Umbriel

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Umbriel (astronomia))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Umbriel
(Urano II)
Satellite diUrano
Scoperta24 ottobre 1851
ScopritoreWilliam Lassell
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore266 000 km[1]
Periuranio265 000 km
Apouranio267 000 km
Circonf. orbitale1 671 000 km
Periodo orbitale4,1442 giorni[1]
Velocità orbitale4 668 m/s (min)
4 650 m/s (media)
4 686 m/s (max)
Inclinazione rispetto
all'equat. di Urano
0,205°
Eccentricità0,0039
Dati fisici
Diametro medio1169,4 km[1]
Superficie4,296 × 1012
Volume8,373 × 1017
Massa
1,22±0,1 × 1021 kg[1]
Densità media1,46 g/cm³[1]
Acceleraz. di gravità in superficie0,23 m/s²
Velocità di fuga520 m/s
Periodo di rotazioneRotazione sincrona
Velocità di rotazione
(all'equatore)
36 940 m/s
Inclinazione assialenulla
Temperatura
superficiale
~61 K (media)
Pressione atm.nulla
Albedo0,21[1]
Dati osservativi
Magnitudine app.14,5

Umbriel è il terzo satellite naturale di Urano per grandezza.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Umbriel fu scoperta nel 1851 da William Lassell, insieme ad Ariel.[2]

I loro nomi, come quelli degli altri due satelliti di Urano allora conosciuti (Titania e Oberon, già noti dal 1787) furono suggeriti da John Herschel nel 1852, su richiesta di Lassell. Lassell aveva già approvato, nel 1847, la proposta di Herschel di utilizzare i nomi dei fratelli e delle sorelle di Crono per i sette satelliti allora conosciuti di Saturno (il corrispondente di Crono nella mitologia romana). La proposta di Herschel per il sistema di Urano prevedeva che i satelliti dovessero essere intitolati a personaggi delle opere di William Shakespeare ed Alexander Pope; a tutt'oggi la tradizione è stata sempre rispettata.[3]

Casualmente, il nome di Umbriel ben si addice alla sua caratteristica colorazione scura: Umbriel è l'oscuro folletto della malinconia ne Il ricciolo rapito di Alexander Pope, ed il nome richiama l'espressione latina umbra, ombra.[4]

Superficie[modifica | modifica wikitesto]

Umbriel è caratterizzata, come già detto, dalla superficie più scura fra tutti i satelliti di Urano, la sua albedo è infatti di 0,10. ovvero riflette solamente il 10% della luce che riceve dal Sole.[5]

La superficie del satellite è pesantemente craterizzata, non ha subito evidenti rimodellamenti in superficie come successo invece ad Ariel e Miranda ed è rimasta stabile dalla fine dell'intenso bombardamento tardivo;[6] la sua caratteristica più rilevante, nota con il nome di cratere Wunda, è un grande anello di materiale brillante. Sembra naturale presumere che si tratti di un cratere, ma l'esatta natura della formazione è ancora incerta.

Struttura interna[modifica | modifica wikitesto]

Umbriel è, fra i cinque satelliti naturali maggiori di Urano, quello che mostra un'attività geologica meno pronunciata.[7]

Il satellite si compone principalmente di ghiaccio d'acqua, e di una componente non ghiacciata che costituisce il 40% della sua massa e composta da silicati e materiale carbonioso che include composti organici pesanti noti come toline.[7]

Nel 2023 la NASA ha annunciato che un gruppo di ricerca ha rianalizzato i dati della Voyager 2 e li ha messi a confronto con quelli di missioni successive attorno ad altri giganti gassosi, come la sonda Galileo, la New Horizons e la Cassini, giungendo alla conclusione che ci sono buone possibilità che le quattro maggiori lune di Urano ospitino un oceano di acqua liquida sotto la superficie, compreso Umbriel.[8][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Uranian Satellite Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA.
  2. ^ William Lassell, On the interior satellites of Uranus, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 12, 1851, pp. 15–17, DOI:10.1093/mnras/12.1.15.
  3. ^ W. Lassell, Beobachtungen der Uranus-Satelliten, in Astronomische Nachrichten, vol. 34, 1852, p. 325.
  4. ^ W. Lassell, Letter to the editor [discovery of two satellites of Uranus], in Astronomical Journal, vol. 2, n. 33, p. 70.
  5. ^ Erich Karkoschka, Comprehensive Photometry of the Rings and 16 Satellites of Uranus with the Hubble Space Telescope, in Icarus, vol. 151, n. 1, 2001, pp. 51–68, DOI:10.1006/icar.2001.6596.
  6. ^ J. B. Plescia, Cratering history of the Uranian satellites: Umbriel, Titania and Oberon, in Journal of Geophysical Research, vol. 92, A13, 30 dicembre 1987, pp. 14,918–14,932, DOI:10.1029/JA092iA13p14918, ISSN 0148-0227 (WC · ACNP).
  7. ^ a b B. A. Smith et al., Voyager 2 in the Uranian System: Imaging Science Results, in Science, vol. 233, n. 4759, 4 luglio 1986, DOI:10.1126/science.233.4759.43.
  8. ^ New Study of Uranus’ Large Moons Shows 4 May Hold Water, su nasa.gov, NASA, 4 maggio 2023.
  9. ^ Urano, quattro lune potrebbero avere un oceano, su INAF, 9 maggio 2023.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Sistema solare: accedi alle voci di Wikipedia sugli oggetti del Sistema solare