Portale:Antica Siracusa/Archia

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La fondazione
Frammento del marmo di Paro

La storiografia moderna pone la fondazione di Siracusa nel 734 o nel 733 a.C., in linea con la collocazione proposta dallo storico greco Tucidide. La datazione più alta proviene dal Marmor Parium (un'iscrizione greca risalente alla metà del III secolo a.C.), che rinvia all'anno 758 a.C. Lo storiografo Filisto propone invece il 756 a.C. Strabone e Pausania il Periegeta forniscono la datazione più bassa, sostenendo la contemporaneità delle fondazioni di Siracusa, Sibari e Crotone e ponendo dunque la nascita della polis siciliana non prima del 720 a.C.

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Il percorso fondativo

I miti più antichi di Siracusa sono molto utili perche consentono di risalire ai primordi storici dell'antica fondazione greca, ricercando in essi l'esatta origine dei primi popoli che abitarono la polis: dall'Ellade alla Tessaglia, fino a giungere alla più nota versione della colonizzazione corinzia:

Nei poemi epici

Di interesse storico è la presunta presenza letteraria di una Siracusa preistorica all'interno del poema epico di Omero; l'Odissea. La menzione di due luoghi, Syra e Ortigia, identificabili con Siracusa e la sua isola, Ortigia, ha fatto discutere gli studiosi, non giungendo ad un parere condiviso al riguardo.

(GRC)

«τοῦτο δέ τοι ἐρέω, ὅ μ' ἀνείρεαι ἠδὲ μεταλλᾷς.νῆσός τις Συρίη κικλήσκεται, εἴ που ἀκούεις, Ὀρτυγίης καθύπερθεν, ὅθι τροπαὶ ἠελίοιο.»

(IT)

«Eccoci or dunque a dirti quello, di che m'interroghi e cerchi. Evvi c'ert'isola, Siria nomata, se forse l'udisti, al di sopra di Ortigia, dove si volta il sole.»

Siracusa compare in un altro grande poema epico, stavolta con certezza, si tratta dell'Eneide di Virgilio; qui ovviamente non vi è più quell'alone di mistero che circondava il territorio ai tempi di Omero, poiché si parla di un autore del I secolo a.C., ma è comunque interessante osservare che i luoghi di Siracusa - Ortigia, il Plemmirio, Eloro, Pachino - vengono integrati nel viaggio del mitico fondatore di Roma, Enea, che la tradizione vuole contemporaneo della guerra di Troia.

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Il corinzio Archia
La sibilla di Delfi dipinta da Michelangelo Buonarroti

Archia (in greco antico: αρχία?, Àrchia), il cui nome discende dalla radice greco-antica di ἄρχω ovvero «essere a capo», è il mitologico fondatore di Siracusa. Diverse e numerose sono le tradizioni su di esso tramandate dagli antichi; tutte coincidono nel dirlo un erede di Ercole, dunque un Eraclide, e un erede di Bacco; un Bacchiade, la cui stirpe reggeva le sorti del governo di Corinto. Secondo Plutarco, egli si macchiò del crimine di omicidio, quindi fu maledetto dal dio del mare, Poseidone, e costretto ad auto-esiliarsi. Secondo il testo di Diodoro Siculo invece Archia venne maledetto e allontanato insieme a tutti gli altri Bacchiadi, poiché essi portavano in sé i pericolosi geni di Bacco. Dunque egli si recò presso l'Oracolo di Delfi e quando la divinità lo mise di fronte alla scelta, interrogandolo se desiderasse per la sua futura città la salute o la ricchezza, Archia decise che voleva una città ricca; ed ineffetti Siracusa divenne estremamente ricca, tanto che in Grecia si usava dire che ai benestanti non sarebbe bastata nemmeno la decima dei Siracusani.

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Il toponimo
Tetradracma di Siracusa del 530-510 a.C. con la scritta SYRA

L'etimologia del toponimo Syrakousai è di difficile interpretazione. È forse di origine sicula e significherebbe acqua salata, derivato da Syraka, idronimo di un'antica palude del posto. Ma vi sono altre dibattute possibilità. Secondo una leggenda tramandata da Plutarco e legata ad Archia, che appare però priva di veridicità, il toponimo della città deriverebbe dalle due figlie del Corinzio nate sul luogo: Ortyghìas (Ὀρτυγίας) e Syrakoùsēs (Συρακούσης). Secondo il bizantino Genesio alle due figlie di Archia spetterebbe oltre che il toponimo anche il merito dell'atto fondativo (una funzione ecistica al femminile è estremamente rara nella storia greca ed è interessante notare che Siracusa ne possa vantare una); asserisce Genesio che esse si chiamavano Syra e Akousa. "Syra" è anche il nome che compare nelle più antiche monete della città e ricompare in seguito, si sostiene come nume protettore al femminile, nelle monete d'epoca dionsiana.

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