Canis latrans: differenze tra le versioni

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Il '''coyote''' ('''''Canis latrans''''' <span style="font-variant: small-caps">[[Thomas Say|Say]], [[1823]]</span>) è un [[Mammalia|mammifero]] [[Carnivora|carnivoro]] appartenente alla [[famiglia (tassonomia)|famiglia]] [[Canidae]], diffuso in [[America Settentrionale]] e [[America Centrale|Centrale]].<ref>{{MSW3|id=14000718|pagine=|titolo=}}</ref>

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==Descrizione==
==Descrizione==

Versione delle 22:03, 13 dic 2015

Disambiguazione – "Coyote" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Coyote (disambigua).
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Coyote

Canis latrans
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
(clade)Ferae
OrdineCarnivora
FamigliaCanidae
GenereCanis
SpecieC. latrans
Nomenclatura binomiale
Canis latrans
Say, 1823
Areale

Il coyote (Canis latrans Say, 1823) è un canide indigeno del Nord America. In confronto al lupo grigio, il coyote è un animale più piccolo e filogeneticamente più basale,[2] paragonabile allo sciacallo dorato dell'Eurasia, benché sia più grande e carnivoro.[3] Viene classificato dalla IUCN tra le specie a rischio minimo, dato che ha un vastissimo areale che include Messico e l'America Centrale. È molto adattabile, e il suo areale si è incrementato grazie alle modificazioni ambientali umane.[1] Questo incremento è ancora in corso, ed è probabile che colonizzerà il Sud America, come dimostrato dalla sua presenza oltre il Canale di Panama nel 2013.[4] Sin dal 2005, la MSW[5] riconosce 19 sottospecie.

Gli antenati del coyote si diversificarono da quelli del lupo grigio 1-2 milioni di anni fa,[6] mentre la specie odierna ebbe origine nel Nord America durante il Pleistocene medio.[2] La sua organizazzione sociale è molto flessibile, vivendo sia in famiglie nucleari che in branchi di individui non-imparentati. Ha una dieta variata che consiste principalmente di animali come gli ungulati, i lagomorfi, roditori, uccelli, rettili, anfibi, pesci e gli invertebrati, benché talvolta si nutre di frutti e vegetali.[7] Il coyote è un animale molto vocale, il cui suono più iconico è un lungo ululato emesso da individui solitari.[8] Oltre gli umani, i pumas[9] e i lupi grigi[10] sono le sue uniche vere minacce. In ogni caso, i coyote hanno talvolta incrociato con l'ultima specie, producendo ibridi nominati coywolves".

Il coyote è un personaggio frequente nel folklore e la mitologia dei Nativi americani, normalmente raffigutato come un ingannatore che talvolta assume la forma umana. Come nel caso di altri personaggi ingannatori, il coyote viene raffigurato come un eroe picaresco che si ribella contro le convenzioni sociali attraverso gli stratagemmi e l'umorismo.[11] L'animale era particolarmente rispettato nella cosmologia mesoamericana come simbolo della potenza militare,[12] con certi scolastici rintracciando l'origine del dio azteco Questzalcoatl a una divinità pre-azteca modellata sul coyote.[13] Dopo la colonizzazione europea delle Americhe, fu demonizzato nella cultura angloamericana come una creatura codarda e inaffidabile. Al contrario del lupo grigio, che ha subito un miglioramento radicale della sua immagine pubblica, atteggiamenti culturali verso il coyote rimangono negative.[14][15]

Descrizione

Coyote (sinistra) e lupo (destra).

È diffuso in America centrale e settentrionale, è molto simile al lupo, ma presenta dimensioni più ridotte. È lungo tra 1 e 1,68 m, pesa dai 12 ai 18 kg ed un'altezza al garrese da 85 cm ad 1 m; la femmina è mediamente più piccola. L'esemplare più grande conosciuto era un maschio di 1,72 m di lunghezza, pesava 34 kg ed aveva un'altezza al garrese di 1,07 m. Il colore della pelliccia, più lunga e folta negli individui che vivono nelle zone fredde, va dal grigio scuro al marrone. I coyote che vivono a sud tendono a essere più piccoli rispetto a quelli delle regioni settentrionali[16]. La colorazione è più scura per gli esemplari che vivono sulle montagne, mentre è tendente al marrone chiaro per quelli che vivono nel deserto[16]. La coda è molto folta e ha frange di colore nero, come il pelo del dorso. Le orecchie sono lunghe e a punta. Si sposta su grandi distanze e raggiunge una velocità di 69 km/h[17]; è un abile nuotatore. Si conoscono oltre una dozzina di sottospecie.

Biologia

Una coppia di coyote in uno scontro con una lince rossa.

Alimentazione

Le lepri sono il suo cibo, soprattutto nelle grandi praterie del Nord-America, sebbene consumi tutto ciò che può catturare: uccelli, insetti, ratti, marmotte, castori, serpenti, cinghiali, tori, animali domestici e maiali; mangia anche frutti caduti. Durante il rigido inverno dell'Alaska e del Canada, il coyote non esita a consumare anche carogne. Caccia in branco o in coppia, soprattutto per catturare prede di maggiori dimensioni come bisonti, alci e cavalli.

Comportamento

Vive in coppia o in branchi, anche se è possibile incontrare individui solitari. La coppia si forma a metà dell'inverno, quando la femmina entra in calore, e si mantiene per anni. I branchi sono fortemente gerarchizzati e gli animali d'età più avanzata sono quelli dominanti. I territori vengono demarcati con le urine da tutti i componenti del branco o della coppia, o dall'individuo, se solitario. Oltre al linguaggio corporale, per comunicare tra loro i coyote utilizzano anche un vasto repertorio vocale, che comprende ululati simili a quelli del lupo. Sono capaci anche di abbaiare.

Riproduzione

Durante il periodo in cui la femmina è in calore, i maschi sono attratti e la corteggiano per svariate settimane. Tuttavia, è la femmina a scegliere il compagno dandogli colpetti con il muso. La coppia delimita il nuovo territorio, caccia e dorme assieme. Spesso usurpa la tana di una marmotta, di un tasso o di una volpe o ne costruisce una propria per la nascita dei cuccioli, in genere da 2 a 12. A solo due settimane dalla nascita, i piccoli mangiano carne rigurgitata dai genitori, anche se possono continuare ad essere allattati fino al quarto mese di vita. Attorno all'ottavo o nono mese, alcuni dei giovani cuccioli già lasciano i genitori.

Distribuzione e habitat

È diffuso in quasi tutta l'America Settentrionale, in particolare lungo le Montagne Rocciose, la costa occidentale (Stati Uniti, Canada e Alaska) e le praterie centrali. È diffuso in tutto il Messico e nella negli stati più settentrionali del Centro America.

Interazioni con l'uomo

Rapporti con l'uomo

Pur essendo fortemente cacciato, il coyote è una delle poche specie animali di dimensioni grandi che ha ampliato la sua gamma da quando l'invasione umana è cominciata. Originariamente diffusi soprattutto nella parte occidentale del Nord America, si sono adattati rapidamente ai cambiamenti dovuti alla presenza umana e, sin dagli inizi del XIX secolo, si sono diffusi praticamente ovunque. Gli avvistamenti infatti avvengono in gran parte del territorio degli U.S.A e del Canada. I coyote abitano con soluzione di continuità la costa occidentale del Nord America dagli Stati Uniti all'Alaska. Hanno colonizzato gran parte delle aree del Nord America precedentemente occupate dai lupi, e sono spesso osservati, rovistare nei cassonetti nelle periferie di città (ad esempio Los Angeles).

I coyote sono difficili da addomesticare, tranne quando sono allevati sin dalla più giovane età, e anche in questi casi, gran parte del loro temperamento selvaggio rimane e si manifesta una volta raggiunta la pubertà. I coyote storicamente non sono mai stati addomesticati ad eccezione dei cani Hare di alcune popolazioni di nativi, che, secondo i più recenti studi, sembrano essere il frutto di coyote addomesticati e in parte incrociati col cane per renderli più docili. Sono utilizzati nel nord del Canada per la caccia. Il naturalista John Richardson, che ha studiato la razza nel 1820, prima che il patrimonio genetico fosse diluito da incroci con altre razze tra cui il cane principalmente, non fu in grado di rilevare alcuna differenza decisiva tra la razza addomesticata e il coyote, supponendo che la prima specie fosse una versione addomesticata della seconda.

Attacchi all'uomo

Attacchi del coyote sugli esseri umani sono rari e ancor più raramente causano lesioni gravi, a causa delle dimensioni abbastanza ridotte del coyote. Tuttavia essi sono sempre più frequenti, soprattutto in California. Tra il 1976 e il 2006, almeno 160 attacchi sono avvenuti negli Stati Uniti d'America, soprattutto nella contea di Los Angeles. I dati, provenienti principalmente dall'USDA Wildlife Services e dal California Department of Fish and Game, indicano 41 gli attacchi verificatisi nel periodo 1988-1997 e 48 tra 1998 e 2003. Risulta evidente quindi come essi siano più che raddoppiati dal 1988 al 2003 considerando i due periodi. La maggior parte di questi incidenti si è verificato nel sud della California vicino al confine tra l'estremità della periferia cittadina e il territorio circostante.

In assenza di cibo nel loro territorio per la crescita della loro popolazione, i coyote stanno perdendo la loro paura per gli esseri umani, urbanizzandosi. Questo fenomeno è ulteriormente peggiorato da persone che intenzionalmente o involontariamente danno loro da mangiare. In tali situazioni, qualche coyote ha cominciato a comportarsi in maniera aggressiva verso gli stessi, inseguendo corridori e ciclisti, affrontando le persone a spasso coi cani, e avvicinandosi ai bambini piccoli, specie nei parchi pubblici. I Coyote hanno cominciato a prendere di mira i bambini piccoli, in gran parte sotto i 10 anni, anche se occasionalmente anche alcuni adulti sono stati morsi.

Anche se i media generalmente identificano gli animali degli attacchi come semplici "coyote", la ricerca genetica identifica in coywolves, incroci di coyote (Canis latrans) e lupo (Canis lupus), quindi coyote solo per metà, quelli coinvolti in attacchi nel nord-est dell'America del Nord. Tra le zone colpite dagli attacchi abbiamo: Pennsylvania, New York, New England e Canada orientale.

Comunque, si registrano molto frequentemente casi in cui un coyote riesce a prevalere su un branco di cani da pastore formato da un minimo di 5 esemplari. Recenti studi, infatti, danno per scontato che un coyote possa predare un branco di cani da pastore in meno di 2 minuti.

Note

  1. ^ a b (EN) Gese, E.M., Bekoff, M., Andelt,W., Carbyn, L. & Knowlton, F., 2008, Canis latrans, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b Nowak, R. M. (1978) "Evolution and taxonomy of coyotes and related Canis", pp. 3–16 in M. Bekoff (ed.) Coyotes: Biology, Behavior, and Management. Academic Press, New York. ISBN 1930665423.
  3. ^ Stains, H. J. (1974) "Distribution and Taxonomy of the Canidae", pp. 3–26 in M. W. Fox (ed.) The Wild Canids: Their Systematics, Behavioral Ecology, and Evolution. New York: Van Nostrand Reinhold.
  4. ^ Méndez-Carvajal, P., Mammalia, Carnivora, Canidae, Canis latrans (Say, 1823): actual distribution in Panama, in Checklist Journal, vol. 10, n. 2, 2014, pp. 376–379, DOI:10.15560/10.2.376.
  5. ^ Mammal Species of the World, fonte principale degli zoologi per la nomenclatura delle sottospecie.
  6. ^ Hybridization among Three Native North American Canis Species in a Region of Natural Sympatry, in PLoS ONE, vol. 3, n. 10, 2008, pp. e3333, DOI:10.1371/journal.pone.0003333.
  7. ^ Gier, H. T. (1974) "Ecology and Behavior of the Coyote (Canis latrans)", pp. 247–262 in M. W. Fox (ed.) The Wild Canids: Their Systematics, Behavioral Ecology, and Evolution. New York: Van Nostrand Reinhold. ISBN 0442224303
  8. ^ Lehner, Philip N. (1978). "Coyote Communication", pp. 127–162 in M. Bekoff (ed.) Coyotes: Biology, Behavior, and Management. Academic Press, New York. ISBN 1930665423.
  9. ^ Hornocker, M. et al. (2009). Cougar: Ecology and Conservation. University of Chicago Press. p. 170. ISBN 0226353478
  10. ^ Does interference competition with wolves limit the distribution and abundance of coyotes?, in Journal of Animal Ecology, vol. 76, n. 6, 2007, pp. 1075–1085, DOI:10.1111/j.1365-2656.2007.01287.x.
  11. ^ Watts, L. S. (2006). Encyclopedia of American Folklore. Infobase Publishing. pp. 93–94. ISBN 1438129793.
  12. ^ Schwartz, M. (1998). A History of Dogs in the Early Americas. Yale University Press. pp. 146–149. ISBN 0300075197.
  13. ^ Kelley, D. H., Quetzalcoatl and his Coyote Origins, in El México Antiguo, vol. 8, 1955, pp. 397–416.
  14. ^ Harrigan, John (September 15, 2012) Hate coyotes, adore the wolf: explain, please, NewHampshire.com
  15. ^ Way, J. G., Love wolves and hate coyotes? A conundrum for canid enthusiasts (PDF), in International Wolf, vol. 22, n. 4, 2012, pp. 8–11 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2012).
  16. ^ a b Lioncrusher's Domain - Coyote (Canis latrans) facts and pictures
  17. ^ Speed of Animals, Infoplease.com, sourced from Natural History Magazine, March 1974; The American Museum of Natural History

Bibliografia

  • Andelt, W. F. 1985. Behavioral ecology of coyotes in south Texas. Wildlife Monographs 94: 45 pp.
  • Andelt, W. F. 1987. Coyote predation. In: M. Novak, J. A. Baker, M. E. Obbard and B. Malloch (eds), Wild furbearer management and conservation in North America, pp. 128–140. Ontario Ministry of Natural Resources and the Ontario Trappers Association, Ontario, Canada, Toronto, Ontario, Canada.
  • Bekoff, M. 1982. Coyote, Canis latrans. In: J. Chapman and G. Feldhamer (eds), Wild mammals of North America: biology, management and economics, pp. 447–459. Johns Hopkins University Press, Baltimore, USA.
  • Bekoff, M. and Gese, E. M. 2003. Coyote (Canis latrans). In: G. A. Feldhamer, B. C. Thompson and J. A. Chapman (eds), Wild mammals of North America: biology, management and conservation, pp. 467–481. Johns Hopkins University Press, Baltimore, USA.
  • Knowlton, F. F. 1972. Preliminary interpretations of coyote population mechanics with some management implications. Journal of Wildlife Management 36: 369-382.
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  • Reid, F. 1997. A field guide to the mammals of Central America and southeast Mexico. Oxford University Press, New York, USA.
  • Sillero-Zubiri, C., Hoffmann, M. and Macdonald, D.W. (eds). 2004. Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs. Status Survey and Conservation Action Plan. IUCN/SSC Canid Specialist Group, IUCN, Gland, Switzerland and Cambridge, UK.

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