Violenza contro gli uomini: differenze tra le versioni

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Un articolo neozelandese del 2007 su ''Basic and Applied Social Psychology'' riporta:“Questo studio ha esaminato l’equivalenza della violenza intima sul partner (IPV) maschile e femminile attraverso tre campioni della popolazione neozelandese (studenti, generale e incarcerati). Inoltre, abbiamo confrontato gli atteggiamenti delle vittime e dei carnefici. I risultati hanno rivelato che, sebbene il campione degli incarcerati abbia sperimentato una maggiore frequenza di violenza, la natura dell’IPV era simile tra i campioni. Ancora più importante, i nostri risultati hanno mostrato simmetria di genere in IPV con maschi e IPV femminili essendo simili in frequenza, gravità e lesioni. C’era, però, qualche variazione nel tipo di atti abusi fisici perpetrati in funzione del genere. Inoltre, le vittime e gli autori hanno segnalato atteggiamenti e comportamenti che li differenziavano dai partecipanti senza storia di violenze fisiche simili. Queste comunicazioni includevano l’essere più ostile, possedere credenze tradizionali di genere, e la mancanza delle capacità di gestione della comunicazione e della rabbia. Un ripensamento del nostro modo di vedere l’IPV si raccomanda alla luce di questi risultati.”<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Robertson K, Murachver T.|titolo=It Takes Two to Tangle: Gender Symmetry in Intimate Partner Violence|rivista=Basic and Applied Social Psychology|volume=29|numero=|pp=109-118|doi=10.1080/01973530701331247|url=https://nzfvc.org.nz/sites/nzfvc.org.nz/files/Kirsten%20Robertson.pdf}}</ref>
Un articolo neozelandese del 2007 su ''Basic and Applied Social Psychology'' riporta:“Questo studio ha esaminato l’equivalenza della violenza intima sul partner (IPV) maschile e femminile attraverso tre campioni della popolazione neozelandese (studenti, generale e incarcerati). Inoltre, abbiamo confrontato gli atteggiamenti delle vittime e dei carnefici. I risultati hanno rivelato che, sebbene il campione degli incarcerati abbia sperimentato una maggiore frequenza di violenza, la natura dell’IPV era simile tra i campioni. Ancora più importante, i nostri risultati hanno mostrato simmetria di genere in IPV con maschi e IPV femminili essendo simili in frequenza, gravità e lesioni. C’era, però, qualche variazione nel tipo di atti abusi fisici perpetrati in funzione del genere. Inoltre, le vittime e gli autori hanno segnalato atteggiamenti e comportamenti che li differenziavano dai partecipanti senza storia di violenze fisiche simili. Queste comunicazioni includevano l’essere più ostile, possedere credenze tradizionali di genere, e la mancanza delle capacità di gestione della comunicazione e della rabbia. Un ripensamento del nostro modo di vedere l’IPV si raccomanda alla luce di questi risultati.”<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Robertson K, Murachver T.|titolo=It Takes Two to Tangle: Gender Symmetry in Intimate Partner Violence|rivista=Basic and Applied Social Psychology|volume=29|numero=|pp=109-118|doi=10.1080/01973530701331247|url=https://nzfvc.org.nz/sites/nzfvc.org.nz/files/Kirsten%20Robertson.pdf}}</ref>

Secondo lo studio del 2007 dell’''American Journal of Public Health'' si rileva che il 23% delle relazioni sono violente e che in queste relazioni violente la violenza nel 49,7% è reciproca e nel 50,3% è non reciproca, dove non è reciproca il 70,7% delle volte la violenza è perpetrata da donne mentre solo nel 29,3% da uomini.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Whitaker DJ, Haileyesus T, Swahn M, Saltzman LS.|titolo=Differences in frequency of violence and reported injury between relationships with reciprocal and nonreciprocal intimate partner violence.|rivista=Am J Public Health.|volume=|numero=|doi=10.2105/AJPH.2005.079020|url=https://www.researchgate.net/profile/Daniel_Whitaker/publication/51379171_Differences_in_Frequency_of_Violence_and_Reported_Injury_Between_Relationships_With_Reciprocal_and_Nonreciprocal_Intimate_Partner_Violence/links/553122500cf2f2a588acdd25/Differences-in-Frequency-of-Violence-and-Reported-Injury-Between-Relationships-With-Reciprocal-and-Nonreciprocal-Intimate-Partner-Violence.pdf}}</ref>


Le analisi dei dati provenienti da 32 nazioni nell' International Dating Violence Study hanno trovato uguali tassi di perpetrazione tra uomini e donne, oltre ad una dominanza di violenza reciproca in tutti e 32 i campioni, incluse le nazioni non occidentali. In aggiunta, i dati provenienti da quello studio mostrano che, all'interno di una relazione di coppia, il dominio e il controllo da parte delle donne si verifica tanto spesso quanto da parte degli uomini e sono fortemente associati alla perpetrazione di violenza sul partner sia dalle donne che dagli uomini.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Murray A. Straus|titolo=Dominance and symmetry in partner violence by male and female university students in 32 nations|rivista=Children and Youth Services Review|volume=Volume 30|numero=|pp=252–275|url=https://www.researchgate.net/profile/Volker_Handke/post/What_is_the_relationship_between_gender_and_aggression/attachment/59d6299bc49f478072e9c52b/AS:272471561834510@1441973690858/download/Murray+Straus+2007.pdf}}</ref>
Le analisi dei dati provenienti da 32 nazioni nell' International Dating Violence Study hanno trovato uguali tassi di perpetrazione tra uomini e donne, oltre ad una dominanza di violenza reciproca in tutti e 32 i campioni, incluse le nazioni non occidentali. In aggiunta, i dati provenienti da quello studio mostrano che, all'interno di una relazione di coppia, il dominio e il controllo da parte delle donne si verifica tanto spesso quanto da parte degli uomini e sono fortemente associati alla perpetrazione di violenza sul partner sia dalle donne che dagli uomini.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Murray A. Straus|titolo=Dominance and symmetry in partner violence by male and female university students in 32 nations|rivista=Children and Youth Services Review|volume=Volume 30|numero=|pp=252–275|url=https://www.researchgate.net/profile/Volker_Handke/post/What_is_the_relationship_between_gender_and_aggression/attachment/59d6299bc49f478072e9c52b/AS:272471561834510@1441973690858/download/Murray+Straus+2007.pdf}}</ref>

Uno pubblicazione del 2010 afferma:

"Il paradigma di genere è l’opinione che la maggior parte della violenza domestica (DV) sia perpetrata da maschi contro femmine (e bambini) al fine di mantenere il patriarcato. Basata sulla sociologia funzionalista, è stata la prospettiva prominente sulla DV in Nord America e in Europa occidentale, influenzando la politica di giustizia penale per la DV, la comprensione giuridica della DV, la disposizione giuridica dei perpetratori di DV a gruppi psico-educativi, e le decisioni di affidamento. L’evidenza della ricerca contraddice ogni importante principio di questo sistema di credenze: la DV femminile è più frequente della DV maschile, anche nei confronti di partner non-violenti, non vi è alcuna relazione globale di controllo per la DV, e i perpetratori di abusi che usano la violenza del partner intimo (IPV) per motivi strumentali e coercitivi sono sia maschi che femmine. La ricerca che supporta il paradigma di genere è tipicamente basata su campioni auto-selezionati (vittime da rifugi di donne e uomini appartenenti a gruppi su incarico del tribunale) e poi impropriamente generalizzati alle popolazioni della comunità. Il paradigma di genere è un sistema chiuso, che non risponde ai grandi insiemi di dati di disconferma, e prende una posizione antiscientifica coerente con una setta (...)."<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Donald|cognome=Dutton|data=2010-01-01|titolo=The Gender Paradigm and the Architecture of Antiscience|rivista=Partner Abuse|volume=1|pp=5–25|accesso=2018-05-17|doi=10.1891/1946-6560.1.1.5|url=https://www.researchgate.net/publication/233617170_The_Gender_Paradigm_and_the_Architecture_of_Antiscience}}</ref>

Uno studio del 2011 sul ''Journal of Family Violence'' fa notare come non vi siano sufficienti aiuti agli uomini vittime di violenza domestica, ma che anzi vengono estromessi dai servizi antiviolenza o fatti passare per maltrattanti. Il paper riporta che sebbene il 43,7% delle vittime maschili si rivolge a centri antiviolenza e il 23,4% a linee antiviolenza, il 78,3% dei centri antiviolenza, il 63,9% delle linee antiviolenza e il 42,9% delle risorse online rispondono loro di aiutare solo donne, il 63,9% dei centri antiviolenza, il 32,2% delle linee antiviolenza e il 18,9% delle risorse online li accusano di essere in realtà dei maltrattanti e infine il 25,4% delle linee antiviolenza e il 27,1% delle risorse online danno loro numeri che si rivelano essere per programmi di aiuto ai maltrattanti.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Douglas, E. M., Hines, D. A.|titolo=The Helpseeking Experiences of Men Who Sustain Intimate Partner Violence: An Overlooked Population and Implications for Practice.|rivista=Journal of Family Violence|volume=|numero=|doi=10.1007/s10896-011-9382-4|url=https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10896-011-9382-4}}</ref>

Uno studio del 2012 sul Journal of Interpersonal Violence su 3740 coppie cinesi, conclude che:

"I risultati supportavano una simmetria di genere nella prevalenza di IPV auto-riferita nonché un moderato accordo interconiugale nelle autovalutazioni.”<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Ko|cognome=Ling Chan|data=2011-09-13|titolo=Gender Symmetry in the Self-Reporting of Intimate Partner Violence|rivista=Journal of interpersonal violence|volume=27|pp=263–86|accesso=2018-05-17|doi=10.1177/0886260511416463|url=https://www.researchgate.net/publication/51645651_Gender_Symmetry_in_the_Self-Reporting_of_Intimate_Partner_Violence}}</ref>


Una ricerca del 2012 di 111 studi, pubblicata sulla rivista peer-reviewed “''Partner Abuse''”, ha stimato che vi fosse una percentuale di circa il 24,8% di perpetrazione di violenza nelle coppie, e che la violenza domestica era commessa leggermente più dalle donne che dagli uomini siccome 1 donna su 4 (il 28,3%) risultava aver commesso atti di violenza sul partner e 1 uomo su 5 (il 21,6%) aveva commesso atti di violenza sulla partner.<ref>{{Cita pubblicazione|autore= S.L. Desmarais|etal=si| titolo=Prevalence of physical violence in intimate relationships, part 2: rates of male and female perpetration|rivista=Partner Abuse 2012|numero=3|lingua=en|url=http://domesticviolenceresearch.org/pdf/PASK.Tables2.Revised.pdf}}</ref>
Una ricerca del 2012 di 111 studi, pubblicata sulla rivista peer-reviewed “''Partner Abuse''”, ha stimato che vi fosse una percentuale di circa il 24,8% di perpetrazione di violenza nelle coppie, e che la violenza domestica era commessa leggermente più dalle donne che dagli uomini siccome 1 donna su 4 (il 28,3%) risultava aver commesso atti di violenza sul partner e 1 uomo su 5 (il 21,6%) aveva commesso atti di violenza sulla partner.<ref>{{Cita pubblicazione|autore= S.L. Desmarais|etal=si| titolo=Prevalence of physical violence in intimate relationships, part 2: rates of male and female perpetration|rivista=Partner Abuse 2012|numero=3|lingua=en|url=http://domesticviolenceresearch.org/pdf/PASK.Tables2.Revised.pdf}}</ref>

Versione delle 15:00, 17 mag 2018

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Violenza contro gli uomini è un'espressione usata da alcuni ricercatori per raggruppare vari fenomeni di violenza contro gli uomini,[1][2][3] tra cui le violenze intrafamiliari, la violenza sessuale, la violenza di genere e gli abusi su minori.[4][5][6][7]

Alcuni ricercatori ritengono che la violenza contro gli uomini sia un serio problema sociale, oggetto di meno attenzione che la violenza contro le donne;[8] e che sia un fenomeno diverso dalla violenza sulle donne per natura, contesto e modalità di studio.[9][10][11]

Tra le ragioni per cui la violenza contro gli uomini sarebbe considerata un tabù sociale, viene indicato lo stereotipo dell'uomo come sesso forte,[9][12] che porterebbe a una scarsità di studi sulla violenza delle donne contro gli uomini, sebbene esistano.[13]

Secondo alcuni autori, gli uomini sarebbero sottorappresentati come vittime[14][15] e sovrarappresentati come autori di violenze.[16][17]

La violenza sessuale contro gli uomini è trattata in modo diverso a seconda delle società e dei contesti in cui viene affrontata. Gli studi sostengono che, «per ridurre e prevenire la violenza sessuale contro gli uomini nelle situazioni di conflitto, il diritto internazionale dovrebbe essere interpretato, applicato e rinforzato in modo da delegittimare le concezioni pregiudizievoli e discriminatorie di genere, sesso e (omo) sessualità che spesso alimentano tale tipo di violenza».[18][19][20][21]

Il problema della violenza contro gli uomini è stato oggetto di dibattito presso il Consiglio d'Europa, ove essa è stata definita una "violazione dei diritti umani, ma anche un ostacolo all'eguaglianza tra donne e uomini" ("violation of human rights, but also as an obstacle to equality between women and men").[22]

Secondo il documento del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, "la violenza tra uomini è spesso legata a rigide norme di genere e a dinamiche di potere". La forma più estrema di violenza è l'omicidio. La World Health Organization stima che l'80 per cento delle vittime di omicidi sono maschi, e che è da tre a sei volte più probabile che gli autori siano uomini piuttosto che donne".[4]

La violenza di genere al maschile

Durante il massacro di Srebrenica furono uccisi 8372 uomini e 7 donne; l'attacco era rivolto specificamente ad eliminare gli uomini adulti della città[23]

L'attenzione degli studiosi in ambito di violenza di genere è stata maggiormente rivolta alla violenza sulle donne, mentre quella contro gli uomini è stata presa in esame solo di recente.[24][25] Il termine violenza di genere viene quindi applicato per riferirsi ad atti violenti contro entrambi i generi, maschile e femminile[25][26].

Raffigurazione della distribuzione di penne bianche durante la Prima Guerra Mondiale da parte di suffragette per indurre vergogna negli uomini che non erano nell'esercito

Il Foreign Office britannico collaborò nel 2014 con l'Institute for International Criminal Investigations, che nell'ambito della Preventing Sexual Violence Initiative, stilò delle linee guida per l'investigazione sui casi di violenza contro gli uomini in contesti di guerra.[27] In tali situazioni, infatti, la maggior parte delle violenze commesse ai danni di civili, uomini e ragazzi, si configura come violenza di genere[28].

Diversi studiosi, dell'area ideologica femminista[19], affermano che nessun tipo di violenza contro gli uomini possa essere considerata violenza di genere e mantengono l'esclusività del temine solo per quella esercitata nei confronti delle donne[19], ponendo come riferimento il testo della Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993[29][30]; altri ricercatori invece sostengono che essa sia un concetto più ampio che includa qualsiasi tipo di violenza fisica o psicologica praticata contro qualsiasi persona in base al suo sesso o genere[25][31][32][33][34]. In conformità con le Nazioni Unite, il termine è utilizzato «per distinguere la violenza comune da quella diretta a individui o gruppi in base al loro genere»[25][35], approccio condiviso da Human Rights Watch in diversi studi effettuati negli ultimi anni[36][37] e dallo Statuto di Roma in cui si indica che il termine si applica ad entrambi i sessi[25][38][39].

Questo tipo di violenza evidenzia caratteristiche differenti rispetto ad altri tipi di violenza interpersonale,[40] e anche se comunemente viene associata alla violenza contro la donna, pur non essendone un sinonimo,[41][42] la violenza di genere è un problema che include anche i maschi[25]: violenze sessuali contro detenuti, prostituzione forzata, sfruttamento del lavoro, tortura in tempo di guerra, traffico di esseri umani, molestie in organizzazioni maschili e aggressioni nei confronti di omosessuali, bisessuali o transgender[43].

Un esempio di violenza di genere del passato rivolta contro i soli uomini, secondo l'ottica più inclusiva, può essere il fenomeno della penna bianca dove durante la Grande Guerra si cercava di indurre alla vergogna gli uomini che non si erano arruolati come soldati con una forma di violenza psicologica.

Violenza domestica

"Femme battant son mari", illustrazione di Albrecht Dürer

Da uno studio del 1987 sul Journal of Interpersonal Violence sui correlati dell'aggressività nel corteggiamento in un campione di 408 studenti universitari statunitensi è emerso che: "circa il 30% degli uomini e il 32% delle donne hanno riportato di aver impiegato qualche forma di aggressione fisica contro il proprio partner. Inoltre, il 49% degli uomini e il 26% delle donne hanno riferito di essere vittime di aggressioni fisiche dai loro attuali partner."[44]

Uno studio del 1988 sul Journal of Interpersonal Violence “ha confrontato l’incidenza riportata tra i maschi e le femmine di dominanza-possessività, la pressione sessuale, e l’uso della forza fisica da parte di un partner per un campione di 130 studenti universitari sposati e 130 studenti universitari in relazioni. (…) I maschi avevano la stessa probabilità delle femmine di riferire che il partner intraprendesse questi comportamenti, e questo si applicava sia agli studenti sposati che a quelli in una relazione”.[45]

Uno studio successivo del 1989 pubblicato su "Aggressive Behavior", con un campione di 400 ragazzi fra i 15 e i 18 anni spagnoli e inglesi, ha concluso che "Un'alta incidenza di qualche forma di violenza è stata riscontrata, con donne che mostrano livelli più elevati rispetto agli uomini, replicando così precedenti conclusioni degli Stati Uniti basati sui report delle vittime".[46]

Uno studio del 1990 sulla rivista “Gender & Society” afferma:“Gran parte della violenza tra partner sposati si è verificata nelle coppie in cui entrambi i partner sono stati riportati come autori, e le donne così come gli uomini commettevano atti di violenza nelle coppie sposate”.[47]

La stessa rivista “Aggressive Behavior”, ha riscontrato, in uno studio successivo del 1996, su un campione di 1978 uomini e donne eterosessuali nel Regno Unito, che mentre gli uomini erano vittime di violenza nel 18% dei casi prendendo in considerazione tutte le relazioni e nell'11% nell'attuale relazione, le donne erano vittime di violenza nel 13% prendendo in considerazione tutte le relazioni e nel 5% nell'attuale relazione. Inoltre gli stessi dati hanno rilevato che, prendendo in considerazione tutte le relazioni, il 10% d egli uomini e l'11% delle donne avevano commesso atti violenti nei riguardi del proprio partner[48].

I ricercatori Mc Neely e Mann dopo aver svolto un'indagine sulla violenza domestica nel 1990, con i risultati pubblicati nel 2001, osservano che: “Questi risultati sono stati, e sono, sorprendenti per gli osservatori casuali del fenomeno della violenza domestica. Questo perché le persone hanno difficoltà con il concetto di donne che infliggono ferite agli uomini perché gli uomini, in media, sono più grandi, più forti e più abili a combattere. Ma la dimensione e la forza dell’uomo medio vengono neutralizzate da pistole e coltelli, acqua bollente, attizzatoi per il camino, mattoni, e mazze da baseball. Molti non riescono a rendersi conto che le aggressioni domestiche non comportano correttezza pugilistica, o a considerare che gli attacchi si possono verificare quando i maschi sono addormentati, o incapacitati dall'alcol, dall'età o dalle infermità"[49].

Ulteriormente, da uno studio scientifico pubblicato nel 2002 risulterebbe che “Approssimativamente, la stessa percentuale di maschi e femmine commettono violenza all'interno delle loro relazioni (...), e la violenza perpetrata da femmine non può essere sempre scartata come auto-difesa (…), sia maschi che femmine avevano uguale probabilità di tirare il primo colpo in caso di abuso coniugale. Inoltre, diversi studi hanno mostrato che approssimativamente nel 25% delle relazioni, il maschio è il solo perpetratore di violenza, circa nel 25% delle relazioni, la femmina è la sola perpetratrice di violenza; e approssimativamente nel 50% delle relazioni, la violenza è reciproca”[50].

Allo stesso modo, una pubblicazione del 2004 sul Journal of Family Violence, nella quale viene esaminato un campione di 45 donne e 45 uomini arrestati per violenze domestiche fra il 1996 ed il 1998, affermerebbe che "Contrariamente alla nostra ipotesi, non c'era differenza nella percentuale di donne e uomini che avevano inflitto lesioni gravi o estreme ai loro partner (omissis). Queste lesioni, che richiedevano attenzione medica, includevano contusioni, ossa rotte e ferite da coltello (...). Così, quando le donne infliggevano lesioni gravi ai loro partner, nella maggior parte dei casi usavano un'arma o un oggetto. Al contrario, gli uomini che infliggevano questo stesso grado di lesione erano più propensi ad usare aggressioni fisiche per colpire le loro vittime".[51]

Una review del 2004 su Review of General Psychology afferma:“L’aggressione diretta, soprattutto fisica, era molto comune nei maschi e nelle femmine di tutte le età del campione, era coerente tra le culture, e si verificava fin dalla prima infanzia, mostrando un picco tra i 20 e i 30 anni. La rabbia non ha mostrato differenze tra i sessi.”[52]

Nel 2005 sulla rivista peer-reviewed “Violence and Victims” è risultato che in un campione di 450 studenti universitari, uomini e donne erano ugualmente autori di violenza sul partner. L'unica differenza era che le donne avevano il doppio di possibilità di usare violenza grave verso i loro partner (15,11 vs 7,41%)[53].

Un articolo neozelandese del 2007 su Basic and Applied Social Psychology riporta:“Questo studio ha esaminato l’equivalenza della violenza intima sul partner (IPV) maschile e femminile attraverso tre campioni della popolazione neozelandese (studenti, generale e incarcerati). Inoltre, abbiamo confrontato gli atteggiamenti delle vittime e dei carnefici. I risultati hanno rivelato che, sebbene il campione degli incarcerati abbia sperimentato una maggiore frequenza di violenza, la natura dell’IPV era simile tra i campioni. Ancora più importante, i nostri risultati hanno mostrato simmetria di genere in IPV con maschi e IPV femminili essendo simili in frequenza, gravità e lesioni. C’era, però, qualche variazione nel tipo di atti abusi fisici perpetrati in funzione del genere. Inoltre, le vittime e gli autori hanno segnalato atteggiamenti e comportamenti che li differenziavano dai partecipanti senza storia di violenze fisiche simili. Queste comunicazioni includevano l’essere più ostile, possedere credenze tradizionali di genere, e la mancanza delle capacità di gestione della comunicazione e della rabbia. Un ripensamento del nostro modo di vedere l’IPV si raccomanda alla luce di questi risultati.”[54]

Secondo lo studio del 2007 dell’American Journal of Public Health si rileva che il 23% delle relazioni sono violente e che in queste relazioni violente la violenza nel 49,7% è reciproca e nel 50,3% è non reciproca, dove non è reciproca il 70,7% delle volte la violenza è perpetrata da donne mentre solo nel 29,3% da uomini.[55]

Le analisi dei dati provenienti da 32 nazioni nell' International Dating Violence Study hanno trovato uguali tassi di perpetrazione tra uomini e donne, oltre ad una dominanza di violenza reciproca in tutti e 32 i campioni, incluse le nazioni non occidentali. In aggiunta, i dati provenienti da quello studio mostrano che, all'interno di una relazione di coppia, il dominio e il controllo da parte delle donne si verifica tanto spesso quanto da parte degli uomini e sono fortemente associati alla perpetrazione di violenza sul partner sia dalle donne che dagli uomini.[56]

Uno pubblicazione del 2010 afferma:

"Il paradigma di genere è l’opinione che la maggior parte della violenza domestica (DV) sia perpetrata da maschi contro femmine (e bambini) al fine di mantenere il patriarcato. Basata sulla sociologia funzionalista, è stata la prospettiva prominente sulla DV in Nord America e in Europa occidentale, influenzando la politica di giustizia penale per la DV, la comprensione giuridica della DV, la disposizione giuridica dei perpetratori di DV a gruppi psico-educativi, e le decisioni di affidamento. L’evidenza della ricerca contraddice ogni importante principio di questo sistema di credenze: la DV femminile è più frequente della DV maschile, anche nei confronti di partner non-violenti, non vi è alcuna relazione globale di controllo per la DV, e i perpetratori di abusi che usano la violenza del partner intimo (IPV) per motivi strumentali e coercitivi sono sia maschi che femmine. La ricerca che supporta il paradigma di genere è tipicamente basata su campioni auto-selezionati (vittime da rifugi di donne e uomini appartenenti a gruppi su incarico del tribunale) e poi impropriamente generalizzati alle popolazioni della comunità. Il paradigma di genere è un sistema chiuso, che non risponde ai grandi insiemi di dati di disconferma, e prende una posizione antiscientifica coerente con una setta (...)."[57]

Uno studio del 2011 sul Journal of Family Violence fa notare come non vi siano sufficienti aiuti agli uomini vittime di violenza domestica, ma che anzi vengono estromessi dai servizi antiviolenza o fatti passare per maltrattanti. Il paper riporta che sebbene il 43,7% delle vittime maschili si rivolge a centri antiviolenza e il 23,4% a linee antiviolenza, il 78,3% dei centri antiviolenza, il 63,9% delle linee antiviolenza e il 42,9% delle risorse online rispondono loro di aiutare solo donne, il 63,9% dei centri antiviolenza, il 32,2% delle linee antiviolenza e il 18,9% delle risorse online li accusano di essere in realtà dei maltrattanti e infine il 25,4% delle linee antiviolenza e il 27,1% delle risorse online danno loro numeri che si rivelano essere per programmi di aiuto ai maltrattanti.[58]

Uno studio del 2012 sul Journal of Interpersonal Violence su 3740 coppie cinesi, conclude che:

"I risultati supportavano una simmetria di genere nella prevalenza di IPV auto-riferita nonché un moderato accordo interconiugale nelle autovalutazioni.”[59]

Una ricerca del 2012 di 111 studi, pubblicata sulla rivista peer-reviewed “Partner Abuse”, ha stimato che vi fosse una percentuale di circa il 24,8% di perpetrazione di violenza nelle coppie, e che la violenza domestica era commessa leggermente più dalle donne che dagli uomini siccome 1 donna su 4 (il 28,3%) risultava aver commesso atti di violenza sul partner e 1 uomo su 5 (il 21,6%) aveva commesso atti di violenza sulla partner.[60]

Indagini nazionali statunitensi ritengono che la violenza reciproca, abbinata per livello di gravità, sia la forma più comune), e che la violenza domestica femminile contro un maschio non-violento (percosse verso il marito) è 2,5 volte più comune delle percosse verso la moglie.[61]

Il "Partner Abuse State of Knowledge Project" (PASK)[62] del 2013, pubblicato dal Domestic Violence Research Group[63] ha sancito che uomini e donne sono autori e vittime di violenza domestica in egual numero[64].

Secondo una ricerca statunitense sulla Intimate Partner Violence dal 1980, dove la proporzione di omicidio per genere nella violenza domestica era del 69% a danno della moglie, si è passati ad una sostanziale parità di genere ucciso nel 2013[65]

Violenza sessuale

Ricerche sulla violenza sessuale a danno degli uomini

Nel 1994 è stato condotto uno studio su 462 studenti universitari della California del Sud: «Un campione prevalentemente eterosessuale di 204 studenti universitari maschi è stato invitato a segnalare episodi di contatto sessuale o rapporto sessuale sotto pressione o forzato dall'età di 16 anni in poi» Il risultato dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Sexuality and Culture" riporta che circa il 34% ha indicato di aver ricevuto contatto sessuale coercitivo: il 24% da donne, il 4% da uomini, e il 6% da entrambi i sessi. Il contatto includeva solo tocco sessuale per il 12% e rapporto sessuale per il 22%.[66]

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che la prevalenza di abusi sessuali infantili nei confronti dei maschi sia del 7,6% a livello mondiale. Un risultato simile è fornito da una meta-analisi del 2009 riguardante 22 paesi, in cui è stato rilevato che, in media, il 7,9% degli uomini aveva subito abusi sessuali durante l'infanzia. Altre ricerche suggeriscono che dal 3 al 17 per cento dei maschi ha subito abusi sessuali prima dei 18 anni[67]. Una ricerca internazionale sull'abuso sessuale infantile ha dimostrato che i ragazzi hanno più probabilità rispetto alle ragazze di essere vittime di abusi da parte di un non appartenente alla famiglia. Gli autori sono spesso uomini anziani eterosessuali, che non hanno nessun legame di parentela con le loro vittime[67].

Stupri di donne su uomini

In un campione di circa 400 giovani uomini circa il 30% ha riportato di essere stato oggetto di interazioni sessuali non desiderate.[68] Per far fronte a questo problema la legislazione statunitense ha promulgato leggi in materia per sancire un'uguaglianza di trattamento al di là del genere della vittima[69].

Negli Stati Uniti vi sono stati casi celebri di violenza sessuale su minori maschi da parte di donne adulte: tra questi quelli di Mary Kay Letourneau e Debra Lafave.

Inoltre, a causa degli stereotipi di genere che vedono gli uomini come parte attiva nella ricerca dell'attività sessuale, gli uomini vittime di violenza sessuale da parte di stupratrici donne, se queste restano incinte, possono essere costretti a mantenere fino al diciottesimo anno d'età un figlio che non hanno mai voluto. Simili casi si sono verificati negli Stati Uniti d'America.[70][71][72].

Violenza sessuale nelle carceri

Diversi autori concordano sul fatto che nei penitenziari si verificano più violenze sugli uomini che sulle donne, anche se ci sono disaccordi su questo punto. Secondo tre pubblicazioni indipendenti citati da Alex Thio e Jim Taylor nel 2011, lo stupro di donne nelle carceri, a livello globale, è proporzionalmente equivalente a quello delle donne in generale, in qualsiasi ambito. Al contrario, un uomo su cinque che entra in carcere viene violentato prima di scontare la sua pena, percentuale questa superiore al 3,8% degli uomini che sono vittime di violenza durante il corso della loro vita.[73] Secondo l'autore, ci sono tre ragioni che possono spiegare questo fenomeno: la poca empatia per i prigionieri da parte della società, la mancanza di una punizione per gli stupratori sessuali e la mancata separazione di questi dai prigionieri più sottomessi.[73] Secondo il "Rapporto mondiale su violenza e salute" della Pan American Health Organization, la violenza sessuale nelle carceri avviene soprattutto tra i detenuti come un modo per stabilire gerarchie, rispetto e punizioni. Tuttavia sono anche stati riportati casi dove i detenuti sono costretti dalle autorità a violentarsi l'un l'altro per "divertimento", o sono costretti a fare favori sessuali o a essere "puniti" sessualmente.[74]

Violenze sessuali in regioni di guerra

Diversi autori trattano degli aspetti del diritto internazionale di un evento ampiamente non riconosciuto nei conflitti armati: la violenza sessuale contro gli uomini. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha analizzato il fenomeno della violenza sessuale commessa contro maschi adulti e ragazzi in zone di conflitto, spiegando come il fenomeno della violenza sessuale contro i maschi in guerra sia sottovalutato, molto frequente e legato a specifiche esigenze di umiliazione di genere della vittima[67].

L'ONU ha dedicato un forum apposito all'analisi del problema ed in particolare al fenomeno della mancata denuncia da parte delle vittime, che vivono il crimine subito come una forma di umiliazione in ragione della tradizionale rappresentazione della donna stuprata come una vittima e dell'uomo stuprato come meritevole di derisione, in quanto non in grado di assolvere al suo ruolo di genere.[75]

Dello stesso parere è l’Halsbury’s Law Exchange, think tank inglese prestigioso, che ha pubblicato una studio sull'argomento che giunge alle stesse conclusioni[76], sottolineando a pag. 5 dello studio che “gli uomini sono particolarmente vulnerabili alle aggressioni sessuali in zone di conflitto. Come l'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari dell'ONU ha sottolineato, la maggior parte degli esperti concorda che l'attività investigativa porta a far emergere violenze sessuali di uomini su uomini - nella forma di stupro, tortura sessuale, violenza genitale e umiliazione sessuale - nella maggior parte dei conflitti" e che "le esperienze maschili di aggressione sessuali sono state messe per la maggior parte a tacere".

Aggressioni con acido

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William Pezzullo vittima di un attacco con acido nel 2012.

Una revisione della letteratura del 2007 ha analizzato 24 studi in 13 paesi negli ultimi 40 anni, coprendo 771 casi. Nei casi studiati, gli uomini sembrano più frequentemente vittime in ogni paese, ad eccezione del Bangladesh e di Taiwan, con un rapporto uomo/donna che varia da 0.15:1 in Bangladesh a 6.14: 1 nel Regno Unito[77].

Studi recenti sugli attacchi con acido in Cambogia hanno rilevato che le vittime erano quasi egualmente rappresentati: 48,4% uomini e 51,6% donne[78]. Risultati simili si hanno in Uganda: il 57% delle vittime sono donne e il 43% uomini[79]. In Nigeria i risultati sono inversi, i maschi risultano essere i più colpiti: il 60% dei pazienti sfigurati era di sesso maschile mentre il 40% di sesso femminile[80]. In Pakistan nel 2014 il 40% delle vittime erano uomini o ragazzi[81].

I risultati di alcune statistiche mostrano che il rapporto di vittime maschili a Londra nel 2016 era di 4 su 5 vittime assalite[82], nel 2017 il 72% delle vittime erano uomini[83].

La mancanza di forza necessaria per usare l'acido potrebbe spiegare il suo utilizzo tra le donne che perpetrano violenza domestica. Alcuni studi hanno riportato donne che lanciano acido o liquido bollente nei confronti dei loro partner di sesso maschili, che sono accusati di infedeltà, principalmente mirando alla faccia o alla regione genitale. Spesso l'aggressione non viene riportata volontariamente dalle vittime, se non specificamente richiesto dal team medico. Ciò si adatta ad altri studi su vittime maschili di violenza interpersonale, che hanno riportato che la maggior parte degli uomini non riferisce gli abusi alle autorità o non consulta un medico. Ciò potrebbe significare che la prevalenza di questi attacchi è spesso sottostimata e quindi non riconosciuta[84].

Circoncisione forzata

Nell'illustrazione è raffigurata una cintura chiudibile a chiave, con un tubo per l'inserimento del pene. Usa spuntoni, scosse elettriche e un campanello d'allarme come punizione per le erezioni. Fu brevettato nel 1903 per prevenire la masturbazione ed emissioni notturne.

La circoncisione maschile non necessaria è considerata da diversi gruppi come una forma di violenza contro giovani uomini e ragazzi[85][86]. La Corte penale internazionale considera la circoncisione forzata un "atto inumano"[85]. Alcune sentenze giudiziarie hanno rilevato che si tratta di una violazione dei diritti del bambino[87]. In alcuni paesi, come Australia, Bangladesh, Canada, Indonesia, Pakistan, Filippine, Corea del Sud, Turchia e Stati Uniti, i maschi appena nati vengono regolarmente circoncisi senza il consenso del bambino[88][89]. Inoltre, in alcune religioni, come quella ebraica e musulmana è usanza circoncidere i ragazzi in giovane età[90]. Lo stesso accade in alcune religioni cristiane come quella copta e ortodossa etiope[89][91]. Anche in Africa, avvengono circoncisioni forzate e violente[92][93].

Qualsiasi taglio dei genitali femminili, noto anche come mutilazioni genitali femminili, è stato vietato nella maggior parte dei paesi occidentali, iniziando in Svezia nel 1982 e negli Stati Uniti nel 1997[94]. Tuttavia ancora oggi, la circoncisione maschile è legale in tutto il mondo[88].

Sebbene una sentenza del 2012 in Germania abbia messo in discussione la pratica della circoncisione maschile, definendo la circoncisione "un grave danno fisico", il parlamento tedesco ha approvato una legge per mantenere legale la circoncisione dei ragazzi[95].

Stermini di massa

In situazioni di violenza strutturale, che includono guerre e genocidi, uomini e ragazzi sono spesso catturati e assassinati.[96] Durante la guerra del Kosovo, è stato stimato che le vittime civili di sesso maschile costituivano più del 90% del totale delle vittime.[96] Altri esempi di stermini di massa di civili maschi sono avvenuti anche durante la repressione politica in Unione Sovietica.[96]

Uomini e ragazzi non combattenti sono stati, e continuano ad essere, gli obiettivi più frequenti degli stermini di massa e dei genocidi, così come altre atrocità e abusi su minori.[97] Gendercide Watch, un gruppo indipendente per i diritti umani, ha documentato multipli stermini di massa contro il genere maschile (uomini e ragazzi maschi), come nel genocidio curdo,[98] conosciuto come operazione al-Anfal, (Kurdistan, 1988), nel genocidio armeno (1915-1917)[99] e nel genocidio del Ruanda (1994).[100] La coscrizione forzata può anch'essa essere considerata come una violenza contro gli uomini in base al genere.[101]

Stalking e atti persecutori a danno di uomini

Un'altra tematica inerente la violenza subita anche dagli uomini è quella inerente il fenomeno dello stalking:

Sebbene più raramente nel caso di stalking femminile vi sia un'escalation che porta alla violenza fisica, tuttavia la stalker donna si contraddistingue per l'elevato livello di caparbietà ed insistenza, perpetrando una forma di stalking nei confronti della vittima di tipo emotivo e silente, ma cionondimeno logorante a livello psicologico.[102]

Australia

Secondo uno studio sullo stalking, tramite questionario posto ad un gruppo di 3700 persone scelte casualmente, il 25 % delle vittime che hanno riportato di aver sofferto episodi di stalking era di genere maschile.[103]

India

Secondo il codice penale indiano, un uomo non può essere vittima del reato di stalking, ma solo perpetratore[104].

Italia

Si è rilevato che dall'introduzione di questo reato nel 2009 nell'ordinamento italiano, a perpetrarlo risulta essere una donna nel 33% dei casi[105][102].

Regno Unito

Nel Regno Unito, gli uomini che si rivolgono alle help-line per fronteggiare episodi di stalking, costituirebbero un quarto delle richieste d'aiuto totali.[106]

Nel 2010-2011, risulterebbe che gli uomini vittima di stalking costituiscano il 43 % del totale[107].

Dal 2014 al 2017 risultano essere pervenute 1.800 richieste di aiuto per casi di stalking aventi come vittime uomini, nel 53% di questi casi, l'artefice di stalking era una donna.[108]

Stati Uniti

Una ricerca della CDC del 2011 su un campione di 6.397 uomini intervistati stima che il 5.7 % degli uomini (ovverosia all'incirca 6.5 milioni) abbia subito una forma di stalking nella propria vita. Rispetto alla controparte femminile, risulterebbe che gli uomini subiscono stalking a livello sostanzialmente uguale da parte di altri uomini e da parte di donne.[109]

Percezione sociale della violenza e riluttanza maschile alla denuncia

Disegno in stile Kalighat, "Woman Striking Man With Broom" (Calcutta, India, 1875).

A livello sociale la sensibilizzazione è prevalente qualora, in caso di violenza, la vittima sia di genere femminile; tale fenomeno considera come eccezioni i casi in cui la vittima sia di genere diverso, nonostante i dati statistici di numerosi studi e survey evidenzino il contrario.[22][110][111] Tale fenomeno ha generato una "familiarizzazione" con tale visione, nonché la "normalizzazione" della violenza femminile, diminuendo parallelamente l'allarme sociale.[110]

È rilevato che gli uomini vittime di violenza domestica sono spesso riluttanti a denunciare la violenza subita o a rivolgere richieste di aiuto a terze persone o enti preposti. Questa situazione può essersi configurata nel tempo riflettendo lo stereotipo secondo cui solo gli uomini praticano la violenza domestica senza mai esserne vittime[112]. Come in altre forme di violenza contro gli uomini, quella tra partner è generalmente meno percepita nella società quando le vittime sono proprio i maschi[113]. La violenza esercitata dalle donne contro gli uomini è comunemente banalizzata in ragione del fatto che il fisico femminile è ritenuto più debole e in tali casi, l'uso di oggetti e armi pericolosi viene omesso nelle denunce. Le ricerche, sin dal 1970, hanno identificato problemi di parzialità, percepiti e reali, quando sia stata coinvolta la polizia e la vittima maschile sia stata screditata anche se rinvenuta ferita[114].

Dati ufficiali nel Regno Unito rilevano che la violenza fra patner sia all'incirca pari al 50% per entrambi i generi, ma che solo il 10% delle vittime maschili denunci gli episodi alle autorità, principalmente a causa di tabù e paure di incomprensioni create da una cultura di aspettative virili[115]. Circa due milioni di persone di età compresa tra i 16 e i 59 anni hanno riferito al Crime Survey for England and Wales di essere state vittime di violenza domestica e il 79% non ha denunciato il proprio partner o ex partner. Di queste, circa 1.2 milioni erano donne e 713.000 erano uomini[116]. Una ricerca canadese ha evidenziato che gli uomini avevano il 22% di probabilità in più rispetto alle donne di essere vittime di violenza nella loro attuale relazione[117]. Stemple e Meyer riscontrarono nei loro studi che la violenza sessuale sugli uomini da parte delle donne fosse poco studiata o non riconosciuta affatto[118], mentre altri studi evidenziano che le forme di abusi sugli uomini siano in gran parte di tipo psicologico[119].

Il National Center for Injury Prevention e il Control of the Centers for Disease Control and Prevention in un rapporto del 2010 riportano come gli uomini statunitensi che affermano di essere stati stuprati sono l'1,8% (1 su 71, mentre le donne che riportano analoga violenza sono il 18,3 cioè 1 su 5).[120]

Uno studio statunitense ha rilevato l'esistenza di un alto livello di accettazione da parte delle donne della violenza contro gli uomini.[121]

Costituisce un problema nello studiare il fenomeno il silenzio e il senso di vergogna che caratterizzano la vittima maschile di abusi,[22][110][122] a ciò si aggiunge l'incertezza tra gli studiosi nel dare definizioni univoche di "abuso domestico".[110]

Le teorie che affermano che le donne sono tanto violente quanto gli uomini sono state definite teorie della simmetria di genere.[123][124][125]

Straus e Gelles, analizzando la violenza entro le coppie sposate, hanno rilevato che nel 27% dei casi è il maschio a commettere la prima violenza; nel 24% è la femmina; nei rimanenti casi la violenza è reciproca, con entrambi i compagni che si abusano l'un l'altro.[126]

Martin S. Fiebert del Department of Psychology dell'Università della California ha compilato una bibliografia commentata di 286 ricerche accademiche compiute sugli abusi matrimoniali compiuti contro i compagni, giungendo alla conclusione che la violenza femminile sia equiparabile se non superiore rispetto a quella maschile nelle relazioni di coppia e matrimoniali ("women are as physically aggressive or more aggressive than men in their relationships with their spouses or male partners"; "le donne sono fisicamente aggressive quanto o più degli uomini nelle loro relazioni verso i coniugi o compagni maschi").[127] In un articolo sul Los Angeles Times sulle vittime maschili di violenze domestiche, Fiebert afferma che vi è "consenso sul fatto che le donne agiscano quanto l'uomo nell'aggredire fisicamente il proprio partner", ma che le donne hanno più probabilità di essere ferite.[128]

John Archer del Department of Psychology dell'University of Central Lancashire nel Regno Unito, commentando un proprio studio dal quale si evince che il 35% delle violenze domestiche negli USA ha per vittime uomini, afferma:

«La presente analisi indica che gli uomini sono tra coloro che sono oggetto di aggressione fisica. Risulta non risolta la questione del fino a che punto questo fenomeno richieda l'adozione della nozione di abuso reciproco o dell'equivalente maschile della "donna maltrattata". Entrambe suscitano perplessità. Straus (1997) ha avvertito dei pericoli insiti - specialmente per le donne - in forme di aggressione fisica divenute di routine nei rapporti di coppia. Gli "uomini maltrattati" - coloro oggetto di violenze sistematiche e protratte - verosimilmente soffriranno danni fisici e psicologici, assieme a problemi specifici associati con una mancanza di riconoscimento della loro condizione (George and George, 1998). Nell'approcciarsi a questi problemi non ci si deve astenere dal continuare a porre attenzione al problema delle "donne maltrattate".»

Per quanto riguarda il rapporto verso i figli, donne e uomini commettono almeno lo stesso numero di infanticidi,[130] mentre, secondo uno studio del Dipartimento Statunitense della Salute pubblicato nel dicembre 2013, il maltrattamento ai bambini è perpetrato nel 53.5% da donne e nel 45.3% da uomini (nell'1.1% il genere era sconosciuto).[131]

Nei casi di violenza di genere, giocano un ruolo altri fattori quali la classe sociale, la cultura, la religione, la dimensione ideologica. Tuttavia il ruolo dei comportamenti sessisti in correlazione con la violenza domestica hanno dato risultati contrastanti.[132][133]

Uno studio del 1997 ha dimostrato come una percentuale notevolmente maggiore di uomini rispetto alle donne tenda a non rivelare l'identità del proprio aggressore.[134] Una ricerca del 2009, mostrerebbe come ci sarebbe una maggiore accettazione degli abusi perpetrati dalle donne rispetto a quelli perpetrati dagli uomini.[135]

Diversi studi sulle attitudini sociali mostrano che la violenza è percepita in maniera più o meno seria a seconda del genere della vittima e dell'autore.[136][137][138] Secondo uno studio apparso sulla rivista Aggressive Behavior, la violenza contro le donne aveva circa un terzo di probabilità in più di essere denunciata da terze parti alla polizia indipendentemente dal genere dell'aggressore,[139] sebbene la maggior probabilità di essere denunciata, fosse quella che vedeva una donna come vittima e un uomo come autore.[139] L'uso di stereotipi da parte delle forze dell'ordine è un problema riconosciuto[140] e la studiosa di diritto internazionale Solange Mouthaan sostiene che, in scenari di conflitto, la violenza sessuale ai danni degli uomini sia stata ignorata in favore di una maggiore attenzione su quella contro le donne e i bambini[141]. Una spiegazione per questa differenza è che la forza fisica che gli uomini esercitano sulle donne rende le persone più propense a condannare questo tipo di violenza[142]. Il concetto di sopravvissuti alla violenza di sesso maschile va contro la percezione sociale del ruolo di genere dell'uomo e porta ad un basso riconoscimento e a poche disposizioni legali[143]. Spesso non c'è un impianto legale per perseguire una donna quando commette violenza nei confronti di un uomo[144]. Richard Felson contesta il presupposto secondo cui la violenza sulle donne è diversa da quella contro gli uomini. Gli stessi motivi giocano un ruolo simile in quasi tutti gli episodi di violenza indipendentemente dal genere: il desiderio di ottenere il controllo o una retribuzione e l'intento di promuovere o difendere l'immagine di sé[145].

La giornalista Cathy Young, scrivendo per la rivista Time, ha criticato il movimento femminista per non aver fatto abbastanza per contestare i doppi standard nel trattamento delle vittime maschili di abusi fisici e sessuali[146].

In molti casi di violenza di genere ai danni degli uomini, come ad esempio in seguito agli episodi avvenuti durante la guerra nella Repubblica Democratica del Congo, non vi è stata alcuna denuncia da parte delle vittime per via di vari fattori sociali e culturali associati alle aggressioni sessuali, tra cui la "vergogna del sopravvissuto", paura di rappresaglie da parte degli esecutori e lo stigma della comunità[147]

In Italia, un'iniziativa della associazione DonnaMadre a Pergine è stata oggetto di polemiche telefoniche e via e-mail poiché prevedeva nel programma l’evento “Uomini soli. Quando a uccidere sono le donne[148]

Diffusione del fenomeno

Americhe

Canada

In Canada è stato rilevato (2007) che il 7% delle donne ed il 6% degli uomini sono stati oggetto di abusi dal partner e che le vittime femminili di violenze domestiche matrimoniali si sono ferite in più del doppio dei casi con vittime maschili, hanno temuto per la propria vita nel triplo dei casi, nel doppio sono state soggette a stalking o hanno subito più di dieci episodi di violenza[149].

Stati Uniti d'America

Negli Stati Uniti d'America, stando ai dati del Bureau of Justice Statistics, nel 1995 per ogni denuncia per abusi domestici commessi dal proprio partner effettuata da un uomo ve ne erano sei effettuate da donne: il tasso di denuncia quell'anno è stato sei volte maggiore nelle femmine rispetto che nei maschi[150][151]. Il Centers for Disease Control riporta che nel 2011 2,9 milioni di uomini sono stati vittime di violenze domestiche contro a 4.8 milioni di vittime donne[152]. Studi sottolineano come tali dati sono incompleti perché gli uomini tendono con più difficoltà a riportare simili casi di abuso[153]: secondo alcuni studi meno dell'1% dei casi sarebbe denunciato alla polizia[154]. In particolare è stata notata la sopravvalutazione della violenza contro le donne rispetto a quella contro gli uomini per effetto della vittimizzazione maggiore delle prime, dovuta all'aver riportato presso il pubblico un maggiore numero di casi di cronaca relativi a violenze contro vittime di genere femminile rispetto a quelle di genere maschile[155]. Straus, in una propria analisi condotta a riguardo degli abusi domestici commessi negli USA, ha affermato che tra le violenze contro le donne e quelle contro gli uomini non vi sono differenze statisticamente rilevanti: con riferimento agli abusi minori essi si sono verificati contro donne in 78 casi ogni 1000 coppie, contro uomini in 72 ogni 1000; con riferimento agli abusi maggiori contro donne in 46 casi ogni 1000 coppie, contro uomini in 50 ogni 1000[156].

Europa

Belgio

Il Belgio combatte gli abusi[157] fra partner, uomini e donne, sin dal 1988, anno in cui un primo studio analizzò la violenza contro le donne. Nel 1998 un secondo studio fu esteso anche agli uomini.[158] Nella valutazione del fenomeno sono coinvolti, in un piano d'azione congiunto, il governo federale, le comunità e le regioni. La coordinazione è affidata sin dall'inizio all'Institut pour l'égalité des femmes et des hommes (IEFH).[158] L'ultimo studio condotto tra il settembre 2008 e il dicembre 2009, fu pubblicato nel 2010[158] e coinvolse 2.014 individui[159] di età compresa fra i 18 e i 75 anni.[159] Arruolarono 987 donne e 1.027 uomini[159], il questionario comprendeva 268 domande[160] che trattavano di abuso emozionale, fisico e sessuale, prima o dopo i 18 anni di età, differenziando anche le aeree di presentazione (domestica o pubblica).[161] I dati emersi sono i seguenti:

  • Abuso sperimentato dopo i 18 anni: il 55,1% delle donne e il 49,3% degli uomini affermano di non aver avuto alcun tipo di esperienza di abuso dopo i 18 anni, indipendentemente dal contesto e da chiunque sia l'autore. L'abuso verbale è risultato il più frequente (41,5%), seguito da intimidazioni (22%) e colpi o schiaffi (15%). L'abuso sessuale colpisce in particolare le donne (5,6%, contro lo 0,8% degli uomini).[162]
  • Abuso sperimentato prima dei 18 anni: l'8,9% delle donne e il 3,2% degli uomini hanno subito abusi sessuali prima dei 18 anni. L'abuso sessuale è raramente commesso dai partner. Solo il 60% delle vittime di sesso maschile, a differenza del 77% delle donne, ne ha parlato con qualcuno.[163]
  • Abuso da parte di partner ed ex-partner: il 12,5% degli intervistati ha riferito di aver subito almeno un atto di abuso da parte del loro partner o ex-partner nell'ultimo anno (14,9% delle donne e 10,5% di uomini).[164]

Germania

In Germania uno studio condotto su un campione di 266 uomini ha riportato che tre su cinque (il 66.4%) sono stati vittime di violenze nell'infanzia o nell'adolescenza; in base allo studio, durante la vita adulta, specie nella fascia d'età tra i 18 ed i 25 anni d'età in cui gli episodi violenti appaiono essere più ricorrenti, gli uomini subiscono violenza fisica per l'85,8 da altri uomini, per il 14,2% da donne; subiscono invece violenza psicologica soprattutto sul luogo di lavoro e da parte della compagna, autrice di violenze fisiche nel 7,4% dei casi considerati.[165]

Italia

Secondo un'indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile in Italia, condotta dall'equipe del docente di medicina legale Pasquale Giuseppe Macrì su un campione di 1.058 uomini, di età compresa tra i 18 ed i 70 anni, le proiezioni delle percentuali di violenze verso il maschile sarebbero così suddivise: il 24,3% del totale avrebbero subito una violenza fisica per mano di una donna nel corso della vita; il 18,7% del totale, avrebbero subito almeno una violenza sessuale ad opera di una donna nel corso della vita; il 29,7% del totale, avrebbero subito almeno una violenza psicologica ad opera di una donna nel corso della vita; il 12,3% del totale, avrebbero subito almeno un atto persecutorio ad opera di una donna nel corso della vita[166].

Una ricerca effettuata del 2015 nell'ambito del progetto dell'Unione europea Daphne III[167] sulla violenza nelle dinamiche di coppia, realizzata analizzando un campione di giovani tra i 14 e i 17 anni, riporta che i ragazzi che hanno subito una forma di violenza sessuale sono tra il 9% ed il 25%.

Per quanto riguarda le molestie sessuali subite da uomini, il dato viene rilevato per la prima volta dall'ISTAT nell'indagine degli anni 2015-2016, pubblicata nel 2018: in essa si stima che le abbiano subite 3.75 milioni di uomini nel corso della loro vita, una percentuale pari al 18,8% della popolazione maschile italiana[168].

Risulta anche che gli autori di molestia a danno di uomini siano nel 23.7 % dei casi donne. A differenza della controparte femminile, gli uomini risulterebbero molestati più spesso in luoghi come pub o discoteche, rispetto ai luoghi pubblici come le stazioni. Mentre la percentuale di molestie è pressoché uniforme per genere sui social network, risulta che l' 8.2 % degli uomini ha subito molestie verbali, il 6.8 % è stato pedinato, il 3.6 % ha subito contatto fisico indesiderato[168].

L'ISTAT stima che gli uomini vittime di una forma di molestia sessuale prima dei 18 anni siano 435.000, pari al 2.2 %[168]. Tuttavia risulta sempre dall'indagine che il 17.4 % delle molestie subite da uomini era reputata dagli stessi "per nulla grave" e il 35.3% "poco grave", con percentuali molto diverse rispetto alla controparte femminile[168].

Regno Unito

Nel Regno Unito dal 1999 al 2009 i casi di violenza domestica contro gli uomini sono aumentati del 167% rispetto al 40% delle violenze verso le donne ed il numero di violenze denunciate dagli uomini è passato da 2.524 a 6.753, mentre quelle contro le donne sono aumentate da 30.513 a 42.502 nello stesso lasso di tempo; per le violenze di cui è stato fatto oggetto muore in media un uomo ogni tre settimane.[169][170]

Il sistema sanitario nazionale britannico ha istuito uno specifico centro di supporto per le vittime maschili di violenza domestica.[171]

Nel marzo 2017 una ricerca sui crimini commessi in Inghilterra e Galles ha rilevato come circa il 15 % degli uomini di età compresa tra 16 e 59 anni abbia sofferto di una qualche forma di violenza domestica.[172]

Svizzera

In Svizzera è stato fatto notare come l'uomo tenda ad essere visto come "autore" della violenza e con difficoltà come "vittima" - con conseguenti problemi di credibilità della violenza subita - e come vi sia una scarsa propensione denunciatoria da parte delle vittime maschili, che vivono la violenza subita come "normale" o si vergognano di raccontare la propria debolezza - "l'essere vittime di violenza non si concilia con l'immagine di “vero uomo” veicolata dalla società" - o se ne sentono responsabili, colpevolizzandosi;[173]. Valutando i dati relativi ai casi di omicidio consumato e tentato commessi a danno di uomini tra il 2000 ed il 2004, emerge che, su 203 casi, le vittime sono state oggetto di violenza omicida da parte di sconosciuti in 121 casi, da parte di familiari (partner esclusa) in 103, da parte della propria compagna o di una propria ex in 54[174].

Discriminazioni di genere contro gli uomini

Lo stesso argomento in dettaglio: Mascolinismo § Discriminazione contro gli uomini.

Discriminazioni lavorative

Il dibattito recente ha portato alla luce anche una forma di discriminazione sul lavoro contro gli uomini, sollecitato in particolare da un libro del filosofo David Benatar,[175] che denuncia come relegati ai soli uomini alcuni lavori fisicamente usuranti o pericolosi. Tali lavori vengono, inoltre, raramente rivendicati dalle donne.

Il fenomeno è oggetto di studio[176] e ha determinato denunce per discriminazione[177] e l'interesse di ricercatori e media[178].

Discriminazioni nel trattamento giudiziario

Secondo diversi studi, sussiste anche una disparità nel trattamento giudiziario basata sul genere a danno degli uomini. Secondo uno studio dell'università del Michigan «Gli uomini ricevono condanne del 63% più severe delle donne. Le donne arrestate hanno una probabilità significativamente minore di venire rinviate a giudizio, e due volte maggiori di evitare la galera se condannate».[179]

Uno studio suggerisce che negli Stati Uniti, in caso di possesso di droga da parte di persona incensurata, un uomo abbia la probabilità di finire in prigione del 34%, mentre una donna solo del 17%.[180]

Nel caso di omicidio, uno studio pubblicato sull''International Journal of Sociology Law osserva come se il condannato è uomo, la pena da scontare è mediamente 12 anni più lunga.[181]

Negli Stati Uniti risulta che le donne condannate alla pena capitale costituiscano solo il 2% del numero totale dei condannati a morte.[182] Secondo la rivista Business Insider la pena di morte sarebbe perpetrata con sproporzione sessista verso gli uomini, in quanto le donne commetterebbero il 1 % degli omicidi totali e il 35% degli omicidi del partner. L'analisi conclude che tra i motivi di questa discriminazione, vi è una percezione diversa da parte della giuria quando la colpevole è una donna, a parità di reato.[183]

Note

  1. ^ (ES) J. de Jesús Vargas Flores et al., La diferenciación del yo y la relación hacia la violencia en el varón, in Revista Electrónica de Psicología Iztacala, vol. 13, n. 4, 2010, ISSN 1870-8420 (WC · ACNP).
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Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni