Utente:Grasso Luigi/sanbox1/diazene

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Diazina
Struttura Lewis iso-diazina
Struttura Lewis iso-diazina
Struttura Lewis trans-diazina
Struttura Lewis trans-diazina
Struttura Lewis cis-diazina
Struttura Lewis cis-diazina
Nome IUPAC
Dinitrogeno di diazoto [1]
Nomi alternativi
Diazene, diimide
Caratteristiche generali
Massa molecolare (u)30.02936 gm mole-1
Numero CAS3618-05-1
Immagine_3D
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
infiammabile irritante
attenzione
Frasi H---
Consigli P---

La diazina, anche detta diimide o diimina nel caso di composti organici, è un composto inorganico dell'azoto con l'idrogeno con formula chimica N2H2 con un legame doppio N=N , a differenza dell'idrazina con un legame semplice N-N. Il termine diazina è più usato per derivati organici del termine diimide. Quindi, azobenzene (C6H5N2C6H5) è un esempio di diazina organica.

La diazina forma la struttura di base dei composti organici detti azoici. È instabile a temperatura ambiente. La diazina metastabile pura, solida, al di sotto di -180 °C ha un colore giallo brillante. Il composto non è sublimabile, è molto sensibile alla luce e si decompone con sproporzione in azoto e idrazina.

2N2H2 → N2 + N2H4


Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Esiste in due isomeri geometrici, E (trans) e Z (cis) e un isomero strutturale detto iso.

Struttura del composto E/trans-diazina
Struttura del composto Z/cis-diazina
Struttura del composto iso-diazina

Sintesi e rivelazione[modifica | modifica wikitesto]

Il metodo std per produrre diazina è l'ossidazione dell'idrazina con il perossido di idrogeno (H2O2) o con aria. [2]

Un'altro metodo è la decarbossilazione dell'acido azodicarbossilico (HOOC-N=N-COOH) secondo la reazione chimica:[3]

(NCOOH)2 → (NH)2 + 2 CO2

Oppure per eliminazione di sulfonoidrazide (un gruppo di composti organici con struttura R - SO2-NH-NH2) usando una base di Lewis adatta. Ad esempio, utilizzando l'idrazide 2,4,6-triisopropilbenzenesulfonoidrazide:

(CH3CHCH3)3C6H2-SO2-NH-NH2

e trattandola con la base bicarbonato di sodio (NaHCO3) si elimina la diazina.

Essendo un composto instabile, la diazina viene generata e usata in-situ. Viene prodotta una miscela sia di isomeri cis (Z-) che trans (E-). Questi sono instabili, e subiscono una lenta interconversione. L'isomero trans è più stabile, ma l'isomero cis è quello che reagisce con substrati insaturi, quindi l'equilibrio va in direzione dell'isomero cis per il principio di Le Chatelier. Alcune procedure richiedono l'aggiunta di acido carbossilico, che catalizzano l'isomerizzazione cis-trans.[4] La diazina si decompone subito. Inoltre a basse temperature (ca. -130°C), l'isomero più stabile trans subisce rapidamente varie reazioni di disproporzione, formando primariamente idrazina e gas di azoto: [3]

2 HN=NH → H2N–NH2 + N2

A causa di questa reazione di decomposizione a competere, le riduzioni con diazina solitamente richiedono una forte quantita del reagente precursore.

Rivelazione[modifica | modifica wikitesto]

La sostanza fu isolata per la prima volta nel 1972 da Nils Wiberg e collaboratori. In questo caso, una termolisi del composto sodio tosilidrazide (un composto organico del genere sulfonoidrazide) è stata effettuata sotto vuoto a 60 °C. La tosilidrazide fu decomposta con resa dell'80% in diazina e toluensolfato di sodio (formula Na(SO2C6H4CH3) ). La diazina è stata depositata come un rivestimento giallo brillante a -196 ° C su uno strumento di laboratorio detto cold-finger. La rilevazione nel gas era la spettrometria di massa. La preparazione è anche riuscita con altre tosilidrazidi di metalli alcalini, ma con una resa inferiore. [5]

Metodo rivelazione di Nils Wiberg.
Metodo rivelazione di Nils Wiberg.

La diazina si può rivelare tramite reazioni chimiche come la stereospecifica, quella molto selettiva della cis-idrogenazione dei legami C=C tramite idrazina e un ossidante, inoltre si può rivelare tramite spettrometria di massa nella decomposizione in fase gassosa sia di ammoniaca (NH3) e di idrazina (N2H4) su superficie di rodio.[6]

Applicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Riduzioni con diimide.

Sintesi organica[modifica | modifica wikitesto]

La diazina a volte è utile come reagente in sintesi organica.[4]

Questa idrogenica alcheni e alchini con selettivo rilascio di idrogeno da una parte del substrato dovuta alla stereoselettivita come aggiunta di H2 catalizzata dal metallo syn. L'unico coprodotto rilasciato è gas di azoto (N2). Sebbene sia un sistema con attrezzi ingombranti, l'utilizzo della diazina annulla la necessità di pressioni alte quando si usa il gas idrogeno e un catalizzatore metallico, che sono metodi costosi.[7]

Il meccanismo di idrogenazione implica uno stato di transizione con sei membri (C2H2N2):

Metodo idrogenazione con uso di diazina.

Riduzione selettiva[modifica | modifica wikitesto]

La diazina offre il vantaggio di riduzione selettiva di alcheni e alchini e non reagisce verso molti gruppi funzionali che possono influenzare il processo di idrogenazione catalitica. Quindi, perossidi, alogenuri alchilici, e tioli sono tollerati dalla diazina, ma possono essere di solito degradati dai catalizzatori metallici. Il reagente tende a ridurre alchini e alcheni senza ostacoli o vincoli[2] al corrispondente alchene e alcano.[4]

Composti derivati[modifica | modifica wikitesto]

Inorganici[modifica | modifica wikitesto]

  • Un derivato della diazina è l'acido iponitroso detto pure diazendiolo (H2N2O2).
  • Il composto gassoso difluoro diazoto o difluorodiazina (N2F2). Ha la struttura F−N=N−F ed ha isomeri geometrici.

Organici[modifica | modifica wikitesto]

  • Gli azocomposti acidi come l'acido azodicarbossilico o diazindicarbossilico ( COOH-N=N-COOH oppure N2(COOH)2 ) o le loro ammidi ed esteri stabili,ad esempio dietil azodicarbossilato ( C2H5-COO-N=N-COO-C2H5 oppure C6H10N2O4 ).
  • Sono noti anche gli azosilani, come la trans-bis (trimetilsilil) diimmina ( (CH3)3Si-N=N-Si(CH3)3 ).


Ioni correlati[modifica | modifica wikitesto]

La diazina possiede una certa tendenza a protonarsi; a seconda dei casi può subire una protonazione singola o doppia con la formazione rispettivamente del catione diazinio e del diazinio dicatione.

Diazinio[modifica | modifica wikitesto]

Lo ione diazinio ha formula chimica N2H+3 con le strutture:

Struttura Lewis catione diazinio
Struttura a sfere catione diazinio

presenta una carica positiva dislocata sull'atomo di azoto derivato dalla protonazione della diazina

H-N=N-H + H+ → H2N+=N-H


Diazinio dicatione[modifica | modifica wikitesto]

Lo ione diazinio dicatione ha formula chimica N2H2+4 con le strutture:

Struttura Lewis dicatione diazinio
Struttura a sfere dicatione diazinio

presenta due cariche positive nette dislocate sugli atomi di azoto, cariche che derivano dalla doppia protonazione della diazina

H-N=N-H + 2H+ → H2N+=N+H2


Confrontandoli con lo diazonio dicatione, HNNH2+, questi ammette il più forte legame chimico conosciuto. Questo ione proviene da una doppia protonazione della molecola di azoto. L' ordine della forza legame relativa (RBSO) è di 3.38.[8]

Gli unici ioni conosciuti, i dicationi diazoidrofluoronio e diazofluoronio FNNH2+ and FNNF2+, ammettono una forza di legame leggermente minore. [8]


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nomenclature of Inorganic Chemistry : IUPAC Recommendations 2005 (Red Book), Cambridge, The Royal Society of Chemistry, 2005, p. 315, ISBN 978-0-85404-438-2.
  2. ^ a b cis-Cyclododecene, Organic Syntheses, 1973.
  3. ^ a b 1.2.7: Diimine, N2H2, in Inorganic Chemistry, Elsevier, 2001, p. 628, ISBN 9780123526519.
  4. ^ a b c D. J. Pasto, Diimide, in Encyclopedia of Reagents for Organic Synthesis, John Wiley & Sons, 2001, DOI:10.1002/047084289X.rd235.
  5. ^ Nils Wiberg, Heinz Bachhuber, Gerd Fischer: Isolamento della diimina, Angewandte Chemie, 84. Jahrg. 1972, Nr. 18, S. 889, DOI10.1002/ange.19720841808
  6. ^ The Journal of the American Chemical Society, vol. 113, 1991, p. 1577.
  7. ^ Miller, C. E., Hydrogenation with Diimide, in Journal of Chemical Education, vol. 42, n. 5, 1965, pp. 254–259, DOI:10.1021/ed042p254.
  8. ^ a b Identification of the Strongest Bonds in Chemistry, in The Journal of Physical Chemistry A, vol. 117, n. 36, 12 September 2013, pp. 8981–8995, DOI:10.1021/jp406200w.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cotton F., Wilkinson G., Murillo C., Bochmann M., Advanced inorganic chemistry, Wiley&Sons, 1999, ISBN 0-471-19957-5.


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