Armellini Chiappi

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Armellini Chiappi
NascitaRoma, 2 dicembre 1879
MorteWöllstein, 4 novembre 1944
Cause della morteMalattia in seguito a prigionia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio19071944
GradoGenerale di corpo d'armata della riserva
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieOccupazione di Misurata
Comandante di29ª Divisione fanteria "Piemonte"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da Generals[1]
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Armellini Chiappi (Roma, 2 dicembre 1879Wöllstein, 4 novembre 1944) è stato un generale italiano, veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale. Durante la seconda guerra mondiale dal 1940 al 1943 fu a Firenze dove fu comandante dapprima della divisione territoriale e poi della difesa territoriale della città toscana. Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi il 22 successivo e deportato nel campo Offizierlager 64/Z a Schokken, in Polonia, dove poi decedette per stenti, una volta ricoverato presso l'infermeria di Wöllstein.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma il 2 dicembre 1879,[1] figlio di Leone. Arruolatosi nel Regio Esercito a 17 anni quale soldato volontario nel 70º Reggimento fanteria "Ancona", nel 1901, col grado di sergente, iniziò a frequentare come Allievo ufficiale la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria il 7 settembre 1903. Promosso tenente il 7 settembre 1906.

A partire dall'ottobre 1911 prese parte, col 63º Reggimento fanteria "Cagliari" alla guerra italo-turca, distinguendosi nell'occupazione di Misurata (8 luglio 1912), tanto da venire decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare.

Rimpatriato, frequentò i corsi della Scuola di guerra dell'esercito negli anni 1912-1914, e all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, già promosso capitano, raggiunse il comando della 26ª Divisione dal quale passò poi a prestare servizio presso i comandi della 24ª e ancora della 23ª Divisione. Nel 1917, promosso maggiore, fu trasferito nel Corpo di Stato maggiore ed assegnato all'Intendenza generale a Roma. Sul finire del conflitto fu promosso tenente colonnello.

Dopo la fine del primo conflitto mondiale prestò servizio nella delegazione trasporti di Bologna, poi in quella di Venezia[2] e ancora come Capo di stato maggiore della Brigata Livorno. Promosso colonnello nel 1926, a partire dal gennaio 1928 comandò il 41º Reggimento fanteria "Modena", rimanendovi per i successivi per due anni.

Nel 1930 fu chiamato a prestare servizio presso il Comando delle Scuole militari centrali a Civitavecchia, dove insegnò armi portatili e tiro per 4 anni. Il 16 gennaio 1935 fu promosso generale di brigata,[1] assumendo dapprima il comando della 2ª Brigata di fanteria,[1] e poi quello di vicecomandante della 2ª Divisione fanteria "Sforzesca" a Novara. Divenuto generale di divisione il 1 luglio 1937,[1] fu assegnato all'Ispettorato di fanteria a Roma.

Nel marzo 1938 fu nominato comandante della 29ª Divisione fanteria "Peloritana"[1] a Catania (poi divenuta "Piemonte" nell'aprile 1939).[3] Dal 10 giugno 1940, giorno dell'entrata nella seconda guerra mondiale del Regno d'Italia, venne sostituito nell'incarico dal generale Giovanni Cerio e trasferito a Firenze, dove comandò prima la divisione territoriale e poi, promosso generale di corpo d'armata il 1 gennaio 1941,[1] la difesa territoriale sino al 1943.[1]

A seguito delle vicende armistiziali dell'8 settembre 1943, decise di non armare la popolazione civile, ma inviò il generale Giorgio Morigi a contrastare l'avanzata dei tedeschi, cosa che avvenne senza successo.[4] Il 12 settembre 1943 i tedeschi collocano il Comando Militare Territoriale nel Palazzo Comiliter di piazza San Marco, occupando il Comando del Corpo d'armata e affidando la direzione al colonnello von Kunowski.[4] Fu catturato dai tedeschi il 22 a Firenze e da loro tradotto in Polonia per essere rinchiuso nell'Offizierlager 64/Z di Schokken, dove giunse il 1º ottobre. A causa degli stenti patiti, fu ricoverato presso l'infermeria di Wöllstein il 14 agosto 1944 e si spense nella notte del 4 novembre seguente.[1] Venne sepolto nel cimitero di Salka, nei pressi della chiesetta e del bosco adiacenti al campo stesso.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Prigioniero dei tedeschi, sebbene malfermo in salute e minorato da male che la permanenza in campo di concentramento aggravava rapidamente, rimaneva impassibile ad ogni offerta di adesione che gli avrebbe consentito il rimpatrio e la salvezza della vita. Preferiva così andare incontro alla morte, piuttosto di mancare al giuramento. Wollstein (Polonia), 4 novembre 1944
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante della sezione mitragliatrici, entrava di propria iniziativa nella linea di combattimento, concorrendo a proteggere l'avanzata. Misurata, 8 luglio 1912
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 dicembre 1940[5]
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 28 dicembre 1919[6]
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 14 gennaio 1938[7]
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Ufficiale generale di spiccate doti intellettuali e di cultura, di completa preparazione professionale, di carattere diritto, adamantino, volitivo, profondo conoscitore dei problemi riguardanti la fanteria, tecnico di grande valore, ha reso segnalati servizi acquisito particolari benemerenze nella soluzione del problema relativo all'armamento della fanteria
— Regio Decreto 9 settembre 1937[9]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Il tiro a puntamento indiretto con la mitragliatrice pesante mod. 14, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1934.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Generals.
  2. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1924, p. 681. URL consultato il 20 settembre 2019.
  3. ^ Pettibone 2010, p. 113.
  4. ^ a b Toscana Novecento.
  5. ^ Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.178 del 30 luglio 1941, pag.22.
  6. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1920, p. 53. URL consultato il 20 settembre 2019.
  7. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1938, p. 555. URL consultato il 20 settembre 2019.
  8. ^ Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.295 del 14 dicembre 1942, pag.13.
  9. ^ Registrato alla Corte dei Conti lì 29 settembre 1937, registro 36, foglio 23.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company., 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • (DE) Gerhard Schreiber, Die italienischen Militärinternierten im deutschen Machtbereich 1943 bis 1945, München, R. Ondenbourg Verlag, 2009.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]