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Disambiguazione – Se stai cercando l'architetto genovese del XIX secolo, vedi Ignazio Gardella (senior).
Mario Ignazio Gardella

Mario Ignazio Gardella (Milano, 30 marzo 1905Oleggio, 15 marzo 1999) è stato un architetto, ingegnere e designer italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mobili per ufficio, Tecno. Foto di Paolo Monti, 1963.

Nacque in una famiglia di ingegneri e architetti di origine genovese[1], il cui capostipite fu l'omonimo bisnonno Ignazio Gardella (senior). Benché il suo nome originale di battesimo fosse Mario, Gardella scelse a 18 anni di firmarsi Ignazio, in onore del bisnonno[2].

Dal 1915 al 1923 frequentò il Liceo classico Giovanni Berchet di Milano e strinse amicizia con il compagno di scuola Luchino Visconti, futuro regista teatrale e cinematografico[3]. Si laureò in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1928[4], mentre ottenne successivamente la laurea in architettura allo IUAV, Istituto Universitario d'Architettura di Venezia, nel 1949[5]. Nel periodo universitario entrò in contatto con gli altri giovani protagonisti della scena milanese assieme ai quali prende parte attiva alla creazione del Movimento Moderno italiano[6]. La lunga attività professionale, che iniziò prima della laurea alla fine degli anni venti con il padre Arnaldo Gardella, produsse un'enorme quantità di progetti e realizzazioni. Tra i primi edifici il Dispensario Antitubercolare di Alessandria (1934-38), considerato uno dei capolavori dell'architettura razionalista italiana[7]. Prima della guerra si collocano anche alcune importanti partecipazioni a concorsi d'architettura, come quello per la costruzione della Casa del Fascio di Oleggio insieme all'architetto Luigi Vietti[8].

Nel primo dopoguerra Gardella riprese l'attività con pieno vigore producendo molte opere importanti e alcuni capolavori, come le case Borsalino per impiegati ad Alessandria (1952)[9]. Negli stessi anni fu protagonista dei maggiori momenti culturali, quali i CIAM (nel 1952 fondò con altri la sessione estiva di Venezia; nel 1959 partecipò al XI CIAM ad Otterlo nei Paesi Bassi)[10] e i primi congressi INU (il primo nel 1949).

La figura di Gardella rimase ai vertici dell'architettura italiana per tutti gli anni sessanta e settanta, con intensa attività professionale la cui importanza è testimoniata dalla presenza sulle maggiori riviste internazionali. Suo è il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia della Spezia[11]. Nell'ultimo periodo della sua vita Gardella, ormai tra i decani dell'architettura nazionale, produce ancora significativi progetti, come la Facoltà di Architettura di Genova (1975-89), che lo pongono ancora in prima linea nel dibattito sull'architettura[12].

Facoltà di Architettura, Genova

L'attività di Gardella ha avuto un ruolo determinante anche nel campo del design già dal 1947 quando fondò, insieme a Luigi Caccia Dominioni Azucena[13], la prima azienda che inaugurò la produzione italiana di design di qualità. Gardella ha progettato principalmente mobili d'arredamento.

Gardella ebbe anche un'importante attività didattica, da quando nel 1949 venne invitato da Giuseppe Samonà a far parte dello staff dell'Istituto d'Architettura di Venezia. La carriera universitaria lo portò ad essere nominato professore ordinario nel 1962 e si protrasse fino al 1975[14].

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un fondo[15] dedicato a Ignazio Gardella, consistente in 32.759 materiali progettuali (schizzi, disegni, disegni esecutivi, copie eliografiche, radex e materiali documentari) relativi a 974 progetti. La prima parte del fondo, pubblico e liberamente consultabile, consistente in 15.579 disegni esecutivi su lucido, proviene dallo studio di Ignazio Gardella ed è stato legalmente donato allo CSAC nel 1982. La seconda parte del fondo, depositata allo CSAC dal figlio Architetto Jacopo Gardella e dagli altri eredi nel 2005, è in corso di donazione legale. Le lastre in vetro e triacetato sono consultabili sulle riproduzioni in b.n. stampate nel 2005. Parte dell'archivio Gardella, Archivio Storico Gardella Oleggio, ancora di proprietà della famiglia conserva i documenti storici d'archivio di quattro generazioni di architetti e artisti e la biblioteca privata di famiglia.

Ignazio Gardella muore a Oleggio, Novara, nel 1999.

Opere e progetti[modifica | modifica wikitesto]

Teatro Carlo Felice a Genova
Prospetto di Casa Cicogna alle Zattere, Venezia
Casa Cicogna alle Zattere, Venezia. Foto di Paolo Monti, 1982

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra i quali:

Medaglia d'oro ai benemeriti della scienza e della cultura - nastrino per uniforme ordinaria
— 17 maggio 1996[18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ignazio Gardella, Concorso a Brescia per il monumento ai caduti della lotta partigiana e alle vittime di Piazza della Loggia. [Relazione di progetto], in Controspazio, nn. 1-6, gennaio-dicembre 1980
  • Alberto Samonà, Ignazio Gardella e il professionismo italiano, Roma, Officina, 1981
  • AA. VV. a cura di Marco Porta, L'architettura di Ignazio Gardella, presentazione di Giulio Carlo Argan; saggio introduttivo di Roberto Gabetti; testimonianze di Franco Purini, ... (e altri), Milano, Etas libri, 1985
  • Maria Cristina Loi, Angelo Lorenzi, Carlo Alberto Maggiore, Fabio Nonis, Simona Riva (a cura di), Ignazio Gardella. Architetture, Electa, Milano 1998
  • Rafael Bescòs, Carlo Alberto Maggiore (a cura di), "Ignazio Gardella (1905-1999). Arquitectura a través de un siglo", Electa España, Madrid 1999
  • Paolo Zermani, Ignazio Gardella, Roma-Bari, Laterza, 1991
  • AA. VV. a cura di Franco Buzzi Ceriani, Ignazio Gardella progetti e architetture 1933-1990, Venezia, Marsilio, 1992
  • Stefano Guidarini, Ignazio Gardella nell'architettura italiana. Opere 1929-1999, Milano, Skira, 2002
  • Alberto Ballerino, a cura di, 80 anni di storia alessandrina - 1925-2005, Il Piccolo, Alessandria, 2005
  • Andrea Di Franco, Massimiliano Roca, Ignazio Gardella, Dispensario antitubercolare ad Alessandria, Alinea, 2005
  • Antonio Monestiroli, Ignazio Gardella, Electa, Milano, 2009

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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