², così suddivisi[8]:

  • lato nord: 47,50 metri;
  • lato est: 35 metri;
  • lato sud: 27 metri;
  • lato ovest: 44,50 metri.

Quello di Bivona fu uno dei pochi castelli siciliani del Val di Mazara eretto all'interno del centro abitato (come quelli di Alcamo, Ciminna, Favara, Gibellina, Palazzo Adriano, Partanna, Racalmuto, Sclafani e Sutera)[5].

Una descrizione del castello bivonese si trova negli Atti della Città di Palermo del 1892 di Fedele Pollaci Nuccio e Domenico Gnoffo[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Attilio Zuccagni-Orlandini, 1842, 551-552.
  2. ^ Marrone 1987, 53.
  3. ^ Michele Amari, 1852, 390.
  4. ^ Sedita 1993, 32.
  5. ^ a b Lesnes 1997, L'insediamento castrale.
  6. ^ Lesnes 1997, Il lessico dei documenti e l'apporto della toponimia.
  7. ^ Vincolo beni immobili storico-artistici ed architettonici (PDF), su regione.sicilia.it. URL consultato l'11 aprile 2018.
  8. ^ Midulla 1981, 25.
  9. ^ Sedita 1993, 35.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN7667155832952133490008