Pyrus pyrifolia

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Nashi
Frutto di Pyrus pyrifolia
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi I
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Sottofamiglia Amygdaloideae
Tribù Maleae
Sottotribù Malinae
Genere Pyrus
Specie P. pyrifolia
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Rosaceae
Sottofamiglia Maloideae
Genere Pyrus
Specie P. pyrifolia
Nomenclatura binomiale
Pyrus pyrifolia
(Burm.f.) Nakai, 1926
Nomi comuni

nashi o pero giapponese

Il nashi (?) o pero giapponese[1] (nome scientifico Pyrus pyrifolia (Burm.f.) Nakai, 1926) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee[2], il cui frutto è comunemente conosciuto anche come pera-mela o pera asiatica. È molto conosciuto in oriente, dove è coltivato da molti secoli.

Nashi in sezione
Fiori di nashi

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nashi è originario delle zone a clima temperato e subtropicale della Cina centrale (dove è chiamato li, mentre il termine nashi è invece di origine giapponese e significa "pera"). In Cina era coltivato e consumato già circa 3000 anni fa. Nel I secolo a.C., ai tempi della dinastia Han, esistevano infatti ampie coltivazioni di nashi lungo le rive del Fiume Giallo e del fiume Huai.

Nel XIX secolo, durante il periodo della corsa all'oro, il nashi, denominato poi "pera asiatica", fu introdotto in America dai minatori cinesi, i quali cominciarono a coltivare questa specie lungo i fiumi della Sierra Nevada (Stati Uniti d'America). Sul finire del '900, è iniziata la sua coltivazione anche in Europa.

L'interesse da parte di produttori e consumatori, dapprima notevole nel secondo dopoguerra, è andato poi diminuendo nel corso dei decenni successivi, tanto che oggi è considerata una coltivazione marginale ed il consumo in Italia è molto limitato. Infatti ad oggi è catalogato nei frutti dimenticati o minori.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il nashi è un piccolo albero o arbusto alto 4–5 m, con crescita molto lenta ed è caducifoglie e latifoglie. I fiori sono di colore bianco e più grandi di quelli del pero. La fioritura avviene nel mese di aprile. Il frutto, con un lungo peduncolo, ha forma sferica ma appiattita delle mele, è un pomo, mentre la polpa, con un'acidità bassa o inesistente, è compatta, succosa e croccante, simile a quella delle mele, ma col sapore di pera (da cui il nome improprio di "pera-mela"). Il sapore è dolce e profumato, con tonalità leggermente alcoliche. La buccia è liscia o leggermente ruvida, di colore da dorato-bronzato a giallo-verde, differente a seconda delle varietà. Il periodo di raccolta comprende agosto e settembre.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il nashi è originario delle zone a clima temperato e subtropicale della Cina sud-orientale e dell'Indocina[2].

Proprietà[modifica | modifica wikitesto]

Il nashi è piuttosto noto per la abbondante presenza di magnesio, che è benefico per ridurre la stanchezza e la fatica.[senza fonte] Contiene anche molti altri sali minerali.

Coltivazione[modifica | modifica wikitesto]

È un albero molto resistente alle intemperie, in particolare al freddo dei mesi invernali, mentre soffre le brinate tardive che possono provocare danni se queste avvengono durante la fioritura, che ha luogo ad aprile. Teme la siccità prolungata e richiede annaffiature, se il suolo diviene eccessivamente asciutto. È abbastanza rustico e resistente, richiede terreni leggeri, fertili, irrigabili, con pH non eccessivamente acido poiché non tollera la carenza di magnesio, dilavato per l'eccesso di acidità, ed i terreni argillosi e calcarei. Soffre la presenza della carpocapsa e quindi va trattata per questa nei periodi opportuni. Per affinità si può innestare facilmente sul pero, e viceversa.

In Italia il nashi viene coltivato in diffusione marginale. La commercializzazione del prodotto italiano si estende fino a dicembre. La Cina è tuttora il principale produttore di nashi al mondo, con una produzione annua che si aggira intorno a 1 000 000 t[3]. Il secondo produttore mondiale è il Giappone con 500 000 tonnellate, seguono la Corea del Sud (50 000 t), la Nuova Zelanda (10 000 t) e gli Stati Uniti (5 000 t).[senza fonte]

Cultivar[modifica | modifica wikitesto]

Esistono diverse cultivar, tra cui le più importanti (di origine giapponese e cinese perché sono le zone dove è più coltivato). Le cultivar si differenziano per la forma del frutto, il colore, l'epoca di maturazione e la dimensione.

  • Chojuro (Giappone, 1893)
  • Nijisseiki (Giappone, 1898)
  • Niitaka (Giappone, 1927)
  • Shinko (Giappone, 1941)
  • Kosui (Giappone, 1959)
  • Hosui (Giappone, 1972)
  • altre varietà: Shinseiki; Shimseiki, Tama.

Immagini di alcune varietà[modifica | modifica wikitesto]

Quasi tutte le varietà sono autosterili, quindi per avere la fruttificazione occorre impiantare, o avere presenti, almeno due varietà diverse per l'impollinazione incrociata. Per chiarimento: le piante originate da due semi diversi sono varietà diverse, due piante innestate con la stessa varietà sono lo stesso clone e quindi non sono varietà diverse. Alcune varietà sono parzialmente autofertili e con una sola varietà la produzione sarebbe limitata, quindi si avvantaggiano comunque dell'impollinazione incrociata (entro qualche decina di metri tra le varietà).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ nashi, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 4 febbraio 2018.
  2. ^ a b (EN) Pyrus pyrifolia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 23/11/2022.
  3. ^ Fruttilandia - Nashi, su fruttilandia.com. URL consultato il 12 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2008).

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