Palazzo Durazzo-Pallavicini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Coordinate: 44°24′51.92″N 8°55′39.39″E / 44.414422°N 8.927608°E44.414422; 8.927608
Palazzo Durazzo-Pallavicini
Scorcio del loggiato del palazzo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Liguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Balbi, 1
Coordinate44°24′51.84″N 8°55′39.4″E / 44.4144°N 8.92761°E44.4144; 8.92761{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo; 1774
InaugurazioneXVI secolo
Stilebarocco
Realizzazione
ArchitettoBartolomeo Bianco
Emanuele Andrea Tagliafichi
AppaltatoreGio Agostino Balbi

Il palazzo Durazzo-Pallavicini o di Gio Agostino Balbi è un edificio sito in via Balbi al civico 1 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Storia e descrizione

L'architettura di questo palazzo, ritenuta il tratto d'unione tra i modelli residenziali di Strada Nuova e le soluzioni compositive di via Balbi fu concepita dall'architetto Bartolomeo Bianco per Gio. Agostino Balbi. Le sue capacità tecniche rispondono in pieno alle esigenze del committente che richiede una planimetria tradizionale a "U", nonostante un'area triangolare sia difficile da aggredire.

Elemento architettonico forte della composizione è il nucleo delle scale divergenti sul cortile, separato dallo scalone monumentale: un vero e proprio percorso coperto dalle stanze al piano dei mezzanini.

Caratteristico è anche l'utilizzo degli spazi esterni che si suddividono a levante e a ponente, consentendo una graduale vista dei giardini pensili lungo la strada.

I problemi finanziari costringono presto il nuovo proprietario, Bartolomeo Balbi, ad affittare una parte del palazzo a Giuseppe Maria Durazzo e nel 1710 a cederlo per intero a Marcello Durazzo.

Nel 1774 l'architetto Emanuele Andrea Tagliafichi è incaricato di ridefinire l'area a monte dell'edificio. Anche in questo intervento la chiave della composizione si ritrova nell'elemento distributivo verticale con l'ideazione di un imponente scalone su due audaci rampe a sbalzo, con una scelta nuovissima per la cultura genovese dell'epoca, molto vicina alla cultura d'oltralpe.

La dimora genovese è arricchita da un archivio monumentale che raccoglie le carte di molte parentele che hanno pesato sulla storia di Genova; mentre la biblioteca e la raccolta di manoscritti volute da Giacomo Filippo Durazzo nel XVIII secolo sono state di recente trasferite nel palazzo Durazzo Pallavicini di Luccoli - appartenne alla famiglia Durazzo alla stessa stregua del Palazzo Reale, ubicato anche esso in via Balbi e principale dimora della famiglia, venduto da Marcello Durazzo al re Carlo Felice nel 1824 e divenuto Museo Statale, del Palazzo Durazzo alla Meridiana, ultima dimora della famiglia Durazzo, alla Villa Durazzo-Centurione di Santa Margherita Ligure, proprietà comunale e di molti altri edifici appartenuti al Casato genovese.

Bibliografia

  • Luca Leoncini "Da Tintoretto a Rubens. Capolavori della Collezione Durazzo", catalogo della mostra, Milano 2004;
  • Angela Valenti Durazzo "I Durazzo da schiavi a dogi della Repubblica di Genova" Massetti Eugenio Editore, Roccafranca, Brescia 2004

Voci correlate

Collegamenti esterni