Giovanni Muzio: differenze tra le versioni

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Pavia
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[[File:Milano - edificio viale Monte Santo 7.jpg|thumb|Edificio residenziale detto "Casa dei Giornalisti" a Milano, 1934-1936]]
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[[File:Milano chiesa San Giovanni Battista alla Creta esterno.JPG|thumb|[[Chiesa di San Giovanni Battista alla Creta]] a Milano, 1956-1958]]
[[File:Milano chiesa San Giovanni Battista alla Creta esterno.JPG|thumb|[[Chiesa di San Giovanni Battista alla Creta]] a Milano, 1956-1958]]
Nato a Milano, dove il padre [[Virginio Muzio]], affermato architetto [[Bergamo|bergamasco]], fu professore incaricato di architettura all'Accademia di Belle Arti dal 1896 al 1902, si trasferì nella città di origine del padre quando quest'ultimo terminò l'attività didattica. Nel capoluogo orobico frequentò il [[Liceo ginnasio Paolo Sarpi]], quindi studiò presso il [[Collegio Ghislieri]] di [[Pavia]] ed infine al [[Politecnico di Milano]]<ref>{{Cita web|http://www.bgpedia.it/muzio-giovanni/|BGpedia: Muzio, Giovanni|20 luglio 2016}}</ref>; dopo avere combattuto nella prima guerra mondiale<ref>La permanenza in Veneto e la possibilità di studiare le ville palladiane fu visto da Muzio come uno degli elementi originari del proprio linguaggio architettonico che fu infatti definito all'epoca come "neopalladianesimo"</ref> e aver compiuto un viaggio in Europa, nel 1920 aprì in via San'Orsola a Milano uno studio con [[Giuseppe De Finetti]], [[Giò Ponti]], [[Emilio Lancia]] e [[Mino Fiocchi]] e partecipò attivamente alla vita culturale milanese.
Nato a Milano, dove il padre [[Virginio Muzio]], affermato architetto [[Bergamo|bergamasco]], fu professore incaricato di architettura all'Accademia di Belle Arti dal 1896 al 1902, si trasferì nella città di origine del padre quando quest'ultimo terminò l'attività didattica. Nel capoluogo orobico frequentò il [[Liceo ginnasio Paolo Sarpi]], quindi studiò presso l'[[Università degli Studi di Pavia]], risiedendo nel [[Collegio Ghislieri]], ed infine al [[Politecnico di Milano]]<ref>{{Cita web|http://www.bgpedia.it/muzio-giovanni/|BGpedia: Muzio, Giovanni|20 luglio 2016}}</ref>; dopo avere combattuto nella prima guerra mondiale<ref>La permanenza in Veneto e la possibilità di studiare le ville palladiane fu visto da Muzio come uno degli elementi originari del proprio linguaggio architettonico che fu infatti definito all'epoca come "neopalladianesimo"</ref> e aver compiuto un viaggio in Europa, nel 1920 aprì in via San'Orsola a Milano uno studio con [[Giuseppe De Finetti]], [[Giò Ponti]], [[Emilio Lancia]] e [[Mino Fiocchi]] e partecipò attivamente alla vita culturale milanese.


Tra il 1919 ed il 1922 realizzò quella che lui stesso considerò un'opera manifesto: la cosiddetta "[[Ca' Brutta]]" in via Moscova<ref name="ref_A">AA.VV., ''Architettura tradizionalista: architetti, opere, teorie'', 2002.</ref>, che suscitò scandalo o comunque un grande scalpore,<ref>V.M.Lampugnani, (a cura di), Dizionario dell'architettura del Novecento, Milano, 2000, p. 295.</ref> come dimostra il nome attribuito popolarmente all'edificio, a causa dell'uso quasi stravagante degli elementi del linguaggio classico.
Tra il 1919 ed il 1922 realizzò quella che lui stesso considerò un'opera manifesto: la cosiddetta "[[Ca' Brutta]]" in via Moscova<ref name="ref_A">AA.VV., ''Architettura tradizionalista: architetti, opere, teorie'', 2002.</ref>, che suscitò scandalo o comunque un grande scalpore,<ref>V.M.Lampugnani, (a cura di), Dizionario dell'architettura del Novecento, Milano, 2000, p. 295.</ref> come dimostra il nome attribuito popolarmente all'edificio, a causa dell'uso quasi stravagante degli elementi del linguaggio classico.
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Giovanni Muzio

Giovanni Muzio (Milano, 12 febbraio 1893Milano, 21 maggio 1982) è stato un architetto e accademico italiano. Fu, nel campo dell'architettura, l'iniziatore[1] e l'esponente più rappresentativo del movimento artistico Novecento[2][3] e in genere della corrente tradizionalista che caratterizzò l'architettura italiana degli anni venti e trenta, in rivalità con il razionalismo.

Biografia

File:Milano Ca' Brutta.JPG
Edificio residenziale detto "Cà Brutta" a Milano, 1919-1923
Edificio residenziale detto "Casa dei Giornalisti" a Milano, 1934-1936
Chiesa di San Giovanni Battista alla Creta a Milano, 1956-1958

Nato a Milano, dove il padre Virginio Muzio, affermato architetto bergamasco, fu professore incaricato di architettura all'Accademia di Belle Arti dal 1896 al 1902, si trasferì nella città di origine del padre quando quest'ultimo terminò l'attività didattica. Nel capoluogo orobico frequentò il Liceo ginnasio Paolo Sarpi, quindi studiò presso l'Università degli Studi di Pavia, risiedendo nel Collegio Ghislieri, ed infine al Politecnico di Milano[4]; dopo avere combattuto nella prima guerra mondiale[5] e aver compiuto un viaggio in Europa, nel 1920 aprì in via San'Orsola a Milano uno studio con Giuseppe De Finetti, Giò Ponti, Emilio Lancia e Mino Fiocchi e partecipò attivamente alla vita culturale milanese.

Tra il 1919 ed il 1922 realizzò quella che lui stesso considerò un'opera manifesto: la cosiddetta "Ca' Brutta" in via Moscova[6], che suscitò scandalo o comunque un grande scalpore,[7] come dimostra il nome attribuito popolarmente all'edificio, a causa dell'uso quasi stravagante degli elementi del linguaggio classico.

Muzio in polemica sia con l'eclettismo neogotico e neorinascimentale che ancora sopravviveva a Milano e con il Liberty floreale, propose nella Ca' Brutta un ritorno del classicismo, ridotto a volumi puri ed elementi architettonici semplici, lontani da ogni storicismo eclettico[8]. I suoi riferimenti sono da ricercare nel neoclassicismo ottocentesco lombardo[9]. La sua architettura si avvicina alla "metafisica" di Giorgio De Chirico[10][11] ed al "Realismo magico" di Mario Bardi[12] producendo un monumentalismo severo a cui si riconosce oggi un grande valore urbano[13].

Le polemiche sulla Ca'Brutta: La proposta di Muzio tende a modificare radicalmente la morfologia del quartiere (all'epoca caratterizzato dalla presenza di villini) inserendo una volumetria molto elevata, un fabbricato maggiore in altezza e dalla tipologia completamente diversa. Attraverso i documenti si scopre che i primi attriti furono con l'amministratore pubblico. Muzio non segue il perimetro del lotto per creare una corte interna ma divide letteralmente il lotto in due parti creando una nuova strada all'interno del lotto stesso. L'edificio non ha di fatto un prospetto continuo su via Turati ed è proprio questa scelta volumetrica che provoca la reazione dell'amministrazione milanese. Muzio quindi deve legare i due edifici per mediare con le autorità, e lo fa inventando un vero e proprio arco trionfale. Questa continuità innestata sopra ad una discontinuità è uno dei modi tipici di operare di Muzio. Terminati i lavori l'edificio tuttavia appare in tutta la sua urlante novità. La facciata non corrisponde a quella proposta al comune e nell'estate del 1922 si scatenano una serie di battaglie che sfociano nella demolizione di due altane che coronano il fronte principale. Con questo sacrificio le acque si calmarono.

Durante gli anni venti collaborò con l'amico Mario Sironi per vari allestimenti e padiglioni, tra cui il padiglione per l'Expo di Barcellona e l'allestimento della triennale di Monza del 1930.[6]

Si occupò anche di urbanistica fondando nel 1924 il Club degli urbanisti, insieme ad altri famosi architetti con i quali partecipa a concorsi, tra cui il più significativo fu il progetto per Milano Forma Urbis Mediolani del 1927, sviluppando un'idea di città ordinata e compatta non lontana dalle esperienze ottocentesche[14].

Negli anni '20 progettò in Valle d'Aosta alcune centrali ed impianti idroelettrici per la Società Idroelettrica Piemontese: centrali di Maen (1924-28), di Covalou (1925-26), di Promeron (1926-28) e di Isollaz (1926-27). Negli anni '50 realizzò altre due centrali: Avise (1952) e Quart (1955)[15]. Negli edifici delle centrali Muzio, pur impiegando un linguaggio storicista, riuscì a dare coerenza alla forma degli spazi e dei vari involucri edilizi attraverso il rispetto della funzione ed all'uso di geometrie essenziali[16].

Gli anni '20 e '30 furono caratterizzati da una sempre più intensa attività progettuale, che comprendeva partecipazioni a concorsi e varie collaborazioni tra cui ai progetti dei palazzi dell'INA e dell'INPS all'EUR. In quegli anni fu una delle figure più importanti dell'architettura italiana, ma fu oggetto di critiche da parte di alcuni intellettuali legati al movimento moderno.

Oltre a numerosissimi edifici residenziali, progettò importanti edifici pubblici di Milano tra cui l'Università Cattolica del Sacro Cuore in Largo Gemelli a Milano (1927-34) ed il Palazzo dell'Arte al Parco Sempione (sede della Triennale di Milano) e il Tempio della Vittoria.

Palazzo INA all'EUR Roma (1939)

Tra il 1940 e il 1942 partecipò al concorso internazionale per l'Anıtkabir, il mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk. Il suo progetto[17] si classificò secondo nel secondo gruppo[18] dei 5 progetti meritevoli di menzione[19].

Particolarmente intensa la sua attività di progettazione di edifici di culto, in particolare per l'ordine francescano[20], che proseguirà a lungo anche nel secondo dopoguerra. La progettazione di edifici di culto di Muzio si incentrò su continue variazioni degli schemi longitudinali delle chiese antiche, ed in particolare romaniche[21], e spesso prevede la presenza di una cupola su di una pianta a geometria complessa ed un particolare interesse per l'inserimento urbanistico della chiesa come centro civico, in cui l'edificio ecclesiastico fa parte di un complesso edilizio più vasto e polifunzionale. Tale ricerca progettuale trovò il suo esito più prestigioso nella Basilica dell'Annunciazione a Nazaret in Israele, progettata nel 1955 e completata nel 1969.

Fu a lungo insegnante al Politecnico di Torino, di cui progettò la sede centrale di Corso Duca degli Abruzzi, ed al Politecnico di Milano, fino al 1963.

Opere

Edifici residenziali

  • Immobile Bonaiti-Malugani (1935)
  • Immobile Ca' Brutta (1922)
  • Immobile Via Andrea Maria Ampere 95-101 (1936)
  • Immobile Via San Sisto 8 (1954)
  • Immobile Corso Sempione 81-83 (1958)
  • Dependance di Villa Pirotta Bonacossa a Brunate[22]

Edifici religiosi

Altre opere a Milano

Università Cattolica del Sacro Cuore in Largo Gemelli, Milano (1927-1934). Foto di Paolo Monti, 1963.
  • Sacrario dei Caduti Milanesi in largo Gemelli (1926)
  • Sede del Tennis Club Milano in via Arimondi (1923-1929)
  • Monumento Wildt (1931), sepoltura di disegno razionalistico dello scultore Adolfo Wildt e della moglie, al Cimitero Monumentale
  • Università Cattolica del Sacro Cuore in Largo Gemelli, Milano (1927-1934)
  • Palazzo dell'Arte in viale Emilio Alemagna 6 (1931-33)
  • Palazzo della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde in via Verdi (1937)
  • Palazzo dell'Arengario (1937), insieme ad altri illustri progettisti.
  • Palazzo della Provincia in via Vivaio (1938-1941)
  • Palazzo del Popolo d'Italia in Piazza Cavour (1938- 1942), oggi conosciuto come palazzo dell'Informazione o palazzo dei Giornali, generalmente considerato un esempio involutivo della sua architettura,[senza fonte] caratterizzato da una grande scultura di Mario Sironi in facciata e dall'evocazione di un ordine gigante, derivata da Marcello Piacentini.
  • Ristrutturazione del Grand Hotel et de Milan (1946)
  • Convento di Sant'Angelo e istituto Angelicum in piazza Sant'Angelo (1939-1958)
  • Torre Turati in piazza della Repubblica angolo via Turati (1966-1969)

Altre opere

Centrale idroelettrica, Vizzola Ticino. Foto di Paolo Monti, 1968
  • Villa Leidi a Bergamo (1935)
  • Palazzo del governo di Sondrio[28]
  • Palazzo della Banca Bergamasca a Bergamo
  • Villa Brunella a Varese
  • Istituto Magistrale Statale "Maffeo Vegio" di Lodi (1935-38)
  • Politecnico di Torino (1958)
  • Centrale idroelettrica di Isollaz a Challand-Saint-Victor (1928)

Note

  1. ^ Kenneth Frampton, Storia dell'architettura moderna, Bologna, 1993, p. 237
  2. ^ F. Irace, Giovanni Muzio 1993-1982, Electa 1994
  3. ^ Maria Antonietta Crippa, Architettura del XX secolo Enciclopedia tematica aperta, 1993.
  4. ^ BGpedia: Muzio, Giovanni, su bgpedia.it. URL consultato il 20 luglio 2016.
  5. ^ La permanenza in Veneto e la possibilità di studiare le ville palladiane fu visto da Muzio come uno degli elementi originari del proprio linguaggio architettonico che fu infatti definito all'epoca come "neopalladianesimo"
  6. ^ a b AA.VV., Architettura tradizionalista: architetti, opere, teorie, 2002.
  7. ^ V.M.Lampugnani, (a cura di), Dizionario dell'architettura del Novecento, Milano, 2000, p. 295.
  8. ^ Cesare De Seta, L'architettura del Novecento, Torino, 1981, p. 49.
  9. ^ Leonardo Benevolo, Storia dell'architettura moderna,Bari, 1971, p. 614.
  10. ^ Renato Barilli, Franco Solmi, La Metafisica: Architettura, arti applicate e decorative, illustrazione e grafica, letteratura e spettacolo, musica, cinema, fotografia, 1980.
  11. ^ K. Frampton, op. cit., 1993.
  12. ^ Cesare De Seta, La cultura architettonica in Italia fra la due guerre, Laterza, Bari 1972.
  13. ^ Raffaella Catini, MUZIO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. URL consultato il 23 ottobre 2014.
  14. ^ Adele Simioli, Attualità del metodo progettuale di Muzio in «Rivista dell'Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda», n. 6, agosto 2012, pp. 119-120.
  15. ^ Luca Moretto, Architettura Moderna Alpina in Valle d'Aosta, 2003.
  16. ^ Luca Moretto, op. cit., 2003.
  17. ^ Anıtkabir - b. Project Number 41: Giovanni Muzio, su tsk.tr. URL consultato il 01/07/2011.
  18. ^ Il concorso per l'Anıtkabir, con 49 partecipanti, si concluse con un primo gruppo di 3 progetti vincitori e un secondo di 5 progetti meritevoli di menzione cfr. Anıtkabir -3. The Conclusion of the Anıtkabir Project Competition, su tsk.tr. URL consultato il 01/07/2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  19. ^ Anıtkabir -3. The Conclusion of the Anıtkabir Project Competition, su tsk.tr. URL consultato il 01/07/2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  20. ^ La collaborazione con l'ordine francescano continuerà con numerosi progetti realizzati o non realizzati, dal 1921 al 1970: Gianni Mezzanotte (a cura di), Giovanni Muzio. Architetture francescane, 1976.
  21. ^ S.Benedetti, L'architettura delle chiese contemporanee: il caso italiano, 2000.
  22. ^ Cecilia De Carli, Brunate - tra ecletticismo e liberty, p. 37.
  23. ^ EMPORIUM: RIVISTA MENSILE ILLUSTRATA D'ARTE E DI COLTURA Numero: 442 | Volume: 74 | Data: ott. 1931, NEZI Antonio, Nostri architetti d'oggi: Giovanni Muzio.
  24. ^ S.Benedetti, Op. cit., 2000
  25. ^ S. Benedetti, op. cit., 2000
  26. ^ Emanuele Vicini, L'evoluzione urbanistica di una porzione del quartiere Ovest di Pavia, in “Bollettino della Società Pavese di Storia Patria”, XXV, 1998; Emanuele Vicini, Santa Maria di Caravaggio, ed. TCP, Pavia 2011
  27. ^ Vittorio Prina, Giovanni Muzio-Chiesa della Madonna di Caravaggio, Pavia in Costruire in Laterizio, n.90. 2002
  28. ^ AA.VV.,Giovanni Muzio e il Palazzo del governo di Sondrio, Milano, 2002

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