Matteo 10

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Matteo 9,23–10,17 nel Codex Sinaiticus (c. 330-360).

Matteo 10 è il decimo capitolo del vangelo secondo Matteo nel Nuovo Testamento. Esso viene subito dopo la chiamata dei primi discepoli da parte di Gesù e prima dell'incontro con quelli di Giovanni Battista. Questa sezione del vangelo è nota come discorso della missione o piccola missione, in contrasto con la Grande Missione (Matteo 28,1820). La Piccola Missione è diretta specificatamente ai primi cristiani, provenienti dalla tradizione religiosa ebraica, mentre la Grande Missione è rivolta agli uomini di tutta la Terra. Il Pulpit Commentary suggerisce che il messaggio di Gesù in questo discorso "poteva essere compreso difficilmente da chi non conoscesse i fondamenti dell'ebraismo".[1]

Matteo nomina i dodici apostoli, o "dodici discepoli", nei versetti dall'1 al 4 ed il resto del capitolo consiste quasi interamente nel discorso di Gesù. In questo capitolo, Gesù invia gli apostoli a guarire ed a predicare nella regione e da loro precise istruzioni. Molte delle cose dette in Matteo 10 si trovano anche in Luca 10 e nel Vangelo di Tommaso, che però non è uno dei vangeli canonici.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Matteo 10,13–15 sul Papiro 110 (III/IV secolo), recto.
Matteo 10,25–27 sul Papiro 110 (III/IV secolo), verso.

Il testo originale era scritto in greco antico. Il capitolo è diviso in 42 versetti.

Testimonianze scritte[modifica | modifica wikitesto]

Tra le principali testimonianze documentali di questo capitolo vi sono:

Matteo 10,10–17 sul Codex Petropolitanus Purpureus (VI secolo).
Codex Sinaiticus (330–360), Matteo 10,17–11,15

I dodici apostoli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Discorso apostolico.

Il testo al primo versetto si riferisce a "i suoi dodici discepoli" (in greco: τους δωδεκα μαθητας αυτου, tous dodeka mathetas autou). Il versetto 2 li chiama "i dodici apostoli":

«Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.»

Il versetto 5 si riferisce a loro semplicemente come "i dodici".

Versetto 10[modifica | modifica wikitesto]

né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.[2]

Riferimenti in: Marco 6,8–9; Luca 9,3

  • "bisaccia": detta in ebraico "tarmil" si ritrova anche nei testi ebraici,[3] ed è una grande borsa di pelle dove i pastori e i viaggiatori portavano il loro cibo, tenendola appesa a tracolla.[4] I discepoli non hanno bisogno di portare con loro delle provviste per il viaggio perché tutto sarà dato loro da Dio.[4]
  • "due tuniche" (o "una seconda tunica"): l'intento di usare una tunica per il viaggio ed un'altra tenerla di ricambio.[4] Il teologo John Gill ha notato come "ai discepoli non fosse permesso portare un abbigliamento ricercato perché giudicato superfluo, né tanto meno due tuniche per non apparire troppo magnificenti oltre ad essere un problema da trasportare".[4]
  • "sandali": nemmeno i sandali erano permessi ai discepoli, secondo il vangelo di Matteo.[4] Vi era una certa differenza tra le scarpe e i sandali nella tradizione:[5] i sandali erano infatti realizzati con cuoio più duro rispetto alle scarpe,[6] e talvolta avevano la suola di legno chiodata e pertanto erano più durevoli delle normali calzature;[7] o talvolta erano realizzati con giunchi e foglie di palma intrecciate, o di corteccia,[8] che erano più leggere.[9] Quali fossero dunque le calzature consentite ai discepoli per il viaggio non è dato a sapere[4].
  • "bastone": a cui appoggiarsi durante il lungo cammino della giornata. Secondo l'evangelista Matteo, a chi viaggia era permesso un bastone per appoggiarsi, ma non un bastone di difesa o per combattere (Matteo 26,55).[4] Ai discepoli nello specifico è proibito l'uso del bastone non perché essi non debbano trovare riposo o sosta nel loro viaggio, ma perché ancora una volta essi troveranno ciò di cui abbisognano nella divina provvidenza. Dal momento che essi non portano con loro denaro, essi non devono temere nulla dai ladri e possono predicare liberamente il Vangelo, senza necessità di difendersi da pericoli esterni che incontreranno.[4]
  • "l'operaio ha diritto al suo nutrimento": Gesù usa quest'espressione proverbiale per rimarcare che i discepoli sono degli operai, dei lavoratori nella sua vigna, e per fare il loro lavoro avranno tutto il necessario per vivere.[4] Questo è il loro compito ed essi dal prossimo dovranno dipendere.[4] Ad ogni modo il contesto è ben lontano dal far sì che un discepolo si faccia mantenere da altri, anzi intende fortificarne lo spirito; chi segue loro, infatti, segue Cristo e la sua parola e per questo essi troveranno chi provvederà per loro nel mondo terreno predicando la Parola di Dio per il bene del prossimo e non per fini di lucro personali.[4]

Versetto 13[modifica | modifica wikitesto]

E se quella casa n’è degna, venga la pace vostra su lei: se poi non ne è degna la vostra pace torni a voi.[10]

Il biblista Dale Allison ha suggerito che "la vostra pace" si riferisca alla pace promessa "in un'epoca escatologica" (Isaia 52,7): Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»..[11]

Versetto 18[modifica | modifica wikitesto]

e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.[10]

Riferimenti: Matteo 27,2

Versetto 21[modifica | modifica wikitesto]

Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.[12]

Questa profezia di faida famigliare è basata su Michea 7,6, che venne pensata per raccontare la discordia degli ultimi giorni.[11]

Versetto 34[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Non sono venuto a portare pace, ma spada.
"Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada."[13][14]

Questo è uno dei passaggi più discussi di tutto il capitolo, spiegato spesso con un valore "apocalittico-escatologico" come era inteso nel contesto del I secolo.[15]

R. T. France spiega questo verso utilizzando il contesto del verso successivo, il 35: "La spada che Gesù porta non è qui intesa per un conflitto militare, ma nei versetti 35–36 mostra, una strenua divisione sociale che divide persino i legami famigliari più stretti. … Gesù parla qui, come nei versetti successivi, di una divisione degli uomini sulla base della risposta a lui."[16]

Il testo del vangelo di Matteo nel Libro di Kells altera la parola gladium della vulgata latina, facendola passare dalla parola makhairan, "spada", a gaudium "gioia", dando come risultato di lettura: "Non crediate che io sia venuto [solo] per portare pace sulla terra, ma [anche] gioia", stravolgendo così il senso completo del testo biblico.[17]

Versetto 38[modifica | modifica wikitesto]

chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.[18]
  • "Prende la sua croce": è il senso di abnegazione di fronte ai patimenti terreni che preludono quelli di Cristo. Infatti "come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione" (2 Corinzi 1,5; Filippesi, 3,10); l'espressione figurativa è presa dalla pratica di "condannare i criminali che erano condannati a portare la loro croce sino al luogo della loro esecuzione" (Matteo 27,32; Luca 23,26; Giovanni 19,16; anche in Artemid. ii. 56, p. 153; Plut. Mor. p. 554 A; Cic. de divin. i. 26; Valer. Max. xi. 7.)[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pulpit Commentary on Matthew 10, accessed 3 January 2017
  2. ^ Matteo 10,10
  3. ^ Maimon. & Bartenora in Misn. Sheviith, c. 2. sect. 8. & in Celim. c. 16. 4. & 24. 11. & Negaim. c. 11. sect. 11.
  4. ^ a b c d e f g h i j k John Gill, Matthew, in Exposition of the Entire Bible, Bible study tools, 10:10.
  5. ^ T. Hieros. Yebamot, fol. 12. 3. T. Bab. Yebamot, fol. 102. 1. & Menachot, fol. 32. 1.
  6. ^ Gloss. in T. Bab. Yebamot, fol. 101. 1. & Bartenora in Misn. Yebamot, c. 12. sect. 1.
  7. ^ Misn. Yebamot, c. 12. sect. 2. Maimon. Bartenora in Sabbat, c. 6. sect. 2. & Edayot, c. 2. sect. 8.
  8. ^ T. Bab. Yoma, fol. 78. 2. Gloss. in ib. Maimon. Hilch. Shebitat. Ashur, c. 3. sect. 7.
  9. ^ T. Bab. Yoma, fol. 78. 2. Juchasin, fol. 81. 1.
  10. ^ a b Matteo 10,18
  11. ^ a b Allison, D., Matthew in Barton, J. and Muddiman, J. (2001), The Oxford Bible Commentary Archiviato il 22 novembre 2017 in Internet Archive., p. 859
  12. ^ Matteo 10,21
  13. ^ Matteo 10,34
  14. ^ Charles Mathewes, Understanding Religious Ethics, p. 186.
  15. ^ David Cim, The sword motif in Matthew 10:34, in Theological Studies; Vol 56, No 1 (2000), 84-104., School of Theology, Australian Catholic University, DOI:10.4102/hts.v56i1.1698.
  16. ^ France, Tyndale New Testament Commentaries, Vol 1: Matthew (1985). 2nd ed (2008), p. 192. ISBN 978-1844742677.
  17. ^ George Jean Nathan Nathan e Henry Louis Mencken, The American Mercury, 1951, p. 572.
    «The compilers of the late seventh century manuscript, The Book of Kells, refused to adopt St. Jerome's phrase "I come not to bring peace but a sword" (" ... non pacem sed gladium"). To them the phrase made no sense and they altered it ...»
  18. ^ Matteo 10,38
  19. ^ Meyer's NT Commentary on Matthew 10. Accessed 24 April 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Albright, W.F. and C.S. Mann. "Matthew". The Anchor Bible Series. New York: Doubleday & Co., 1971.
  • Clarke, Howard W. The Gospel of Matthew and its Readers: A Historical Introduction to the First Gospel. Bloomington: Indiana University Press, 2003.
  • France, R.T. The Gospel According to Matthew: an Introduction and Commentary. Leicester: Inter-Varsity, 1985.
  • Gundry, Robert H. Matthew a Commentary on his Literary and Theological Art. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1982.
  • Hill, David. The Gospel of Matthew. Grand Rapids: Eerdmans, 1981.
  • Schweizer, Eduard. The Good News According to Matthew. Atlanta: John Knox Press, 1975.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capitoli del Nuovo Testamento
Vangelo secondo Matteo
Successore
Matteo 9 Matteo 10 Matteo 11