Adela

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Adela
Adela reaumurella
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumProtostomia
PhylumArthropoda
SubphylumTracheata
SuperclasseHexapoda
ClasseInsecta
SottoclassePterygota
CoorteEndopterygota
SuperordineOligoneoptera
SezionePanorpoidea
OrdineLepidoptera
SottordineGlossata
InfraordineHeteroneura
DivisioneIncurvariina
SuperfamigliaAdeloidea
FamigliaAdelidae
SottofamigliaAdelinae
GenereAdela
Latreille, 1796
Serie tipo
Phalaena reaumurella
Linnaeus, 1758
Sinonimi

Adelo
Gistel, 1847
Aedilis
Gistel, 1848
Capillaria
Haworth, 1828
Dicte
Chambers, 1873
Metallitis
Sodoffsky, 1837
Odela
Christoph, 1882

Specie

Adela Latreille, 1796[1] è un genere di lepidotteri appartenente alla famiglia Adelidae, diffuso in Eurasia, Africa e America settentrionale e centrale.[2]

Si tratta di piccoli lepidotteri alquanto primitivi, dotati di una nervatura alare eteroneura, ma anche di un apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura, destinata sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione.[3][4][5][6]
È presente una connessione tergosternale, immediatamente posteriore rispetto al primo spiracolo addominale, formata da un processo ventrocaudale del primo tergite, che va a collegarsi ad un'estensione anterolaterale del secondo sternite.[5]
Le ali, che rivelano anche la presenza di aculei, hanno forma ovoidale-allungata con apice arrotondato; queste appaiono spesso bruno-grigiastre (nelle specie con abitudini notturne) ma possono anche avere riflessi metallici ed iridescenze molto vivaci. I microtrichi sono presenti ed uniformemente distribuiti. Come nei Ditrysia, si osserva una riduzione del sistema legato al settore radiale (Rs) nell'ala posteriore, con anastomosi di Sc ed R dal quarto basale fino al termen, ed Rs non ramificata; l'accoppiamento alare è di tipo frenato, con frenulum a singola setola composita nei maschi, e da tre a cinque setole nelle femmine; queste setae dipartono da cavità distinte, ed in prossimità di esse possono riscontrarsi, in ambo i sessi, altre setae pseudofrenulari.[3][7] È presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si possono inoltre osservare un ponte precoxale[8] e la perdita del primo sternite addominale, mentre il secondo può suddividersi (completamente o parzialmente) in uno sclerite anteriore più piccolo (S2a) ed uno posteriore più sviluppato (S2b).[3][5][9][10]
Le antenne sono filiformi e nei maschi di alcune specie raggiungono fino a sei volte la lunghezza del corpo, mentre nelle femmine superano comunque la lunghezza della costa. Si può osservare la presenza di uno sclerite intercalare (forse caso unico tra i lepidotteri) oltre a spinule laterali ricurve (probabilmente derivate dai sensilla[11]), in alcuni segmenti prossimali del flagello dei maschi.[3][12]
Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata. Gli occhi dei maschi di alcune specie sono molto sviluppati. La spirotromba è perfettamente funzionante, e risulta ricoperta di scaglie e più lunga della capsula cefalica, estendendosi fin oltre i palpi mascellari. I palpi labiali hanno tre segmenti, corti e con setole laterali sul secondo; l'organo di vom Rath sul segmento apicale del palpo labiale, può essere profondo o superficiale.[3][13][14]
Nelle zampe, l'epifisi è spesso presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[3][5]
Nell'apparato genitale maschile, l'uncus è assente, mentre il vinculum presenta un saccus allungato. La juxta è a forma di freccia, l'edeago è assottigliato.[3][5][14][15]
Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e perforante, con gli apici appiattiti lateralmente, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite; tale caratteristica viene considerata una specializzazione secondaria delle Adelidae. La cloaca è stretta e tubuliforme. Le apofisi sono fortemente sclerotizzate; il corpus bursae è sviluppato e membranaceo, senza signa. Gli ovarioli sono in numero elevato (10-12), a differenza dei quattro riscontrabili di norma negli altri lepidotteri.[3][5][11][14][15][16]
L'apertura alare può variare da 4 a 28 mm.[3]

L'entomologo ed aracnologo francese Pierre André Latreille (1762-1833) che per primo descrisse il genere nel 1796[1]
Castilleja linariifolia
Gentiana arisanensis
Gilia tricolor
Elaeagnus rhamnoides
Holodiscus dumosus
Hypericum orientale
Leptosiphon bicolor
Leucanthemum vulgare
Ligustrum japonicum
Orthocarpus imbricatus
Parthenocissus vitacea
Platystemon californicus
Salix lucida

Le uova sono lisce o lievemente punteggiate, e vengono inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, pertanto assumono la forma della "tasca" in cui le inserisce la femmina.[3][14]

Il bruco, quasi cilindrico, possiede un capo arrotondato, non appiattito e solitamente prognato, con solco epicraniale marcato e sei stemmata per lato.[3][14][17]
Sono presenti due setae genali, G1 e G2, mentre l'assenza della seta AF2 è considerata un'evoluzione secondaria.[11][14][15]
Sul protorace è visibile uno scudo ben sclerotizzato, e possono comparire anche dischi sclerotizzati sul meso- e metatorace.[14]
Le zampe toraciche sono ben sviluppate, mentre le pseudozampe, poste sui segmenti addominali III-VI e X, sono fortemente ridotte o assenti; gli uncini pseudopodiali, assenti sul segmento X, sono disposti su file multiple.[3][14][17]

La pupa è dectica, con cuticola lievemente sclerotizzata e appendici solo debolmente aderenti al corpo. I palpi mascellari appaiono prominenti, mentre quelli labiali risultano esposti come le coxe del primo paio di zampe. Le antenne, particolarmente lunghe nei maschi, sono accomodate all'interno del bozzolo, avvolte attorno all'addome. I segmenti addominali da III a VII sono mobili, e si notano una o due file di spinule sulla superficie della maggior parte dei segmenti.[3][14][17]

Comportamento

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In molte delle specie che presentano riflessi metallici, il volo può avvenire alla luce diretta del sole, e si assiste spesso alla formazione di sciami, soprattutto attorno a gruppi di infiorescenze, alberi o cespugli. Gli sciami sono associati a due adattamenti strutturali, riscontrabili esclusivamente nei maschi: spinule laterali sulle antenne e occhi sviluppati dorsalmente.[11] Non è ancora ben chiaro il ruolo delle spinule laterali delle antenne, ma è probabile che, permettendo la formazione di sciami di maschi attorno ad una femmina immobile, sia implicata nelle funzioni di accoppiamento.[3][18]
Altre specie, di abitudini prettamente crepuscolari, mostrano invece colorazioni più spente ed uniformi, e tendono a non formare mai sciami.[3]
Nella maggior parte delle specie, le larve sono minatrici delle foglie, dei meristemi o della corteccia durante il primo stadio, o talvolta perforano l'ovario della pianta nutrice; in seguito, dal secondo stadio in poi o comunque entro lo stadio pre-pupale, il bruco vive all'interno di un fodero lenticolare portatile, che costruisce a partire da frammenti di foglie e detriti del sottobosco, ed allarga via via che si accresce; in questa fase si alimenta prevalentemente di foglie cadute nella lettiera, o comunque di vegetali a basso fusto.[3]
L'impupamento avviene quindi all'interno di quest'involucro, spesso ai piedi della pianta ospite.[3][12][17][19][20]

Periodo di volo

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La maggior parte delle specie boreali vola tra aprile e giugno, al massimo fino ad agosto.[3]

Alimentazione

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Le larve di questo taxon attaccano generi appartenenti a svariate famiglie, tra cui:[3][14][17][21]

Distribuzione e habitat

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Questo genere conta numerose specie, ed è presente in tutte le ecozone, con l'eccezione del Neotropico e dell'Australasia, pur dimostrando una maggiore biodiversità nel Paleartico.[3][14][16][22][23][24]

L'habitat è rappresentato da foreste a latifoglie, zone boschive e prati aperti.[3]

Il genere Adela venne incluso nella sottofamiglia Adelinae da Davis in Kristensen nel 1999.[25][26]

Il taxon comprende 53 specie, diffuse tra Olartico e Africa meridionale, di cui 11 in Europa e 6 in Italia; si conoscono anche 2 specie fossili, rinvenute nell'ambra del Baltico:[2][27][28][29][30][31][32]

Endemismi italiani

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Il genere non annovera endemismi italiani.[28]

Sono stati riportati sei sinonimi.[25][32]

  • Adelo Gistel, 1847 - in Gistl & Bromme. Handb. Naturg.: 486
  • Aedilis Gistel, 1848 - Naturg. Thierreichs: viii - Specie tipo: Phalaena reaumurella Linnaeus, 1758 - Systema Naturae (Edn 10) 1: 540 (= Adela reaumurella (Linnaeus, 1758))[33]
  • Capillaria Haworth, 1828 - Lepid. Br.: 519 - Specie tipo: Phalaena viridella Scopoli, 1763 - Ent. Carniolica: 250, fig. 645 (= Adela reaumurella (Linnaeus, 1758))[34]
  • Dicte Chambers, 1873 - Can. Ent. 5: 73 - Specie tipo: Dicte corruscifasciella Chambers, 1873 - Can. Ent. 5: 74 (= Adela ridingsella Clemens, 1864)[35]
  • Metallitis Sodoffsky, 1837 - Bull. Soc. Nat. Moscou 10(6): 95 - Specie tipo: Phalaena reaumurella Linnaeus, 1758 - Systema Naturae (Edn 10) 1: 540 (= Adela reaumurella (Linnaeus, 1758))
  • Odela Christoph, 1882 - Bull. Soc. imp. Nat. Mosc. 57(1): 5

Alcune specie

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Conservazione

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Nessuna specie appartenente a questo genere è stata inserita nella Lista rossa IUCN[36]

  1. ^ a b (FR) Pierre André Latreille, Précis des caractères génériques des insectes, disposés dans un ordre naturel (PDF), Paris-Brive, Prevot, Imprimerie de F. Bourdeaux, An 5 de la R. (= 1796), 147. URL consultato il 3 agosto 2012.
  2. ^ a b (EN) Adela, su NHM - Natural History Museum - The Global Lepidoptera Index. URL consultato il 2 dicembre 2014.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  4. ^ (EN) Kristensen, N. P., Morphology and phylogeny of the lowest Lepidoptera-Glossata: Recent progress and unforeseen problems (PDF), in Bulletin of the Sugadaira Montane Research Centre, vol. 11, University of Tsukuba, 1991, pp. 105-106, ISSN 0913-6800 (WC · ACNP), OCLC 747190906. URL consultato il 1º dicembre 2014.
  5. ^ a b c d e f (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 12 dicembre 2014.
  6. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 15 dicembre 2014.
  7. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington D.C., Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, DOI:10.5479/si.00810282.434, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 2 aprile 2015.
  8. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Kristensen, N. P., The Australian moth family Lophocoronidae and the basal phylogeny of the Lepidoptera-Glossata (abstract), in Invertebrate Taxonomy, vol. 10, n. 6, Melbourne, CSIRO, 1996, pp. 1199-1302, DOI:10.1071/IT9961199, ISSN 0818-0164 (WC · ACNP), OCLC 842755705. URL consultato il 22 marzo 2015.
  9. ^ (EN) Brock, J. P., A contribution towards an understanding of the morphology and phylogeny of the Ditrysian Lepidoptera (abstract), in Journal of Natural History, vol. 5, n. 1, Londra, Taylor & Francis, 1971, pp. 29-102, DOI:10.1080/00222937100770031, ISSN 0022-2933 (WC · ACNP), LCCN 68007383, OCLC 363169739. URL consultato il 24 marzo 2015.
  10. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 30 marzo 2015.
  11. ^ a b c d (EN) Ebbe Schmidt Nielsen, A cladistic analysis of the Holarctic genera of adelid moths (Lepidoptera: Incurvaroidea) (abstract), in Insect Systematics & Evolution, vol. 11, n. 2, Leida, Brill, gennaio 1980, pp. 161-178, DOI:10.1163/187631280X00491, ISSN 1399-560X. URL consultato il 3 agosto 2012.
  12. ^ a b Michael Chinery, Guida degli Insetti d'Europa - Atlante illustrato a colori - 800 illustrazioni a colori - 350 disegni (illustrato, brossura), a cura di Massimo Pandolfi, Claudio Manicastri e Carla Marangoni, 1ª ed., Padova, Franco Muzzio & c., aprile 1987 [1985], pp. 383 + 64 tav., ISBN 88-7021-378-1.
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  16. ^ a b (EN) Nielsen, E. S. & Davis, D. R., The first southern hemisphere prodoxid and the phylogeny of the Incurvarioidea (Lepidoptera) (PDF), in Systematic Entomology, vol. 10, n. 3, Oxford, Blackwell Science, luglio 1985, pp. 307-322, ISSN 0307-6970 (WC · ACNP), OCLC 4646400693. URL consultato il 10 gennaio 2015.
  17. ^ a b c d e (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
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  20. ^ Michael Chinery, Farfalle d'Italia e d'Europa (Butterflies and Day Flying Moths of Britain and Europe), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1990 [1989], p. 323, ISBN 88-402-0802-X.
  21. ^ Elenco delle piante ospite secondo NHM, su nhm.ac.uk. URL consultato il 3 agosto 2012.
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Voci correlate

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