La vita delle farfalle

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
La vita delle farfalle
Paese di produzioneItalia
Anno1911
Durata242 m (9 min circa)
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33 : 1
film muto
Generedocumentario
RegiaRoberto Omegna
SoggettoGuido Gozzano
SceneggiaturaRoberto Omegna
Casa di produzioneAmbrosio Film
FotografiaRoberto Omegna

La vita delle farfalle è un film documentario del 1911 realizzato da Roberto Omegna con la collaborazione di Guido Gozzano, che mostra l'intero ciclo vitale delle farfalle (Parnassius apollo).

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

La prima edizione del documentario La vita delle farfalle, realizzato da Omegna nel 1911, rappresenta un incontro tra la curiosità scientifica del cineasta torinese e l'opera poetica di Guido Gozzano, cugino di Omegna, che nello stesso anno stava progettando un poema, concepito alla maniera dei didascalici secentisti[1] sulla vita di quegli animali, che lo attraevano e lo commuovevano per il loro aspetto delicato e misterioso[2].

Nell'ambito dei controversi rapporti di Gozzano con il cinema, improntati ad un misto di benevola attenzione e sprezzante rifiuto[3], il letterato scrive le didascalie per il documentario.

La pellicola venne realizzata in Val d'Ayas (Valle d'Aosta), nei pianori situati tra le località di Antagnod e Fiéry in circa 2 mesi nella primavera - estate del 1911[2]. Per girare il film Omegna utilizzò la tecnica delle "riprese intervallate"[4].

Nei mesi successivi Gozzano si imbarca per l'India, dove si ferma per diverso tempo, ed il progettato poema sulle farfalle, di cui il documentario avrebbe dovuto essere una forma di anticipazione, non vedrà mai la luce[1]. Gozzano riuscirà soltanto nel 1916, poco prima di morire, a pubblicare su L'Illustrazione italiana il racconto La messaggera marzolina.

Il documentario fu premiato quale migliore opera presentata per la categoria scientifica alla Esposizione Internazionale di Torino del 1911, organizzata in occasione del 50º anniversario dell'unità italiana[5]. Ottenne anche un riconoscimento di 5.000 lire dal Ministero della pubblica istruzione per il suo valore didattico[2].

Nel 1921, dopo essere uscito dalla "Ambrosio", ormai avviata verso il fallimento a causa della crisi in cui era caduta la cinematografia italiana, Omegna realizzerà in proprio un secondo documentario sullo stesso argomento e con lo stesso titolo che poi conferirà al patrimonio dell'"istituto Luce" quando nel 1926 ne assumerà la direzione della sezione scientifica. Una copia del primo documentario è conservata presso il Museo nazionale del cinema di Torino[6].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 1922 - Concorso internazionale di cinematografia
    • Primo premio della categoria scientifica

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Fidenzio Pertile, Guido Gozzano cineasta, in Bianco e nero, n. 1, gennaio 1939.
  2. ^ a b c Mario Gromo, Guido Gozzano cineasta in La Stampa del 24 maggio 1932.
  3. ^ Cfr. Brunetta, cit. in bibliografia, p. 114 e seg.
  4. ^ Cfr. Ernesto G. Laura, Le stagioni dell'aquila: storia dell'Istituto Luce, Roma, Ente dello spettacolo, 2000, p. 37.
  5. ^ Prolo, cit. in bibliografia, p. 45.
  6. ^ Virgilio Tosi, Il pioniere Omegna, in Bianco e nero, n. 3, marzo 1979.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Adriana Prolo, Storia del cinema muto italiano, Milano, Il Poligono, 1951, ISBN non esistente
  • Gian Piero Brunetta, Il cinema muto italiano, Roma - Bari, Laterza, 2008, ISBN 978-88-420-8717-5
  • Marco Bertozzi, Storia del documentario italiano: immagini e culture dell'altro cinema, Venezia, Marsilio, 2008, ISBN 978-88-317-9553-1.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema