Ambrosio Film

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Ambrosio Film
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StatoItalia (bandiera) Italia
Forma societariaSocietà in nome collettivo
Fondazione2 maggio 1906
Fondata daArturo Ambrosio
Chiusura4 dicembre 1924
Sede principale
Settorecinematografia
Prodottiproduzione e distribuzione di film

La Ambrosio Film fu una compagnia di produzione cinematografica italiana, una delle prime in assoluto nella storia del cinema italiano, attiva nei primi decenni del XX secolo.

Inizi (1904-1908)

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Arturo Ambrosio nel 1913

A partire dall'estate del 1904, il ragionier Arturo Ambrosio (titolare di uno studio fotografico sito a Torino in via Roma 2) e l'amico Roberto Omegna, effettuarono i loro primi esperimenti nel campo cinematografico. Di questo primo periodo risultano oggi documentati alcuni manifesti che riportano un primo logo aziendale denominato "Ambrosio Taurus", come quello attribuito alla pellicola del 1905 Briganti in Sardegna[1] e le prime proiezioni pubbliche dei loro filmati, che ebbero luogo al Cinematofono di Torino sito in via Roma 25[2].

Queste prime proiezioni erano composte da delle comiche[2] e da alcuni documentari. Questi ultimi erano di genere sportivo, come quello proiettato la sera del 26 luglio 1905 e intitolato Corsa Susa Moncenisio[2] oppure di cronaca come quello avvenuto, a scopo benefico, la sera del 27 settembre 1905 a favore dei terremotati della Calabria[3]. Quest'ultimo proponeva, al pubblico presente, le riprese effettuate dagli operatori Ambrosio sul luogo del disastro[3].

Vengono attribuite a questo primo periodo anche la comica Il cappello nella minestra del 1905 e i documentari: Le manovre degli alpini al Colle della Ranzola e I lancieri di Savoia entrambi del 1905.

Alfredo Gandolfi nel 1912

Dopo queste prime esperienze rivelatesi positive, Ambrosio assieme al commerciante Alfredo Gandolfi, decise di dar vita il 2 maggio 1906[4] ad una società in nome collettivo specializzata nel campo della produzione cinematografica, denominata Arturo Ambrosio & C. s.n.c. con capitale sociale di lire 84.000, sede in via Santa Teresa e teatro di posa allestito nella sua villa in via Nizza 187.

Tra i primi collaboratori di Ambrosio, oltre ad Omegna, vi furono anche l'attore teatrale Luigi Maggi, assunto come direttore artistico e regista principale della casa, Giovanni Vitrotti che svolse il ruolo di operatore e regista, il giornalista Ernesto Maria Pasquali come responsabile dei soggetti (al quale poi succedette il collega Arrigo Frusta) e i pittori Decoroso Bonifanti e Paolo Borgogno, cognato di Ambrosio, come scenografi.

Per quanto riguardava il cast artistico, furono scritturati diversi attori del teatro dialettale piemontese appartenenti alle compagnie di Cuniberti e alla Compagnia filodrammatica di Maggi[5].

Le produzioni iniziali della manifattura torinese riguardarono essenzialmente documentari di attualità e di carattere scientifico (questi ultimi tutti diretti da Omegna), brevi film "a soggetto" e comiche interpretate dall'attore dialettale Ernesto Vaser. Nei suoi primi mesi di vita l'impresa acquisì un ritmo notevole, e grazie ai successi ottenuti, il 16 aprile 1907[4] fu trasformata in società anonima con un capitale sociale di lire 700.000 ed assunse la denominazione Società Anonima Ambrosio, che divenne nota semplicemente come Ambrosio Film.

Successivamente Ambrosio acquistò una sala cinematografica in via Catania 30 nel quartiere Borgo Rossini, e vi creò così un nuovo e grosso stabilimento di produzione cinematografica. Quello dell'Ambrosio fu il primo stabilimento cinematografico d'Italia e uno dei primi del mondo. Nonostante il sorgere di altre case cinematografiche a Torino e in altre città italiane, la Ambrosio Film divenne in poco tempo la più grande casa cinematografica nazionale dell'epoca muta.

Successo internazionale de Gli ultimi giorni di Pompei e comiche di Robinet

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Immagine promozionale de La nave, 1921

La nuova società ampliò la propria produzione ad altri generi cinematografici. Si iniziò con il genere storico-letterario, ma soprattutto con il peplum. Nel 1908 fu girato Gli ultimi giorni di Pompei interpretato da Lydia De Roberti e Umberto Mozzato, ispirato all'omonimo romanzo di Edward Bulwer-Lytton del 1834, che fu il primo film storico-epico del cinema italiano[6] e che riscosse uno strepitoso successo internazionale.

Stabilimenti Ambrosio a Torino

Grazie a questo cortometraggio, la Ambrosio Film assunse quindi rilevanza mondiale, esportò le proprie pellicole all'estero, che furono così proiettate in molte sale cinematografiche in Europa e negli Stati Uniti. La distribuzione estera delle pellicole Ambrosio arrivò anche fino alla Russia, paese in cui operavano da vari anni indisturbate le case francesi, Pathé e Gaumont[7], e dove la stessa casa torinese nel 1909 inviò il suo operatore Vitrotti, che girò alcuni film e contribuì agli inizi della produzione cinematografica russa[8].

Nel 1910 ingaggiò il comico spagnolo Marcel Fabre, avviando la produzione di cortometraggi comici della serie di Robinet, in risposta alla concorrente Itala Film che aveva ingaggiato il più famoso comico francese André Deed (Cretinetti). Oltre a Fabre altri attori comici della casa furono, oltre al già citato Vaser che fu interprete del personaggio di Fricot, l'attore Cesare Gravina interprete del personaggio di Butalin.

«Serie d'oro» (1909-1918)

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Successivamente al grande successo de Gli ultimi giorni di Pompei, nel 1909 si diede avvio alla produzione di una serie di film della cosiddetta «Serie d'oro» dell'Ambrosio, inaugurata con i film Spergiura! e Nerone. Furono in seguito prodotti altri film di carattere storico come Amore e patria, Galileo Galilei, Luigi XI, re di Francia e Torquato Tasso, che ebbero tra i protagonisti la coppia formata da Alberto Capozzi e Mary Cleo Tarlarini.

I successi della compagnia proseguirono nel 1911 con pellicole come il dramma Nozze d'oro diretto da Luigi Maggi, che si aggiudicò il primo premio al Concorso Cinematografico organizzato in occasione dell'Esposizione Internazionale di Torino[9]. Un altro successo lo ottenne il documentario La vita delle farfalle diretto da Roberto Omegna su soggetto del poeta Guido Gozzano, premiato in quella stessa esposizione come miglior film scientifico[10].

Furono di seguito scritturate personalità più o meno affermate del cinema e del teatro italiano dell'epoca, come i registi Eduardo Bencivenga, Carlo Campogalliani e Mario Caserini, gli attori Mario Bonnard, Camillo De Riso, Angelo Pezzaglia, Oreste Grandi, Febo Mari, Eleuterio Rodolfi e Cesare Zocchi Collani, attrici come Antonietta Calderari, Maria Caserini (moglie del precedente), Gigetta Morano, Fernanda Negri Pouget e l'attrice-bambina Maria Bay, interprete quest'ultima di alcuni corti della serie Firulì.

Nel 1912 fu realizzato il mediometraggio storico, I mille diretto da Alberto Degli Abbati, su soggetto dello scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba e riduzione del poeta Vittorio Emanuele Bravetta, con protagonisti Mary Cleo Tarlarini e Vitale De Stefano, ispirato all'episodio delle imprese militari di Garibaldi in Sicilia.

Gli ultimi giorni di Pompei, 1913.

Nel 1913 sede legale e stabilimento di produzione furono spostati rispettivamente in via XX Settembre 36 e in via Mantova 56, sempre nella stessa zona della città[11]. Sorse infatti un grande complesso di oltre mille metri quadri all'avanguardia in Europa, dotato di elevatori, ponti, passerelle scorrevoli e accorgimenti per la climatizzazione[12].

Sempre nel 1913 furono girate una nuova riduzione de Gli ultimi giorni di Pompei diretto da Caserini e Rodolfi (peraltro uscito in contemporanea a quello prodotto dalla Pasquali Film), numerose commedie dalla coppia Rodolfi-Morano, due film della serie Griffard diretti e interpretati da De Stefano, I promessi sposi di Rodolfi, ma soprattutto il lungometraggio Le avventure straordinarissime di Saturnino Farandola, ispirato al romanzo di Albert Robida del 1879, diretto e interpretato da Marcel Fabre, protagonista con Nilde Baracchi, che fu uno dei film più bizzarri della storia del cinema.[senza fonte]

Nel 1914 furono girati i film tratti da soggetti shakespeariani, quali Amleto interpretato dall'attore britannico Hamilton Revelle e Otello, il cui protagonista fu Paolo Colaci. Fu anche girato il risorgimentale Il dottor Antonio diretto da Eleuterio Rodolfi. Sempre nello stesso anno, venne girato in coproduzione con la Vesuvio Films il cortometraggio scientifico La vita negli abissi del mare, che ebbe Edoardo Bosio come regista e fotografo.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale e il successivo intervento militare italiano avvenuto nel 1915, la capacità produttiva dell'Ambrosio subì una lieve contrazione. Dalla casa torinese uscirono comunque pellicole di buona fattura, tra i titoli vi furono Gli emigranti, Il cuore non invecchia, L'onore di morire, La Gorgona, Romanticismo (1915), L'apostolo, La presa della Bastiglia, i "dannunziani" La fiaccola sotto il moggio e La Gioconda, Val d'olivi (1916), Cenere (unica interpretazione cinematografica di Eleonora Duse), Il fauno, Il fiacre n. 13, Il siluramento dell'Oceania, Lucciola (1917), Ercole, Gyp (1918) e altri.

Sviluppo edilizio in Borgo Rossini (1911-1916)

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Nel 1911 la società Ambrosio decise di costruire nuovi impianti riadattando ad altri usi il vecchio stabilimento di via Catania; il nuovo lotto era a poche decine di metri dal vecchio studio, compreso fra le vie Mantova e Modena e la riva della Dora e misura 5300 metri quadrati circa. Il nuovo complesso, edificato dall'ingengere Pietro Fenoglio, protagonista assoluto dello stile liberty a Torino, appare concepito con buona conoscenza dei problemi tecnici, risolti con alcune brillanti soluzioni. Fenoglio imposta il gran teatro di posa che misura 50x25x7metri con robusti pilastri di ferro a reggere le incavallature del tetto vetrato a due falde sormontato da un lucernario; il teatro, sopraelevato rispetto al terreno, sorge su un basamento in cemento armato, sotto il quale si trova uno spazio di uguali dimensioni, adibito a laboratorio e magazzino degli scenari, spazi collegati da un montacarichi che permette la comunicazione attraverso una botola.Tutta la lunghezza del teatro era percorsa da un carro gru di 2 metri per 2, con portata di una tonnellata, per permettere le riprese aeree ed illuminazioni particolari. La palazzina destinata a ospitare gli uffici e alcuni laboratori tecnici era attigua al teatro di posa; affacciata su via Mantova, a due piani fuori terra, la costruzione presenta oggi una facciata inalterata dall’epoca di costruzione. Al di là di un ampio cortile, un altro corpo di fabbrica, affiancato su via Modena, ospitava laboratori e garage; in fondo al cortile, un terzo fabbricato, a uso magazzino, collegava le due ali del complesso. L’ampio spazio compreso fra i tre fabbricati era aperto sul quarto lato verso il fiume, da cui è separato solo da un argine erboso, fornendo in tal modo buone possibilità per le riprese in esterni. Nella palazzina di via Mantova, al piano terreno erano collocati gli uffici di Ambrosio, Omegna, Frusta, Rodolfi e dello scultore Ridoni, quest’ultimo attiguo ad una stanza destinata ai pittori scenografi; al primo piano, spazi per gli operatori e i fotografi, e una piccola camera oscura per prova di sviluppo. Gli altri corpi di fabbrica ospitvaano, al piano terreno, officine e laboratori d’ogni tipo, mentre al piano superiore trovavano posto il laboratorio di sartoria e il guardaroba, in comunicazione con i camerini e gli spogliatoi per gli attori e le comparse; attraverso una grande scalinata i camerini comunicavano direttamente con il teatro di posa.[13]

Tra la fine del 1914 e l’inizio del 1915 la Società Ambrosio acquistò un vasto appezzamento di terreno adiacente a quanto già in suo possesso, così da costruire un lotto unico; scopo dell’acquisto era avere a disposizione grandi spazi per riprese d’esterni e un lungo fronte sulla riva del fiume, oltre a poter contare su un teatro di posa supplementare. La della crisi europea stava però sopraggiungendo e investirà anche l’Ambrosio stessa; nel 1916 l’azienda sospenderà la produzione per tre anni e dalla crisi non si riprenderà più. Il teatro non verrà costruito e i terreni saranno destinati ad orti[13].

L'edificio è tuttora esistente e sede di attività creative e culturali[13]

Declino e chiusura

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Nel 1919 la Ambrosio Film entrò a far parte dell'Unione Cinematografica Italiana. In seguito, nel capitale della società fece il suo ingresso l'industriale Armando Zanotta, titolare delle Officine Meccaniche Zanotta di Milano, con le quali a partire dal 1920 produsse alcuni film[11] che furono firmati con il marchio Ambrosio-Zanotta.

Ma la crisi del cinema italiano esplosa alla fine della Grande Guerra, conseguenza della crisi generale dell'economia italiana, e dovuta soprattutto al calo della produzione cinematografica nazionale, portò in breve tempo alla chiusura di diverse aziende del settore, e da questa crisi fu investita pure la Ambrosio Film, nonostante fosse una delle poche realtà, in una situazione totale di agonia dell'industria cinematografica italiana, a competere sul mercato internazionale[14]. Dopo la guerra infatti la Ambrosio cercò di rilanciarsi attraverso le costose produzioni di film come Il giro del mondo di un birichino di Parigi, La nave (1921) e soprattutto Teodora (1922) interpretato da Rita Jolivet, Ferruccio Biancini e René Maupré, ma furono fallimenti economici e la produzione venne sospesa.

La società, su richiesta di alcuni azionisti di minoranza, venne posta in liquidazione e dichiarata fallita il 4 dicembre 1924[15].

Filmografia parziale

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La Ambrosio Film nel suo periodo di attività sino alla chiusura produsse complessivamente oltre 1.400[16] film di varia metratura e vario genere (documentari, commedie, drammatici, storici). Ecco una lista di alcune tra le più significative pellicole realizzate dalla casa torinese:

Ernesto Vaser, spesso interprete o regista di Fricot
  1. ^ Senza Titolo (Attr. al film Briganti in Sardegna), su culturaitalia.it. URL consultato il 15 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2020).
  2. ^ a b c Gli Spettacoli d'oggi - Cinematofono, in La Stampa, n. 205, 1905, p. 5.
  3. ^ a b Gli Spettacoli d'oggi - Cinematofono, in La Stampa, n. 268, 1905, p. 3.
  4. ^ a b P. Dragone, Pittori dell'Ottocento in Piemonte: arte e cultura figurativa 1895-1920, Fondazione CRT, 2003, p. 213
  5. ^ P. J. Benghozi, Un secolo di cinema italiano, Il castoro, 2000, p. 33
  6. ^ Giacomo Gambetti, Capire il cinema e la televisione, Gremese Editore, 2006, p. 146, ISBN 978-88-8440-436-7.
  7. ^ A. Bernardini, Cinema muto italiano, vol. 3, ed. Laterza, 1980, p. 142
  8. ^ G. P. Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano: 1905-2003, ed. G. Einaudi, 2003, p. 427
  9. ^ Lo spettacolo cinematografico nel Salone delle feste, in La Stampa, n. 299, 1911, p. 5.
  10. ^ AA.VV., Giornale storico della letteratura italiana, 1982, ed. Loescher, p. 150
  11. ^ a b AA.VV., Studi piemontesi vol. 24, Centro studi piemontesi, 1995, p. 447
  12. ^ F. Navire, Torino come centro di sviluppo Culturale: Un contributo agli studi della civiltà Italiana, Lang, 2009, p. 498
  13. ^ a b c Ex stabilimento Ambrosio, su www.museotorino.it.
  14. ^ AA.VV., Griffithiana, Numeri 55-58, ed. Cineteca del Friuli, 1996, p. 142
  15. ^ A. Friedemann, Le case di vetro: stabilimenti cinematografici e teatri di posa a Torino, FERT, 2002, p. 49
  16. ^ P. Bertetto, G. Rondolino, Cabiria e il suo tempo, Museo nazionale del cinema, 1998, p. 268
  • A. Bernardini - Cinema muto italiano: Industria e organizzazione dello spettacolo, 1905-1909 - Bari, Laterza, 1980.
  • P. Bertetto, G. Rondolino - Cabiria e il suo tempo - Torino, Editore Museo nazionale del cinema, 1998, ISBN 8880331256.
  • G. P. Brunetta - Storia del cinema italiano: il cinema muto 1895-1929 - Editori riuniti, 2001, ISBN 8835950457.
  • S. D'Amico - Enciclopedia dello Spettacolo vol. 1 - Roma, Unedi, 1975.
  • D. De Gregorio - Nascita e morte della Ambrosio Film (articolo dalla rivista Bianco e Nero, n. 1-2, 1963) - Centro Sperimentale di Cinematografia.
  • E. Giacovelli - Un secolo di cinema italiano, 1900-1999: Dalle origini agli anni Sessanta - Torino, Lindau, 2002, ISBN 8871804120.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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