Pteropus conspicillatus

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Volpe volante dagli occhiali
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Laurasiatheria
Ordine Chiroptera
Sottordine Megachiroptera
Famiglia Pteropodidae
Genere Pteropus
Specie P. conspicillatus
Nomenclatura binomiale
Pteropus conspicillatus
Gould, 1850
Areale

     P.c.chrysauchen

     P.c.conspicillatus

La volpe volante dagli occhiali (Pteropus conspicillatus Gould, 1850) è un pipistrello appartenente alla famiglia degli Pteropodidi, diffuso in Australia, Nuova Guinea e Isole Molucche.[1][2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Pipistrello di grandi dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 259 e 324 mm, la lunghezza dell'avambraccio tra 157 e 190 mm, e un peso fino a 1,057 kg.[3][4]

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è corta e schiacciata sul dorso. Il colore del corpo è uniformemente nerastro, mentre la nuca, le spalle, i lati del collo, intorno agli occhi ed ai lati del muso sono di un contrastante color giallo paglierino. Nei maschi i peli del mantello sono più rigidi ed untuosi. Il muso è lungo ed affusolato, gli occhi sono grandi e l'iride è marrone. Le orecchie sono moderatamente lunghe e con una concavità sul bordo posteriore appena sotto la punta. La tibia è priva di peli. Le membrane alari sono nerastre ed attaccate sul dorso. È privo di coda, mentre l'uropatagio è ridotto ad una sottile membrana lungo la parte interna degli arti inferiori. Gli artigli sono neri. La sottospecie P.c. chrysauchen ha una dentatura più robusta e la maschera facciale meno pronunciata.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Si rifugia sugli alberi dove forma grandi colonie. Diventa attiva al tramonto.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Predilige i frutti di colore chiaro delle foreste pluviali, che sono altamente visibili anche di notte.[5] La sua dieta comprende, in misura minore, anche fiori.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Le femmine danno alla luce un piccolo all'anno, tra ottobre e dicembre. L'aspettativa di vita in cattività è fino a 17 anni.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa in Australia, Nuova Guinea e Isole Molucche.[1]

Vive nei boschi di paludi, mangrovie e foreste tropicali umide, in aree sia primarie che disturbate, fino a 200 metri di altitudine. Sono state osservate colonie anche in città della Papua Nuova Guinea (Madang) e dell'Australia.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

In accordo alla suddivisione del genere Pteropus effettuata da Andersen[6], P. conspicillatus è stato inserito nello P. conspicillatus species Group, insieme a P. ocularis. Tale appartenenza si basa sulle caratteristiche di non avere un ripiano basale nei premolari e sulla presenza di aree circumoculari più brillanti.

Sono state riconosciute due sottospecie:

Altre specie simpatriche dello stesso genere: P. caniceps, P. personatus, P. hypomelanus, P. chrysoproctus, P. pohlei, P. neohibernicus, P. macrotis, P. scapulatus e P. alecto.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale e la popolazione numerosa, classifica P. conspicillatus come specie a rischio minimo (Least Concern)).[1]
La CITES ha inserito questa specie nell'appendice II[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Helgen, K., Salas, L. & Bonaccorso, F. 2008, Pteropus conspicillatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Pteropus conspicillatus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Flannery, 1995, p. 257.
  4. ^ Wiantoro, 2011.
  5. ^ Micklenburgh & Al., 1992.
  6. ^ Andersen, 1912, p. 96.
  7. ^ CITES, Appendici I,II e III

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]