Provincia Romandiolæ

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La Provincia Romandiolæ (nome completo Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ) è stata una suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio che divenne parte dello stato a tutti gli effetti dal 1278 ed esistette come provincia unitaria fino al 1540.

Recupero papale dei diritti sulla Romagna (1248-78)

Rettori Provincia Romandiolæ
dal 1278 al 1357

Fonte: Augusto Vasina [1965]. Appendice 2.

Fin dal XII secolo gli imperatori svevi avevano fatto aperte promissiones alla Chiesa di Roma relative alla restituzione della Romandiola, costituita all'epoca dall'Exarchatus Ravennae (che comprendeva le odierne Romagna e Bologna) e dal comitatus Brittinorii. Tali promesse erano rimaste però sulla carta. Le città di Romagna erano vincolate da giuramenti resi all'imperatore. L'influenza del Sacro romano impero ebbe termine nel 1248, quando Federico II di Svevia venne inaspettatamente sconfitto a Parma, perdendo il controllo delle città emiliane. Le città guelfe (fedeli al papa) ne approfittarono e si allearono per attaccare le città ghibelline (fedeli all'imperatore), fra cui spiccava Forlì, che continuò, per secoli, a dichiararsi città dell'Impero.

Lo Stato Pontificio intervenne per tentare il recupero dei propri possedimenti nella pianura padana orientale. La Santa Sede inviò nella regione Ottaviano degli Ubaldini, il quale, posto alla guida di un esercito guelfo, sconfisse i ghibellini e riportò sotto il dominio della Santa Sede tutte le città della Romagna. Risultò decisivo per il successo dell'operazione l'intervento del libero comune di Bologna, intervento non disinteressato poiché i Bolognesi aspiravano a giocare un ruolo egemone in Romagna.

Nel 1277 salì al soglio pontificio papa Niccolò III. Il nuovo pontefice, politico nato, concepì il progetto di creare una grande "signoria" (ovvero uno Stato) nell'Italia centrale e settentrionale comprendente la Romagna [9], Bologna e la Toscana, da affidare alla famiglia romana degli Orsini.
A tal fine decise di muoversi su due piani, locale e internazionale:

  • livello locale: sedare le dispute tra le famiglie nobiliari fiorentine, bolognesi e ravennati.
  • livello internazionale: tre anni prima (1274) l'imperatore Rodolfo d'Asburgo aveva rinunciato alle sue pretese sulla Romagna in cambio dell'incoronazione imperiale.

Tuttavia, l'effettivo passaggio della Romagna dalle insegne imperiali alle insegne papali non era ancora avvenuto. Il 25 settembre 1277 Niccolò III inviò il cardinale Latino Malabranca (di cui era zio), come legato pontificio in Toscana e Romagna e gli affiancò un membro della famiglia Orsini, Bertoldo. Parallelamente, Niccolò III iniziò a trattare con Rodolfo d'Asburgo. Nel maggio 1278 il pontefice raggiunse l'obiettivo che si era prefissato: Rodolfò firmò un concordato che sanciva il definitivo passaggio della Romagna allo Stato Pontificio. I diritti maestatici cessarono di essere divisi fra i papi e gli imperatori o i loro vicari e conti; le investiture feudali o signorili passarono interamente al pontefice. Il 24 settembre 1278 Niccolò III istituì in ogni provincia pontificia la figura del Rettore, un nobile (o ecclesiastico) con il mandato di tenere l'amministrazione civile. Il primo «Rettore della Romagna» (con l'esclusione di Bertinoro, all'epoca autonoma) fu lo stesso Bertoldo Orsini.

Uno stato di ribellione intermittente (1278-1357)

La pace così faticosamente raggiunta da Niccolò III durò solo un anno. La missione di Latino Malabranca riportò solamente dei successi parziali. Il cardinal legato e il rettore riuscirono a porre fine agli scontri tra le famiglie dei Lambertazzi e dei Geremei a Bologna e tra guelfi e ghibellini di Firenze (1279), ma già nel 1280 la guerra riesplose in Toscana; Forlì inoltre non voleva piegarsi al partito guelfo. In quello stesso anno il pontefice morì.

Nel 1281, Papa Martino IV, francese, incaricò Giovanni d'Appia, uno dei migliori uomini d'arme della sua terra, di formare un esercito per riconquistare le città romagnole. Dopo aver preso facilmente Faenza, Giovanni si diresse verso Forlì e cinse d'assedio la città, assedio che si protrasse fino al 1282. I forlivesi, capitanati da Guido di Montefeltro, riuscirono a rompere la stretta e a sconfiggere Giovanni d'Appia in quella che divenne la celebre battaglia di Forlì. L'episodio stesso è ricordato da Dante Alighieri: "la terra che fe' già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio" (Inferno XXVI, 43-44).

Nel XIV secolo la Santa Sede subì l'influenza politica della Francia, che fece trasferire la sede del papato ad Avignone. Dalla Provenza il pontefice non fu più in grado di governare i propri sudditi: molte città tornarono a subire la tirannia dei signori locali. Si susseguì una pletora di cardinali legati che non riuscirono a riprendere il controllo del territorio. Tra essi segnalano solamente i seguenti:

Tra i rettori, merita di essere menzionato Roberto D'Angiò re di Sicilia (nominato nel 1310), il cui tentativo di riportare la pace, peraltro, non ebbe successo.

Nel 1336, durante il vuoto di potere causato dal trasferimento del papato ad Avignone, il rettore della Provincia, Guglielmo di Arnaldo, fece redigere un corpus normativo al fine di regolamentare tutti gli aspetti della vita civile e militare della Provincia. Al numero 124 furono fissati i Confinia provinciæ Romandiolæ et comitatum Bretinorii:

«flumen Folii ef flumen Reni et Padus in quo Renum intrat, et ubi Renum nomen perdit, et Padus qui vulgari sermone dicitur Volana, et mare Adrianum et cacumina Alpium inter ipsam provinciam et provinciam Tuscie, prout ex ipsis Alpibus aqua pluvia decurit ad mare Adrianum predictum.»

Egidio Albornoz e le «Costituzioni Egidiane»

Il 30 giugno 1353 papa Innocenzo VI nominò legato pontificio per tutto il nord d'Italia il cardinale spagnolo Egidio Albornoz. In quattro anni l'Albornoz, abile organizzatore, riuscì a riportare sotto il potere della Chiesa tutti i territori che erano stati sottratti al suo dominio. In Romagna, l'Albornoz propose ai signori locali di assumere il titolo di "vicario apostolico". Avrebbero mantenuto la signoria sulla città, in cambio avrebbero giurato obbedienza al papa. Solo tre famiglie accettarono: gli Alidosi di Imola, i Da Polenta di Ravenna ed i Malatesta di Rimini. Tutte le altre città furono conquistate con la forza. L'ultima città a cadere fu Forlì. Per averne ragione, infatti, l'Albornoz dovette ricorrere ad una lunghissima crociata contro i forlivesi.
Al termine del suo mandato, l'Albornoz raccolse la serie di leggi e decreti che aveva prodotto, promulgando le Constitutiones Sanctæ Matris Ecclesiæ, note oggi come Costituzioni egidiane. In esse apparve anche la ripartizione dei territori dello Stato della Chiesa. Tale sistemazione rimase in vigore fino all'avvento di Napoleone (1796). Lo Stato Pontificio venne ripartito nelle tradizionali cinque province, una delle quali fu denominata Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ. Il territorio della provincia si estendeva dal fiume Panaro (tra Modena e Bologna) al fiume Foglia (presso l'odierna Pesaro).
Le Constitutiones prevedevano che al vertice di ogni Provincia fosse posto un cardinale legato, che risiedeva nella città più importante. Per quanto riguarda la Provincia Romandiolæ, venne prescelta Bologna. Il primo cardinal legato ad entrare nella città felsinea fu, nel 1360, lo stesso Egidio Albornoz.

La Provincia Romandiolæ dal 1357 al 1540

Cariche istituzionali

Legato pontificio

È il detentore del potere temporale nella Provincia. Risponde direttamente al pontefice. Generalmente la carica è rivestita da un cardinale. Dà ordini a tutti gli ecclesiastici del territorio e può, in caso di conflitto, sostituire il rettore nella sua sfera di attribuzione.

Rettore

L'incarico è affidato generalmente a un uomo d'armi di lungo corso. Nella sfera del potere temporale, il rettore è la più alta carica giurisdizionale della Provincia. Può dare ordini al braccio secolare.

Presidente o Governatore

In Romagna fu prevista anche la figura del Presidente (o Governatore), alle dipendenze del legato pontificio, che risiedeva a Ravenna.

Vicario pontificio

Dopo la recuperatione dei territori, alcune famiglie signorili, che non volevano essere cacciate dalla città che avevano dominato, vennero a patti con la Santa Sede. L'ex Signore giurò obbedienza al papa, che gli conferì la carica di "vicario pontificio" ed ampi poteri civili. I primi casati a raggiungere tale accordo furono i Malatesta di Rimini, i Da Polenta di Ravenna e gli Alidosi di Imola.
Il vicario detiene il merum et mixtum imperium et gladii potestatem, ovvero la piena giurisdizione civile e criminale. Inoltre ha il potere di riscuotere tutti i tributi per conto della Santa Sede e può trattenere per sé i dazi. In cambio paga un'imposta alla Camera apostolica denominata census.

Vicarius in spiritualibus

Il vicario spirituale è un uomo di chiesa che affianca il legato pontificio; ha la funzione di rendere esecutivi i suoi ordini in ambito ecclesiastico. Creato da Martino IV (1281-85), fu soppresso nel 1416.

Dal XIV al XVI secolo

I maggiori eventi accaduti nella Provincia Romandiolæ tra il 1357 e il 1540 furono:

Con Francesco Alidosi (nominato da Giulio II nel 1509) inizia la nuova serie dei Legati pontifici. Da allora in poi i rappresentanti papali vengono definiti Legatus Bononiæ et Romandiolæ. La sede di Ravenna è retta da presidenti o vicelegati alle dipendenze del legato bolognese. Nel corso di pochi decenni le due entità che compongono la Provincia Romandiolæ vengono sempre più distinte.

Secondo gli storici [12] l'anno di nascita della Provincia (o Legazione)[13] di Romagna è il 1540: in quell'anno viene nominato il primo cardinale legato di Romagna: Giovanni Maria del Monte (futuro Papa Giulio III) [14]: «Il breve e la lettera apostolica concessi al cardinale del Monte sanciscono la definitiva autonomia della Legazione di Romagna rispetto a quella di Bologna “de qua antea erat”.» [15]. Sede del Legato fu il Palazzo Apostolico, costruito alla fine del XIII secolo nell'odierna Piazza del Popolo [16]

Elenco Legati pontifici «Bononiæ et Romandiolæ» dal 1509 al 1540

Nomina conferita da Data della nomina Legato
Giulio II Della Rovere maggio [17] 1509 Francesco Alidosi [18]
Giulio II maggio 1511 Giovanni de' Medici
Giulio II giugno 1512 Sigismondo Gonzaga
Leone X de' Medici 11 aprile 1513 Giulio de' Medici
Clemente VII 1524 Innocenzo Cybo
Clemente VII 1532
Paolo III Farnese 1º settembre 1536 Guido Ascanio Sforza

Elenco Presidenti Provincia Romandiolæ dal 1509 al 1540

Data di nomina Nome Provenienza
30 aprile 1509 Giovanni Maria Capucci [19]
3 novembre 1511 Giovanni Pietro Ghisilieri
1513 Nicolò Pandolfini vescovo di Pistoia
29 novembre 1515 Simone Tornaboni
1516 Nicolò Bonefico vescovo di Pola
Alessandro Guasconi[20] vescovo di Alessandria
19 settembre 1517 Bernardo de' Rossi vescovo di Treviso
30 marzo 1523 Altobello Averoldi vescovo di Pola
settembre 1523 Nicolò Bonafede vescovo di Chiusi
6 maggio 1524 Francesco Guicciardini filosofo e storico
Giacomo Guicciardini
23 gennaio 1529 [21] Lionello Pio [22] signore di Carpi
25 gennaio 1532 Bartolomeo Valori
9 settembre 1532 Gregorio Magalotti vescovo di Chiusi
2 dicembre 1534 Giovanni Maria Del Monte arcivescovo di Manfredonia
19 settembre 1535 Gregorio Magalotti vescovo di Chiusi
1536 Giovanni Guidiccioni vescovo di Fossombrone
29 gennaio 1537 Cesare Nobili
7 maggio 1539 Berardo Santi vescovo dell'Aquila
7 dicembre 1539 Giovanni Guidiccioni vescovo di Fossombrone

Note

  1. ^ Secondo mandato. Mantiene il rettorato della Marca Anconetana.
  2. ^ Secondo altre fonti, Pietro da Piperno.
  3. ^ In sua vece governarono la provincia Giacomo Pagani, vescovo di Rieti (1301-02), e Rinaldo da Concorezzo (1302-03).
  4. ^ Sede del castello dell'arcivescovo.
  5. ^ Castrocaro Terme, La fortezza: Storia
  6. ^ Governarono in sua vece: Niccolò Caracciolo (1310), Gilberto de Santilliis (1311), Simone "de Belloloco" (1313), Pietro d'Angiò (fratello del re, 1315), Diego de la Rat (1316), Rainerio di Zaccaria (1318).
  7. ^ Nome italianizzato di Aymeric de Chateluz. Somma la carica di arcivescovo di Ravenna.
  8. ^ a b Somma la carica di Legato pontificio.
  9. ^ Come scrisse Dante Alighieri nella Divina Commedia, le città che componevano la Romagna alle soglie del 1300 erano: Ravenna, Cervia, Rimini, Cesena, Bertinoro, Forlì, Faenza ed Imola. Cfr Inferno, Canto XXVII, 37-54.
  10. ^ G. Magnani, Sesto Imolese tra cronaca e storia, 1994, p. 7.
  11. ^ Pietro Francioni, «Il Montefeltro», in Romagna Una, mutila fra 3 regioni, Il Ponte Vecchio, 1999, pag. 39.
  12. ^ Atti del Convegno «La Legazione di Romagna e i suoi archivi: secoli XVI-XVIII», pubblicati a cura di Angelo Turchini. - Cesena : Il ponte vecchio, stampa 2006.
  13. ^ In questo periodo i termini Provincia o Legazione sono intercambiabili. Lo dimostra il fatto che al loro vertice, in entrambi i casi, vi è sempre un cardinal legato. È sbagliato infatti pensare che la Provincia sia stata abolita ed al suo posto sia nata la Legazione. Il fatto che a partire dall'Ottocento si sia usato esclusivamente il termine "Legazione" ha indotto invece a pensare che questa unità amministrativa avesse soppiantato la Provincia. Non esiste nessun atto papale che abbia sancito la cessazione della Provincia e la nascita della Legazione.
  14. ^ La nomina è del 24 settembre 1540; breve di Paolo III del 4 settembre.
  15. ^ Atti del Convegno, op.cit.
  16. ^ L'edificio è stato restaurato nel XVIII secolo. Dalla fine del XIX secolo è la sede del Prefetto.
  17. ^ Secondo altre fonti, giugno.
  18. ^ Muore in carica l'11 maggio 1511.
  19. ^ Commissario apostolico.
  20. ^ Muore in carica il 9 aprile 1517.
  21. ^ Secondo altre fonti, 1530.
  22. ^ In alcuni testi, Leonello Pio.

Voci correlate

Bibliografia

  • Atti del Convegno «La Legazione di Romagna e i suoi archivi: secoli XVI-XVIII», pubblicati a cura di Angelo Turchini. - Cesena: Il ponte vecchio, stampa 2006.
  • Monumenti ravennati de' secoli di mezzo. Per la maggior parte inediti, Venezia, 1849.