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Da Fino (Famiglia)

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Stemma della famiglia da Fino riportato sullo Stemmario Camozzi del 1888.

I Da Fino (anche noti come Fino, Fini, Fine, de Finis, da Fin, d'Affin o de Fine) sono una nobile famiglia di origine bergamasca originaria del paese di Fino, in alta Val Seriana.

I primi accenni alla famiglia risalgono al medioevo, precisamente al XII secolo, quando alcuni componenti risultano attivi nel territorio dell'alta valle come feudatari del vescovo di Bergamo[1]. Ancora nel 1211 un "Acerbo de Fine" è feudatario del vescovo nei suoi terreni di caccia della zona e come riscossore delle decime vescovili nei luoghi "de Fine et de Roeta et de Lonore et de Sungavazzio et de Runcho et de Campulo"[2]. Nel 1257 invece "Raimundus de Fine" e "Dominus Hieronimus, primicerius pergamensis" sono "conductores Curiae de Cereto"[3]. Nel paese di Fino la famiglia costruisce un castello nel corso del XIV secolo, che viene distrutto assieme all'abitato nel 1378 durante gli scontri tra guelfi e ghibellini: "Il sabbato di a 22 [di maggio ndr] del sopra detto cavalcò il detto Merino milite Cavaliere come Capitano generale delle predette genti alla volta del Castello di S. Lorenzo senza impedimento alcuno dei Guelfi, et subito i soldati che stavano in sua compagnia andorno ad abrusiare le enfrascripte terre, cioè Roeta, Fino, Honore, Songavazio, Cerrete alto e basso, et una parte di Clusone, et certe biade et case situate in detto territorio."[4]. Durante queste guerre uno dei componenti, tale cavalier "Alemanio de Fine", è comandante della fazione guelfa della valle e partecipa all'assedio del castello di San Lorenzo assieme a Merino Olmo, mentre "gl’huomini da Fine" sono partecipi il giorno 17 maggio 1396 all'assalto e alla distruzione della torre di Albino.

Dal 1297 e per tutto il XIV secolo diversi da Fino (Bonaventura, Alberto, Giovanni e Venturino) ricoprono la dignità di arciprete nella chiesa di Santa Maria di Clusone, cosa che accadrà ancora nel secolo XVI con Antonio (1544-1588) e Michele (1588-1592)[5].

Nel XV secolo la parentela attraversa un periodo di crisi con il trasferimento di molti dei suoi componenti nella città di Bergamo, la nascita di nuovi cognomi a partire da quello originario (Angelini, Ardenghi, Bellini, Colombo, Colotti, Conti, Lamagni, Scandella, Poloni e Raimondi) e la caduta in povertà di molti dei suoi membri[6]. Durante questo periodo, il 7 giugno 1459, viene fondato da Galeazzo da Fino il "Consorzio della Misericordia di Santa Maria dei Nobili da Fin[7]" come da volontà testamentarie di suo zio: Frate Leone q. Antonio da Fino del terzo ordine di San Francesco. Questo istituto avrà lo scopo di aiutare economicamente i componenti della parentela attraverso la distribuzione delle rendite del patrimonio amministrato.

Nel 1511 Antonio da Fino si distingue in battaglia sotto le bandiere della Repubblica di Venezia durante il recupero della città di Brescia, assieme al Conte Luigi Avogadro, e riceve per questo "otto Cancellerie di Castel franco" in dono[8].

Giovanni Da Lezze, Capitano della città di Bergamo, indica nel 1596 la famiglia come appartenente alle "nobili et antiche" della stessa città, aggiungendo che i "D'Affin" possiedono più di mille ducati di patrimonio. I suoi membri siedono all'interno del consiglio cittadino e tra il 1551 e il 1570 occupano 15 seggi[9].

Alemannio Fino, illustre letterato della città di Crema, è discendente della famiglia bergamasca. Tra le sue opere si ricordano "La guerra d’Attila flagello di Dio", stampato a Venezia nel 1569, "l’Historia di Crema", stampata a Venezia nel 1571, "Le Seriane", stampate in due volumi nel 1576 a Brescia e nel 1580 a Pavia e "Scielta de gl’houomini di pregio usciti da Crema dal principio della città fin à tempi nostri", stampato a Brescia nel 1581[10]. Nell’opera "Historia di Crema" egli inserisce anche a una breve storia della famiglia di origine: "Se io non temessi che mi fosse scritto a poca modestia, potrei ora diffusamente ragionare della nostra famiglia da Fino, mostrando come già tanti e tanti anni ella venne d'Alemagna in Italia; e come fermatisi que' nostri antichi nel Bergamasco vi edificarono un castello, il quale Fino dal lor cognome addimandarono: come fosse loro concessa dall' Imperadore l'aquila coronata in campo d 'oro: come per le fazioni si spargessero poi in diversi luoghi d 'Italia. Di maniera che se ne trovano ora non solo in Bergamo, ma in Lodi, in Brescia, in Mantova, in Ferrara, nella Mirandola ed in Venezia ancora. Molto avrei che dire degli Alemanni, degli Ardenghi, de' Raimondi, de' Ruggieri, de' Filippi, de' Bartolomei, de’ Giovanni, degli Antonij e di molti altri, i quali hanno di mano in mano chi con l'armi e chi con le lettere illustrata questa nostra antichissima famiglia. Potrei appresso mostrare, come de' nostri ce ne sono stati canonizzati per santi; perciocchè vogliono alcuni che dalla famiglia Fina nascesse S. Fino, il cui corpo giace ora in Arona, dove fu già da Roma trasportato insieme con il corpo di S. Graziano, ne' tempi d' Ottone I imperadore, da Obizzo discendente da Desiderio re de' Longobardi, conte d 'Angleria, e signore d 'Arone e d 'altre terre circostanti, a cui furono donati i detti corpi da papa Giovanni XI. Ci saria parimente da dire come da uno de' Fini prese, secondo alcuni, il nome quel porto della Riviera di Genova, detto porto Fino; benchè io crederei più tosto a Plinio, secondo il quale egli fu anticamente detto porto Delfino. Ma lasciando che tutte queste cose siano anzi da altri che da me narrate e scritte, dico solo, tra gli altri che in diversi tempi si sono adoperati in servizio della Repubblica veneziana[…]. D 'altri potrei ragionare, se io non sapessi essere di soperchio a V. S., come quella la quale essendo della famiglia nostra, è del tutto in formalissima. Ne per altro ho io voluto per ora dirle questo poco, se non per confermazione di quanto io le ragionai già in Venezia l'anno appunto nel quale ella se n 'andò ambasciadore per la magnifica città di Bergamo a rallegrarsi della elezione del doge Loredano."[11].

Ludovico Fini nel 1514 lascia Bergamo per unirsi al Duca Alfonso I d'Este a Ferrara, ne diviene segretario e, grazie alle sue abilità personali, viene mandato in altri Stati come ambasciatore. Opera alla corte dell'imperatore Massimiliano e a Roma durante le trattative per il recupero della città di Modena. Grazie al suo lavoro la famiglia Fini è aggregata alla nobiltà ferrarese . Suo figlio, anch'egli Ludovico, è valido militare attivo in Italia e in Europa. Si trova a combattere in Ungheria e nelle Fiandre, dove, sotto il comando di un Farnese, partecipa all'assedio di Maastricht; è poi in Francia nella lega cattolica contro il re di Navarra. Per il valore dimostrato è creato Conte di Carentino nel Monferrato [12].

Adriano Fini è colto umanista, poeta e maestro di retorica, conoscitore della lingua greca ed ebraica a Ferrara, dove pubblica un'opera dal titolo "Flagellum Iudeorum", andata purtroppo perduta. Grazie ai servigi offerti a Gio. Francesco Pico signore della Mirandola riceve in dono ricchi feudi e ha l'onore di utilizzare l'arma del signore[13].

Nel '500 un altro ramo della famiglia si trasferisce a Trieste per opera di Gio. Francesco Fini il quale si sposa con la nobile Concordia Bonoma. Suo figlio Alessandro si unisce in matrimonio con Lucrezia Giuliani, altra illustre rappresentante della nobiltà triestina. Di questo ramo fanno parte un altro Gio. Francesco e un certo Giulio de Fin, entrambi combattenti per gli Asburgo durante la guerra di Gradisca con Venezia. Il primo difende con successo il castello ed il borgo di Chersano alla testa di 24 moschettieri da lui stipendiati. Il secondo invece è Luogotenente del presidio della fortezza di Gradisca e ottenendo il titolo di Barone del sacro romano impero dall'imperatore Ferdinando III nel 1643 grazie al suo operato. Alessandro q. Andrea è eletto Oratore Commissario dal consiglio della città di Trieste nel 1660 quando è inviato "a Duino con Brigantino pomposamente di bellissimi strati d'Oro, e proporzionata Livrea de' Remiganti guarnito, à levare à nome publico della Città la Maestà del Regnante Leopoldo Primo Imperatore, incaricando anco al medesimo l'Orazione dedicatoria alla Maestà sua Cesarea il giorno, che il Magistrato à nome della Città prestole il solito omaggio". Si trasferisce poi alla corte cesarea, a Vienna, dove diventa Coppiere di sua maestà, viaggia fino a Costantinopoli assieme ad altri undici cavalieri eletti per accompagnare l'ambasciatore Conte Leslle nel 1664 e si trasferisce infine alla corte dell'Arciduchessa Eleonora d'Austria Vedova Regina di Polonia e Ucraina[14]. Viene incaricato di assistere, in qualità di Inviato regio straordinario, alle Diete di Polonia e Lituania e partecipa alle guerre d'Ungheria assieme al Duca Carlo di Lorena. Alla morte di questi torna a corte dove riceve i posti di Cameriere d'onore, Economo Maggiore di corte e Consigliere di camera del Tirolo[15].

Giacomo Fino, membro bergamasco della famiglia, agisce per conto della città di Bergamo durante gli anni della peste del 1600. Nel marzo del 1629 si trova a Foppenigo, in Valle San Martino, dove indaga sul furto di mobili e vestiti avvenuti ai danni di morti sospetti; scoperti i colpevoli avvisa le magistrature cittadine dell'insorgere di casi nei paesi vicini. Uno dei sui servi trafuga però degli oggetti infetti e andando a Scano per delle commissioni, sparge il contagio in quelle terre. Per questo motivo il Fino è posto in quarantena nei suoi possedimenti nel paese di Fino. Eletto "Provveditore straordinario" il 29 novembre 1629 è confermato il 14 dicembre seguente. Opera in Clusone, dove il ruolo di podestà è vacante, assumendo il titolo di Vice podestà e si prodiga affinché le scorte promesse a Bergamo arrivino a destinazione attraverso i rastrelli di Ponte Nossa.

Lo stemma originario della famiglia Fino è rappresentato da un'aquila nera coronata con lingua e zampe rosse a volo abbassato su campo d'oro.

Una rappresentazione dello stemma è presente nella chiesa parrocchiale di Fino del Monte, sotto la pala dell'altare della Madonna del rosario, risalente al XVII secolo.

Lo stesso stemma è riportato, in tre forme leggermente differenti, sullo "Stemmario" scritto da Cesare de' Gherardi Camozzi di Vertova del 1888.

  • G. Finazzi, I guelfi e ghibellini in Bergamo cronaca di Castello Castelli delle cose occorse in Bergamo negli anni 1378-1407 e cronaca anonima di Bergamo degli anni 1402-1484, Bergamo, Carlo Colombo Libraio, 1870.
  • Gisella Covelli, Fino del Monte, La nuova chiesa parrocchiale, Comune di Fino del Monte (BG), 2011.
  • Alma Poloni, Storie di Famiglia, i da Fino tra Bergamo e la Montagna dal XII al XVI secolo, Fino del Monte (BG), 2010.
  • Pietro Bembo, Historia Vinitiana, Venezia, 1552.
  • Fondazione per la Storia economica e sociale di Bergamo (a cura di), Storia economica e sociale di Bergamo-il tempo della Serenissima-il lungo cinquecento, Bergamo, 1998.
  • Padre Donato Calvi, Scena letteraria degli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini, Bergamo, 1664.
  • Alemannio Fino, Historia di Crema, 1576, Brescia.
  • Padre Donato Calvi, Effemeride sagro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocesi et territorio, Bergamo, 1676.
  • Abate Antonio Libanori, Ferrara d'oro, Ferrara, 1674.
  • Ireneo della Croce, Historia Antica, e Moderna: Sacra, e Profana, della città di Trieste, Trieste, 1698.
  1. ^ Archivio della Curia Vescovile di Bergamo, "Rotulum Episcopatus Bergomi 1258"
  2. ^ Archivio della Curia Vescovile di Bergamo, "Rotulum Episcopatus Bergomi 1258"
  3. ^ Archivio della Curia Vescovile di Bergamo, "Diplomata seu iura Episcopatus"
  4. ^ "I GUELFI E I GHIBELLINI IN BERGAMO CRONACA DI CASTELLO CASTELLI delle cose occorse in Bergamo negli anni 1378-1407 e CRONACA ANONIMA DI BERGAMO degli anni 1402-1484 PUBBLICATE CON PREFAZIONE E NOTE DAL CAV , CAN . GIO . FINAZZI", G. Finazzi, 1870, Bergamo, Carlo Colombo Libraio Editore..
  5. ^ "Fino del Monte-La nuova chiesa parrocchiale", Gisella Covelli, Comune di Fino del Monte (BG), 2011..
  6. ^ "Storie di Famiglia, i da Fino tra Bergamo e la Montagna dal XII al XVI secolo", Alma Poloni, Fino del Monte (BG), 2010..
  7. ^ Descrizione del Consorzio dei nobili da Fin, su lombardiabeniculturali.it.
  8. ^ "Historia Vinitiana", Pietro Bembo, Venezia, 1552..
  9. ^ "Storia economica e sociale di Bergamo-il tempo della Serenissima-il lungo cinquecento", Fondazione per la Storia economica e sociale di Bergamo, Bergamo, 1998..
  10. ^ "Scena letteraria degli scrittori bergamaschi aperta alla curiosità de suoi concittadini", Padre Donato Calvi, Bergamo, 1664..
  11. ^ "Historia di Crema", Alemannio Fino, 1576, Brescia..
  12. ^ "EFFEMERIDE SAGRO -PROFANA DI QVANTO DI MEMORABILE SIA SUCCESO IN BERGAMO : SVA DIOCESE, ET TERRITORIO di P. Donato Calvi", Donato Calvi, 1676, Bergamo..
  13. ^ "Ferrara d'oro", Abate Antonio Libanori, 1674, Ferrara..
  14. ^ "Historia Antica, e Moderna: Sacra, e Profana, della città di Trieste", Ireneo della Croce, 1698, Trieste..
  15. ^ Ireneo della Croce, Historia Antica, e Moderna: Sacra, e Profana, della città di Trieste, Trieste, 1698.