Arte copta

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Per arte copta si intende sia l'arte egiziana agli inizi dell'era cristiana, sia l'arte dei cristiani copti che ebbe i suoi periodi più fulgidi nel V-VI secolo e nel XII-XIII secolo

L'atto di nascita dell'arte copta fu costituito dall'apertura dei primi conventi cristiani avvenuta per merito degli anacoreti san Macario e san Pacomio. Gradualmente questi luoghi divennero la culla dell'arte copta, all'inizio espressione per lo più antiaristocratica e ricca di elementi presi dalla tradizione dell'antico Egitto.[1]

I principali esempi di arte copta sono le architetture dei luoghi sacri, le pitture murali, i tessuti, i manoscritti alluminati e l'artigianato del metallo, molti dei quali sopravvivono nei monasteri e nelle chiese.

Le opere d'arte copta sono spesso funzionali.

La principale collezione mondiale di arte ed iconografia copta è conservata nel Museo copto del Cairo.[2] Una bella collezione di arte copta si trova inoltre nella salle Baouit nel museo del Louvre a Parigi.

Origini e sviluppi[modifica | modifica wikitesto]

Sullo sviluppo dell'arte copta influì inizialmente il monofisismo propugnato dalla chiesa copta stessa, che ebbe un ruolo importante sulla planimetria delle chiese e sulla copiosa iconografia raffigurante immagini di Cristo visto come unico Dio. Lo stile derivò parzialmente dall'arte siriaca, da quella bizantina e sasanide, ma evidenziò una certa autonomia, ben rappresentata da stilizzazioni geometriche sospinte nel corso dei secoli a tendenze sfioranti l'astratto.

Nonostante gli storici suddividano l'evoluzione dell'arte copta in tre periodi, purtroppo sia a causa della perdita di grandi opere monumentali per mano del tempo, del clima e dei conflitti con l'Islam, sia per la complicata datazione di opere provenienti da scavi clandestini, non tutti i vari passaggi stilistici paiono individuati chiaramente. In qualunque caso il primo periodo viene definito di arte proto-copta (dal secolo IV alla prima metà del secolo seguente), il secondo di arte copta (dal V al VII), mentre il terzo è inquadrato come arte tardo-copta (fino al XIII secolo).[1]

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Quello che ormai pare assodato è che l'architettura delle chiese si caratterizzò inizialmente per l'uso della pietra e dei mattoni cotti e crudi, per l'abbondante uso di colonne e pilastri, per le absidi a trifoglio, per la pianta basilicale, e successivamente per la comparsa, dal periodo arabo in poi, di cupole e semicupole.

Rovine di Chiesa copta, Theba, foto da Maxime du Camp (1822-1894), Metropolitan museum of Art, New-York.

Tra le chiese più significative si ricordano la basilica di Denderah (fine V secolo), quelle del deserto di Nitria (VIII secolo), le due chiese, ritrovate dagli scavi archeologici, del monastero di Baouit.

Chiesa copta in Jaffa.

Arti figurative[modifica | modifica wikitesto]

Nelle arti figurative i motivi classici, come Veneri, baccanti a cui vennero aggiunti simboli cristiani ebbero diffusione per alcuni secoli. Sia le sculture in pietra sia gli intagli in legno si caratterizzarono, dapprima nel IV e V secolo, per la piattezza delle superfici, la profondità degli intagli, dalla dolce plasticità dei capitelli, e successivamente nel VI secolo per le forme più aspre, rudi, sporgenti e angolose, come nel caso delle sculture del monastero di Bawit. Le sculture tardo-copte appaiono sempre più bidimensionali, come evidenziato dal Cristo fra gli angeli e nelle chiese della Nitria.

Sia l'arte del legno, sia la lavorazione di avori, bronzi per cofani, vasi a forma di animale, terrecotte mostrarono una reciproca influenza con l'arte fatimida e tulunida.

Per quanto riguarda la pittura, l'arte copta si contraddistinse in un primo tempo per affreschi di gusto stilizzato, a colori chiari e forti contorni, e dopo l'invasione araba per elementi siriaci e armeni. Tra le icone in evidenza L'abate Mena protetto da Cristo, mentre le miniature furono in massima parte policrome e influenzate da un gusto arabo-persiano.

Tessuti copti[modifica | modifica wikitesto]

Rondello in lana su lino, VI secolo, in copto siriano o egizio. Cooper Union museum.

Un notevole numero di tessuti copti si sono conservati grazie alla pratica copta di seppellirli con i morti e al clima arido egiziano. I tessuti sono in lino o lana, i colori utilizzati sono rosso, blu, giallo, verde, viola, nero e marrone; i coloranti erano ottenuti da rubia, indaco, guado, zafferano, conchiglie di murex e dall'insetto noto come carminio. L'indumento di base era la tunica, poi diventata la dalmatica, talvolta tessuta in un unico pezzo; le decorazioni principali erano i clavi, uno stile romano.

Molti esempi di tessuti copti si trovano nei musei del mondo, e in particolare nel Museo copto del Cairo.[3] Decine di migliaia di frammenti colorati giunsero nei musei mondiali dopo il 1889, quando l'archeologo francese Albert Gayet pubblicò un catalogo di arte copta e organizzò la prima mostra di arte copta al Museo Bulaq.[4]

Tappezzeria copta, arazzo, fra le anni 500 e 900, museo degli Belli-Arte da Rennes, Francia
Motivi copti per il ricamo in "L'Art chrétien en Égypte, motifs de broderie copte", Thérèse de Dillmont, D.M.C.[5]
Motivi copti per il ricamo, Thérèse de Dillmont (Ottocento)

Musica[modifica | modifica wikitesto]

L'antica musica religiosa copta si diffuse soprattutto nell'alto Egitto nel 320 quando Pacomio fondò la prima comunità cenobiale. Parallelamente alla musica liturgica fiorirono la letteratura e la poesia religiosa. La musica ebbe un altro periodo florido intorno all'anno 1000. Il repertorio comprese varie melodie, quelle liturgiche, quelle innodiche e quelle religiose popolari e talvolta soggette ad improvvisazioni.

Esempi di arte figurativa copta[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Le muse, De Agostini, Novara, Vol.III, pag.418-420
  2. ^ Coptic museum Archiviato il 3 giugno 2004 in Internet Archive.
  3. ^ New York Times
  4. ^ Alahram weekley on Coptic Tapestery book Archiviato l'11 ottobre 2007 in Internet Archive.
  5. ^ Edizioni Dornach, Alsace, Francia, stamperia Dollfus, Mieg e Cie (Ottocento)

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