Battaglia di San Carlos (1982): differenze tra le versioni

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Tra le ore 08.45 e le 09.05 la ''Fuerza Aérea Argentina'' fece decollare due sezioni di IAI Dagger e due sezione di A-4 Skyhawk che tuttavia non riuscirono a portare a termine la loro missione; le sezioni ''Puma'', guidata dal capitano Amilcar Cimatti, e ''Potro'', diretta dal capitano Carlos Moreno, non trovarono gli obiettivi a causa delle condizioni meteorologiche e rientrarono a Rio Grande entro le ore 10.15. Una parte della sezione ''Lanza'' invece si unì alla sezione ''Tejo'' del capitano Jorge Bergamaschi e raggiunse alle 10.02 i cieli di San Carlos, ma gli A-4 non riuscirono a individuare le navi e ritornarono a Rio Gallegos alle ore 11.02<ref>{{cita web | url =http://www.fuerzaaerea.mil.ar/conflicto/dias/may23a.html|titolo = Fuerza Area Argentina}}</ref>.
Tra le ore 08.45 e le 09.05 la ''Fuerza Aérea Argentina'' fece decollare due sezioni di IAI Dagger e due sezione di A-4 Skyhawk che tuttavia non riuscirono a portare a termine la loro missione; le sezioni ''Puma'', guidata dal capitano Amilcar Cimatti, e ''Potro'', diretta dal capitano Carlos Moreno, non trovarono gli obiettivi a causa delle condizioni meteorologiche e rientrarono a Rio Grande entro le ore 10.15. Una parte della sezione ''Lanza'' invece si unì alla sezione ''Tejo'' del capitano Jorge Bergamaschi e raggiunse alle 10.02 i cieli di San Carlos, ma gli A-4 non riuscirono a individuare le navi e ritornarono a Rio Gallegos alle ore 11.02<ref>{{cita web | url =http://www.fuerzaaerea.mil.ar/conflicto/dias/may23a.html|titolo = Fuerza Area Argentina}}</ref>.

La seconda ondata di attacchi argentini prese il volo da Rio Gallegos alle ore 12.00: la sezione ''Truen'' era guidata dal capitano Hugo Palaver che tuttavia dovette abbandonare la formazione per problemi tecnici mentre gli altri due A-4 Skyhawk proseguirono la missione e si unirono ai due aerei superstiti della sezione ''Nene'' del capitano Carballo. I quattro aerei argentini, guidati dal capitano Carballo e dai tenenti Guadagnarini, Rinke e Hugo Gómez, mancarono il contatto con il KC-130 Herkules ma continuarono ugualmente la missione e entrarono nello stretto da sud dove individuarono un elicottero Lynx nei pressi della baia di San Carlos<ref>{{cita web | url =http://www.fuerzaaerea.mil.ar/conflicto/dias/may23b.html|titolo = Fuerza Area Argentina}}</ref>.


===24 maggio===
===24 maggio===

Versione delle 20:23, 5 gen 2015

Battaglia di San Carlos
parte della guerra delle Falkland
File:Skyhawk FAA Falkland.jpg
Un aereo Douglas A-4 Skyhawk della Fuerza Aérea Argentina attacca a bassa quota le navi britanniche nella baia di San Carlos il 25 maggio 1982
Data21 - 25 maggio 1982
LuogoBaia di San Carlos, Isole Falkland/Malvine
EsitoVittoria strategica britannica. La forza da sbarco britannica riuscì a stabilire una testa di ponte nonostante le rilevanti perdite navali a causa degli attacchi aerei argentini
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
2 cacciatorpediniere, 7 fregate, 11 navi da sbarco nell'area di San Carlos; due portaerei, altre fregate e cacciatorpedinieri a nord-est delle isole Falkland90 cacciabombardieri dalla terraferma, 2 aerocisterne KC-130 Hercules, 10 aerei d'attacco sulle isole Falkland
Perdite
1 cacciatorpediniere affondato, 2 fregate affondate, 8 navi danneggiate, 4 elicotteri persi, 49 morti22 aerei persi, 11 piloti uccisi
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La battaglia di San Carlos avvenne durante la guerra delle Falkland tra la forza di spedizione aeronavale britannica e le forze aeree argentine della Fuerza Aérea Argentina e della Aviación Naval, durante l'Operazione Sutton, lo sbarco principale, a partire dal 21 maggio 1982, delle forze anfibie britanniche nella baia di San Carlos nell'isola Falkland Orientale.

Le forze anfibie britanniche erano comandate dal commodoro Michael Clapp, mentre le unità navali della Royal Navy di protezione allo sbarco erano sotto il controllo dell'ammiraglio John "Sandy" Woodward comandante in capo della task force da battaglia britannica. Il comandante delle forze argentine sulle isole, generale Mario Benjamín Menéndez, fu sorpreso dallo sbarco britannico e non riuscì a contrastare le forze terrestri nemiche che poterono facilmente consolidare un'ampia testa di ponte da cui nelle settimane seguenti sarebbero avanzati in direzione della capitale Port Stanley.

Le forze aeree congiunte dell'Fuerza Aérea Argentina e dell'Armada invece, guidate dal comando della Fuerza Aerea Sur del generale Ernesto Horacio Crespo, intervennero dal 21 al 25 maggio 1982 con grande determinazione e tenacia sull'area della baia di San Carlos infliggendo continue e pesanti perdite alle forze navali di protezione britanniche che ebbero notevole difficoltà a respingere i ripetuti attacchi e mantenere la protezione della forza da sbarco.

Nonostante il valore e il coraggio dimostrato, i piloti argentini, che subirono a loro volta dure perdite a causa della reazione delle navi e degli aerei da caccia nemici, non riuscirono peraltro a costringere alla ritirata la squadra navale britannica.

Operazione Sutton

A partire dalla metà del mese di maggio 1982 la forza di spedizione dell'ammiraglio John "Sandy" Woodward era ormai pronta, dopo il lungo viaggio attraverso l'Oceano Atlantico, alla fase decisiva della campagna di riconquista delle isole Falkland, occupate di sorpresa il 2 aprile 1982 dalle forze armate argentine. L'ammiraglio Woodward disponeva di un notevole complesso aeronavale e anfibio in grado di assicurare la superiorità locale intorno all'arcipelago e di impedire un intervento della marina argentina, ma le forze terrestri disponibili erano limitate; si trattava della 3ª Brigata di Commando dei Royal Marines (cui erano stati aggregati due battaglioni di paracadutisti) e della 5ª Brigata di fanteria che peraltro era ancora in viaggio essendo salpata da Southampton solo il 12 maggio.

Una carta delle isole Falkland con evidenziata la zona dello sbarco a San Carlos

La guarnigione argentina delle isole al comando del generale Mario Menendez era numerosa, 10.000 soldati, ed equipaggiata con artiglieria campale e mezzi corazzati leggeri. Divenne quindi essenziale individuare un luogo di sbarco strategicamente idoneo per permettere la costituzione di una testa di ponte senza immediate interferenze nemiche. Alcune missioni segrete di ricognizione effettuate sulle isole ai primi di maggio da reparti del SAS e del SBS permisero di raccogliere preziose informazioni sullo schieramento delle truppe argentine e sulle caratteristiche delle coste e del territorio[1].

Dalle ricognizioni degli incursori si apprese che il generale Menendez aveva preferito concentrare il grosso delle sue forze a difesa della capitale Port Stanley, sulla costa est della Falkland Orientale, lasciando solo piccoli distaccamenti a Port Darwin, Goose Green, Fox Bay nella Falkland Occidentale e nelle isole Pebble; gran parte delle coste erano praticamente indifese. L'alto comando britannico decise quindi di effettuare lo sbarco principale nella baia di San Carlos sulla costa ovest della Falkland Orientale, un'area priva di difese argentine caratterizzata da spiagge idonee per lo sbarco e relativamente al riparo da attacchi aerei grazie alle colline circostanti la baia[2]. Lo sbarco della 3ª Brigata Commando nella baia di San Carlos, denominato in codice operazione Sutton, venne previsto per la mattina del 21 maggio 1982 e venne preceduto da una serie di operazioni secondarie che sviarono l'attenzione del comando argentino e indebolirono preliminarmente le forze avversarie; il 14 maggio un reparto del SAS attaccò le isole Pebble e distrusse al suolo sei aerei d'attacco leggeri FMA IA-58 Pucará, mentre bombardamenti aeronavali furono effettuati nell'area di Port Stanley[3].

Forze in campo

Forza di spedizione britannica

La forza anfibia assegnata all'operazione Sutton era localmente al comando del commodoro Michael Clapp e aveva la missione di sbarcare nella baia di San Carlos la 3ª Brigata d'assalto del generale Julian Thompson che era costituita dal 42° Commando Royal Marines (un commando é l'equivalente di un battaglione), trasportato a bordo del transatlantico Camberra, dal 45° Commando Royal Marines, imbarcato sulla nave d'attacco anfibio HMS Fearless, e dal 3º battaglione paracadutisti a bordo della nave d'assalto anfibio HMS Intrepid, oltre ad una unità di artiglieria, il 29th Commando Regiment Royal Artillery. La forza da sbarco disponeva di numeroso naviglio per il supporto logistico delle truppe: le navi da sbarco rifornimenti Sir Galahad, Sir Geraint, Sir Lancelot, Sir Percival e Sir Tristan, le navi ausiliari Fort Austin e Stromness, i traghetti requisiti Europic Ferry e Norland[4].

File:R Adm Sandy Woodward and Maj Gen Jeremy Moore - IWM FKD2608.jpg
A sinistra il generale Jeremy Moore, comandante delle truppe terrestri britanniche a partire dal 30 maggio 1982; a destra l'ammiraglio John "Sandy" Woodward, comandante in capo della task force aeronavale britannica.

Uno forte schermo di fregate e cacciatorpedinieri della task force dell'ammiraglio Woodward venne incaricato di coprire nella baia di San Carlos l'azione delle navi d'assalto anfibio e del naviglio logistico incaricato di sbarcare le truppe britanniche e rifornirle di materali ed equipaggiamento. All'inizio dell'operazione Sutton erano disponibili per i compiti di copertura navale e anti-aerea le fregate HMS Argonaut, HMS Brilliant, HMS Broadsword, HMS Plymouth e HMS Yarmouth[4]. nel corso della battaglia a San Carlos vennero coinvolte nelle azioni aeronavali anche il cacciatorpediniere HMS Antrim che nella notte del 21 maggio aveva effettuato un bombardamento diversivo a Fanning Head[5], il cacciatorpediniere HMS Coventry, schierato nelle acque vicino alle isole Pebble, e le fregate HMS Ardent e HMS Antelope che erano posizionate nel Grantham Sound, un'insenatura a sud della baia[6]; altre navi erano in navigazione più a est per proteggere le portaerei.

La principale debolezza della forza aeronavale dell'ammiraglio Woodward impiegata per la riconquista delle isole Falkland era rappresentata dall'insufficiente copertura aerea disponibile per assicurare la superiorità sui cieli e per proteggere in modo realmente efficace le navi della Royal Navy. La carenza della difesa aerea della forza di spedizione derivava in primo luogo dalla mancanza di un efficiente sistema di preallarme radar che potesse segnalare tempestivamente gli aerei avversari, in quanto la flotta britannica aveva dismesso i suoi velivoli AEW Fairey Gannet insieme alle portaerei convenzionali, ed ancora non disponeva delle versioni AEW degli elicotteri Sea King imbarcati. I Nimrod impiegati per questa missione erano basati sull'isola di Ascensione e non disponevano dell'autonomia di volo necessaria per garantire una sorveglianza radar continuativa che quindi doveva essere assicurata dai radar presenti a bordo delle navi che non si dimostrarono pienamente adeguati[7].

La portaerei HMS Hermes
La portaerei HMS Invincible

Il mantenimento della superiorità aerea sui cieli della baia di San Carlos e la copertura delle navi britanniche doveva essere fornita dai caccia imbarcati a decollo verticale BAE Sea Harrier della Fleet Air Arm a bordo delle portaerei HMS Hermes e HMS Invincible che tuttavia per ragioni di sicurezza rimasero durante la battaglia ad oltre 320 chilometri di distanza dalle zone di sbarco; inoltre a causa della scarsezza numerica di questi aerei non tutte le rotte di volo furono coperte. I Sea Harrier disponibili sulle due portaerei erano solo venti inquadrati negli Squadron 800 (HMS Hermes) e 801 (HMS Invincible); in pratica i caccia potevano rimanere sui cieli della baia solo per dieci minuti a causa dei problemi di autonomia; le due portaerei durante la battaglia furono in grado di organizzare inizialmente solo due pattuglie di copertura ogni ora, mantenendo un'altra coppia di caccia pronti al decollo sui ponti di volo; nel corso della battaglia si cercò di migliorare la copertura aerea e furono mantenute in volo tre pattuglie di caccia ogni ora[8]. Per non facilitare l'individuazione della posizione delle preziose portaerei, inoltre i Sea Harrier dopo il decollo dovevano volare inizialmente a 80 metri sopra il livello del mare, al di sotto della copertura radar nemica, prima di risalire in quota vicino alle isole Falkland e iniziare i pattugliamenti di copertura[9]. I Sea Harrier, guidati da piloti ben addestrati, ottennero durante la battaglia alcuni successi contro gli aerei d'attacco argentini ma, a causa anche delle carenze del loro radar Blue Fox, non in grado di individuare aerei volanti a bassa quota, non riuscirono ad evitare sensibili perdite alle navi della Royal Navy[4]. I cacciatorpedinieri e le fregate della forza di spedizione disponevano di sistemi missilistici antiaerei moderni Sea Dart, Sea Wolf e Sea Cat che potevano supplire in parte alle carenze di copertura aerea.

Durante le fasi dell'operazione Sutton di consolidamento della testa di ponte a San Carlos e nella successiva avanzata via terra verso Port Stanley, si dimostrò efficace l'azione degli Hawker Siddeley Harrier della Royal Air Force impiegati nel supporto alle truppe a terra. L'alto comando britannico era consapevole della debolezza numerica delle forze aeree disponibili con le portaerei leggere della task force e quindi aveva per tempo inviato parte degli aerei Harrier del 1° Squadron della RAF nell'Atlantico del Sud, trasportati dalla nave Atlantic Conveyor[10]. Il 18 maggio 1982 la nave raggiunse il grosso della task force in tempo per l'inizio dell'operazione Sutton e i primi sei Harrier della RAF furono trasferiti sulla portaerei HMS Hermes da dove fin dal 20 maggio iniziarono ad effettuare operazioni di bombardamento su postazioni argentine nelle isole Falkland. Altri Harrier erano pronti sull'isola di Ascensione e durante la campagna furono trasferiti sulla HMS Hermes per colmare le perdite in combattimento[11]. Questi aerei d'attacco a decollo verticale furono impiegati in missione di bombardamento a bassa quota; gli Harrier disponevano di un armamento moderno ed efficace: le bombe a grappolo Hunting BL755 a caduta ritardata che permettevano il disimpegno in tempo utile dell'aereo attaccante anche volando a quota molto bassa. Inoltre gli Harrier potevano impiegare il cannone di bordo da 30 mm e il razzo SNEB con sistema FFAR[12] da 70 mm, molto pericoloso a distanza ravvicinata[13].

Forze aeree argentine

Il comandante superiore argentino del teatro di guerra delle Falkland era l'ammiraglio Juan Lombardo che dirigeva da Bahía Blanca il Teatro de Operaciones del Atlántico Sur che controllava tutte le componenti delle forze armate argentine assegnate per contrastare la forza di spedizione britannica. In realtà al momento dell'inizio dell'operazione Sutton l'andamento complessivo delle operazioni navali era già chiaramente sfavorevole agli argentini. Dopo l'arrivo della task force britannica, l'ammiraglio Woodward aveva attivato dal 30 aprile il blocco aeronavale completo delle isole Falkland decretando la cosiddetta "Zona di Esclusione Totale" (TEZ)[14]. La Armada de la República Argentina, la marina da guerra argentina, dopo uno sfortunato tentativo di organizzare un'ambiziosa operazione combinata contro la Task force frustrato dall'affondamento il 2 maggio 1982 dell'incrociatore General Belgrano, e la perdita di altre navi e trasporti nelle acque delle isole Falkland, aveva ormai rinunciato ad operazioni offensive per interrompere il blocco navale nemico. Le navi da guerra principali rientrarono nelle acque argentine e il blocco britannico, pur riuscendo sporadicamente alcune imbarcazioni argentine a violare la TEZ, divenne pienamente funzionante[15]. Il compito di attaccare la Task force e di impedire la proiezione a terra del corpo di spedizione incaricato di riconquistare le isole, ricadde quindi interamente sulla Fuerza Aérea Argentina e sulla componente aerea dell'Armada.

Le basi aeree argentine sul continente e la zona di esclusione britannica sulle isole Falkland.

Il generale Ernesto Horacio Crespo, comandante della Fuerza Aérea Sur, il quartier generale congiunto delle forze aeree argentine e dell'aviazione navale dell'Armada costituito nella base di Comodoro Rivadavia per dirigere tutta l'attività aerea contro la forza aeronavale britannica, aveva pianificato per tempo un intervento in massa delle sue forze nel momento dell'atteso sbarco del nemico sulle isole[16].

La Fuerza Aerea Sur alla metà del mese di aprile aveva concentrato nelle basi di San Julián e di Río Gallegos i suoi reparti d'attacco; queste basi aeree erano poco attrezzate e distavano circa 700 chilometri dalle isole Falkland. I Douglas A-4 Skyhawk del 4° Grupo de Caza-Bombardero, 19 velivoli, si trasferirono l'11 aprile 1982 da El Plumerillo (Provincia di Mendoza) a San Julián, mentre il 14 aprile i circa 30 A-4 Skyhawk disponibili del 5° Grupo de Caza-Bombardero "Los Halcones", basati a Villa Reynolds (Provincia di San Luis), si trasferirono a Río Gallegos. Il generale Crespo poteva inoltre contare su 37 caccia-bombardieri IAI Dagger del 6° Grupo de Caza basati a San Julián e Río Grande e su un gruppo di otto A-4 Skyhawk del Comando de Área Naval Austral della marina, la 3ª Escuadrilla de Caza y Ataque che il 9 maggio raggiunsero a loro volta la base aerea di Río Grande[17]. Nella stessa base aerea erano anche disponibili dal 20 aprile cinque aerei Dassault Super Étendard del 2ª Escuadrilla de Caza y Ataque particolarmente addestrati per attacchi anti-nave a distanza con missili Exocet[18].

File:Piloti argentini, guerra de Malvinas.jpg
Piloti della Fuerza Aérea Argentina pianificano gli attacchi contro la task force britannica a largo delle isole Falkland.

I piloti argentini di questi gruppi aerei erano fortemente motivati e determinati ma dovevano fronteggiare notevoli problemi tattici e tecnici. Le prime missioni all'inizio della guerra si erano concluse con scarsi successi e avevano evidenziato una serie di difficoltà pratiche. Gli aerei d'attacco argentini in primo luogo non disponevano dell'autonomia necessaria per lunghi voli fino alle isole e quindi necessitavano di rifornimenti in volo; la Fuerza Aérea Argentina disponeva solo di un numero limitato di aerocisterne KC-130 Hercules che inoltre dovevano essere impiegati anche nel ruolo di sorveglianza e di individuazione preliminare delle navi britanniche. Per migliorare il coordinamento e la velocità delle operazioni di guerra, il comando argentino decise di mantenere in permamenza due KC-130 in volo al largo delle coste argentine per interventi d'emergenza[19]. I piloti degli Skyhawk e dei Dagger effetturono le missioni divisi in piccole sezioni inviate nelle acque di San Carlos in orari e da direzioni diverse per sorprendere le difese, volando con coraggio e abilità a quota molto bassa, circa venti metri sopra il livello del mare, per rendere difficile la loro individuazione da parte dei radar nemici e per ostacolare l'azione delle pattuglie caccia di copertura britannici. Questi aerei tuttavia operando a bassa quota negli ultimi 80 chilometri del volo erano privi della protezione da parte dei caccia Dassault Mirage III che, dopo alcuni insuccessi all'inizio della guerra, erano stati in parte ritirati a protezione delle città della costa contro possibili bombardamenti dei Avro Vulcan, oppure effettuavano inutili missioni ad alta quota inefficaci a contrastare i Sea Harrier britannici che volavano a quote molto più basse per intercettare gli attaccanti[20].

Cacciabombardieri IAI Dagger dell'aviazione argentina.

Un grave problema tecnico che durante la battaglia aeronavale ridusse l'efficacia degli attacchi aerei argentini fu inoltre costituito dal tipo di armamento utilizzato per colpire le navi. Gli aerei della Fuerza Aérea Argentina impiegarono bombe da 500 o 1000 libbre prive di paracaduti frenanti e dotati, per evitare esplosioni anticipate che avrebbero potuto mettere in pericolo l'aereo attaccante, di un sistema di ritardo dell'innesco dell'ordigno. In questo modo però spesso si verificò che le bombe, lanciate a quota molto bassa dai piloti argentini che impiegavano tecniche d'attacco quasi al livello del mare per evitare i sistemi missilistici britannici, rimbalzarono sulle acque, superando in aria l'obiettivo; inoltre gli ordigni in molti casi non esplosero non essendosi attivato in tempo utile il sistema di innesco ritardato[21]. Paradossalmente gli argentini vennero a conoscenza di queste carenze dei loro armamenti proprio grazie alle informazioni fornite sui suoi bollettini dal ministero della Difesa britannico[21].

L'Aviacion Naval della marina argentina invece ebbe minori difficoltà tecniche; i suoi piloti erano bene addestrati all'attacco antinave e gli aerei A-4 Skyhawk impiegati disponevano del sistema di navigazione radio VLF Omega per individuare con sicurezza le navi della task force britanniche; inoltre i piloti della marina impiegarono bombe da 500 libbre "Snakeye" dotate di di codoli frenanti, per rallentare la discesa della bomba e permettere all'aereo attaccante di disimpegnarsi in sicurezza. Queste bombe soprattutto erano equipaggiate con un sistema di innesco anticipato per evitare il problema delle bombe inesplose che afflisse i piloti dell'aviazione i primi giorni della battaglia[22].

Fin dal 2 aprile la Fuerze Aérea Argentina aveva attivato la Base Aérea Militar Malvinas (BAMM) nell'aereoporto di Port Stanley/Puerto Argentino per coordinare al meglio le operazioni aeree sulle isole e permettere un regolare ponte aereo con gli aerei da trasposto C-130 Hercules; tuttavia le strutture e le piste presenti erano insufficienti per ospitare moderni aerei a reazioni ed inoltre gli impianti venivano ripetutamente bombardati dagli aerei britannici. Altre basi aeree rudimentali erano state organizzate a Goose Green (Base Condor) e sulle isole Pebble (Base Calderon), inoltre lo stato maggiore aereo era intenzionato ad effettuare grandi lavori di ampliamento della pista della BAMM per renderla idonea ad accogliere gli aerei moderni. Al momento dello sbarco nemico tuttavia la BAMM ospitava solo gli FMA Pucarà del Grupo 3 e gli Aermacchi MB-339 della marina, inutilizzabili contro le navi della task force britannica e idonei solo a mediocri missioni di supporto tattico a terra[23].

Lo sbarco britannico

L'area degli sbarchi britannici nella baia di San Carlos.

Ancor prima dell'alba del 21 maggio 1982 le forza di spedizione britannica diede inizio all'operazione Sutton. Lo sbarco delle truppe britanniche venne preceduto da una serie di procedure e operazioni per sviare le difese nemiche ed evitare possibili minacce da parte delle forze navali argentine. Un reparto di incursori del SAS vennero sbarcato dagli elicotteri nei pressi di Goose Green per effettuare una missione di diversione; un aereo Nimrod dall'isola di Ascensione effettuò un interminabile missione di ricognizione durata circa 19 ore per controllare il mare a est alla ricerca di eventuali navi nemiche, mentre due elicotteri Sea King scandagliarono con le loro attrezzature le profondità marine lungo il percorso della task force per individuare in anticipo minacce da parte di sottomarini argentini[24]. Infine alcuni sottomarini nucleari britannici si avvicinarono alle coste dell'Argentina per rilevare tempestivamente la partenza di aerei d'attacco dalle basi patagoniche in direzione delle Falkland[25]. Queste operazioni preliminari non rilevarono alcun segno delle navi della marina argentina e confermarono che il nemico era ignaro dell'operazione britannica in corso; anche i bombardamenti navali notturni effettuati da due fregate britanniche contro le difese di Port San Carlos non sembrarono allarmare i difensori[24].

Ancor prima dell'alba la forza anfibia britannica entrò nella baia di San Carlos e iniziò le operazioni di sbarco che continuarono nell'oscurità; le truppe e i materiali furono trasferiti a terra con la massima urgenza per consolidare al più presto la testa di ponte prima del giorno e prima dell'inevitabile reazione argentina; furono subito sbarcati i sistemi missilistici anti-aerei Rapier. Le operazioni di trasporto dell'equipaggiamento vennero effettuate anche con l'ausilio degli elicotteri Sea King, mentre i soldati della 3ª Brigata d'assalto del generale Julian Thompson, circa 5.000 uomini, attendevano il loro turno a bordo delle navi d'assalto anfibio Fearless e Intrepid e del transatlantico Canberra[24].

Le difese terrestri argentine nella baia di San Carlos erano estremamente deboli; si trattava di circa 60 soldati di una sezione di fucilieri del 25º Reggimento di fanteria e di una sezione di appoggio del 12º Reggimento di fanteria che, al comando del tenente Carlos Esteban, erano giunti sul posto in elicottero. Queste magre forze, denominate Equipo de Combate "Güemes" (gruppo di combattimento Güemes), disponevano di appena due cannoni da 105 mm senza rinculo e due mortai[26]. I soldati argentini non avevano alcuna possibilità di impedire lo sbarco nemico; dopo una breve resistenza impiegando soprattutto il fuoco dei mortai, gli argentini iniziarono a ripiegare verso est. Alle 04.00 del mattino sbarcarono i paracadutisti del 2º reggimento subito seguiti dai Royal Marines del 40° Commando; i britannici non incontrarono difficoltà sulle spiagge della baia; il 3º reggimento paracadutisti occupò Port San Carlos dopo un breve combattimento con i soldati del tenente Esteban[27].

Due BAe Sea Harrier della Fleet Air Arm della Royal Navy.

Gli Harrier del 1° Squadron della RAF intervennero fin dal primo mattino a sostegno del corpo di spedizione; alle ore 08.00 due aerei britannici al comando del maggiore Jerry Pook e del capitano Mark Hare decollati dalla portaerei HMS Hermes, bombardarono una rudementale pista d'atterraggio per elicotteri individuata in precedenza da un reparto del SAS a nord del Monte Kent; vennero distrutti con il fuoco dei cannoni di bordo due elicotteri argentini, un Aérospatiale SA 330 Puma e un Boeing CH-47 Chinook[28]. Le prime perdite aeree britanniche si verificarono alle ore 08.45 quando nei cieli sopra la baia di San Carlos furono abbattuti dal fuoco delle armi leggere argentine due elicotteri Aérospatiale SA 341 Gazelle dei Royal Marines[28], che stavano scortando un elicottero da trasporto inviato erroneamente in una zona ancora presidiata dagli argentini; a causa della mancanza di collegamento radio i marines a terra non poterono avvisare i piloti del rischio incombente; tre dei quattro uomini degli equipaggi morirono. Nelle ore successive, mentre continuavano freneticamente le operazioni di sbarco, gli Harrier della RAF effettuarono altri pattugliamenti di protezione per intervenire contro reparti terrestri argentini; nella zona della testa di ponte non venne rilevata attività nemica ma un aereo britannico venne abbattuto dal fuoco anti-aereo di una postazione argentina a Port Howard; il pilota, capitano Jeff Glover, dovette lanciarsi con il paracadute e venne catturato[28].

Le prime reazioni aeree argentina furono deboli e vennero condotte dagli aerei presenti nella base area di Port Stanley; alle ore 09.45 una sezione di aerei d'attacco leggeri Pucarà fu inviato verso la Base Condor che era sottoposta a bombardamento da parte della fregata HMS Ardent. L'aereo del capitano Jorge Bénitez venne abbattuto con un missile Stinger dai soldati del reparto del SAS che rientravano dalla loro missione diversiva a Goose Green, mentre gli altri aerei argentini furono respinti dalle difese anti-aeree della fregata britannica. Il maggiore Carlos Tomba venne invece intercettato e abbattuto dal caccia Sea Harrier del maggiore Nigel Ward dopo un lungo combattimento aereo[29]. Alle ore 10.00 arrivò nei cieli sopra la baia di San Carlos un Aermacchi MB-339 in ricognizione aerea; il pilota, capitano Guillelmo Owen Crippa, attaccò coraggiosamente di propria iniziativa la grande task force individuata e riuscì ad infliggere qualche danno alla fregata HMS Argonaut con il fuoco dei cannoni e dei razzi, riuscendo a sfuggire alla violenta reazione anti-aerea delle navi nemiche[28][30]. Questi primi attacchi aerei argentini non provocarono problemi alla task force dell'ammiraglio Woodward e non intralciarono le operazioni di sbarco, ma entro pochi minuti la situazione delle navi britannica sarebbe divenuta molto difficile sotto le continue incursioni delle forze aerre argentine lanciate dalla basi patagoniche che avrebbero dato origine ad una drammatica battaglia aero-navale che sarebbe continuata per cinque giorni.

Gli attacchi aerei argentini

21 maggio

Il generale Ernesto Horacio Crespo, comandante della Fuerza Aérea Sur, reagì rapidamente dopo aver ricevuto le prime notizie dell'attacco nemico. Secondo i piani congiunti delle forze aeree e della marina, era stato previsto di effettuare il primo giorno degli sbarchi britannici 63 sortite da parte della FAA (Fuerza Aérea Argentina) e 12 da parte della CANA (Comando de Área Naval Austral); in realtà il 21 maggio gli argentini riuscirono ad impegnare 54 aerei della FAA e 6 aerei dell'aviazione navale, suddivisi in quattro ondate[31]. I decolli della prima ondata, formata da sei Douglas A-4 Skyhawk del 5° Grupo de Caza-Bombardeo di Rio Gallegos e undici IAI Dagger del 6° Grupo de Caza di Rio Grande e San Julian, avvennero tra le ore 09.00 e le 09.30 del mattino e gli aerei, armati con bombe da 1000 libbre e da 500 libbre, raggiunsero l'area degli sbarchi a San Carlos tra le 10.25 e le 10.30[4].

Un Douglas A-4 Skyhawk della Fuerza Aérea Argentina.

L'attacco iniziale fu sferrato dai caccia Dagger del 6° Grupo de Caza che, divisi in quattro sezioni Ñandú, Perro, León e Zorro, guidate rispettivamente dal capitano Carlos Rohde, dal capitano Carlos Moreno, dal capitano Norberto Dimeglio e dal capitano Raul Diaz, arrivarono nelle acque di San Carlos da ovest dopo aver superato l'isola Falkland occidentale e volando a quota molto bassa, inferiore al livello delle colline circostanti la baia. I tre aerei della sezione Ñandú riuscirono a colpire con il fuoco dei cannoni la fregata HMS Broadsword ma il Dagger del tenente Pedro Bean venne abbattuto da un missile Sea Wolf lanciato dalla nave britannica; il pilota si lanciò ma non sopravvisse. La sezione Perro raggiunse maggiori risultati e colpì con due bombe il cacciatorpediniere HMS Antrim, gli ordigni non esplosero ma provocarono danni rilevanti alla nave; anche la sezione León attaccò la HMS Antrim e segnalò un colpo a segno; infine la sezione Zorro non riuscì a sganciare le bombe sulla fregata HMS Brilliant e si limitò a mitragliare la nave britannica. L'intervento di una pattuglia area di protezione di caccia Sea Harrier dell'800° Squadron della portaerei HMS Hermes non fu efficace e gli aerei argentini poterono rientrare indenni alle basi[4][32]. Gli A-4 Skyhawk del 5° Grupo de Caza-Bombardeo arrivarono subito dopo sulla baia di San Carlos da nord volando a bassa quota; le sezioni Orion guidata dal tenente Mariano Velasco, e Leo, guidata dal tenente Alberto Filippini individuarono all'imbocco della baia la fregata HMS Argonaut che venne colpita da due bombe che però non esplosero, la nave subì seri danni e dovette ben presto abbandonare l'area per riparazioni[33][34].

La seconda ondata di attacchi della Fuerza Aerea Argentina, formata da cacciabombardieri A-4 Skyhawk del 4° e del 5° Grupo de Caza-Bombardeo, decollò da da San Julian e Rio Gallego tra le 11.17 e le 11.25. La sezione Tero tuttavia dovette rinunciare alla missione a causa di problemi tecnici mentre la successiva sezione Pato di quattro aerei del 4° Grupo de Caza-Bombardeo, guidata dal capitano Eduardo Almoño, fu intercettata dai caccia Sea Harrier dell'800° Squadron: gli Skyhawk del tenente Daniel Manzotti e del tenente Nestor Lopez furono abbattuti dai caccia dei capitani di corvetta Neil Thomas e Mike Blissett, mentre gli altri due aerei ritornarono alla base senza risultati[35]. Tra le 11.25 e le 11.30 dalla base di Rio Gallegos decollarono altre due sezioni di A-4 Skyhawk del 5° Grupo: tre dei quattro aerei della sezione Mula ebbero vari problemi tecnici e tornarono indietro mentre il capitano Pablo Carballo proseguì la missione fino al Grantham Sound e riuscì a sganciare due bombe contro la fregata HMS Ardent che caddero sui fianchi della nave senza esplodere; la sezione Pico invece, guidata dal capitano Hugo Palaver, percorse lo stretto di San Carlos da sud a nord senza individuare alcuna nave nemica prima di rientrare alla base[36][35].

Un ennesimo attacco aereo venne condotto alle ore 14.45 da quattro Dagger delle sezioni Cuenca e Libra; questi aerei che, prima di giungere nella baia, avevano attraversato l'isola occidentale passando sopra il monte Hornby coperto di nuvole, furono subito intercettati da una pattuglia di Sea Harrier, l'aereo del tenente Héctor Luna venne abbattuto dal caccia del tenente Fredricksen. Gli altri tre aerei, guidati dal capitano Horacio Mir Gonzalez, invece riuscirono a raggiungere da nord le acque di San Carlos e attaccarono a forte velocità la fregata HMS Ardent; una bomba raggiunse la nave a livello dell'hangar, provocando gravi danni con morti e feriti e distruggendo l'elicottero Westland Lynx; inoltre l'esplosione mise fuori uso il sistema missilistico Sea Cat e il cannone da 114 mm, rendendo la nave praticamente priva di difese antiaeree[37]. La fregata era in difficoltà e cercò di risalire verso nord abbandonando la copertura della baia[38][34]. La Fuerza Aérea Argentina sferrò un'ultima serie di attacchi con due sezioni di caccia Dagger: la sezione Laucha guidata dal maggiore Luis Puga, raggiunse la baia volando da ovest e attaccò con le bombe e il fuoco dei cannoni la fregata HMS Brilliant senza ottenere grandi risultati, la sezione Ráton invece venne intercettata a nord della baia da una pattuglia di Sea Harrier, i caccia argentini sganciarono i serbatoi e le bombe e accettarono il combattimento aereo pur essendo armati solo con i cannoncini di bordo. Le fonti argentine riportano che il capitano Guillermo Donadile riuscì a colpire un aereo britannico che fu visto cadere, ma alla fine tutti e tre i Dagger furono abbattuti dai missili dei Sea Harrier del tenente Steve Thomas e del maggiore Nigel Ward; i piloti, capitano Donadile, maggiore Gustavo Piuma e tenente Jorge Senn, si lanciarono e furono recuperati[39]. Nel tardo pomeriggio, tra le ore 16.00 e le ore 16.30 decollarono altre tre sezioni di A-4 Skyhawk, Raspon, Mate e Choclo guidate dal capitano Jorge Cafaratti, dal capitano Jorge Pierini e dal capitano Carlos Varela che tuttavia non riuscirono ad individuare bersagli ed entro le ore 19.00 rientrarono alle loro basi a San Julian e Rio Gallegos[40].

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Piloti argentini del Grupo 5 de caza; il secondo da destra è il capitano Pablo Carballo, l'ultimo a destra il tenente Ricardo Lucero.

Prima dell'ultima ondata di aerei dell'aviazione argentina, erano intervenuti a San Carlos anche gli A-4 Skyhawk del Comando de Área Naval Austral dell'Aviación Naval; alle 15.10 una sezione di caccia bombardieri raggiunse la baia da sud; gli Skyhawk erano armati con bombe Snakeye da 500 libbre dotati di codoli frenanti e con sistemi di scoppio ritardato già armati al momento del lancio e quindi molto più pericolosi[41]. Gli aerei argentini, guidati dal capitano di corvetta Alberto Philippi, dal tenente di vascello Josè Arca e dal tenente di fregata Marcelo Marquez, bombardarono la costa dell'isola occidentale prima di raggiungere San Carlos dove individuarono la fregata HMS Ardent[42]. Dopo pochi minuti altri tre aerei A-4, guidati dai tenenti di vascello Benito Rótolo, Carlos Lecour e Roberto Sylvester si unirono all'attacco. La nave britannica era già in difficoltà dopo i precedenti attacchi; i suoi sistemi di difesa anti-aerei erano fuori uso e solo la mitragliatrice di bordo poté aprire il fuoco contro gli aerei attaccanti. I piloti dell'aviazione navale erano ben addestrati nelle tecniche di attacco anti-nave e misero a segno numerose bombe che esplosero con gravi danni nella poppa della fregata dove ci furono 22 morti e 30 feriti. Dopo essere stata ripetutamente colpita alla linea di galleggiamento, la nave dovette essere abbandonata e venne rimorchiata verso la costa[43]. Lungo la rotta di ritorno attraverso lo stretto delle Falkland, i tre A-4 argentini vennero però individuati visivamente da una pattuglia di Sea Harrier dello Squadron 800; un missile Sidewinder, lanciato dal caccia del tenente Clive Morrell, colpì l'aereo del capitano Philippi che riuscì a lanciarsi e venne recuperato dopo tre giorni da un elicottero dell'esercito argentino. Il tenente di fregata Marcelo Marquez invece rimase ucciso e il suo aereo venne abbattuto dal fuoco dei cannoni del caccia britannico guidato dal tenente John Leeming, mentre il tenente di vascello Arca cercò, a causa dei danni subiti durante l'attacco alla fregata nemica, di atterrare a Port Stanley ma alla fine dovette abbandonare il suo aereo e lanciarsi sopra l'aerodromo[21][44].

Durante oltre sei ore di attacchi aeronavali del 21 maggio la Fuerza Aerea Sur subì la perdita di sette aerei oltre ai due Pucarà delle Malvine, mentre l'Aviazione navale persè altri tre A-4[45]; i piloti argentini subirono quindi sensibili perdite ma riuscirono ad infliggere notevoli danni alla task force britannica di copertura che ebbe un cacciatorpediniere, HMS Antrim, e tre fregate, HMS Argonaut, HMS Broadsword e HMS Brilliant seriamente danneggiate, mentre la HMS Ardent, colpita in totale da sette bombe esplose e due non esplose, era ormai in preda ad incendi incontrollabili[21]. La nave si arenò sul Grantham Sound e sarebbe affondata il 22 maggio 1982.

22 maggio

Nonostante le importanti perdite e la costante interferenza degli attacchi aerei argentini il primo giorno degli sbarchi si era concluso con un decisivo successo strategico per la forza di spedizione britannica; oltre 3.000 soldati erano stati portati a terra insieme a 1000 tonnellate di equipaggiamento e rifornimenti, consentendo un costante consolidamento delle posizioni sulle spiagge di San Carlos prima dell'inizio della grande manovra offensiva verso Port Stanley. L'operazione Sutton fu anche favorita il secondo giorno, 22 maggio 1982, dalle condizioni del clima; mentre nella baia di San Carlos il tempo rimase poco nuvoloso, l'attività aerea argentina nelle basi patagoniche sul continente fu gravemente intralciata da clima freddo, intensa copertura nuvolosa e tempeste di neve che praticamente impedirono una ripresa immediata delle incursioni sulle isole[46].

La Fuerza Aérea Sur necessitava di riorganizzazione dopo il forte logoramento di uomini e mezzi durante le estenuanti e pericolose missioni del primo giorno; le forze armate argentine inoltre erano ancora preoccupate per possibili attacchi diretti nemici contro il continente; furono captati segnali elettronici che sembravano indicare la presenza di aeromobili sconosciuti in volo e le città di Comodoro Rivadavia e Trelew furono oscurate precauzionalmente[47]. L'alto comando argentino aveva pianificato nella notte tra il 21 e il 22 maggio una vasta azione aerea combinata che prevedeva l'intervento degli aerei della Aviacíon Naval contro la flotta britannica a San Carlos mentre i reparti della Fuerza Aérea Argentina avrebbero dovuto concentrarsi contro gli obiettivi a terra ma le difficoltà climatiche, il logoramento delle forze e la mancanza di un adeguato controllo aereo non permisero di portare a termine questi piani. Dieci A-4 Skyhawk decollarono da San Julián e Río Gallegos tra le 14.00 e le 15.00 divisi nelle sezioni León, al comando del capitano Mario Cafaratti, e Chispa, al comando del capitano Carlos Varela, ma, a causa di problemi tecnici e della copertura nuvolosa, non riuscirono a individuare gli obiettivi e rientrarono entro le ore 18.15 senza risultati; due missioni di caccia Mirage III furono ugualmente infruttuose[48].

In queste condizioni, il corpo di spedizione britannico poté agevolmente continuare le operazioni di sbarco di uomini e materiali ed estendere la testa di ponte; inoltre gli Harrier della RAF effettuarono una serie di missioni di attacco contro le truppe e i capisaldi argentini nell'isola Falkland orientale senza incontrare molte difficoltà. Due Harrier attaccarono anche alle ore 08.23 del mattino nello stretto delle Falkland una nave guardacoste argentina che stava trasportando obici da 105 mm a Port Darwin[48].

23 maggio

Il 23 maggio le forze aeree argentine ripresero gli attacchi contro le forze nemiche nella baia di San Carlos; di fronte al consolidamento delle truppe britanniche sul terreno era ormai importante colpire anche le forze sbarcate al comando del generale Julian Thompson. Per coordinare meglio le operazioni in questa giornata venne decisa finalmente l'attivazione a Comodoro Rivadavia di un comando unificato CEOPECON (Central de Operaciones Conjuntas) sotto il controllo del generale Osvaldo García, dell'ammiraglio Juan Lombardo e del generale Conrado Weber. La Fuerza Aerea Sur effettuò il 23 maggio oltre quaranta missioni aeree ma, a causa di problemi di collegamento e identificazione e della ristrettezza del tempo a disposizione dei piloti argentini sui cieli delle isole, solo sette aerei riuscirono ad individuare gli obiettivi e sferrarono gli attacchi[49]. Le missioni dei piloti argentini divennero ancora più pericolose a causa della presenza sul terreno intorno alla baia di San Carlos delle prime batterie anti-aeree di missili Rapier rapidamente schierate dalle truppe britanniche del generale Thompson. Per evitare la minaccia di questi missili i piloti degli A-4 Skyhawk dovettero studiare rischiose manovre evasive di disimpegno con virate strette alla massima accelerazione[50].

Tra le ore 08.45 e le 09.05 la Fuerza Aérea Argentina fece decollare due sezioni di IAI Dagger e due sezione di A-4 Skyhawk che tuttavia non riuscirono a portare a termine la loro missione; le sezioni Puma, guidata dal capitano Amilcar Cimatti, e Potro, diretta dal capitano Carlos Moreno, non trovarono gli obiettivi a causa delle condizioni meteorologiche e rientrarono a Rio Grande entro le ore 10.15. Una parte della sezione Lanza invece si unì alla sezione Tejo del capitano Jorge Bergamaschi e raggiunse alle 10.02 i cieli di San Carlos, ma gli A-4 non riuscirono a individuare le navi e ritornarono a Rio Gallegos alle ore 11.02[51].

La seconda ondata di attacchi argentini prese il volo da Rio Gallegos alle ore 12.00: la sezione Truen era guidata dal capitano Hugo Palaver che tuttavia dovette abbandonare la formazione per problemi tecnici mentre gli altri due A-4 Skyhawk proseguirono la missione e si unirono ai due aerei superstiti della sezione Nene del capitano Carballo. I quattro aerei argentini, guidati dal capitano Carballo e dai tenenti Guadagnarini, Rinke e Hugo Gómez, mancarono il contatto con il KC-130 Herkules ma continuarono ugualmente la missione e entrarono nello stretto da sud dove individuarono un elicottero Lynx nei pressi della baia di San Carlos[52].

24 maggio

25 maggio

Il 25 maggio 1982, giorno della festa nazionale argentina, la Fuerza Aerea Sur era determinata a celebrare la festività con una vittoria e sferrò una nuova serie di ostinati attacchi contro la task force britannica nelle acque della baia di San Carlos; per la prima volta le operazioni erano coordinate dalla struttura di comando superiore della CEOPECON (Central de Operaciones Conjuntas) e furono favorite dal tempo generalmente soleggiato e poco nuvoloso con visibilità buona sia nelle basi aeree patagoniche sia sulle isole Falkland[53]. Per ridurre in parte la minaccia delle pattuglie aeree di protezione dei Sea Harrier britannici, un aereo Learjet avrebbe operato al largo delle coste argentine come sistema di allarme aereo aerotrasportato per segnalare tempestivamente l'arrivo dei caccia nemici e per combinare meglio gli attacchi aeronavali[54].

File:Ten. Velasco, Malvinas.jpg
Due piloti argentini del Grupo 5 de Caza; a destra il tenente Mariano Velasco che partecipò all'affondamento dell'HMS Coventry.

I primi aerei a decollare furono quattro A-4 Skyhawk delle sezioni Marte e Paris guidata dal capitano Hugo Palaver e dal tenente Vicente Autiero che partirono da Rio Gallegos alle ore 08.00; due caccia bombardieri ebbero problemi e solo il capitano Palaver e il tenente Daniel Galvez proseguirono per le isole dove incontrarono subito la nave ospedale Uganda che non attaccarono; quindi sorvolarono Goose Green dove furono fatti oggetto di fuoco da terra, effetturono una ricerca entrando nello stretto di San Carlos da nord dove erano in navigazione di copertura il cacciatorpediniere anti-aereo HMS Coventry e la fregata HMS Broadsword. Un missile Sea Dart sparato dal HMS Coventry colpì e distrusse lo A-4 del capitano Palaver che rimase ucciso, mentre il tenente Galvez rientrò in salvo entro le ore 11.00 a Rio Gallegos[55][56].

Il sistema di sbarramento antiaereo organizzato dall'ammiraglio Woodward con il cacciatorpediniere HMS Coventry e la fregata HMS Broadsword, posizionati all'ingresso settentrionale dello stretto delle Falkland per intercettare con i moderni missili Sea Dart e Sea Wolf gli aerei nemici prima del loro arrivo nella baia di San Carlos, si dimostrò efficace anche contro la seconda ondata d'attacco argentina[57]. Dopo mezzogiorno arrivarono nella baia di San Carlos altri quattro aerei d'attacco A-4 Skyhawk decollati da San Julian alle ore 11.30; la sezione Toro, guidata dal capitano Jorge García, si trovò di fronte ad una violenta reazione antiaerea da parte delle navi britanniche[58]. L'aereo del tenente Ricardo Lucero venne colpito da un missile Sea Cat lanciato dalla fregata HMS Yarmouth, il pilota dovette lanciarsi e venne recuperato in salvo dalla nave britannica HMS Fearless, mentre gli altri tre Skyhawk sganciarono le loro bombe contro la fregata HMS Avenger che da pochi giorni aveva raggiunto le acque della baia. La nave britannica subì qualche lieve danno ma nella fase di disimpegno l'aereo del capitano García venne colpito da un missile Sea Dart lanciato dal cacciatorpediniere HMS Coventry, l'aereo fu abbattuto e l'ufficiale argentino rimase ucciso; i due aerei superstiti della sezione Toro riuscirono, nonostante problemi di carburante, a rientrare alla loro base alle ore 14.30[59].

Il cacciatorpediniere HMS Coventry venne affondato il pomeriggio del 25 maggio 1982 dalle bombe lanciate dal tenente Mariano Velasco e dal tenente Jorge Barrionuevo.

Il comando aereo argentino era a conoscenza della posizione di due navi nemiche a nord dello stretto delle Falkland e dell'azione anti-aerea del cacciatorpediniere HMS Coventry e della fregata HMS Broadsword; il capitano Palaver aveva fornito precise informazioni via radio prima di essere abbattuto. Dalla base di Rio Gallegos decollarono alle ore 14.00 altre due sezioni di A-4 Skyhawk del Grupo 5 de Caza per eliminare lo sbarramento navale britannico; la sezione Vulcano guidata dal capitano Pablo Carballo e la sezione Zeus del tenente Mariano Velasco. Due aerei d'attacco dovettero rinunciare alla missione per problemi tecnici e quindi solo quattro Skyhawk si diressero sugli obiettivi divisi in due coppie; il capitano Carballo e il tenente Carlos Rinke giunsero alle ore 15.20 passando a nord delle isole Pebble (isla Borbón), subito seguiti dagli aerei del tenente Velasco e del tenente Alferez Jorge Barrionuevo che invece avevano seguito la rotta attraverso le isole Passarge (islas del Pasaje), a ovest della Falkland occidentale[60].

I primi aerei ad attaccare furono gli Skyhawk del capitano Carballo e del tenente Rilke che si lanciarono contro la fregata HMS Broadsword. L'azione dei piloti argentini fu favorita dall'assenza dei Sea Harrier di protezione che erano stati ritirati per consentire alla fregata di ingaggiare con sicurezza gli A-4; inoltre il radar dell'HMS Coventry non riuscì ad individuare in tempo gli aerei nemici che volavano a bassa quota a quasi 1000 chilometri orari di velocità; infine anche il sistema missilistico Sea Wolf della fregata ebbe dei problemi di funzionamento[61]. Il capitano Carballo riuscì a colpire la nave con una bomba che colpì la piattaforma dell'elicottero Sea Lynx e innescò un piccolo incendio a bordo prima di rimbalzare in mare senza esplodere[62]. I due piloti argentini della sezione Vulcano si disimpegnarono sotto il fuoco di reazione della nave nemica e l'aereo del capitano Carballo subì danni ad un serbatoio di carburante. Subito dopo arrivarono anche gli aerei del tenente Velasco e del tenente Barrionuevo che attaccarono l'HMS Coventry che stava manovrando per intervenire in aiuto della fregata. La nave britannica manovrò con abilità per lanciare i missili Sea Dart che tuttavia furono evitati dagli aerei argentini, subito dopo la HMS Coventry virò di nuovo per portare in azione i cannoni antiaerei. I due piloti argentini della sezione Zeus riuscirono, nonostante l'intensa reazione nemica, a portare a termine il loro attacco: tre bombe da 454 chilogrammi esplosero a bordo del cacciatorpediniere provocando danni gravissimi, quindi il tenente Velasco e il tenente Barrionuevo rientrarono in salvo a Rio Gallegos dove giunsero alle ore 16.21[63]. A bordo dell'HMS Coventry si svilupparono rapidamente incendi incontrollabili e la nave affondò in pochi minuti, diciannove marinai britannici morirono; il comandante della nave, capitano Hart-Dyke, e il resto dell'equipaggio vennero evacuati in tempo dagli elicotteri[64].

La nave Atlantic Conveyor a largo delle isole Falkland.

Mentre i piloti della Fuerza Áerea Argentina continuavano i loro tenaci attacchi alle navi impegnate nell'acque della baia di San Carlos, anche l'Aviación Naval dell'Armada fin dalla mattina aveva pianificato una missione contro la task force nemica; dopo aver ricevuto informazioni che sembravano indicare la presenza di una portaerei britannica circa 110 chilometri a nord-est delle isole, venne deciso di far intervenire due aerei d'attacco Super Étendard armati con due degli ultimi tre missili antinave Exocet a disposizione delle forze armate argentine. I due aerei, al comando del capitano di corvetta Roberto Curilovic e del tenente di vascello Julio Barraza, decollarono alle ore 13.28 dopo un ritardo dovuto alla mancanza di aero-cisterne disponibili[65]. I due aerei percorsero una rotta circolare per raggiungere una posizione a nord della posizione stimata della task force nemica; dopo essere scesi a circa dieci metri di quota, i due piloti argentini virarono verso sud a 275 chilometri di distanza dall'obiettivo, volando ad alta velocità[66].Dopo aver individuato con il radar di bordo le navi britanniche, il capitano Curilovic e il tenente Barraza lanciarono alle ore 15.32 i due missili Exocet ad una distanza di circa 57 chilometri dai bersagli. La task force britannica individuò solo tardivamente la presenza di aerei nemici a nord; la fregata HMS Ambuscade rilevò le emissioni dei radar degli aerei e diede l'allarme generale[67]. I missili Exocet avrebbero dovuto colpire la portaerei HMS Hermes, la nave ammiraglia della flotta dell'ammiraglio Woodword, ma, verosimilmente a causa dell'impiego di contromisure elettroniche da parte britannica, i missili mancarono l'obiettivo più importante. Uno degli Exocet cadde in mare mentre l'altro colpì sul lato destro la nave da trasporto Atlantic Conveyor che navigava priva di difese; ben presto grandi incendi si diffusero sulla nave che sarebbe affondata dopo cinque giorni[67]. Dodici marinai morirono e andarono persi dieci elicotteri, importanti equipaggiamenti per le truppe, parti di ricambio per aerei, bombe a grappolo e materiali per la costruzione di piste d'atterraggio. I due piloti argentini rientrarono senza difficoltà alla base dopo una missione di 3.000 chilometri durata tre ore e cinquanta minuti[67].

Il 25 maggio 1982 si concluse con i maggiori successi argentini della battaglia di San Carlos; i britannici subirono perdite anche in aria; almeno un Harrier della RAF venne abbattuto da un missile Roland sparato da terra. Nonostante l'impegno e la tenacia tuttavia la situazione strategica complessiva stava peggiorando in modo decisivo per le forze armate argentine. Le testa di ponte britannica a San Carlos era continuamente rinforzata ed era imminente l'avanzata verso ovest in direzione di Port Stanley; era ormai impossibile ricacciare in mare le forze terrestri del corpo di spedizione britannico. La task force dell'ammiraglio Woodward aveva subito seri danni ma rimaneva pienamente operativa e, grazie all'arrivo di altre navi da guerra di rinforzo, manteneva il predominio navale nelle acque delle Falkland[68]. Le difese aeree erano state potenziate, e dopo l'affondamento dell'HMS Coventry fino a sette pattuglie di Sea Harrier furono mantenute contemporaneamente in volo[69].

Dopo il 25 maggio il comando aereo argentino dovette rinunciare ad ulteriori attacchi in massa contro le forze navali nemiche nella baia di San Carlos; a causa delle serie perdite e dell'incremento della copertura aerea dei caccia britannici, venne deciso di organizzare solo missioni di bombardamento ad alta quota con aerei English Electric Canberra e IAI Dagger, protetti dai caccia Mirage III, principalmente contro le truppe nemiche sbarcate a terra[70]. Queste missioni, condotte di notte, si rivelarono ben presto inefficaci ad impedire l'estensione della testa di ponte e l'avanzata del corpo di spedizione britannico.

Bilancio e conseguenze

La battaglia di San Carlos è stato considerata il combattimento più importante della guerra delle Falkland e per la sua intensità e le caratteristiche degli scontri è stata paragonata alle famose battaglie aeronavali della guerra del Pacifico durante la seconda guerra mondiale; l'azione, continuata per quattro giorni, fu caratterizzata dalle accanite incursione dei piloti argentini, con gli aerei d'attacco in volo a gran velocità a pochi metri sopra il livello del mare in mezzo all'inteso fuoco contraereo e a salve di missili tirati dallo sbarramento di copertura della task force britannica[71].

L'intensità degli attacchi aerei argentini sull'area nei giorni della battaglia di San Carlos fu tale che i britannici soprannominarono lo stretto delle Falkland e la baia The Bomb Alley (in spagnolo El Callejón de las Bombas, il viale delle bombe). Durante tali attacchi quattro navi britanniche furono affondate, le fregate Type 21 HMS Ardent ed HMS Antelope, la motonave Atlantic Conveyor e il cacciatorpediniere HMS Coventry, mentre il cacciatorpediniere HMS Antrim e almeno altre tre fregate, la HMS Argonaut, la HMS Brilliant e la HMS Broadsword, furono danneggiate. Danni minori subirono anche le fregate HMS Arrow, HMS Alacrity, HMS Plymouth e HMS Yarmouth, le navi da sbarco, Sir Galahad, Sir Lancelot e Sir Bedivere, la nave d'assalto anfibio Fearless[72]. In particolare, la perdita della Atlantic Conveyor fu un grave danno logistico per i britannici, visto che conteneva i grandi elicotteri CH-47 Chinhook per trasporto truppe.

Le forze aeree argentine si opposero allo sbarco con abilità e tenacia pur subendo gravi perdite; durante gli attacchi la Fuerza Aerea Sur perse ventidue aerei; vennero effettuate, tra il 21 e il 25 maggio 1982, 252 missioni aeree delle quali 221 completate con successo; a causa delle perdite la capacità di combattimento delle forze aeree argentine subì tuttavia un significativo decremento con il passare dei giorni: il 21 maggio poterono essere impegnati 45 aerei d'attacco mentre l'ultimo giorno della battaglia entrarono in azione solo 18 aerei da combattimento[72]. Il coraggio dei piloti argentini venne ammesso dagli stessi britannici, compreso il ministro della difesa John Nott:

«Credo che i piloti argentini stiano mostrando grande valore, sarebbe stupido da parte mia dire qualunque altra cosa»

Come ammesso dagli stessi britannici, i piloti argentini furono corretti nel rispettare le navi ospedale; inoltre, durante gli attacchi a bassissima quota nella baia di San Carlos, in varie circostanze i piloti non attaccarono la SS Canberra, un grande transatlantico che trasportava il 42° Commando Royal Marines, perché essendo interamente dipinto di bianco veniva scambiato per una nave ospedale non segnalata[74].

Gli attacchi aerei argentini nella baia di San Carlos misero in grande difficoltà la forza di spedizione aeronavale dell'ammiraglio Woodward che si dimostrò vulnerabile alle incursioni a bassa quota ed ai sistemi missilistici più sofisticati; i caccia Sea Harrier delle portaerei effettuarono oltre 300 missioni di pattugliamento durante la battaglia[72], ma non riuscirono ad assicurare la totale copertura della flotta. Tuttavia nonostante la continua pressione dei piloti argentini e le sensibili perdite, la Royal Navy non abbandonò la sua missione, non si ritirò dalle acque di San Carlos e riuscì a continuare le operazioni assicurando il successo dello sbarco, l'operazione decisiva dell'intero guerra delle Falkland[75].

Note

  1. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, pp. 298 e 304-305.
  2. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, p. 305.
  3. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, pp. 298 e 305.
  4. ^ a b c d e AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, p. 883.
  5. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, p. 885.
  6. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, p. 1404.
  7. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, p. 301.
  8. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, pp. 883-884.
  9. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 8, pp. 1702-1703.
  10. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 3, pp. 481-482.
  11. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 3, pp. 482 e 484.
  12. ^ Folded Fin Air Rocket - razzi aerei ad alette ripiegabili
  13. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 3, pp. 482-483.
  14. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, p. 298.
  15. ^ AA.VV., Guerre in tempo di pace dal 1945, pp. 300-301.
  16. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, pp. 881-882.
  17. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, pp. 1403-1404.
  18. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 8, pp. 1701-1702.
  19. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, p. 1403.
  20. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, p. 1402.
  21. ^ a b c d AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, p. 885.
  22. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol 4, p. 884 e vol. 6, p. 1404.
  23. ^ P. Camogli, Batalla de Malvinas, pp. 3 e 7-9.
  24. ^ a b c AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, p. 881.
  25. ^ P. Camogli, Batallas de Malvinas, p. 30.
  26. ^ P. Camogli, Batallas de Malvinas, p. 21.
  27. ^ P. Camogli, Batallas de Malvinas, pp. 19-20.
  28. ^ a b c d AA.VV., 'Aerei da guerra, vol. 4, p. 882.
  29. ^ P. Camogli, Batallas de Malvinas, pp. 38-39.
  30. ^ P. Camogli, Batallas de Malvinas, p. 38.
  31. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, pp. 882-883.
  32. ^ Fuerza Area Argentina, su fuerzaaerea.mil.ar.
  33. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, pp. 1403-1404.
  34. ^ a b Fuerza Area Argentina, su fuerzaaerea.mil.ar.
  35. ^ a b Fuerza Area Argentina, su fuerzaaerea.mil.ar.
  36. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 6, p. 1404.
  37. ^ AA.VV., Aerei da guerra, vol. 4, p. 884.
  38. ^ P. Camogli, Batalla de Malvinas, pp. 35-36.
  39. ^ P. Camogli, Batalla de Malvinas, pp. 36-37.
  40. ^ Fuerza Area Argentina, su fuerzaaerea.mil.ar.
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Bibliografia

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  • Pablo Camogli, Batalla de Malvinas, Aguilar, 2011

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