Maria Ortiz

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Maria Ortiz (Chieti, 10 marzo 1881[1]Roma, 20 giugno 1959[2]) è stata una bibliotecaria, traduttrice e critica letteraria italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Formazione e periodo napoletano[modifica | modifica wikitesto]

Figlia del patriota e professore Giusto Ortiz[1] e sorella minore del filologo e linguista Ramiro Ortiz,[3] a partire dal 1906, dopo il diploma conseguito al Magistero e la laurea in lettere all'Università di Napoli,[2] diventa bibliotecaria ed entra in servizio dapprima a Catania, poi nella Biblioteca universitaria di Genova ed infine nella Biblioteca universitaria Alessandrina a Roma. Lungo questo periodo ebbe modo di occuparsi dello studio e della catalogazione degli autografi del Risorgimento e di altri manoscritti e incunaboli.[2]

A partire dal 1913 venne assegnata alla Biblioteca Nazionale di Napoli dove rimase per diversi anni e di cui curò dal 1922, su incarico di Benedetto Croce, il trasferimento presso l'attuale sede di Palazzo Reale in cui confluirono congiuntamente altre cinque biblioteche napoletane.[1] Con il filosofo consolidò una lunga amicizia ed intrattenne un rapporto epistolare duraturo. Durante questi anni a Napoli la sua abitazione nell'Arenella divenne, inoltre, punto di ritrovo per molti giovani studiosi e letterati tra cui si ricordano Luigi Russo, Francesco Flora, Maria e Gina Algranati, Raffaello Piccoli, Giuseppe Citanna e Gino Doria.[1] Dedicatasi al compito con capacità, venne promossa bibliotecario capo nel 1923.[1]

Durante il ventennio fascista[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1925 si stabilisce nuovamente a Roma dove è, in un primo momento, alla direzione della Biblioteca di archeologia e storia dell'arte. Qui si dedicò al completamento dell'ordinamento della biblioteca, consolidandola come punto di riferimento per studiosi e specialisti;[1] tuttavia non ebbe ampi margini di libertà decisionale in quanto la biblioteca dipendeva dall'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte presieduto dallo storico dell'arte Corrado Ricci e questa situazione portò attriti tra i due che determinarono, nel 1930, il trasferimento della Ortiz ad altri compiti.[1][2]

Frattanto partecipa come relatrice al primo congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia tenutosi nel 1929, con tre interventi dedicati a riforme del sistema bibliotecario ed educativo, oltre che all'esperienza del trasferimento delle biblioteche napoletane.[1] È a partire dal 1º luglio 1933, e grazie anche all'appoggio di Giovanni Gentile, che tornò alla Biblioteca universitaria Alessandrina ma questa volta in veste di direttrice, incarico che mantenne fino al pensionamento nel 1948.[1]

Di rilievo la sua attività negli anni della guerra, in linea con i suoi sentimenti contrari al regime fascista.[1] Nel 1942 ottenne, infatti, una deroga per motivi di studio al divieto di lettura e prestito delle opere degli Autori le cui opere non sono gradite in Italia, lista di proscrizione in cui erano presenti circa 900 scrittori, a discrezione dei direttori delle biblioteche.[1] Successivamente, durante l'occupazione nazista, ospitò all'interno della biblioteca perseguitati politici e intellettuali antifascisti come Franco Lombardi, Vittore Colorni, Vincenzo Ussani e Gabriele Pepe.[1][2]

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Fece parte del Comitato promotore dell'Associazione dei bibliotecari italiani fino agli anni cinquanta.[2] Nel 1957 le fu conferita da Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica Italiana al tempo, la medaglia ai benemeriti della cultura e dell'arte.[2]

Tra le altre attività, ha collaborato con l'enciclopedia Treccani scrivendone alcune voci e collaborando poi, in parte, alla stesura del Dizionario biografico degli italiani.[1] Collaborò anche con varie riviste letterarie come, ad esempio, il Giornale storico della letteratura italiana e La cultura di Cesare De Lollis.[1][2] Era inoltre una studiosa di lingua e letteratura francese e in questo campo vinse un concorso per una cattedra universitaria nel 1935 rinunciandovi, però, in favore della carriera nelle biblioteche.[2] Molte furono comunque le sue traduzioni ed edizioni critiche di classici francesi; tra queste ricordiamo La Certosa di Parma di Stendhal,[1] Il misantropo di Molière, Un tenebroso affare di Balzac e Viaggio in oriente di Flaubert. Si dedicò, inoltre, allo studio della storia del teatro e in particolar modo il suo lavoro critico dell'opera di Goldoni le valse grandi riconoscimenti.[2][3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Simonetta Buttò, Maria Ortiz, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 marzo 2023.
  2. ^ a b c d e f g h i j Ortiz, Maria, su Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo. URL consultato l'11 marzo 2023.
  3. ^ a b Maria Ortiz, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 marzo 2023.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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