Angizia: differenze tra le versioni

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''Angitia'' fra i Marsi, ''Anagtia'' presso i Sanniti, in ''Aesernia'' le veniva riservato l'appellativo di ''diiviia''; ''Anaceta'' o ''Anceta'' nella peligna ''Corfinio'' aveva culto fra le donne ed era invocata con l'attributo di ''Keria'', voce che richiama il sumero ''kur'' (terra), accadico ''kerû'' (terra coltivata, orto) e il latino ''Cerere'' il cui culto in Roma era abbinato a quello della Terra.
''Angitia'' fra i Marsi, ''Anagtia'' presso i Sanniti, in ''Aesernia'' le veniva riservato l'appellativo di ''diiviia''; ''Anaceta'' o ''Anceta'' nella peligna ''Corfinio'' aveva culto fra le donne ed era invocata con l'attributo di ''Keria'', voce che richiama il sumero ''kur'' (terra), accadico ''kerû'' (terra coltivata, orto) e il latino ''Cerere'' il cui culto in Roma era abbinato a quello della Terra.
È suggestiva la corrispondenza della dea italica alla divinità iranica ''Anahita'' o ''Anchita'', compagna di Mitra, nome sumero del sole, e alla dea assira Ištar, anch'essa dea della fecondità (Antonino Pagliaro). Se Angizia, Anagzia, Anceta, Anaceta, Anahita sono, come appare, denominazioni della stessa divinità, ne consegue che condividono il significato del nome. ''Anahita'' vuol dire "colei che viene in soccorso, che sta accanto" ed è costituito dalle componenti accadiche ''an'' (accanto, per, verso) e ''aḫitu'' (fianco, lato); pronunciarlo sarà valso implorazione di aiuto (v. Giovanni Semerano ''Le origini della cultura europea'', pp. 285,328).
È suggestiva la corrispondenza della dea italica alla divinità iranica ''Anahita'' o ''Anchita'', compagna di Mitra, nome sumero del sole, e alla dea assira Ištar, anch'essa dea della fecondità (Antonino Pagliaro). Se Angizia, Anagzia, Anceta, Anaceta, Anahita sono, come appare, denominazioni della stessa divinità, ne consegue che condividono il significato del nome. ''Anahita'' vuol dire "colei che viene in soccorso, che sta accanto" ed è costituito dalle componenti accadiche ''an'' (accanto, per, verso) e ''aḫitu'' (fianco, lato); pronunciarlo sarà valso implorazione di aiuto (v. Giovanni Semerano ''Le origini della cultura europea'', pp. 285,328).

Nell'anno 2016 è stata formulata un'[https://www.facebook.com/100008859580573/videos/1583297245308913/ '''ipotesi''' '''di ricostruzione del tempio B'''] della "città santuario" con originali ed intriganti reinterpretazioni delle attività cultuali.


I tradizionali pellegrinaggi di devoti che dai paesi della conca del Fucino si recano, la prima domenica di maggio, al santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna, poco distante da Corfinio; a Cocullo, il primo giovedì dello stesso mese; la singolare cerimonia che si svolge a Luco dei Marsi il giorno di Pentecoste che prevede, indizio rivelatore, l'imprescindibile presenza degli zampognari con sosta presso i ruderi del tempio di Angizia; le ricorrenze religiose, con pratiche all'aperto, in altri luoghi vicini, le tante chiese dedicate alla Madonna delle Grazie, richiamano il culto della divinità italica della fecondità.
I tradizionali pellegrinaggi di devoti che dai paesi della conca del Fucino si recano, la prima domenica di maggio, al santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna, poco distante da Corfinio; a Cocullo, il primo giovedì dello stesso mese; la singolare cerimonia che si svolge a Luco dei Marsi il giorno di Pentecoste che prevede, indizio rivelatore, l'imprescindibile presenza degli zampognari con sosta presso i ruderi del tempio di Angizia; le ricorrenze religiose, con pratiche all'aperto, in altri luoghi vicini, le tante chiese dedicate alla Madonna delle Grazie, richiamano il culto della divinità italica della fecondità.

Versione delle 20:38, 25 nov 2016

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Angizia (disambigua).

Angizia (in latino Angitia o Angita, da anguis, serpente; in peligno Anaceta[1]) era una divinità adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata al culto dei serpenti.

Supposta statua in terracotta della dea Angizia (Museo Paludi di Celano)

Poiché i serpenti erano spesso collegati con le arti curative, Angizia era probabilmente una dea della guarigione; i Marsi, che la consideravano più una maga che una dea, le dovevano la conoscenza dell'uso delle erbe curative, specie quelle contro i morsi di serpente. Le venivano attribuiti altri poteri, come quelli di uccidere i serpenti col solo tocco.

Dai Romani veniva talvolta associata alla Bona Dea.

L'antica diffusione della devozione alla dea Angizia in vaste zone dell'Italia Centro Meridionale e la tradizione di cerimonie che si svolgono a metà primavera in diverse contrade sono rivelatrici di un rito propiziatorio della fertilità.

Scorcio fotografico del sito archeologico della dea Angizia a Luco dei Marsi

Angitia fra i Marsi, Anagtia presso i Sanniti, in Aesernia le veniva riservato l'appellativo di diiviia; Anaceta o Anceta nella peligna Corfinio aveva culto fra le donne ed era invocata con l'attributo di Keria, voce che richiama il sumero kur (terra), accadico kerû (terra coltivata, orto) e il latino Cerere il cui culto in Roma era abbinato a quello della Terra. È suggestiva la corrispondenza della dea italica alla divinità iranica Anahita o Anchita, compagna di Mitra, nome sumero del sole, e alla dea assira Ištar, anch'essa dea della fecondità (Antonino Pagliaro). Se Angizia, Anagzia, Anceta, Anaceta, Anahita sono, come appare, denominazioni della stessa divinità, ne consegue che condividono il significato del nome. Anahita vuol dire "colei che viene in soccorso, che sta accanto" ed è costituito dalle componenti accadiche an (accanto, per, verso) e aḫitu (fianco, lato); pronunciarlo sarà valso implorazione di aiuto (v. Giovanni Semerano Le origini della cultura europea, pp. 285,328).

Nell'anno 2016 è stata formulata un'ipotesi di ricostruzione del tempio B della "città santuario" con originali ed intriganti reinterpretazioni delle attività cultuali.

I tradizionali pellegrinaggi di devoti che dai paesi della conca del Fucino si recano, la prima domenica di maggio, al santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna, poco distante da Corfinio; a Cocullo, il primo giovedì dello stesso mese; la singolare cerimonia che si svolge a Luco dei Marsi il giorno di Pentecoste che prevede, indizio rivelatore, l'imprescindibile presenza degli zampognari con sosta presso i ruderi del tempio di Angizia; le ricorrenze religiose, con pratiche all'aperto, in altri luoghi vicini, le tante chiese dedicate alla Madonna delle Grazie, richiamano il culto della divinità italica della fecondità.

La festa dei serpari a Cocullo (AQ), ora dedicata a san Domenico, deriva dall'originaria festa pagana in onore di Angizia.

La squadra di calcio di Luco dei Marsi si chiama Angizia Luco.

Mito

Silius Italicus, nelle Punicae (libro VIII, 495-501) scrive:

Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,
così dicono, e maneggiava da padrona
i veleni e traeva giù la luna dal cielo;
con le grida i fiumi tratteneva e,
chiamandole, spogliava i monti delle selve.

Santuari

Lo stesso argomento in dettaglio: Lucus Angitiae.

Il toponimo del bosco sacro presso il santuario di Angizia (lucus Angitiae) sopravvive nel nome del paese di Luco dei Marsi.

Note

  1. ^ Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, 2ª ed., Firenze, Vallecchi, 1951., p. 168.

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