Ettore da Panigo

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Ettore da Panigo
Nascita1295 circa
Mortemaggio 1345
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Ettore da Panigo (1295 circa – maggio 1345) è stato un condottiero italiano del XIV secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Originario di Bologna, è anche noto con i nomi di Ettore di Panico, Toto di Panaco, Goro di Panigo ed Ettore da Bologna.

Più volte rettore di Modena, diventa ghibellino e viene pertanto nominato vicario imperiale della città per conto di Ludovico il Bavaro nel 1329.

Partecipa ad una congiura contro il cardinale legato Bertrando del Poggetto per far ribellare Bologna e acquistarla alla causa ghibellina; egli avrebbe dovuto appoggiare i congiurati con truppe provenienti dall'esterno della città, ma questi sono scoperti e uccisi e Panigo è scomunicato e bandito da Bologna.

Viene nominato vicario imperiale a Milano nel dicembre 1329; nel 1330 gli viene tolto il bando da Bologna, ma preferisce non rientrare in città.

Nel 1339 l'intervento della compagnia da lui comandata (forte di 700 cavalieri) a supporto di Luchino Visconti fu decisivo per le sorti della battaglia di Parabiago, che vide la sconfitta della Compagnia di San Giorgio[1].

Nel febbraio 1340 è armato cavaliere durante i festeggiamenti a Mantova per le nozze di Ugolino Gonzaga con una sorella di Mastino della Scala.

Nel 1342 forma la Grande Compagnia, una compagnia di ventura, assieme ai condottieri Guarnieri di Urslingen e Mazarello da Cusano: la compagnia è temuta per l'alto numero di uomini ed è finanziata dai signori di Forlì, Milano, Mantova, Padova e Parma.

Tra i signori che ha servito come condottiero si ricordano, in successione cronologica: il signore di Lucca Castruccio Castracani; il signore di Verona Mastino della Scala per la maggior parte degli anni '30 e per parte degli anni '40 del XIV secolo; Luigi Gonzaga, che lo nomina nel 1335 podestà di Reggio Emilia; i Malatesta di Rimini.

Nel 1344 opera, al soldo dei Visconti, contro gli Estensi, che sconfigge a Rivalta di Reggio, e i pisani[2]. Muore nel maggio 1345 mentre partecipa sul colle di San Lorenzo ad un incontro con i delegati pisani, guidati da Niccolò da Gragnano: in rappresentanza dell'arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, signore della città, deve trattare la restituzione ai Pisani di alcuni castelli, conquistati dai Milanesi a seguito di una guerra vittoriosa. Ettore viene ferito da un soldato del Gragnano e da questi finito.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mallett (2006), p. 39.
  2. ^ (EN) Fabio Romanoni, DA LUCHINO A GIOVANNI: GLI ESERCITI DELLA GRANDE ESPANSIONE (1339- 1354), in Nuova Antologia Militare, 1º gennaio 2022. URL consultato il 5 febbraio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michael Mallett, Signori e mercenari. La guerra nell'Italia del Rinascimento, Bologna, Il Mulino, 2006, ISBN 88-15-11407-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]