Storia di Lucca

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Stemma ufficiale
Voce principale: Lucca.

Le origini di Lucca: l'epoca preromana[modifica | modifica wikitesto]

La ricostruzione delle origini di Lucca è ancora oggi oggetto di controversie storiche. L'origine del nome secondo Silvio Pieri è incerta[1]. Da studi toponomastici comunque più recenti e concreti, come spiega Riccardo Ambrosini[2], il nome Lucca ha riferimenti che portano a "bosco sacro" (latino lucus), "tagliare" (latino lucare) e "spazio luminoso" (leuk, termine in uso nelle prime popolazioni europee e da cui derivano altri nomi di città, come Vienna), L'ipotesi iniziale, oggi sempre meno considerata veritiera, era quella di una radice celto-ligure luk, "luogo paludoso"[3]. Invece l'origine a quanto pare riporta a una area boschiva deforestata per fare spazio alla luce o ad una radura posta su un'isola fluviale di detriti del Serchio, in mezzo ad aree boschive. I primi insediamenti quasi certamente si hanno quindi già con le prime popolazioni europee, quindi con i Celto-liguri e successivamente con gli Etruschi. Già verso l'anno 1000 A.C. si hanno prove di estrazione e lavorazione del ferro, a prova della presenza di popoli insediatosi nella piana occidentale del Serchio.

Monete "lucchesi" contrassegnate da Λ (L greca) o da CC sono state rinvenuto e sono databili fin dal IV secolo a.C.

Epoca romana[modifica | modifica wikitesto]

Tabula Peutingeriana: Pars IV - Segmentum IV
Rappresentazione delle zone Apuane:
sono indicate le colonie di Pisa, Lucca, Luni e il nome "Sengauni"

Nel 180 a.C. Lucca diventa colonia romana di diritto latino. Fu a Lucca che nel 56 a.C. Cesare, Pompeo e Crasso si incontrarono e rinnovarono il patto di governo chiamato primo triumvirato, precedentemente stipulato nel 60 a.C.

Con la promulgazione della lex Iulia de civitate, Lucca, nell'89 a.C., fu elevata al rango di Municipium. Sulle vicende storiche di questa prima fase del Municipium lucchese si conosce poco, a causa dei pochissimi documenti arrivati integri fino ai giorni nostri.

Tra i pochi documenti troviamo una lettera che Cicerone scrive a Bruto, nella quale viene citato il nome di Lucca: Lucius Castronius Paetus longe princeps municipii lucensis. (Cicerone, Epistula Ad Familiares, 13 13).

Quello che invece sembra confermarsi sempre più è l'importanza strategica di Lucca, in qualità di città-fortezza sia nel primo confine della Repubblica romana che durante l'impero, in caso di attacchi "barbarici" da Nord.
Da notare che Lucca si trova proprio sul "confine dell'olivo" della penisola italica, quindi sul confine del clima mediterraneo che ha fatto trionfare la civiltà romana, perciò Lucca risultava per i romani la città-fortezza che doveva proteggere il cuore dell'impero dalle ostilità del continente.

L'importanza strategica di Lucca è stata provata anche dal ritrovamento di blocchi di pietra di enormi dimensioni, frammenti quindi di mura difensive di dimensioni senza eguali (rispetto ad altre città, nella tavola peutingeriana, Lucca è infatti indicata in modo stilizzato da una fortificazione).
Questa importanza strategica e militare di Lucca darà modo alla città di mantenere un alto grado di importanza nei successivi sviluppi storici medievali.

Carta con la "città-fortezza" di Lucca al tempo del primo triumvirato

Periodo longobardo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Tuscia e Marca di Tuscia.

Dopo essere stata conquistata dagli Ostrogoti (493) e poi dai Bizantini (552), tra il 568 e il 584 i Longobardi giunsero a Lucca. In quell'epoca (566-588) era vescovo di Lucca San Frediano che nel 575 fece aprire una nuova via al fiume Serchio attraverso la gola di Ripafratta, eliminando in parte i gravi problemi che dalla fondazione il fiume causava alla Città[4]. Ebbero inizio saccheggi e devastazioni, ma progressivamente si ebbe un avvicinamento tra i nuovi conquistatori e la popolazione autoctona, grazie alla profonda religiosità mostrata dai Longobardi e alla concessione ai lucchesi di una condizione giuridica nella nuova organizzazione politica decretata dai re longobardi Autari e Agilulfo.

Venne così fondato il Ducato di Tuscia con capitale Lucca, archetipo della moderna Toscana, comprendente anche Firenze (all'epoca una città molto piccola e senza vie di comunicazione).

Successivamente Autari riorganizzò la Toscana costituendo tre ducati: il Ducato di Lucca, il Ducato di Firenze e il Ducato di Pisa. Quello di Lucca divenne sede abituale del re e importante nodo viario lungo la via Francigena.

Nel 774 il dominio longobardo cade e Lucca passa sotto quello dei Franchi. Con l'avvento del Sacro Romano Impero Firenze diviene la nuova capitale del Marchesato.

XI-XIV secolo[modifica | modifica wikitesto]

San Michele in Foro, Lucca
Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Lucca.

Con la morte della Marchesa di Toscana Matilde di Canossa (1115), Lucca, città di mercanti e di banchieri, comincia a muovere i primi passi verso l'indipendenza.

Il neonato comune di Lucca assume un nuovo ordinamento, e la città viene divisa nei cinque parti che prendono nome dalle Porte cui fanno capo: Santi Gervasio e Protasio, San Donato, San Paolino, Santa Maria e Porta di Borgo. La città era retta da due consoli e da un Consiglio Generale che era solito riunirsi nel "Parlascio" (l'ex-anfiteatro).

Basilica di San Frediano a Lucca

In questi secoli Lucca era una delle principali città in Italia in termini di produzione e commercio della seta. La prosperità della città si arricchiva grazie anche ai continui pellegrinaggi da tutta Europa: Lucca era una delle mete principali della Via Francigena, grazie soprattutto al Volto Santo e alle reliquie di importanti santi, quali San Frediano, San Regolo e San Cesario diacono e martire di Terracina[5], il santo tutelare degli imperatori romani (traslate dal monastero di San Cesario sul Palatino di Roma al tempo di papa Alessandro II, vescovo di Lucca, e deposte nell'antico monastero di S. Ponziano; attualmente sono conservate nella Basilica di San Frediano).

Così come nelle altre città Toscane di Firenze e Pistoia, anche Lucca si divise nelle fazioni di guelfi bianchi (più vicini alle ideologie dell'imperatore pur essendo sostenitori del papa) e in guelfi neri (ultraguelfi), in cui confluirono la maggior parte delle famiglie dell'epoca. Nel 1301 i Guelfi bianchi, a seguito dell'uccisione del magistrato Opizzo Pizzi, furono costretti all'esilio, e si rifugiarono a Pisa, venendo accusati di essere ghibellini. in questi anni, a capo della fazione popolare emerge il mercante Bonturo Dati, che governa la città dal 1310 al 1313. Nel 1314 Uguccione della Faggiola, già signore di Pisa, entra vittorioso a Lucca.

Nel 1316 un'insurrezione popolare caccia Uguccione della Faggiuola ed il popolo elegge Castruccio Castracani degli Antelminelli capitano generale e successivamente, duca di Lucca, Pisa, Pistoia, Luni e Volterra.

Castruccio sconfigge l'esercito di Firenze nella battaglia di Altopascio (1325) inseguendo gli sconfitti fiorentini sino sotto le mura della città, dove il condottiero dà ordine che siano corsi e introdotti, in segno di spregio, ben tre palii, ossia rispettivamente: per "li ciuchi, li omini a piedi e le meretrici".

Con la morte di Castruccio Castracani (1328) per Lucca inizia un periodo di decadenza che porterà la città a passare di mano a diversi rivali. Nel 1329 la città venne posta sotto assedio e conquistata dalla Compagnia del Ceruglio, comandata da Marco Visconti, che ne diverrà per breve tempo signore, prima di venderla ai genovesi per la cifra di 30.000 fiorini[6].

«[Nel 1330] li lucchesi, vedendosi così assediati, e vedeansi perdere lo contado, deliberarono di non voler essere sotto lo Comune di Firenze; ma di darsi a qualche signore che li aiutasse, e difendesse dai Fiorentini»

(Anonimo Pistoiese, Istorie pistoiesi, dal MIII al MIIIXLVIII.)

Questo signore fu Giovanni I di Boemia. Nel 1342 la città fu conquistata da Pisa, che la occupò fino al 1369.

Lucca convince l'imperatore Carlo IV, dietro pagamento di un tributo di 300.000 fiorini, ad emettere un atto per la liberazione della città. L'imperatore, di passaggio in Italia scende a Lucca e il 6 aprile 1369 (domenica In albis) firma l'atto di liberazione che consente ai cittadini di ricostituire la Repubblica. Tante furono le famiglie nobili al potere, come i Nuccorini (discendenti di Nuccorino) che dal 1300 al 1371 vediamo iscritto al Supremo Magistrato dell'Anzianato.

Il Governo di Lucca decise che la città fosse da dividere in tre parti, chiamate «terzieri»: San Martino, San Paolino e San Salvatore. I terzieri avevano un duplice scopo: uno politico (servivano infatti a determinare i candidati eleggibili nel Governo cittadino) ed uno difensivo, in quanto i rispettivi abitanti facevano parte della Milizia Urbana che, in caso di allarme, doveva provvedere alla difesa delle Mura. I terzieri erano divisi in «gonfaloni» (quattro per ogni terziere) e i gonfaloni, a loro volta, erano divisi in «pennoni» (quattro per ogni gonfalone). Il terziere più grande era quello di San Martino che occupava la zona est della città e si divideva nei gonfaloni Cavallo, Pappagallo, Rota e Stella. Il secondo in grandezza era quello di San Paolino che occupava la zona ovest e comprendeva i gonfaloni Sirena, Luna, Falcone e Granchio. Il più piccolo era il terziere di San Salvatore che occupava la zona nord ed era diviso nei gonfaloni Corona, Sole, Gallo e Rosa.

L'imperatore Carlo IV concesse inoltre alla città anche la possibilità di dotarsi di uno studium generale', ma una vera e propria università lucchese non entrerà in funzione prima del 1787.

Il periodo Guinigi[modifica | modifica wikitesto]

Torre medievale dei Guinigi, Lucca

Paolo Guinigi venne eletto signore di Lucca il 21 novembre 1400 dopo numerosi scontri e vendette trasversali, tra la casata dei Guinigi (sostenuta dal popolo) e quella dei Forteguerra (appoggiati dai grossi mercanti e dalla loro corte).

Abolì il Consiglio Maggiore e istituì un Consiglio di Stato che aveva il compito di assisterlo politicamente, inoltre si ebbe una spinta propulsiva del commercio della seta e dell'industria bancaria.

Il suo potere aumentò notevolmente grazie ai suoi matrimoni combinati. La più famosa moglie è senz'altro Ilaria del Carretto che sposò nel 1403. Alla sua morte fece costruire intorno al 1406 da Jacopo della Quercia il celebre sarcofago marmoreo, ora conservato nel Duomo.

Oltre che interna si ebbe un periodo di pace esterna grazie alla sua politica estera ambigua. Giurò fedeltà a tutti e tre i papi nominati prima di Martino V e li accolse durante le loro visite in città. Strinse rapporti con l'Imperatore Sigismondo che lo confermò nel 1413 Vicario Imperiale in Lucca legittimando così la sua signoria.

Nel 1418, a seguito della guerra tra Milano e Venezia, ci fu un ribaltamento delle alleanze a livello generale. Firenze indusse Braccio Fortebraccio da Montone ad invadere e saccheggiare la città. Paolo non riuscì a resistere e per scacciare l'invasore dovette pagare una cifra esorbitante. La pace del 1425 tra Firenze, alleata di Venezia, e Milano, lasciò armati i fiorentini che si rivolsero contro Lucca, perché il figlio di Paolo Guinigi, Ladislao Guinigi, aveva aiutato Filippo Maria Visconti. I fiorentini guidati dal condottiero Niccolò Piccinino devastarono il contado lucchese e giunsero ad assediare le mura. La città si salvò solamente il 28 febbraio 1429 grazie all'intervento di Francesco Sforza, il quale evitò che Lucca cadesse sotto il dominio fiorentino.

In seguito Firenze pagò lo Sforza per abbandonare Lucca e, nel 1430 Lucca fu assediata ancora una volta. Durante l'assedio i Fiorentini tentarono di arginare il Serchio per allagare Lucca ma per via di alcuni errori si allagò l'accampamento fiorentino. Intanto i Lucchesi chiesero di nuovo aiuto a Filippo Maria Visconti che, ancora una volta agì indirettamente (secondo un precedente trattato Milano non poteva intromettersi negli affari di Firenze) chiedendo ai Genovesi di aiutare Lucca. Genova, facendo valere un'antica alleanza con Lucca chiese a Firenze di non disturbare Lucca, al rifiuto di Firenze Genova inviò un esercito di 6.000 uomini guidati da Niccolò Piccinino che attaccò i Fiorentini sul Serchio e, dopo una sanguinosa battaglia, vennero costretti a ritirarsi perché i Lucchesi li avevano presi alle spalle uscendo dalla città.

Questi fatti accrebbero il malcontento che sfociò in una congiura, ordita da Pietro Cenami e Lorenzo Buonvisi, che lo depose nella notte tra 15 e 16 agosto 1430, perché si diceva che avesse trattato con i fiorentini. Gli Anziani dettero l'annuncio di una rivolta popolare che aveva travolto il loro Signore. In realtà si trovava in carcere a Pavia, prigioniero del duca di Milano, dove morì due anni dopo. Così veniva restaurata la repubblica aristocratica.

Nel frattempo, andò crescendo l'attività bancaria cittadina, sostenuta anche dalla presenza ebraica: nel 1431 Angelo di Gaio, un ebreo di origine forlivese, ottenne il permesso di stabilirsi in Lucca e di aprire un banco.

Nel 1446 vennero pubblicati nuovi statuti con innovazioni riguardo all'istruzione pubblica e venne deciso di non fondare l'Università degli Studi perché sarebbe costata troppo.

Nella seconda metà del Quattrocento, Lucca sarà coinvolta in numerose guerre di confine e inizia il suo periodo di decadenza. A parte un breve periodo di signoria come quella di Paolo Guinigi, Lucca rimase una repubblica indipendente fino al 1799, anno della sua definitiva caduta a opera dei francesi.

Tratto delle Mura cinquecentesche di Lucca

Le mura del Cinquecento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Lucca.

Dal XVI secolo partì l'opera di realizzazione della nuova cerchia muraria adatta all'avvento dei nuovi mezzi bellici e della polvere da sparo. Grazie alla realizzazione delle Mura di Lucca, per la loro efficienza, e al sistema di avvistamento, la città rimedia una volta per tutto ai continui assalti alla Repubblica. Le principali nemiche di Lucca: Modena e Firenze (ormai dominava il resto della Toscana), evitarono di muovere guerra diretta alla città, viste le elevate difficoltà ad assaltare le nuove mure. La Repubblica di Lucca mantenne così l'autonomia per altri secoli fino al XIX secolo.

Dalla fine della Repubblica al Granducato di Toscana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Principato di Lucca e Piombino.

Il 23 giugno 1805 su richiesta del senato di Lucca, viene costituito il Principato di Lucca e Piombino, assegnato alla sorella di Napoleone Bonaparte Elisa Bonaparte ed al marito Felice Baciocchi, mantenendo una certa autonomia rispetto alle altre città italiane, sotto dominio diretto di Napoleone.

Congresso di Vienna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Lucca.

Nel congresso di Vienna, malgrado l'opinione contraria di popolo e maggiorenti, che avrebbero preferito la restaurazione degli antichi ordinamenti repubblicani[7], venne deciso di creare il ducato di Lucca. Il 10 maggio 1815 subentra, come reggente, Maria Luisa di Borbone-Spagna, alla quale succedette il figlio Carlo Ludovico di Borbone (1824-1847). Nel 1847 la città venne ceduta al granducato di Toscana.

Presente[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 novembre 2006 ha ospitato il vertice bilaterale Italia-Francia alla presenza del Presidente del Consiglio Prodi e del Presidente della Repubblica Francese Chirac.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Silvio Pieri, Toponomastica delle valli del Serchio e della Lima, 1936, p. 209.
  2. ^ Lucca e il suo territorio - Toponomastica, dialettologia, critica linguistica.
  3. ^ Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, Roma, Istituto per l'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1929–1937, XXI, p. 560.
  4. ^ Fanucchi, Vita di San Frediano, Lucca, 1870
  5. ^ Franciotti Cesare, Historie delle miracolose imagini, e delle vite de' Santi, i corpi de' quali sono nella città di Lucca, Guidoboni, Lucca, 1613
  6. ^ Mallett Michael, Signori e mercenari - La guerra nell'Italia del Rinascimento, Bologna, Il Mulino, 2006, p. 36, ISBN 88-15-11407-6.
  7. ^ Michele Rosi, Un plebiscito repubblicano al tempo del Congresso di Vienna, in Rivista d'Italia, VIII, n. 1, Roma, Soc. ed. Dante Alighieri, 1905, pp. 256-281. Pier Giorgio Camaiani, Dallo stato cittadino alla città bianca : la società cristiana lucchese e la rivoluzione toscana, Firenze, La Nuova Italia, 1979, pp. 127-192, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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