Basilica di Nettuno

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Basilica di Nettuno
Basilica di Nettuno, via della Palombella (Roma)
Civiltàromana
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°53′53.76″N 12°28′37.39″E / 41.898268°N 12.477052°E41.898268; 12.477052

La basilica di Nettuno (latino: basilica Neptuni) è una basilica costruita a Roma da Marco Vipsanio Agrippa in onore del dio del mare Nettuno, per celebrare le proprie vittorie navali. I resti della basilica, restaurata sotto l'imperatore Adriano e ad uso sconosciuto, sorgono a ridosso del Pantheon. In questa veste aveva una sola navata con soffitto composto da tre volte a crociera poggianti su otto grandi colonne, come circa 100 anni dopo fu costruita la Basilica di Massenzio.

Il tempio di Adriano a Roma è stato erroneamente identificato in passato con la basilica di Nettuno.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La basilica di Nettuno faceva parte del progetto edilizio che coinvolgeva il Campo Marzio e che fu portato avanti da Marco Vipsanio Agrippa e da Augusto tra il 33 a.C. (anno in cui Agrippa assunse l'edilità) e il 25 a.C., probabilmente finanziato con i proventi delle campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.). Tale progetto edilizio, volto a dotare la città di strutture pubbliche di alto livello, comprese, oltre alla basilica, anche il Pantheon, i Saepta Iulia e le terme di Agrippa. Agrippa era un amico personale di Augusto, suo genero e suo generale: in questa ultima veste aveva riportato tre importanti vittorie navali per il futuro imperatore (le battaglie di Mylae e Nauloco contro il partito senatoriale e la battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra VII), ed era dunque particolarmente grato al dio del mare Nettuno.

Secondo Cassio Dione Cocceiano, che nella sua Storia romana chiama la basilica col nome greco di stoà di Poseidone, venne costruita nel 25 a.C.;[2] la basilica venne poi distrutta durante l'incendio di Roma del 80, sotto Tito.[3]

Sotto Adriano fu sottoposta ad un radicale restauro, assieme al Pantheon e ad altri edifici.[4] La forma attuale della basilica è quella adrianea.

Come molti dei monumenti di Roma antica, durante il medioevo e il rinascimento andò in rovina, sia per mancata manutenzione che per spoliazioni. Nel XIII secolo crollò il soffitto, papa Niccolò V la spogliò delle decorazioni per ornarne il Vaticano, nel XVI secolo l'Accademia Ecclesiastica venne costruita con materiali tratti dalla basilica.

Planimetria del Campo Marzio centrale



Struttura e decorazione[modifica | modifica wikitesto]

Resti della decorazione della basilica, con il fregio raffigurante elementi marini

La struttura della basilica di Nettuno è molto più simile alle aule centrali delle terme imperiali che non alle classiche basiliche civili romane, assomigliando in questo molto alla più tarda basilica di Massenzio. La costruzione, in laterizio, e lo stile risalgono all'epoca adrianea, ma la basilica raggiunge il livello, più basso, dell'epoca augustea.

La pianta, attestata da disegni di Andrea Palladio[5] e confermata dagli scavi archeologici, era rettangolare, con due nicchie rettangolari praticate nei lati corti e due profonde absidi semicircolari sui lati lunghi, intervallate da nicchie semicircolari più piccole. La copertura era composta da tre volte a crociera, sostenute da quattro colonne corinzie per lato, che avevano un fregio decorato con motivi marini.

Non vi sono aperture sulla parete che divide la basilica dal Pantheon; l'ingresso principale era probabilmente a sud, verso le terme di Agrippa, ma è possibile che vi fossero delle aperture nei lati corti, considerando anche che quella a oriente avrebbe aperto sulla Porticus Argonautarum dei Saepta Iulia di Agrippa stesso.

Un lungo fregio marmoreo con delfini proveniente dalla basilica venne trasportato a Pisa nel Medioevo e divenne il retro di una transenna finemente intarsiata: oggi si trova nel Museo dell'Opera del Duomo di Pisa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per esempio, si veda Eugénie Strong, Roman Sculpture from Augustus to Constantine, 1909, ripubblicato da Ayer Publishing, 1969, ISBN 0405022301, p. 243.
  2. ^ Cassio Dione, liii.27.1.
  3. ^ Cassio Dione, lxvi.24.2.
  4. ^ Historia Augusta - Vita Hadriani, xix.10.
  5. ^ I quattro libri dell'architettura.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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