Matteo 5

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Matteo 5,13–16 sul Papiro 86 (IV secolo)

Matteo 5 è il quinto capitolo del vangelo secondo Matteo del Nuovo Testamento. Esso contiene la prima parte del discorso della montagna che comprende anche i capitoli 6 e 7. Parti di questo discorso sono simili al discorso della pianura in Luca 6, ma gran parte del materiale è esclusivo del vangelo di Matteo. È uno dei capitoli più discussi ed analizzati di tutto il Nuovo Testamento. Warren Kissinger ha riportato come tra i primi cristiani questo capitolo fu certamente il più citato dagli studiosi, come del resto la stessa cosa si può dire per gli studiosi moderni.

Nel medioevo iniziò a farsi strada l'interpretazione secondo la quale la narrazione presente nel capitolo si rivolgesse unicamente ad un pubblico ristretto, e non a tutta la popolazione in generale. Il riformatore Martin Lutero, in una discussione su questo capitolo, fu particolarmente critico nei confronti della visione che ne aveva la chiesa di Roma. Egli scrisse che "sono caduti su questo [quinto] capitolo quei maiali e quegli asini, quei giuristi e quei sofisti, la mano destra del papa ed i suoi mamelucchi."[1]

Nell'analisi di John Wesley sul discorso della montagna, il capitolo 5 riporta nella visione dello studioso "la summa di tutta la vera religione", permettendo al capitolo 6 di esporre nel dettaglio "le regole per una giusta intenzione per preservare tutte le nostre azioni senza mischiarle a desideri terreni o a cure ansiose per ogni necessità della vita"; il capitolo 7 da invece disposizioni sulle "precauzioni contro i principali ostacoli alla religione".[2]

Le fonti di Matteo 5 sono incerte. Il capitolo contiene solo alcuni parallelismi col vangelo di Marco, ed ancor meno con il discorso della pianura di Luca. Per quanti credono nella ipotesi delle due fonti, questo passo indica chiaramente che gran parte del testo potrebbe provenire dalla fonte Q. Ad ogni modo, Harvey King McArthur[3] ha notato che questi parallelismi con Luca sono veramente minimi, con molte aree mancanti. McArthur per questo ha teorizzato che vi fosse originariamente un passaggio di fonti ulteriore tra la fonte di Matteo e quella di Luca.

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Il testo originale era scritto in greco antico. Il capitolo è diviso in 48 versetti.

Testimonianze scritte[modifica | modifica wikitesto]

Tra le principali testimonianze documentali di questo capitolo vi sono:

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il capitolo è solitamente diviso come segue:

Le Beatitudini[modifica | modifica wikitesto]

Il discorso della montagna, Carl Heinrich Bloch.
Codex Sinaiticus (c. 330–360), Matteo 4,19–5,22
Lo stesso argomento in dettaglio: Beatitudini.

Dopo una breve introduzione (versetti 12) il capitolo contiene una sezione nota come Beatitudini che include alcuni dei più famosi insegnamenti di Gesù. Il teologo Robert H. Gundry ha suggerito che le Beatitudini possano dividersi in due quartetti. Il primo gruppo è relativo alla persecuzione dei discepoli di Gesù ed alla ricompensa nei cieli per i loro patimenti fisici su questa terra. Il secondo gruppo di quattro è il comportamento corretto che può portare a tale persecuzione. Gran parte degli studiosi percepiscono la nona beatitudine in Matteo 5,11 come separata dalle altre otto, come dimostrerebbe l'uso della seconda persona nella narrazione. Quattro delle Beatitudini si trovano anche in Luca, mentre le restanti sono reperibili unicamente in Matteo.

La traduzione attuale del passo avviene tramite il vocabolo collettivo "beatitudini" che rimanda in qualche modo a qualcosa "benedetto da Dio", ma non necessariamente questa poteva essere l'accezione del testo originale in lingua greca antica. Tale traduzione deriva dalla vulgata latina che ha per l'appunto utilizzato la parola beatus per meglio avvicinarsi al significato greco di "felice, gioioso". Dopo le Beatitudini seguono una serie di metafore che fanno loro da corollario, tra le quali spicca la parabola del sale della terra e della città sulla collina.

Insegnamenti sulla legge[modifica | modifica wikitesto]

Il ruolo e l'importanza della legge[modifica | modifica wikitesto]

  • Versetto 17 – Gesù dice di non essere venuto per "abolire la legge" ma per "darle compimento".
  • Versetto 18 – Gesù dichiara la legge valida sino a quando il "Cielo e la Terra non saranno finiti" e "che tutte le cose siano compiute".
  • Versetto 19 – Mostra una diretta correlazione tra l'atto di aderire al codice biblico e la giustizia dell'individuo.
  • Versetto 20 – Gesù identifica l'essere giusto come una condizione per l'inclusione nel regno dei Cieli.

L'argomento della legge è uno dei più dibattuti nel rapporto tra Gesù (e quindi il Vangelo e tutti i suoi insegnamenti contenuti nel Nuovo Testamento) e quelli attribuiti a Mosè nel Vecchio Testamento, ovvero nella relazione tra la Bibbia ed il Vangelo.

La ragione di queste discussioni si è originata dall'interpretazione dell'espressione "dare compimento" (πληρῶσαι; plerosai), la cui interpretazione corrente si rifà alla traduzione di Marcione di Sinope.

Antitesi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Uffici di Cristo.

Il discorso si sposta quindi su una discussione strutturata ("Già avete sentito… Ma io vi dico") sulla "Legge e i Profeti" detta anche la Vecchia Alleanza. Questa parte del capitolo (Matteo 5,17 - Matteo 5,48) è tradizionalmente indicata come "antitesi" o "sei antitesi".[4]

Gundry ha discusso su questo titolo: "Tradizionalmente le chiamiamo "le antitesi", ma in realtà così facendo sembra che si voglia riaffermare la Legge [antica] e che Gesù la contraddica [con le sue parole]". Al contrario Gundry è convinto che Gesù voglia superare addirittura la Legge di Mosè per "raggiungere l'obbiettivo prefissato, e pertanto si debba non più chiamarle "le antitesi" ma piuttosto "gli obbiettivi".[5]

Dopo l'introduzione (5,1720), i versi successivi sono commenti ai sei specifici argomenti che Gesù discute sulla legge, a partire da due dei Dieci Comandamenti. Gesù sembra imporre su questi degli standard ancora più rigorosi. Le sei antitesi sono:

  1. Non uccidere ai versetti 21, 22, 23, 24, 25, 26
  2. Non commettere adulterio ai versetti 27, 28, 29, 30
  3. Divorzio ai versetti 31 e 32
  4. Giuramento ai versetti 33, 34, 35, 36, 37
  5. Occhio per occhio ai versetti 38, 39, 40, 41, 42
  6. Ama il prossimo tuo come te stesso ai versetti 43, 44, 45, 46, 47, 48
Codex Sinaiticus (c. 330–60), Matteo 5,22–6,4

Le "antitesi" di Gesù sono divise in sei punti, ciascuno aperto da un fraseggio ad effetto: "Avete sentito… ma io vi dico…" Queste antitesi si ritrovano del resto solo in Matteo, il quale come si è già detto sapeva di rivolgersi col suo testo ad un pubblico di tradizione ebraica che ben conosceva la legge contenuta nella Torah, motivo per cui egli citerebbe la legge mosaica senza particolare retorica in quanto data per scontata al suo uditorio.

Nelle sei antitesi Gesù estende lo scopo dei Comandamenti andando alla radice dei problemi che evidenziano (evitare l'odio e la lussuria per prevenire omicidio e adulterio) o andando oltre i comandamenti biblici stessi come nel caso del divorzio o del giuramento. Harrington scriveva che Matteo presenta le sei antitesi come esempi dei principi che Gesù non era venuto ad abolire ma a completare, partendo dalla legge dei profeti.[6]

«Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.»

Assassinio[modifica | modifica wikitesto]

La prima antitesi (versetti 21–22) si scaglia contro l'odio che è la radice dell'omicidio. I due punti connessi (23–24, 25–26) evidenziano il valore di riconciliarsi col nemico.[6]

«Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.»

Adulterio[modifica | modifica wikitesto]

La seconda antitesi (versetti 27–28) si scaglia contro la lussuria che è la radice dell'adulterio. Il dire dell'occhio destro e della mano destra che causano scandalo (29–30) sono ulteriori fonti di peccato.[6]

«Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.»

Divorzio[modifica | modifica wikitesto]

La terza antitesi (versetti 31–32) spiega la proibizione del divorzio per Gesù, il quale non vede di buon occhio la procedura delineata in Deuteronomio 24,1.[6]

«Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.»

Giuramento[modifica | modifica wikitesto]

La quarta antitesi (versetti 33–37) si scaglia contro il giuramento dicendo di evitarlo per non incorrere nella possibilità di giurare il falso.[6]

«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.»

Occhio per occhio[modifica | modifica wikitesto]

La quinta antitesi è sulla non vendetta (versetti 38–39a) e chiede ai seguaci di Gesù di non cercare vendetta tramite la violenza. La violenza non solo è proibita, ma con essa è condannata anche la brutalità e la forza.[6]

«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.»

L'amore per il proprio nemico[modifica | modifica wikitesto]

L'ultima antitesi (versetti 43–48) definisce il concetto di "prossimo". Qui Gesù specifica che è necessario amare persino i propri nemici al posto di restringere l'amore solo a coloro che ci portano beneficio o che già ci amano.[6]

«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.»

La perfezione[modifica | modifica wikitesto]

Il capitolo si conclude con una esortazione alla perfezione, il τέλειος (teleios), nel significato di "piena crescita" o "piena maturità" che il cristiano deve raggiungere.

Versetti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Martin Luther, Commentary on Sermon on the Mount, su godrules.net, traduzione di Charles A. Hay. URL consultato il 4 settembre 2013.
  2. ^ Wesley, J., Sermon 21, Upon Our Lord's Sermon on the Mount: Discourse One, accesso 10 agosto 2019
  3. ^ Harvey King McArthur, Understanding the Sermon on the Mount, Greenwood, Connecticut, Greenwood Press, 1978, ISBN 978-0-313-20569-9.
  4. ^ Jeremias, J., The Sermon On The Mount Archiviato il 4 novembre 2018 in Internet Archive.. The Ethel M. Wood Lecture delivered before the University of London on 7 March 1961, London: The Athlone Press, 1961.
  5. ^ Commentary on Matthew, Robert H. Gundry, Baker Academic 2011.
  6. ^ a b c d e f g Harrington, Daniel J. The Gospel of Matthew . Liturgical Press, 2007. ISBN 978-0-81465964-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Albright, W.F. and C.S. Mann. "Matthew". The Anchor Bible Series. New York: Doubleday & Co., 1971.
  • Betz, Hans Dieter. Essays on the Sermon on the Mount. Translations by Laurence Welborn. Philadelphia: Fortress Press, 1985.
  • Clarke, Howard W. The Gospel of Matthew and its Readers: A Historical Introduction to the First Gospel. Bloomington: Indiana University Press, 2003.
  • France, R.T. The Gospel According to Matthew: an Introduction and Commentary. Leicester: Inter-Varsity, 1985.
  • Gundry, Robert H. Matthew a Commentary on his Literary and Theological Art. Grand Rapids: William B. Eerdmans, 1982.
  • Hill, David. The Gospel of Matthew. Grand Rapids: Eerdmans, 1981.
  • Kissinger, Warren S. The Sermon on the Mount: A History of Interpretation and Bibliography. Metuchen: Scarecrow Press, 1975.
  • Andrej Kodjak, A Structural Analysis of the Sermon on the Mount, New York, de Gruyter, 1986, ISBN 978-3-11-010833-0.
  • Lapide, Pinchas. The Sermon on the Mount, Utopia or Program for Action? translated from the German by Arlene Swidler. Maryknoll: Orbis Books, 1986.
  • McArthur, Harvey King. Understanding the Sermon on the Mount. Westport: Greenwood Press, 1978.
  • Schweizer, Eduard. The Good News According to Matthew. Atlanta: John Knox Press, 1975.

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