North American XB-28 Dragon

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North American XB-28 Dragon
Descrizione
TipoBombardiere medio d'alta quota
Equipaggio5
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti North American
Data primo volo26 aprile 1942
Utilizzatore principaleBandiera degli Stati Uniti USAAF
Esemplari2
Sviluppato dalNorth American B-25 Mitchell
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza17,17 m (56 ft 4 in)
Apertura alare22,10 m (72 ft 6 in)
Altezza6,71 m (22 ft 0 in)
Superficie alare62,79 (675.9 ft²)
Carico alare258,1 kg/m² (52,87 lb/ft²)
Peso a vuoto11 601 kg (25 575 lb)
Peso carico16 222 kg (35 763 lb)
Propulsione
Motore2 Pratt & Whitney R-2800-27
radiali 18 cilindri doppia stella raffreddati ad aria
Potenza2 000 hp (1 491 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max599 km/h (372 mph, 323 kt) a 7 620 m (25 000 ft)
Velocità di crociera410 km/h (255 mph, 222 kt)
Velocità di salita5,64 m/s (1 111 ft/min)
Autonomia3 283 km (2 040 mi, 1 773 nmi)
Tangenza10 607 m (34 800 ft)
Armamento
Mitragliatrici6 AN/M2 calibro .50 in (12,7 mm) comandate in remoto
Bombe907 kg (2 000 lb) (norm.)
1 814 kg (4 000 lb) (max)
Notedati relativi al prototipo XB-28A

i dati sono estratti da American Bomber Aircraft Development in World War 2[1]

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Il North American XB-28 Dragon, denominazione aziendale NA-63, fu un bombardiere medio d'alta quota, bimotore e monoplano ad ala media, sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense North American Aviation nei primi anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.

Evoluzione del North American B-25 Mitchell, dal quale si distingueva visivamente per l'adozione di un impennaggio monoderiva in luogo di quello bideriva, fu oggetto di valutazione da parte dell'United States Army Air Forces (USAAF) ma pur esprimendo prestazioni ampiamente superiori al modello da cui derivava un suo eventuale impiego durante la seconda guerra mondiale venne ritenuto inadatto e il suo sviluppo venne interrotto.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nei tardi anni trenta, grazie al successo ottenuto con il modello B-25 Mitchell, la North American Aviation decise di avviare su iniziativa privata lo sviluppo di una sua variante destinata ad operare ad alta quota. Il progetto, indicato dall'azienda come NA-63, riproponeva l'aspetto generale del B-25 Mitchell venendo tuttavia profondamente modificato per rispondere alle diverse condizioni operative dettate dal profilo di missione. Per ovviare ai problemi ipotizzabili per i cinque previsti membri dell'equipaggio nel dover operare a un'elevata quota di tangenza, l'ufficio tecnico decise di integrare nella fusoliera una cabina di pilotaggio pressurizzata. L'impennaggio abbandonò la soluzione a doppia deriva per una convenzionale a unico elemento verticale. L'armamento difensivo, basato su tre torrette dotate di una coppia di mitragliatrici AN/M2 calibro .50 in (12,7 mm), venne di conseguenza concepito per essere azionato da comando remoto mentre quello offensivo, consistente in bombe da caduta, era ospitato in un vano ventrale. L'apparato propulsivo, sempre bimotore, era affidato a una coppia di Pratt & Whitney R-2800, radiali 18 cilindri doppia stella raffreddati ad aria dotati di compressore centrifugo in grado di erogare una potenza massima pari a 2 000 hp (1 491 kW) ciascuno.

Visionato il progetto, le autorità dello United States Army emisero un ordine di fornitura per due esemplari da avviare a prove di valutazione ai quali, in base alle convenzioni allora in uso, venne assegnata la designazione ufficiale XB-28. Un progetto analogo, presentato dalla Glenn L. Martin Company, indicato dall'azienda come Model 182 e che ottenne la designazione USAAF XB-27, non lasciò mai il tavolo da disegno.[2]

L'XB-28 visto di lato.

Il primo dei due prototipi, identificato con il seriale 40-3056, venne portato in volo per la prima volta il 26 aprile 1942. Le prove di volo ufficiali confermarono le aspettative, esprimendo prestazioni significativamente migliori rispetto al B-25, tuttavia il modello non riuscì a superare alcune perplessità sollevate circa un suo impiego nel teatro operativo previsto, quello della Guerra del Pacifico. In quell'area le missioni di bombardamento da alta quota erano ostacolate in modo significativo da fattori climatici come frequente presenza di copertura nuvolosa e vento. Inoltre il tipico profilo di missione dei bombardieri medi ne garantiva una sempre migliore efficacia a bassa quota, così che si ritenne che il guadagno in termini di prestazioni di velivoli operanti da alta quota non fosse abbastanza significativo da giustificare l'innalzamento delle missioni di bombardamento a bassa quota.[3][4][5]

Sfumata la possibilità di adottare il modello come bombardiere, il secondo prototipo, denominazione aziendale NA-67 e seriale 40-3058, venne assemblato in configurazione aereo da ricognizione. Indicato ufficialmente con la designazione XB-28A, differiva dal primo per l'adozione di una coppia di motori R-2800-27 e di una torretta supplementare di costruzione General Electric. Portato in volo il 24 aprile 1943, non riuscì ad avere una lunga vita operativa; il successivo 4 agosto, a causa di un malfunzionamento durante le prove di valutazione dell'Army Air Forces precipitò al largo della California meridionale; l'equipaggio, pur riuscendo a trarsi in salvo non riuscì ad evitare la perdita del velivolo.[4][6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Norton 2012, p. 68.
  2. ^ Johnson 2012, p. 84.
  3. ^ Johnson 2012, p. 86.
  4. ^ a b Baugher 2000, North American XB-28 Dragon.
  5. ^ Hanson 2009, North American XB-28 Dragon.
  6. ^ Dean 1998, p. 9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) David Donald, The complete encyclopedia of world aircraft, Reprinted, New York, NY, Barnes & Noble Books, 1997, ISBN 978-0-7607-0592-6.
  • (EN) E.R. Johnson, American Attack Aircraft Since 1926, 2nd Edition, Jefferson, NC, USA, McFarland & C. Inc., 2012 [2008], ISBN 0-7864-5189-0.
  • (EN) Bill Norton, American Bomber Aircraft Development in World War 2, Hersham, Surrey, UK, Midland Publishing, 2012, ISBN 978-1-85780-330-3.

Riviste[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Jack Dean, The Charge Of The Light Brigade, in Airpower, Volume 28, Number 6, Granada Hills, California, novembre 1998.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]