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Un territorio desolato e semiarido nei pressi di Tirunelveli, Tamil Nadu. Nuvole monsoniche scaricano piogge torrenziali sulle lussureggianti foreste del Kerala che distano solo pochi kilometri. Il massiccio di Agastya Malai impedisce loro di raggiungere Tirunelveli.
Il Parco Nazionale Valle dei Fiori nell Uttarakhand. Grazie alla sua posizione, incastonato tra la catena di Zanskar e l'Himalaya, beneficia di abbondanti precipitazioni.

Basandosi sui parametri individuati dalla classificazione Köppen, il clima dell'India si può suddividere in sei sottotipi climatici; i loro influssi hanno dato origine ai territori desertici nella zona occidentale, alla tundra alpina e ai ghiacciai nel nord, alle regioni tropicali umide che ospitano le foreste pluviali del sudovest e ai territori delle isole del subcontinente indiano situate nell'Oceano Indiano. Queste regioni presentano microclimi decisamente differenziati, sebbene strettamente agglomerati. La nazione è, in linea di massima, soggetta a quattro stagioni: l'inverno (in gennaio e febbraio), l'estate (da marzo a maggio), una piovosa stagione monsonica (da giugno a settembre) e una stagione post-monsonica (da ottobre a dicembre).

La geografia e la geologia indiane sono determinanti da un punto di vista climatico: il Deserto di Thar nel nordovest e la catena dell'Himalaya a nord lavorano in tandem alla creazione di un ciclo monsonico che ha profonde influenze economiche e culturali. Quale più alta e massiccia catena montuosa del pianeta, il complesso dell'Himalaya previene gli effetti dei gelidi venti catabatici provenienti dall'Altopiano del Tibet e dall'Asia centrale. La maggior parte dell'India gode pertanto di inverni miti o leggermente freschi; la stessa barriera termica mantiene i territori indiani roventi durante l'estate.

Sebbene l'India sia attraversata nel mezzo dal Tropico del Cancro - il confine tra le zone subtropicali e tropicali - la maggior parte del Paese si può ritenere da un punto di vista climatico prettamente tropicale. Come comunemente accade nei tropici, i monsoni e altri fenomeni atmosferici sono altamente instabili: siccità, alluvioni, cicloni e altri disastri epocali sono sporadici, ma hanno fatto fuggire o causato la morte di milioni di persone. Vi è una diffusa convinzione nella comunità scientifica che l'Asia meridionale sarà soggetta in futuro a simili catastrofi naturali con maggior imprevedibilità, frequenza ed intensità. I cambiamenti nella vegetazione, unitamente all'innalzarsi del livello dei mari e conseguente alluvione delle aree costiere, sono tra gli effetti attribuibili - in corso e in previsione - al riscaldamento globale.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Durante il Triassico, per un periodo di circa 251-199.6 Ma il subcontinente indiano apparteneva ad un vasto supercontinente conosciuto come Pangea. Nonostante la sua posizione all'interno di una fascia tra i 55–75° S (in confronto con la sua posizione corrente tra i 5 e i 35° N), latitudini ora occupate dalla Groenlandia e parte della Penisola Antartica, l'India probabilmente era interessata da un clima umido e temperato, sebbene con stagioni ben marcate.[2] L'India in seguito si è fusa al supercontinente meridionale Gondwana, un processo iniziato circa 550–500 Ma fa. Durante il tardo Paleozoico, Gondwana si estendava approssimativamente dal Polo Sud all'equatore, dove era situato il cratone indiano, pertanto quest'ultimo beneficiava di un clima mite adatto alla proliferazione di ecosistemi ad elevate biomasse. Ciò è confermato dalle elevate riserve di carbone dell'India, le quarte per dimensioni al mondo, la gran parte formatisi nella sequenza sedimentaria del tardo Paleozoico.[3] Durante il Mesozoico il pianeta era significativamente più caldo rispetto ad oggi. Con l'avvento del Carbonifero, il raffreddamento globale ha alimentato un'estesa glaciazione che si è diffusa verso nord dal Sud Africa sino all'India; questo evento si è protratto nel Permiano.[4]

Diverse zone sono rimaste allagate a seguito delle intense precipitazioni causate dai monsoni nel Bengala occidentale.

Movimenti tettonici della placca indiana ne hanno causato l'attraversamento del punto caldo di Réunion, ora occupato dall'omonima isola vulcanica. Ciò ha portato alla formazione di un massiccio plateau basaltico che ha dato origine ai trappi del Deccan circa 60–68 Ma fa, verso la fine del periodo Cretaceo.[5][6] Ciò può aver contribuito all'estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene, che ha causato una significativa riduzione dell'insolazione dell'India. Elevati livelli atmosferici di gas sulfurei hanno portato alla formazione di aerosol quali il diossido di zolfo e l'acido solforico, simili a quelli che si trovano nell'atmosfera di Venere; sono in seguito precipitati sotto forma di pioggia acida. Elevate emissioni di diossido di carbonio hanno inoltre contribuito all'effetto serra, comportando un clima più caldo dopo che la cappa di aerosol e polveri si dissolse. Ulteriori cambiamenti climatici avvenuti 20 milioni di anni fa, molto tempo dopo lo scontro dell'India con la massa Laurasiana, furono sufficientemente intensi da causare l'estinzione di molte forme di vita endemiche.[7] La formazione dell'Himalaya ha causato un'interruzione delle correnti di aria gelida provenienti dall'Asia Centrale, impedendo loro di raggiungere l'India; di conseguenza il clima indiano è molto più caldo e tropicale di quanto sarebbe dovuto essere.[8]

Regioni[modifica | modifica wikitesto]

L'India ospita una straordinaria varietà di regioni climatiche, a partire da quelle tropicali a sud, passando per quelle temperate, fino a quelle alpine nel nord, dove le precipitazioni nevose sono abbondanti nei mesi invernali. Il clima del paese è fortemente influenzato dalla catena dell'Himalaya e dal Deserto di Thar.[9] L'Himalaya, insieme alle montagne dell'Hindu Kush in Pakistan, impedisce ai freddi venti catabatici dell'Asia centrale di entrare, mantenendo la maggior parte del subcontinente indiano più calda di molte altre località che si trovano a latitudini simili.[10] Allo stesso tempo, il Deserto di Thar è strumentale nell'attirare venti monsonici sudoccidentali carichi di umidità, i quali, tra giugno e ottobre, contribuiscono alla maggior parte delle precipitazioni in India.[9][11] Spiccano quattro gruppi climatici principali, ai quali si possono ricondurre sette zone climatiche che, come indicato dagli esperti, sono definite in base a parametri quali temperatura e precipitazioni.[12] Ai gruppi vengono assegnati dei codici (vedi grafici) in base al sistema Köppen di classificazione dei climi.

L'autostrada 31A corre lungo le rive del fiume Tista nei pressi di Kalimpong, nella regione collinare di Darjeeling nel West Bengal.

Tropicale umida[modifica | modifica wikitesto]

Il clima tropicale piovoso insiste sulle regioni soggette a temperature medio-elevate, che normalmente non scendono mai sotto i 18 °C. L'India ospita due sottotipi climatici che ricadono in questo gruppo. Il più umido è il clima monsonico tropicale, che interessa una serie di pianure sudoccidentali confinanti con la Costa di Malabar, i Ghati occidentali e l'Assam meridionale. Soggetti a questo clima sono anche i territori isolani delle Laccadive e dell'arcipelago delle Andamane e Nicobare. Contraddistinto da temperature sostenute, anche in territori collinari, è caratterizzato da pioggie intense, sebbene stagionali, di oltre 2.000 mm annui.[13] La maggior parte delle precipitazioni cade tra maggio e novembre; esse sono sufficienti a sostenere lussureggianti foreste e vegetazione per il resto dell'anno. Il periodo compreso tra dicembre e marzo è particolarmente arido, con piogge pressoché assenti. Le intense piogge monsoniche sono responsabili dell'eccezionale biodiversità delle foreste tropicali presenti in queste regioni. Decisamente più comune in India è il clima tropicale secco-umido. Notevolmente più asciutto rispetto alle aree con clima monsonico tropicale, prevale attraverso i territori peninsulari interni, eccetto che per una ombra pluviometrica semiarida ad oriente dei Ghati occidentali. L'inverno e l'inizio dell'estate sono periodi di prolungata siccità con temperature medie superiori a 18 °C. L'estate è estremamente calda: le temperature al livello del mare possono toccare i 50 °C, causando onde di calore che possono cagionare la morte di centinaia di persone.[14]
La stagione delle piogge dura da giugno a settembre; le precipitazioni medie annue nella regione si attestano intorno ai 750–1,500 mm. Quando i monsoni secchi nordorientali iniziano a soffiare in settembre, la maggior parte delle precipitazioni cade sul Tamil Nadu, mentre altri stati rimangono, in proporzione, aridi. La precipitazione media annua nello stato è di circa 945 mm, di cui il 48% è portato dal monsone nordorientale mentre il 32% da quello sudoccidentale. Poiché il Tamil Nadu dipende totalmente dalle piogge per i propri approvvigionamenti idrici, l'assenza di monsoni causa condizioni drammatiche di scarsità di acqua e di severa siccità.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ N. H. Ravindranath, Bala Sharma, Current Science, vol. 101, n. 3, 10 agosto, 2011, pp. 255-256.
  2. ^ N. Chumakov, Zharkov M. A., Climate of the Late Permian and Early Triassic: General Inferences (PDF), in Stratigraphy and Geological Correlation, vol. 11, n. 4. URL consultato il 20 novembre 2013.
  3. ^ India, in Central Intelligence Agency. URL consultato il 20 novembre 2011.
  4. ^ E. L. Grossman, et. al., Climate of the Late Permian and Early Triassic: General Inferences (PDF), in Carboniferous Stratigraphy and Paleogeography in Eurasia, 2002, pp. 61-71. URL consultato il 20 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2005).
  5. ^ H. C. Sheth, Deccan Traps: The Deccan Beyond the Plume Hypothesis (PDF), 29 agosto 2006. URL consultato il 20 novembre 2013.
  6. ^ N. Iwata, Takahashi N., Arai S., Geochronological Study of the Deccan Volcanism by the 40Ar-39Ar Method - University of Tokyo (tesi di laurea), vol. 10, 1997, p. 22. URL consultato il 20 novembre 2013.
  7. ^ K. P. Karanth, Out-of-India Gondwanan Origin of Some Tropical Asian Biota (PDF), in Current Science, vol. 90, n. 6, Marzo 2006, pp. 789-792. URL consultato il 22 novembre 2013.
  8. ^ S. Wolpert, A New History of India, 6ª ed., Oxford University Press, 1999, ISBN 978-0-19-512877-2.
  9. ^ a b J. H. Chang, The Indian Summer Monsoon, vol. 57, n. 3, 1967, pp. 373–396, DOI:10.2307/212640.
  10. ^ C. A. Posey, The Living Earth Book of Wind and Weather, Reader's Digest Association, 1994.
  11. ^ National Council of Educational Research and Training - Climate, 28 febbraio 2007, p. 28.
  12. ^ J. Heitzman, India: A Country Study, United States Government Printing Office, 1996.
  13. ^ T. S. Chouhan, Desertification in the World and Its Control, Scientific Publishers, 1992.
  14. ^ O. Farooq, India's Heat Wave Tragedy, 2002. URL consultato il 25 novembre 2013.