Promosse la costituzione del Centre de Recherches Comparées sur les Sociétés Anciennes, che diresse dal 1964 al 1985. Fu membro di varie e numerose accademie (Académie royale de Belgique, l'American Academy of Arts and Sciences, l'Academia Europaea) e fu insignito dell'onorificenza della Legion d'onore.
«La nascita della filosofia appare dunque in relazione con due grandi trasformazioni mentali: il pensiero positivo, che esclude ogni forma di realtà sovrannaturale e rifiuta l'implicita assimilazione stabilita dal mito tra fenomeni fisici e agenti divini; il pensiero astratto, che spoglia la realtà di tutta quella potenza di cambiamento che le attribuiva il mito, e rifiuta l'antica immagine dell'unione degli opposti in favore della formulazione in termini categorici del principio di identità.[1]»
Sono i greci ad averci inventati. In particolare definendo un tipo di vita collettiva, un tipo di atteggiamento religioso e anche una forma di pensiero, di intelligenza, di tecniche intellettuali, di cui siamo in gran parte loro debitori. La storia d'Occidente comincia con loro.
Nella sua opera più conosciuta, Les origines de la pensée grecque (Le origini del pensiero greco), pubblicata nel 1962, viene modificata radicalmente l'interpretazione della storia e della prima filosofia greca avvalendosi degli studi antropologici di Georges Dumézil, Claude Lévi-Strauss e Ignace Meyerson.
L'autore cerca di trovare le cause del passaggio dal pensiero mitologico greco a quello razionale filosofico. Secondo Vernant il motivo di questo cambiamento va ricercato nel mito stesso oltreché nella stessa storia sociale, giuridica, politica ed economica dei greci. Il cammino verso la ragione, sostiene Vernant, porterà nello stesso tempo alla nascita della democrazia greca.
Risalendo alle origini della civiltà greca nell'età micenea derivata dalla dominazione degli Ittiti (ne Le origini del pensiero greco) l'organizzazione sociale faceva capo ad una gerarchia al cui vertice era il re come depositario di un potere assoluto esercitato nel palazzo, centro di ricchezza e di potenza militare. Il re, wanax da cui "anax"[2], è nello stesso tempo capo politico e supremo sacerdote; egli stabilisce con precisione il tempo dei riti ed è assistito da una casta sacerdotale, ma in effetti il suo è un potere esclusivo e carismatico, solo lui personalmente è in contatto, attraverso riti misteriosi e segreti, con la divinità.
Con l'invasione dorica tutto questo cambia. Al palazzo comincia a sostituirsi la città come centro del potere dove prevalgono nuove forze sociali. Anche la religione risente di questo mutamento. Quelli che erano gli dei, segni efficaci che influiscono sulla vita reale, ora sono semplicemente delle immagini e i simboli religiosi tendono a diventare semplici rappresentazioni del sacro.
Anche nella vita politica nascono santuari segreti e sorge una burocrazia sacrale che custodisce i talismani da cui dipendono i destini della città.
Questo spiega perché accanto alla religione pubblica si affianca quella dei misteri dove ci si reimpossessa del sacro e si ritrova il contatto mistico con la divinità attraverso il segreto. La funzione religiosa non viene più assegnata dal wanax (anax). Con l'iniziazione ai misteri aperti a tutti si incominciano ad affermare i principi dell'egualitarismo della futura democrazia. Con i pensatori di Mileto la religione è completamente desacralizzata. Essi tentano una nuova visione scientifica del cosmo che risente però ancora degli influssi religiosi. La nuova cosmologia è ancora figlia della cosmogonia. Gli elementi naturali, l'archè, sostituiscono le divinità, ma permane il problema di spiegare come dal caos si sia poi formato l'universo ordinato ed è su questo tema che si affannerà la filosofia seguente.
La sua teoria sulla tragedia greca è stata criticata da qualche studioso, che gli ha rimproverato, "innanzi tutto, il sovrapporre all'orientamento storicistico che era stato del suo maestro Louis Gernet un'impostazione genericamente semiologica (non comunicabilità, polisemia) trascurando un dato essenziale della tragedia greca come la consapevolezza che il personaggio è in grado di elaborare e di comunicare; e poi l'insufficienza dell'analisi dei singoli testi e la conseguente tendenza alla generalizzazione; e soprattutto, il ricorso a una categoria, quella dell'ambiguità, che tendeva a stemperare contrasti e differenze[3]".
Mito e pensiero presso i Greci. Studi di psicologia storica (Mythe et pensée chez les grecs. Études de psychologie historique, 1965 e n. ed. 1988), tr. it. di Mariolina Romano e Benedetto Bravo, Torino: Einaudi 1970 (con prefazione di Benedetto Bravo).
Mito e società nell'antica Grecia (Mythe et société en Grece ancienne, 1974), seguito da Religione greca, religioni antiche (Religion grecque, religions antiques, 1976), Torino, Einaudi, 1981.
Divinazione e razionalità: i procedimenti mentali e gli influssi della scienza divinatoria (a cura di) (Divination et rationalité, 1974), tr. it. di Liliana Zella, Torino: Einaudi 1982.
Mito e tragedia, due: da Edipo a Dioniso (con Pierre Vidal-Naquet), tr. it. di Clara Pavanello e Alessandro Fo, Torino: Einaudi 1991 (con introduzione di Maurizio Bettini).
Introduzione a Marcel Detienne, I giardini di Adone, tr. it. di Letizia Berrini Pajetta, Torino: Einaudi 1975.
Mito e tragedia nell'antica Grecia. La tragedia come fenomeno sociale estetico e psicologico (Mythe et tragédie en Grèce ancienne) (con Pierre Vidal-Naquet), tr. it. di Mario Rettori, Torino: Einaudi 1976.
Nascita di immagini e altri scritti su religione, storia, ragione (Religions, histoires, raisons, 1979), tr. it. di Angela Montagna, Milano: Il Saggiatore 1979; con il titolo Religione, storia, ragione, Milano: SE, 2009.
La cucina del sacrificio in terra greca (La cuisine du sacrifice en pays grec) (con Marcel Detienne, Jean-Louis Durand e altri), tr. it., Torino: Bollati Boringhieri, 1982[4]
Le astuzie dell'intelligenza nell'antica Grecia (Les Ruses de l'intelligence. La métis des Grecs) (con Marcel Detienne), trad. di Andrea Giardina, Roma-Bari: Laterza 1984.
La morte negli occhi. Figure dell'Altro nell'antica Grecia (La mort dans les yeux), tr. it. di Caterina Saletti, Bologna: Il Mulino 1987.
L'individuo, la morte, l'amore (L'individu, la mort, l'amour: soi-meme et l'autre en Grece ancienne, 1989), tr. it. di Arianna Ghilardotti, a cura di Giulio Guidorizzi, Milano: Cortina 2000.
Mito e religione in Grecia antica (Mythe et religion en Grèce ancienne, 1990), tr. it. di Riccardo Di Donato, Roma: Donzelli 2003.
Ai confini della storia (con Aldo Schiavone), tr. it. di Barbara Para, Torino: Einaudi 1993.
Edipo senza complesso (Œdipe sans complexe), Milano: Mimesis 1996 (introduzione di Marinette Dambuyant).
Tra mito e politica (Entre mythe et politique, 1996), tr. it. di Arianna Ghilardotti, a cura di Giulio Guidorizzi, Milano: Raffaello Cortina 1998.
Ulisse e lo specchio. Il femminile e la rappresentazione di sé nella Grecia antica (Dans l'oeil du miroir, 1997) (con Françoise Frontisi-Ducroux), tr. it. di Claudio Donzelli, Roma: Donzelli 2003.
Figure, idoli, maschere (Figures, idoles, masques), tr. it. di Adriana Zangara, Milano: Il Saggiatore 2001.
La morte eroica nell'antica Grecia (La mort héroïque chez les Grecs, 2001), a cura di Simone Regazzoni, Genova: Il melangolo 2007.
Senza frontiere: memoria, mito e politica (La traversée des frontières), tr. it. di Arianna Ghilardotti, a cura di Giulio Guidorizzi, Milano: Raffaello Cortina 2005.
L'universo, gli dèi, gli uomini (L'univers, les dieux, les hommes: récits grecs des origines, 2000), tr. it. di Irene Babboni, Torino: Einaudi 2001.
L'uomo greco (a cura di) (con Giuseppe Cambiano e altri), Roma-Bari: Laterza 2001
C'era una volta Ulisse e anche Perseo, Polifemo, Circe e Medusa, tr. it. di Irene Babboni, Torino: Einaudi 2006.
Pandora, la prima donna (Pandora, la première femme, 2006), tr. it. di Irene Babboni, Torino: Einaudi 2008.
L'immagine e il suo doppio. Dall'era dell'idolo all'alba dell'arte, a cura di Pietro Conte, Milano: Mimesis, 2011
La guerra nella Grecia antica (a cura di J. P. Vernant), tr. it.di Ilaria Calini, Milano, Rafaello Cortina Editore, 2018
Nel 2011 è stato realizzato un film-documentario sulla figura di Vernant dal titolo Jean-Pierre Vernant. La fabrique de soi[5], diretto da Emmanuel Laborie e incentrato sul rapporto che l'antropologo aveva con la vita nel suo privato e nei suoi studi.
^Jean-Pierre Vernant, Mito e pensiero presso i Greci, Einaudi, Torino 1978
^Nella mitologia greca si ritrova il personaggio di Anax o Anacte uno dei giganteschi figli di Urano e di Gea, rispettivamente indicanti il Cielo e la Terra. Anax aveva poi generato un figlio dal nome di Asterio. Racconti leggendari narrano che proprio da Anax derivasse il nome della terra di Anactoria di cui il gigante era stato il sovrano. Il suo successore il figlio Asterio, benché fosse anch'esso un gigante, fu sconfitto dal conquistatore cretese Mileto che diede il suo nome alla città.
^Franco Ferrari, Un profilo di Vincenzo Di Benedetto, in Rivista di filologia e di istruzione classica, 2014 , pp. 12 ss., riferendosi ad alcuni contributi di Vincenzo Di Benedetto, come per esempio Vincenzo Di Benedetto, La tragedia greca di Jean-Pierre Vernant, in: "Belfagor", 32, 1977, pp. 461-68; e anche Vincenzo Di Benedetto, L'ambiguo nella tragedia greca: una categoria fuorviante, in: Euripide, Medea, introd. di V. Di Benedetto, trad. di Ester Cerbo, pp. 62-75, Milano 1997.
^Nell'opera viene teorizzato un legame tra alimentazione e politica. Il sacrificio di animali agli dèi, con la seguente consumazione comune delle carni, serviva a rinsaldare un legame tra gli abitanti della polis che condividevano la medesima religione. Chi, come i Pitagorici o gli Orfici, era vegetariano secondo il comandamento di Orfeo di "non uccidere", si poneva automaticamente fuori da quella società.