Bozza:Famiglia Fauzone

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Stemma dei Fauzone (o Faussone)
Marchesi di Clavesana (1751), Montaldo (1725); conti di Germagnano, Montelupo, Montmayeur, Moriondo e Lovensito, S. Albano, S. Giorio, Villanova Mondovì; Signori di Nucetto, Viola; Consignori di Beinasco, Ceva, Govone, Lisio, Priocca, Vicoforte
Blasonatura
D'azzurro, alla banda d'oro

Motto: Si te fata vocant

Detti popolarmente anche Faussone, antica famiglia di Mondovì (CN), centro fondato verso la fine del XII secolo e divenuta città e diocesi per concessione del papa Urbano VI nel 1388.

Gli storici hanno a lungo discusso sulle origini della famiglia, definita in un componimento anonimo de sanguine magni, definizione riservata a poche altre, tra cui i Morozzo. Ma mentre quest’ultima può legittimamente vantare origini franche, quella dei Fauzone appartiene più propriamente alle famiglie che da Vico Vetere, cioè dalla vecchia Vico, vengono a stabilirsi sul Monte, costituendo il primo nucleo dell’insediamento. Da questo momento i Fauzone non mancheranno mai nei posti che contano all’interno dell’ordinamento comunale, schierandosi dalla parte guelfa. Notai palatini, dottori in legge, consiglieri, sindaci, procuratori, “sapienti” del Comune, non c’è praticamente documento cittadino del Duecento, del Trecento e del Quattrocento in cui non compaia qualche esponente della famiglia, che ben presto si ramifica, stabilendosi sulla Piazza Maggiore, centro del potere.

Nel 1259 il distretto del Monteregale (l’antico nome di Mondovì) accetta, come il resto del Piemonte, di sottomettersi al conte di Provenza Carlo d’Angiò. La sottomissione rende evidenti gli scontenti e lotte tra le famiglie, tra le quali emergono quelle dei Veglazi, dei Bressano, dei de Valle e dei Fauzone. Pur mancando per questo primo periodo testimonianze dirette di carattere patrimoniale, l’autorevolezza dei Fauzone viene testimoniata dal ruolo centrale assunto nella definizione delle questioni fondamentali della vita della comunità. Un esempio è quello della disputa circa i confini tra il “Bosco Nero” e le “Alpi” di Vico e i villaggi di Montaldo e Roburent, dei quali i Fauzone erano già castellani. I Veglazi detenevano una parte consistente di terreni incolti, boschi e prati, tecnicamente definiti “beni comuni”, possedimenti non considerati proprietà di un singolo, ma da gestirsi in quanto comunità. La famiglia li utilizzava invece privatamente, facendovi lavorare contadini appositamente assoldati. Al fine di appurare esattamente l’entità di questi beni comuni e da chi fossero stati usurpati, nel 1291 il Monteregale compì una ricognizione. I confini vennero delimitati con l’aiuto degli abitanti di Montaldo, di Robu­rent e della stessa Vico, facendo ricorso ad antiqui homines retinentes memoriam, ovve­ro alcuni anziani in grado di ricordare quali fossero gli antichi limiti dei boschi che erano sfruttati dalle rispettive comunità.

Caccia Fauzone

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Tra questi anziani signori vi è Caccia Fauzone, castellano di Montaldo e figura di riferimento. Nel 1284 Caccia Fauzone è infatti uno degli antiqui homines de Vico grazie alla cui memoria viene risolta la spinosa questione con reciproca soddisfazione. In questo periodo, la famiglia Fauzone inizia ad avere un ruolo sempre più importante all’ombra dell’istituzione comu­nale, figurando nei più importanti atti conservati della città. I Fauzone si installano infatti saldamente nella Piazza Maggiore, accanto alle più importanti famiglie di ascendenza nobiliare e franca, come i Mo­rozzo. L’atto di restituzione al Comune dei beni usurpati dai Veglazi viene redatto nella loro casa – in domo Fauçonorum – che è anche la dimora del podestà. Nel 1291 vengono determinati i portici della Piazza Maggiore; su trentaquattro unità abitative censite, ben sei sono monopolizzate dai Bressano e dai Fazuone. Tuttavia, questi ultimi sono gli unici a possedere un’abitazione definita palatium, con portico, scale in legno e in muratura, e un loggiato. La costruzione, di proprietà di Belengerio Fauzone, sorgeva con molta probabilità sul sito dell’attuale Chiesa della Missione, in stretta contiguità con il palazzo comunale.

Ruolo cittadino fino al XV sec.

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Il loro potere e la loro influenza crescono di pari passo con l’espansione della città, che alla fine del Quattrocento è la città più grande del Piemonte. Conseguentemente, anche il posto che occupano nell’ordinamento ecclesiastico diventa più autorevole, soprattutto dopo la creazione della diocesi nel 1388. Con le loro case e i loro palazzi occupano i punti nevralgici che immettono alla Piazza e sulla Piazza stessa. Tra gli edifici di loro proprietà ricordiamo Palazzo Fauzone di Montaldo, situato in Via Vico, Palazzo Fauzone di Nucetto, detto anche Palazzo Giolitti e ancora oggi situato nel omonima via, e Palazzo Fauzone di Germagnano, che affaccia sulla Piazza Maggiore.

Franceschino Fauzone

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Il benedettino Franceschino Fauzone viene eletto terzo vescovo di Mondovì dal papa del concilio di Pisa Giovanni XXIII (1413-1428). Egli è inoltre il primo vescovo di origine monregalese. Si batte per ottenere una delimitazione della sua dioce­si valida e definita. Papa Martino V, usci­to vincitore dal concilio di Costanza, che pone fine allo Scisma d’Occidente (1414-1418), interviene chiedendo al vescovo di Torino e all’abate di S. Maria di Pinerolo di risolvere tale questione, fino ad allora sospesa a causa delle guerre tra i Savoia e Milano. Franceschino Fauzone rimane in carica fino alla sua morte, nel 1428.

Prima della distruzione della chiesa di San Francesco, per fare posto all’attuale cattedrale di San Donato, i Fauzone possedevano diverse cappelle, descritte dal canonico Gioachino Gras­si di Santa Cristina[1], nella chiesa di San Francesco. Essa venne distrutta per volere di Emanuele Filiberto per fare posto all’attuale cattedrale di San Donato, la cui costruzione ebbe inizio nel 1743.

Giovanni Fauzone

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La famiglia Fauzone dimostra nel tempo una particolare devozione verso l’Ordine dei Francescani. Nella seconda metà del XV secolo Giovanni Fauzone entra nell’ordine. Egli diviene professore in Sacra Teologia e istitutore del giovane figlio del duca Ludovico II, Amedeo (futuro Amedeo IX il Santo), poi consigliere e confessore di Filiberto II di Savoia.

Verso i due rami dell’ordine francescano vengono diretti i consistenti investimenti devozionali dei Fauzone: tra la fine del Quattrocento e inizio Cinquecento una cappella diviene di patronato della famiglia nella chiesa di Nostra Donna dei Minori Osservanti.  Nella chiesa dei Francescani Conventuali, a cui appartiene Giovanni Fauzone, la famiglia fa costruire ben due cappelle: nella navata destra della chiesa di S. Francesco era presente un’iscri­zione del 1354 che ricordava la fondazione da parte di Mastino Fauzone di una cappella dedicata alla Vergine e ai quattro Evangelisti. Nella par­te sinistra, invece, il padre provinciale Giovanni Fauzone aveva la sua cappella, dedicata a Sant'Antonio da Padova e dipinta nel 1478 da Segurano Cigna. Una parte di questi affreschi è emer­sa recentemente nel corri­doio di accesso al chiostro dell’antico convento e sono stati completamente restau­rati. Nel 1480, Giovanni aveva fatto dipingere dallo stesso pittore anche l’ancona con una Maestà del santo francescano, in ricordo di Francesco “de Fauzoni­bus”. La presenza dello stemma araldico indica una nobiltà non solo vantata, ma esercitata da lunghissimo tempo.

Dal patriziato urbano all’aristocrazia sabauda

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Nel Cinquecento, la lotta tra Francia e Spagna e, successivamente, la ricostituzione dello stato sabaudo sotto Emanuele Filiberto imporrano delle scelte imprescindibili che segneranno il destino della famiglia. Nel corso dei due secoli successivi, la città di Mondovì perderà gradualmente il ruolo predominante che aveva fino ad allora ricoperto a vantaggio di Torino. Nel 1571 Mondovì e Torino sono le sole città del ducato a superare, anche se di poco, i 10.000 abitanti. Quest’ultima, tra il 1614 e il 1700 vede un aumento della popolazione superiore all’80%, finendo per diventare il vero centro dello Stato.

La scelta di servire i duchi di Savoia, divenuta definitiva con l’insediamento di Carlo Emanuele I, proietta i Fauzone nell’ambiente della corte, facendoli entrare a far parte dell’aristocrazia sabauda. Ciò venne sancito dal riconoscimento delle insegne araldiche esibite dalla famiglia fin dal Medioevo. Da quel momento è un continuo susseguirsi di cariche e di onori: già Pietro viene fatto governatore di Susa nel 1539.

Giovanni Guglielmo e Bartolomeo Fauzone di Nuceto

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Giovanni Guglielmo è uno dei primi monre­galesi ad avere un incarico importante all’interno dello Stato sabaudo. Figlio di Antonio, celebre giure­consulto, e fratello di Gianfrancesco, che già nel 1523 diviene tesoriere e causidico ducale, incarichi di grande rilevanza per l’epoca. Anche il fratello mi­nore Bartolomeo assumerà, qualche decennio più tardi, l’incarico di avvocato fiscale generale (1560). Laureatosi in diritto civile e in diritto canonico a Ferrara, Bartolomeo ricopre vari incarichi di fiducia, ricordati nel suo epitaffio funebre posto sulla tomba nella chiesa dei Minori Osservanti. Gli studi nell’ambito del Diritto rendono i Fauzone, che, come i Vivalda e i Morozzo, sono membri del patriziato urbano, degli apprezzati consiglieri e figure di spicco del Senato.

Franceschino e Cristoforo Fauzone di Montaldo

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Franceschino diviene presidente del Senato nel 1623, mentre Cristoforo viene inviato come ambasciatore presso l’imperatore Ferdinando II, divenendo successivamente oratore presso la stessa corte imperiale, referendario di Stato e secondo presidente della Camera dei Conti. Termina infine la propria carriera come presidente del Senato. Occorre ricordare che fino all’avvento al potere di Vittorio Amedeo II, e quindi fino allo stabilizzarsi di un vero e proprio ordinamento di tipo assolutistico, la funzione del Senato e della stessa Camera dei Conti non è di mera ratifica degli atti del sovrano (detta interinazione). Entrambi gli organismi svolgono una funzione di controllo e, talvolta, di indirizzo in merito a questioni politiche e amministrative. Dunque il ruolo giocato in questo periodo dai Fauzone ha una reale ricaduta sulle vicende dello Stato. Nel 1574, Franceschi­no ospita nel palazzo di Via Vico Enrico III di Navarra, futuro re di Francia con il nome di Enrico IV,  proba­bilmente in transito dalla Spagna per andare a fare visita a Firenze alla madrina, Caterina de’ Medici.

I rami Rainero Fauzone e Fauzone Scaravelli di Montaldo

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In quegli stessi anni, si distingue un altro ramo della famiglia: Rainero Fauzone diviene tesoriere came­rale (1565) per la corte Savoia e in seguito tesoriere generale di qua de’ monti (1575). L’altro fratello, Cristoforo, identificato come il fondatore del ramo dei Fauzone Scaravelli di Montaldo, è gentiluomo di bocca del Duca dal 1565. Questo succedersi di cariche così rilevanti all’interno della macchina orga­nizzativa sabauda, prima ancora che Torino diventi la nuova capitale del regno, testimonia l’importanza geografica e politica di Mondovì nelle decisioni strategiche dei Savoia. Allo stesso tempo, questo dimostra come alcune famiglie monregalesi, tra cui i Fauzone, capirono ben presto che le loro prospettive di impiego, di cariche e di onori si stavano spostando verso la corte torinese, mentre quelle comunali passarono decisamente in secondo piano, confinate in un’ottica provinciale del tutto marginale.

Annibale Fauzone di Montaldo

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Nasce a Torino il 5 agosto 1782, nella parrocchia di San Giovanni, da Mat­tia Ignazio e di Isabella Luisa Pallavicino di Pri­ola. Già capitano nelle armate sabaude, durante l’occupazione francese segue Napoleone, da cui ottiene il titolo di barone dell’Impero e di scudiero del principe Borghese. Dopo la Restaurazione, perdonato dal re di Sardegna per i suoi trascorsi filofrancesi, viene nominato da Carlo Felice sindaco di Mondovì il 14 dicembre 1824 e riconfermato negli anni seguenti. Il suo operato in quella carica è molto apprezzato dagli amministratori e dalla po­polazione, tanto che ne viene chiesta la riconferma anche per il 1829. Ciononostante il sovrano decide di sostituirlo con il Cav. Carlo Lanza. Muore a Torino, senza figli, il 7 dicem­bre 1850. Nel corso del suo lungo mandato viene acquisito il complesso del convento dei Minori Osservanti di Nostra Donna – l’attuale Liceo – la cui struttura viene salvata per stabilirvi le scuole “su­periori e inferiori di latinità ed elementari”. Annibale Fauzone di Montaldo è ricordato anche per aver commissionato al professor Sebastiano Cana­vesio una raccolta delle armi gentilizie delle più antiche e celebri famiglie monregalesi[2]. Vi sono raccolte tutti gli stemmi che ancora si potevano trovare su monumenti funebri, lapidi, in chiese e edifici religiosi, sui palazzi cittadini. L’opera, conclusa nel 1827, si voleva destinata a rimanere a perenne memoria negli archivi della città. Ne fu pertanto impedita l’estrazione, per evitare che seguisse la sorte di tanti libri e manoscritti pre­stati e mai più restituiti. Fu un modo per conferire alla città, la cui storia e il cui destino erano strettamente intrecciati a quelli della famiglia Fauzone, un nobiliario ufficia­le. Ciò voleva anche sancire il prestigio di Mon­dovì nel risorto stato sabaudo. L’opera, terminata dallo stesso Canavesio, si apre con lo stemma della città e prosegue con quelli delle principali famiglie nobili, a ciascuna delle quali è dedicata una mezza pagina. Seguono poi quelle meno titolate, distribuite a dodici per ogni pagina, mentre si conclude con altre di cui non è stato possibile ritrovare lo stemma, i cui scudi rimango­no bianchi.

Meno rilevante si rivela il ruolo dei Fauzone a Corte nella seconda metà del Settecento: in questo periodo la carriera militare diventa preminente. Lo testimoniano le vite di Mattia Ignazio Fauzone di Montaldo e Giuseppe Fauzone di Germagnano. Quest’ultimo venne fatto cavaliere dell’ordine di San Giorgio dalla zarina Caterina di Russia e aiutante di campo di Vittorio Amedeo III, prima di cadere a Tolone contro i Francesi nel 1793. Paradigmatiche sono pure le vicende due fratelli Gaspare e Angelo, ricordati da un epitaffio nella cattedrale di Mondovì. Nell’Ottocento, un matrimonio unisce i rampolli delle linee, ormai lontanissime, di Montaldo e di Nuceto: Giuseppe Fauzone di Nuceto (1823-1887) sposa Carola Giuliana Fauzone di Montaldo (1832-1875). I due danno alla luce ben cinque figli. Tuttavia, gli eredi maschi, Gaspare e Carlo, muoiono ancora bambini. La figlia maggiore, Maria (1851-1931) diviene così erede delle proprietà e dei beni, senza poter tuttavia ereditare il titolo nobiliare. Il cognome andrà perso in seguito al matrimonio con Tommaso Amico di Meane.

Attraverso la storia di una famiglia come quella dei Fauzone, con la profonda rilevanza che ha mantenuto nei secoli, si può dunque vedere in scorcio non solo la storia di una città, ma anche quella dello stato che essa ha servito.

Albero genealogico della Famiglia Fauzone

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Elenco note e bibliografia

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  1. ^ GRASSI, Gioachino, su Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002).
  2. ^ Antonio Manno, Le armi gentilizie Piemontesi, in Angelo Scordo (a cura di), Il patriziato subalpino, collana Scienze Ausiliarie della Storia, Torino, Edizioni VIVANT, 2000.
  • Tommaso Canavese, Memoriale istorico della Città di Mondovì dalla sua origine sino ai nostri tempi, Mondovì-Breo 1851.
  • Rinaldo Comba, Giovanna Griseri, Giorgio M. Lombardi, Storia di Mondovì e del Monregalese. I – Le origini e il Duecento, Cuneo 1998 (Storia e Storiografia, XVI).
  • Rinaldo Comba, Giovanna Griseri, Giorgio M. Lombardi, Storia di Mondovì e del Monregalese. I I – L’età angioina (1260-1347), Cuneo 2002 (Storia e Storiografia, XXXV).
  • Giancarlo Comino, Cesare Morandini, Ernesto Billò, Le grandi tappe della storia di Mondovì, 2 voll., Cooperativa Editrice Monregalese, Mondovì 2018.
  • Enciclopedia Treccani, "GRASSI, Gioacchino" in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002). Voce consultata online il 22/06/2024. https://www.treccani.it/enciclopedia/gioachino-grassi_(Dizionario-Biografico)/

Voci correlate

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Palazzo Fauzone di Montaldo

Palazzo Fauzone dei Conti Germagnano

Mondovì

Vicoforte

Casa Savoia

Ducato di Savoia

Regno di Sardegna

Famiglia Bressano

Famiglia Morozzo

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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