Angelo Monassi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Angelo Monassi
L'ammiraglio Monassi all'epoca in cui era capo di stato maggiore della Marina
NascitaBellagio, 8 dicembre 1920
MorteRoma, 25 novembre 2000
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regia Marina
Marina Militare
Anni di servizio1931 - 1984
GradoAmmiraglio
Guerreseconda guerra mondiale
Comandante diCigno
Impavido
Accademia navale
Ia Divisione navale
Squadra Navale
Dipartimento militare marittimo "Basso Tirreno"
Decorazioni3 croci al merito di guerra
Angelo Monassi
voci di militari presenti su Wikipedia

Angelo Monassi (Bellagio, 8 dicembre 1920Roma, 25 novembre 2000) è stato un ammiraglio italiano che ha ricoperto l'incarico di Capo di stato maggiore della Marina.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Discendente di famiglia giuliano-veneta, il nonno era stato anche lui un ufficiale che aveva servito nella marina austriaca e aveva combattuto nella battaglia di Lissa dalla parte degli austriaci;[1] dopo aver frequentato l'Accademia Navale di Livorno dal 1938 al 1941, nel corso del secondo conflitto mondiale è stato imbarcato sugli incrociatori Garibaldi e Duca degli Abruzzi, sul cacciatorpediniere Mitragliere e successivamente su varie altre unità, fra cui la corvetta Folaga e il sommergibile Leonardo Da Vinci.

al comando dell'Impavido

Dopo il conflitto con il grado di capitano di fregata ha comandato la fregata Cigno e, con il grado di capitano di vascello, il cacciatorpediniere lanciamissili Impavido.

Fra gli incarichi svolti, tra il 1972 e il 1974 il comando dell'Accademia navale di Livorno in cui in precedenza aveva svolto l'incarico di Comandante alla Classe (1953/55) e direttore dei Corsi Allievi (1963/66); In seguito alla promozione ad ammiraglio di divisione, ha comandato la Ia Divisione navale di La Spezia.

Destinato presso lo Stato Maggiore della Marina, dal 1976 al 1978 ha ricoperto l'incarico di Ispettore per l'allestimento e il collaudo delle nuove unità navali e, con il grado di ammiraglio di squadra, quello di Sottocapo di Stato Maggiore della Marina.

Nel gennaio 1979 ha assunto il Comando della Squadra Navale e del Mediterraneo Centrale, e dal gennaio 1980 all'ottobre 1981 è stato Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo del Basso Tirreno e delle Forze Navali Alleate del Sud Europa, periodo durante il quale è avvenuta la strage di Ustica.

Dal 16 ottobre 1981 al 6 febbraio 1984 ha infine ricoperto l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina.

Dopo aver lasciato il servizio è stato per breve tempo presidente della società di navigazione commerciale Italia.[2]

La figlia Marina Monassi è stata presidente dell'Autorità portuale di Trieste.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

In visita alla Camera il 23 novembre 1981 con il presidente della Camera Nilde Iotti

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria

Straniere[modifica | modifica wikitesto]

Grand'Ufficiale al Merito della Marina Peruviana - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale al Merito della Marina Peruviana
Grand'Ufficiale al Merito Marina Venezuelana - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale al Merito Marina Venezuelana
Comandante della Legione al Merito degli Stati Uniti d'America - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Francese - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine reale norvegese di S. Olav - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Salvate l'Impero!, su bartolociccardini.it. URL consultato il 16 luglio 2014 (archiviato il 26 luglio 2014).
  2. ^ Manager veramente general
  3. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Predecessore Capo di stato maggiore della Marina Successore
Mario Bini 16 ottobre 1981 - 6 febbraio 1984 Vittorio Marulli

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]