Svastica: differenze tra le versioni

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Lo svastika come simbolo indiano.
File:BuddhaWannian.JPG
Lo svastika (lingua cinese 卐 o 卍 o anche 萬:wàn; giapp. man) apposto sul petto delle statue dei buddha (佛, ) del presente e del futuro presso il tempio di Wannian (万年寺) sul Monte Emei (峨嵋山) in Cina. Nell'ambito del Buddhismo cinese il carattere 卐 o 卍 indica la manifestazione di "tutte le cose" nella coscienza di un buddha.

La svastica è un simbolo effigiato per mezzo del disegno di una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti: 卐 o 卍.

Il termine italiano "svastica" origina direttamente dal sostantivo maschile sanscrito svastika (devanāgarī स्वास्तिक) che indica in quella lingua, tra gli altri significati, il disegno di una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti (卐 o 卍), simbolo religioso e propizio per le culture religiose originarie dell'India quali il Giainismo, il Buddhismo e l'Induismo.

Come simbolo, generalmente sempre con significati augurali o di fortuna, fu utilizzato da molte altre culture fin dal Neolitico.

Durante il Primo dopoguerra fu adottato dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Partito nazista) come simbolo dello stesso, finendo per essere inserito nella bandiera della Germania nazista, senza tuttavia alcun diretto collegamento simbolico, filosofico o religioso con le religioni orientali da cui esso era originato ed era già diffuso.

Dopo la Seconda guerra mondiale, a seguito del suo utilizzo nella bandiera della Germania nazista, il suo uso in Occidente è oggetto di controversie.

Etimologia

La parola italiana svastica deriva dalla resa del termine maschile sanscrito, svastika, attestata nella nostra lingua a partire dal 1897.

In sanscrito tale termine possiede numerosi significati indicando, tra gli altri, un "bardo che dà il benvenuto", "un incrocio di quattro strade", "l'incrociare le mani o le braccia sul petto", "un bendaggio a forma di croce", il "gallo", "un oggetto prezioso a forma di corona triangolare" ma, soprattutto, nel significato di "oggetto propizio" o il disegno/simbolo di una croce greca con i bracci piegati ad angoli retti che, secondo la maggioranza degli orientalisti, rappresenterebbe il disco solare.

Il termine sanscrito svastika deriva da svastí (sostantivo neutro; benessere, successo, prosperità) a sua volta composto dal prefisso su- (buono, bene; linguisticamente affine al greco ευ, eu- con lo stesso significato) e da asti (coniugazione della radice verbale as: "essere"). Il suffisso -ka forma un diminutivo, per cui svastika è traducibile letteralmente come "piccola cosa in relazione con lo star bene" che si può far corrispondere a un termine come "portafortuna"[1].

Il termine "svastica" viene indicato in italiano come sostantivo di genere femminile, è possibile ipotizzare che il suo utilizzo al femminile, in Occidente, derivi dall'errata traduzione in "felicità"[2].

Ritrovamenti archeologici del simbolo 卍 o 卐

Collana iraniana del primo millennio AC, Museo nazionale d'Iran
Elmo greco con inciso il simbolo della svastica, 350-325 a.C. rinvenuto a Ercolano. Cabinet des Médailles, Parigi

I primi reperti consistenti facenti uso della "svastica" risalgono al Neolitico, anche se esistono alcuni rari reperti persino risalenti del tardo Paleolitico. Il simbolo è stato ritrovato in numerosi frammenti di ceramica nel Khuzestan (Iran) e persino nella scrittura utilizzata dalla Cultura Vinca nell'Europa neolitica. Altri ritrovamenti risalgono all'Età del bronzo nella zona di Sintashta in Russia e all'Età del ferro nel Caucaso settentrionale e in Azerbaijan[3]. Una "svastica" appare altresì sui ruderi della sinagoga di Cafarnao accanto ad una stella di David. In tutte queste culture il simbolo non sembra ricoprire significati particolari, ma, semplicemente, è uno fra i tanti motivi utilizzati.

Reperti archeologici in Italia

  • Un fregio svasticoide appare su di una terracotta pre-villanoviana conservata al museo etrusco di Villa Giulia a Roma.
  • Diversi vasi con raffigurazioni di svastiche databili dal 1000 a.C. sia villanoviane che sannitiche e lucane sono visibili nel Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale di Padula.
  • Alcune svastiche sono presenti nei mosaici delle ville del sito archeologico di Ercolano (Napoli) e distrutte nell'eruzione vulcanica del 79. Anche a Pompei compare spesso come motivo ornamentale: ve ne sono diverse nella decorazione della volta dell'apodyterium (spogliatoio) delle Terme Stabiane.
  • Diverse svastiche sono presenti nel "Mosaico a cassettoni" della Domus dei Coiedii di Suasa.
  • Una serie di svastiche sono scolpite lungo i quattro lati del detto di Stilicone, collocato sotto il pulpito della Basilica di Sant'Ambrogio, a Milano.
  • La svastica è motivo ricorrente tra le decorazioni a mosaico della Basilica di San Vitale a Ravenna e nel vicino Mausoleo di Galla Placidia e nel pavimento più antico di San Giovanni Evangelista.
  • La rosa camuna di Carpene (Sellero) presenta una forma a svastica.
  • Sulla pavimentazione di Ostia antica nei pressi delle rovine del teatro è presente una svastica raffigurante il sole.
  • Sul tetto interno del duomo di Reggio Calabria sono incise una serie di svastiche lungo tutti gli infissi.
  • Molte svastiche sono presenti come elementi decorativi e simboli di buon augurio nei mosaici e nei dipinti murali della Villa del Casale di Piazza Armerina in Sicilia.
  • Il simbolo è presente sullo scudo di alcuni guerrieri sanniti, in dipinti risalenti al IV secolo a.C.
  • La svastica compare come simbolo decorativo sulle vesti di alcune figure maschili presenti nei mosaici del quartiere ellenistico-romano situato nella Valle dei Templi di Agrigento.
  • La svastica compare come simbolo decorativo sulle vesti femminili nella valle dei templi di Paestum ( Salerno )

Lo svastika nella cultura e nelle religioni orientali

Lo svastika giainista.

In ambito buddhista il simbolo dello svastika indica il Dharmacakra, la "Ruota della dottrina".
Nel Buddhismo cinese il carattere 卐 o 卍 o anche 萬 (wàn, giapp. man) rende il termine sanscrito svastika (reso anche come 塞縛悉底迦 sāifúxīdǐjiā) con il significato di "10.000" ovvero di "miriadi" o "infinito" o "tutte le cose" che si manifesta nella coscienza di un buddha (佛, ); per tale ragione esso è spesso posto nelle statue rappresentanti un buddha sul suo petto all'altezza del cuore.
Nel Buddhismo Zen il carattere 卐 o 卍 rappresenta il 佛心印 (busshin-in) ovvero il "sigillo della mente-cuore del Buddha" trasmesso da patriarca a patriarca nel lignaggio di questa scuola.

In ambito gianista il simbolo dello svastika è uno dei ventiquattro segni propizi ed è simbolo del settimo Arhat e della presente avasarpiṇī.

In ambito induista il simbolo destrorso (卐) è associato con il Sole e con la ruota del mondo che gira intorno ad un centro immobile, e quindi emblema di Viṣṇu (e perciò anche di Kṛṣṇa). La Bṛhat Saṃhitā (VI secolo d.C.; al LV,5) sostiene che lo svastika debba essere apposto all'ingresso dei templi.

Da simbolo augurale e solare ad emblema nazista

La coccarda della finlandese Suomen ilmavoimat usata nel periodo 1918-1945.
La coccarda della lettone Latvijas Gaisa Spēki usata nel periodo 1926-1940.
La svastica nella bandiera nazista.

La "svastica" fu in uso anche presso popolazioni diverse, per esempio presso molte tribù di nativi americani come i Navajo che lo avrebbero però eliminato dalla loro tradizione durante la seconda guerra mondiale rifiutando ogni accostamento con la simbologia nazista.[4] La svastica compare altresì nell'arte popolare dell'Estonia e della Finlandia, mentre presso i Prussiani si suppone che abbia dato il nome al dio-sole Suaixtis.

Negli anni trenta e quaranta del XX Secolo la Suomen ilmavoimat, l'aeronautica militare finlandese portava sulla coccarda una svastica di colore azzurro. La svastica venne altresì riproposta dai teosofi alla fine del XIX secolo. La sua odierna notorietà è, infatti, legata alla sua adozione da parte del partito nazionalsocialista tedesco e, successivamente, del Terzo Reich.

Prima dell'avvento del nazismo, la svastica era già stata utilizzata in Germania dai movimenti che si rifacevano all'ideologia etno-nazionalista Völkisch. Il primo uso documentato come simbolo ariano fu quello di Adolf Lanz che la utilizzò per comporre la bandiera del suo Ordo Novi Templi, un'organizzazione parareligiosa che propugnava le tesi dell'ariosofia. La bandiera gialla dell'ordine mostrava una svastica rossa attorniata da quattro gigli araldici dello stesso colore.[5]

Guido von List adottò la svastica come simbolo del neopaganesimo in Germania, idea seguita dalla Società Thule. Su suggerimento del Dr. Friedrich Krohn della Thule Society[6], Hitler adottò la svastica all'interno di un cerchio come simbolo del partito Nazista nel 1920. I ricercatori francesi Louis Pauwels e Jacques Bergier scrissero in Le Matin des Magiciens (1962), che Karl Haushofer avrebbe convinto Hitler a scegliere la croce uncinata come simbolo del nazismo. Haushofer, appassionato di cultura giapponese e indiana, tornato a Berlino nel 1918, avrebbe anche fondato la Vril-Gesellschaft, la cui esistenza non è però supportata da alcuna fonte storica.

Il presentare la svastica da parte dei nazisti come simbolo identificativo scandalizzò, dato anche il rendere presente, da parte della croce uncinata, «l'idea di sacralizzazione», vari membri del Collége du Sociologie parigino tra i quali Georges Bataille e Pierre Prévost, che in testo da lui composto presenta «...tanto più che noi tutti [ascoltatori alla conferenza Hitler et l'ordre teutonique] provavamo disgusto per tutto ciò che poteva venire dall'hitlerismo. A scandalizzarci in questo movimento era, tra l'altro, l'accaparramento della croce uncinata che evoca l'idea di sacralizzazione. Questo simbolo solare, Bataille lo avrebbe adottato volentieri, per il suo significato eracliteo che gli riconosceva. Ma il movimento hitleriano nella sua totalità era giudicato da lui e da noi tutti come un mostruoso tentativo schiavista, mirante a una ricomposizione "monocefala" della società»[7]

Altri utilizzi contemporanei

Falun Gong

Ultimamente, l'uso della svastica è stato ripreso dal movimento Qi gong cinese del Falun Gong, che ne fa un uso di tipo tradizionale, prendendolo dalla tradizione buddista e mescolandolo con elementi tradizionali cinesi dello yin e yang.

Arti marziali

La scuola fondamentale di Shorinji Kenpō utilizza la svastica come simbolo in Giappone. Essa è presente anche nel film con Sonny Chiba The Killing Machine.

Animazione

Alcuni manga giapponesi contengono il simbolo manji, che, ricordando la svastica, viene spesso modificato in quest'ultima nella trasposizione dell'anime rispetto al disegno originale. Alcuni esempi sono:

  • Naruto: il clan Hyuga del Villaggio della Foglia ha sulla fronte il famoso Sigillo degli Hyuga, rappresentato nel manga come una svastica verde disegnata sulla fronte. Nell'animazione il disegno è stato modificato in una croce dello stesso colore.
  • One Piece: il manji rappresenta il simbolo del Jolly Roger della Ciurma di Barbabianca, conosciuto come Edward Newgate. Anche in questo caso il disegno è stato modificato in una croce bianca, sia sulla bandiera che sulla schiena del membro della ciurma Portuguese D. Ace.
  • Nel manga L'immortale il personaggio principale (il cui nome è appunto Manji) reca sulla schiena un manji sinistrorso metà bianco e metà nero.
  • Nel manga di Bleach, quando Ichigo rilascia il Bankai, l'elsa della sua spada è a forma di manji. Inoltre, la parola giapponese "Bankai" è formata da due kanji, di cui il primo è un manji (卍解).
  • In Bem il mostro umano indica il simbolo invincibile.

Curiosità

L'imperatrice Alessandra Feodorovna, imprigionata nella casa Ipatev ad Ekaterinburg, prima dell'uccisione tracciò una svastica sull'intelaiatura di una finestra. Il fatto può trovare spiegazione dall'interesse dell'imperatrice per la teosofia[8].

Galleria di immagini

Note

  1. ^ The Swastika, Northvegr Foundation. Note sull'etimologia e il significato della svastica
  2. ^ Eliade, M. (2004) Occultismo stregoneria e mode culturali. Saggi di religioni comparate, Sansoni
  3. ^ Cultinfo Department of Culture of Vologda Regional Government
  4. ^ Dottie Indyke. The History of an Ancient Human Symbol, 2005, da The Wingspread Collector's Guide to Santa Fe, Taos and Albuquerque, Volume 15.
  5. ^ José Manuel Erbez. "Order of the New Templars 1907". Flags of the World, 2001.
  6. ^ Fra le varie fonti: The Unknown Hitler di Wulf Schwartzwaller
  7. ^ (da P. Prévost, Pierre Prévost recontre Georges Bataille, Paris 1987, pp. 26 sg., citato in 'Hitler e l'Ordine teutonico, nel testo Il Collegio di Sociologia pag.285-286)
  8. ^ King, G., The Last Empress, p.344

Bibliografia

Altri progetti

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