Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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|didascalia=Il cacciatorpediniere ''Ugolino Vivaldi'' poco prima dell'entrata in guerra
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|destino_finale=danneggiato da aerei e da batterie costiere il 9 settembre 1943, autoaffondato il 10 settembre
|dislocamento=standard 2125 t<br/>in carico normale 2760<br/>pieno carico 2880
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|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Odero<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Parsons<br>2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
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|velocità=38 (poi ridotta a 28)
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|equipaggio=15 ufficiali, 215 tra sottufficiali e marinai
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<!-- Sezione equipaggiamento -->
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* 2 [[paramine]] per dragaggio in corsa<br>
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|armamento=6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate <br>2 mitragliere antiaree da 40/39 <br>4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati <br>6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati <br>dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità
* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
* 4-6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
* 2 tramogge per bombe di profondità
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|note= '''Sigla identificativa '''VI<br/>
dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61074, http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Vivaldi e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
}}
}}
Il [[cacciatorpediniere]] '''''Ugolino Vivaldi''''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei Cantieri Odero di Genova Sestri nel [[1927]], varato nel [[1929]] ed entrò in servizio nel [[1930]] come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere. Fu affondato il 10 settembre [[1943]] da un bombardiere tedesco.


L<nowiki>’</nowiki>'''Ugolino Vivaldi''' è stato un [[esploratore (nave)|esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
==Storia==

Il ''Vivaldi'' ha preso nome dal navigatore genovese [[Ugolino Vivaldi]] del quale nel [[1291]] si perserò le tracce dopo che, insieme al fratello Vadino, si era avventurato su fragili [[galea|galee]] oltre lo [[Stretto di Gibilterra]], dirigendosi poi a sud lungo le coste africane.
== Storia ==
=== Nome e motto ===

Il ''Vivaldi'' prese nome dal navigatore genovese [[Ugolino Vivaldi]] del quale nel [[1291]] si perserò le tracce dopo che, insieme al fratello Vadino, si era avventurato su fragili [[galea|galee]] oltre lo [[Stretto di Gibilterra]], dirigendosi poi a sud lungo le coste africane.


Il motto della nave "''Con la prora diritta a gloria e a morte''" è tratto da "La notte di Caprera" (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Elettra"]], 1903) di [[Gabriele D'Annunzio]].
Il motto della nave "''Con la prora diritta a gloria e a morte''" è tratto da "La notte di Caprera" (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Elettra"]], 1903) di [[Gabriele D'Annunzio]].


=== Gli anni Trenta ===
Il ''Vivaldi'' fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nella primavera del 1930 come esploratore leggero, subendo subito il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture). Assegnato al I° Gruppo [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Esploratori, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra partecipando anche alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]].

Il ''Vivaldi'' fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nella primavera del 1930 come esploratore leggero, subendo subito il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della [[stabilità]] (alleggerimento e abbassamento delle [[sovrastruttura|sovrastrutture]]), nonché la sostituzione di [[timone]] (1932) e [[tubo lanciasiluri|tubi lanciasiluri]]<ref name="Ct classe Navigatori">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref>.

Assegnato al I° Gruppo [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] Esploratori, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra.

Tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931 prese parte, con funzioni di appoggio, alla crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di Italo Balbo<ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Vivaldi</ref>.

Prese parte alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] (1936-1938)<ref name="trentoincina"/>.

Nel 1938 subì per primo le modifiche di allargamento dello scafo e rifacimento della prora che, infatti, risultò più bassa e meno arrotondata rispetto alle unità gemelle; fu anche incrementato l’[[armamento]]<ref name="Ct classe Navigatori"/>.

Nello stesso anno il Vivaldi fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XIV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere nell'ambito della II [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]] Navale.

Nel 1939 partecipò alle operazioni per la conquista dell’Albania<ref name="trentoincina"/>.

=== La seconda guerra mondiale ===

All’ingresso dell’[[Italia]] nel [[secondo conflitto mondiale]] era caposquadriglia della XIV Squadriglia Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]], che formava con i gemelli [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], [[Leone Pancaldo (cacciatorpediniere)|''Pancaldo'']] e [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']]. Comandante dell’unità era il capitano di vascello Giovanni Galati, che mantenne il comando del cacciatorpediniere sino all’inizio del 1942<ref>Aldo Cocchia, ''Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942'', pp. 231-231</ref>. Il Vivaldi ebbe fin dagli inizi una carriera operativa intensa e ricca di azioni: partecipò a numerose missioni di squadra e di scorta ai convogli, nelle quali si distinse sempre per la sua aggressività sia offensiva che difensiva, e per il valore dimostrato che gli meritò la medaglia d'argento.

Partecipò alla [[battaglia di Punta Stilo]] del 9 luglio 1940, facendo parte del gruppo di protezione e sostegno composto da V Divisione corazzate, IV e VIII Divisione incrociatori con altre quattro Squadriglie di cacciatorpediniere<ref name="Giorgerini">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 172 e ss.</ref>. In realtà la XIV Squadriglia (''Vivaldi'', ''Da Noli'' e ''Pancaldo'') era stata inizialmente lasciata in porto di riserva a Taranto ma, mentre l'operazione in corso si trasformava da scorta convogli a scontro con la [[Mediterranean Fleet]], tre cacciatorpediniere andarono in avaria e l'[[ammiraglio]] [[Inigo Campioni]], comandante la flotta italiana, decise di far muovere anche ''Vivaldi'', ''Da Noli'' e ''Pancaldo'' a rinforzo del gruppo, in sostituzione delle tre unità guaste<ref name="Giorgerini"/>; la partenza della XIV Squadriglia da Taranto avvenne alle 6.18 del 9 luglio<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm</ref>. Lo scontro per la XIV Squadriglia (ridotta peraltro ai soli ''Vivaldi'' e ''Pancaldo'' per [[avaria]] del ''Da Noli'') si risolse in un nulla di fatto: furono gli ultimi cacciatorpediniere italiani ad attaccare e quando lo fecero, alle 16.28, il comandante della squadriglia decise di rinunciare all’[[attacco]] col [[siluro]] in quanto le unità nemiche (in quel momento ancora a 18.000 metri di [[distanza]]) si stavano allontanando<ref name="Giorgerini"/>; il Vivaldi fu fatto oggetto del lancio di due siluri, che poté evitare con la manovra<ref name="trentoincina"/>. Terminata la battaglia Vivaldi e Pancaldo rientrarono ad Augusta dove si rifornirono di carburante e dove, nella serata del 10 luglio, furono attaccate da tre aerosiluranti britannici: uno dei siluri, diretto contro il Vivaldi, mancò il bersaglio, mentre il Pancaldo fu colpito ed affondò<ref>Franco Prosperini, ''1940: l’estate degli Swordfish'' in ''Storia Militare'' n. 208 – gennaio 2011</ref>.

Il 1° agosto lasciò [[Augusta]] insieme ai gemelli [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']], [[Antoniotto Usodimare (cacciatorpediniere)|''Usodimare'']] e [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']] per una missione di caccia antisommergibile<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm</ref>. Quello stesso giorno il Vivaldi avvistò un sommergibile in navigazione dodici miglia a sud di Capo Spartivento Calabro, a meno di 2500 metri di distanza: si trattava dell’HMS Oswald<ref name="shipsnostalgia">http://www.shipsnostalgia.com/showthread.php?t=24299</ref><ref name="uboat.net">http://www.uboat.net/allies/warships/ship/3398.html</ref>. Il Vivaldi, dopo aver danneggiato il sommergibile con il lancio di alcune bombe di profondità, lo speronò provocandone, alle 23.05, l’affondamento<ref name="shipsnostalgia"/><ref name="uboat.net"/><ref>http://www.naval-history.net/WW2aBritishLosses05SS.htm</ref><ref name="trentoincina"/>. Il cacciatorpediniere trasse inoltre in salvo (e catturò) 52 dei 55 membri dell’equipaggio dell’Oswald<ref name="shipsnostalgia"/><ref name="uboat.net"/>.

In seguito ai danni riportati nello speronamento il Vivaldi trascorse un mese in cantiere per le riparazioni.

[[Immagine:RCT_Vivaldi_1940_Ando-1976.jpg|thumb|left|300px|Il ''Vivaldi'' in rientro a Taranto nel settembre 1940, dopo le riparazioni dei danni conseguenti allo speronamento del sommergibile ''Oswald'']]

Nella [[notte]] tra il 7 e l’8 ottobre il ''Vivaldi'', insieme ai gemelli [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']] e [[Luca Tarigo (cacciatorpediniere)|''Tarigo'']], posò un [[campo minato]] al largo di [[Capo Bon]]: su queste [[mina navale|mine]] affondò successivamente il cacciatorpediniere britannico [[HMS Hyperion (H97)|''Hyperion'']]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4010-23OCT01.htm</ref>.

Intorno alle otto del mattino del 12 ottobre salpò da [[Messina]] insieme alle due unità sezionarie ed agli [[incrociatore|incrociatori]] della III Divisione ([[Trento (incrociatore)|''Trento'']], [[Trieste (incrociatore)|''Trieste'']], [[Bolzano (incrociatore)|''Bolzano'']]) per soccorrere le unità coinvolte nello [[battaglia di Capo Passero (1940)|scontro di Capo Passero]]; quando si vide che le navi superstiti non necessitavano di soccorsi, le unità partite da [[Messina]] si misero alla ricerca delle unità inglesi, cercandole fino ad oltre [[mezzogiorno]] senza però individuarle<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 212</ref>.

Il 7 novembre fu inviato insieme a ''Da Noli'' e ''Malocello'' ad attaccare unità nemiche, ma non riuscì a trovarle<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm</ref>.

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 1941, insieme ai gemelli ''Da Noli'', ''Malocello'' e [[Luca Tarigo (cacciatorpediniere)|''Tarigo'']] ed alle [[torpediniera|torpediniere]] [[Vega (torpediniera 1936)|''Vega'']] e [[Sagittario (torpediniera 1936)|''Sagittario'']], effettuò la posa dei [[campo minato|campi minati]] «X 2» ed «X 3» (180 mine ciascuno) al largo di [[Capo Bon]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN01.htm</ref>.

Il 22 gennaio rilevò, insieme a ''Da Noli'', ''Malocello'' e ''Tarigo'', i cacciatorpediniere [[Freccia (cacciatorpediniere 1931)|''Freccia'']] e [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']] nella scorta, sulla rotta [[Napoli]]-[[Trapani]], ai [[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Marco Polo'', [[Conte Rosso (transatlantico)|''Conte Rosso'']], ''Esperia'' e ''Victoria'': il [[convoglio navale|convoglio]] giunse indenne a [[Tripoli]] il 24, nonostante un attacco portato dal [[sommergibile]] HMS ''Unique'' contro l<nowiki>’</nowiki>''Esperia'', che non fu nemmeno notato<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN02.htm</ref>.

Dal 1° al 3 marzo scortò sulla rotta di rientro Tripoli-Napoli, insieme alle torpediniere Procione, Orsa e Calliope, i piroscafi Alicante, Arcturus, Leverkusen e Wachtfels<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm</ref>.

Il 5 marzo salpò da [[Napoli]] scortando, insieme ai cacciatorpediniere [[Lampo (cacciatorpediniere)|''Lampo'']], ''Malocello'', ''Da Noli'' e [[Folgore (cacciatorpediniere)|''Folgore'']], i trasporti tedeschi ''Ankara'', ''Reichenfels'', ''Marburg'' e ''Kybfels''; dopo una tappa a [[Palermo]] l’8, l’indomani il convoglio proseguì per la [[Libia]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm</ref>.

Dal 2 al 4 aprile scortò – insieme a ''Da Noli'' e ''Malocello'' – da [[Tripoli]] a [[Napoli]], nella [[navigazione]] di ritorno, il [[trasporto truppe]] ''Galilea'' (silurato e gravemente danneggiato alcuni giorni prima dal sommergibile ''Upright'') ed i mercantili ''Ankara'', ''Reichenfels'', ''Marburg'' e ''Kybfels''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR02.htm</ref>.

Il 12 aprile scortò, unitamente ai cacciatorpediniere [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], [[Dardo (cacciatorpediniere)|''Dardo'']] e [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']] (scorta poi rinforzata con l’invio, da Tripoli, delle torpediniere [[Circe (torpediniera)|''Circe'']] e [[Generale Carlo Montanari (cacciatorpediniere)|''Montanari'']]) un convoglio composto dai piroscafi ''Galilea'', ''Marburg'', ''Ankara'', ''Reichenfels'' e ''Kybfels'' (da [[Malta]] furono fatti uscire i cacciatorpediniere ''Jervis'', ''Janus'', ''Nubian'' e ''Mohawk'' per intercettare il convoglio, ma non vi riuscirono)<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR01.htm</ref>.

Sempre in aprile prese parte alle operazioni di salvataggio dei sopravvissuti del [[Battaglia del convoglio Tarigo|convoglio «Tarigo», distrutto da una formazione di cacciatorpediniere britannici il 16 aprile]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Dal 4 al 5 maggio scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai gemelli ''Da Noli'' e ''Malocello'' ed alle torpediniere [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], Orione e Cassiopea un convoglio composto dai trasporti truppe ''Victoria'' e ''Calitea'' e dalle [[motonave|motonavi]] merci ''Andrea Gritti'', ''Barbarigo'', ''Sebastiano Venier'', ''Marco Foscarini'' ed ''Ankara''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.

Il 26 maggio salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme al gemello ''Da Noli'' ed alle torpediniere [[Cigno (torpediniera 1937)|''Cigno'']], [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']] e [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], le motonavi ''Andrea Gritti'', ''Marco Foscarini'', ''Sebastiano Venier'', ''Rialto'', ''Ankara'' e ''Barbarigo''; nonostante gli attacchi aerei, che danneggiarono la ''Foscarini'' e la ''Venier'', il convoglio giunse a destinazione il 28<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY02.htm</ref>.

Dal 7 giugno al 4 agosto il Vivaldi restò in cantiere a La Spezia per grandi lavori di manutenzione<ref name="forumcrocieristi">http://forum.crocieristi.it/showthread.php/4565-Grandi-disastri/page3</ref>.

Il 13 agosto salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere ''Malocello'', ''Folgore'', [[Strale (cacciatorpediniere 1932)|''Strale'']] e [[Fulmine (cacciatorpediniere 1932)|''Fulmine'']] ed alla torpediniera ''Orsa'', un convoglio composto dai trasporti ''Andrea Gritti'', ''Rialto'', ''Vettor Pisani'', ''Francesco Barbaro'' e ''Sebastiano Venier''; tale convoglio giunse indenne il 15 nonostante attacchi aerei, ma durante uno di questi attacchi un [[cannone]] del ''Vivaldi'' esplose accidentalmente obbligando la nave a dirigere per Bengasi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm</ref>. Il 14 agosto il convoglio era stato attaccato con un sommergibile da due siluri: dopo aver evitato le armi, il Vivaldi gettò quattro bombe di profondità e osservò poi venire a galla bolle d’aria, pezzi di legno e nafta, ritenendo quindi di aver affondato l’unità subacquea nemica<ref name="forumcrocieristi"/> (tuttavia non esistono conferme da parte della Royal Navy in merito alla perdita di un sommergibile per tale azione). Sempre durante tale scorta il Vivaldi ritenne di aver colpito con le proprie armi quattro aerosiluranti britannici, ma fu a sua volta mitragliato con la morte di tre uomini ed il ferimento grave di altri sei (almeno uno dei quali morì in seguito)<ref name="forumcrocieristi"/>.

Il 19 agosto appartenne – in qualità di caposcorta<ref name="trentoincina"/> –, insieme ai cacciatorpediniere [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)|''Gioberti'']], [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']], ''Gioberti'' ed alla torpediniera [[Giuseppe Dezza (cacciatorpediniere)|''Dezza'']], cui poi si aggregò anche la X Squadriglia (''Maestrale'', ''Grecale'', ''Libeccio'', ''Scirocco''), alla scorta di un convoglio in navigazione da Napoli a Tripoli (trasporti truppe ''Marco Polo'', ''Esperia'', ''Neptunia'' ed ''Oceania''); Vivaldi e Gioberti diedero la caccia, senza risultato, a due sommergibili<ref name="trentoincina"/>, ma il 20 agosto, quando ormai i trasporti avevano imboccato la [[rotta]] di sicurezza per Tripoli (scampando anche ad un attacco da parte del sommergibile HMS ''Unbeaten'') il sommergibile britannico ''Unique'' silurò l<nowiki>’</nowiki>''Esperia'', che affondò in posizione 33°03’ N e 13°03’ E; fu possibile trarre in salvo ben 1139 uomini, mentre le vittime furono 31<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm</ref>.

Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']], [[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|''Camicia Nera'']], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']] ed [[Aviere (cacciatorpediniere)|''Aviere'']] ed agli [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] e [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della [[Mediterranean Fleet]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm</ref>.

In novembre fu dislocato a Taranto<ref name="trentoincina"/>.

Il 21 novembre 1941 uscì in mare per scortare a Messina, insieme all’[[incrociatore leggero]] [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|''Garibaldi'']], ai cacciatorpediniere [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], [[Alpino (cacciatorpediniere 1939)|''Alpino'']], [[Granatiere (D 550)|''Granatiere'']], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']], [[Corazziere (cacciatorpediniere 1939)|''Corazziere'']] e [[Carabiniere (D 551)|''Carabiniere'']] ed alla torpediniera [[Perseo (torpediniera 1936)|''Perseo'']], l’incrociatore leggero [[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']], gravemente danneggiato da [[aerosilurante|aerosiluranti]] durante una missione di scorta indiretta a due convogli per la Libia<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>.

Alle tre del [[pomeriggio]] del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli ''Da Noli'', ''Malocello'', [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']] e [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']] e si aggregò al gruppo scorta indiretta – [[nave da battaglia|corazzate]] [[Littorio (nave da battaglia)|''Littorio'']] e [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']], cacciatorpediniere [[Granatiere (D 550)|''Granatiere'']], [[Bersagliere (cacciatorpediniere 1939)|''Bersagliere'']], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']] ed [[Alpino (cacciatorpediniere 1939)|''Alpino'']], torpediniere [[Clio (torpediniera 1938)|''Clio'']] e [[Centauro (torpediniera 1936)|''Centauro'']] – nell’ambito dell’operazione «M 41», che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili, che danneggiarono la ''Vittorio Veneto'' ed affondarono due mercantili, il ''Filzi'' ed il ''Del Greco'': il ''Vivaldi'' scortò a Taranto, insieme ai cacciatorpediniere ''Da Noli'', ''Aviere'', ''Geniere'', ''Carabiniere'' e ''Camicia Nera'' ed alle torpediniere [[Lince (torpediniera)|''Lince'']] ed [[Aretusa (torpediniera)|''Aretusa'']], la corazzata danneggiata<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm</ref>.

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da [[Taranto]] a Tripoli, unitamente ai gemelli ''Da Noli'', ''Malocello'', ''Da Recco'', ''Zeno'' e [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']], il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi ''Napoli'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref> (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave ''Ankara'', cacciatorpediniere [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']], torpediniera [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']] – separandosi poi al largo di [[Misurata]])<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 511</ref>. Alle 21.40 del 18 dicembre la ''Napoli'' fu colpita da [[bombardiere|bombardieri]] ed aerosiluranti al largo di Tagiura riportando seri [[danno|danni]], ma il ''Da Noli'' la prese a [[rimorchio]] trainandola a Tripoli (ove arrivò l’indomani)<ref>Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, ''Navi mercantili perdute'', p. 335</ref>.

Alle 10.15 del 3 gennaio 1942 salpò da Messina unitamente ai cacciatorpediniere ''Bersagliere'', ''Fuciliere'', ''Usodimare'' e ''Da Recco'' per scortare a Tripoli, nell’ambito dell’operazione «M 43» (tre convogli per la [[Libia]] con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere), un convoglio composto dalle moderne motonavi ''Nino Bixio'', ''Lerici'' e ''Monginevro'': tutti i [[nave cargo|mercantili]] giunsero a destinazione il 5 gennaio<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm</ref>.

Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere ''Da Noli'', ''Camicia Nera'', ''Malocello'', ''Geniere'' ed ''Aviere'' ed alle torpediniere [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']] e [[Castore (torpediniera 1937)|''Castore'']] – della scorta diretta all’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe ''Victoria'' – partito da Taranto – e dai cargo ''Ravello'', ''Monviso'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani'' – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 [[carro armato|carri armati]], 271 [[automezzo|automezzi]] e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la ''Victoria'' fu immobilizzata e poi affondata da due attacchi di [[aerosilurante|aerosiluranti]], mentre il resto del convoglio giunse a destinazione<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 516</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm</ref>.

Il 21 febbraio prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere [[Strale (cacciatorpediniere 1932)|''Strale'']], [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']], [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']] e [[Premuda (cacciatorpediniere)|''Premuda'']] ed alla torpediniera [[Pallade (torpediniera 1938)|''Pallade'']], un convoglio composto dai trasporti ''Monginevro'', ''Ravello'' ed ''Unione'' sulla rotta da [[Messina]] (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21)a Tripoli<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref>.

Alle 16.30 del 13 giugno salpò da [[Cagliari]] (al comando del [[capitano di vascello]] Ignazio Castrogiobanni) insieme a ''Zeno'' e ''Malocello'' per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (''Montecuccoli'' ed ''Eugenio di Savoia'') ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere ([[Premuda (cacciatorpediniere)|''Premuda'']], ''Gioberti'', ''Ascari'', ''Oriani'') – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della [[Battaglia di mezzo giugno|battaglia di Mezzo Giugno]]<ref>Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 248</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 371</ref><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. All’inizio del [[combattimento]] il ''Vivaldi'' ed il ''Malocello'' (lo ''Zeno'' era rientrato per un [[guasto]] ai [[motore|motori]], così come del resto il ''Gioberti'') si trovavano in coda alla [[formazione]], e, dato che il ''Malocello'' aveva subito un guasto alle [[macchina|macchine]] che ne aveva ridotto la [[velocità]] a 28 nodi, alle 5.38 vennero incaricati di attaccare i mercantili del convoglio<ref name="Cernuschi-SM">Enrico Cernuschi, ''Pantelleria, 15 giugno 1942'', su ''Storia Militare'' n. 205 – ottobre 2010 e n. 206 – novembre 2010</ref><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 5.54, mentre si avvicinavano al convoglio, ''Vivaldi'' e ''Malocello'' furono presi di [[mira]] dai cacciatorpediniere britannici ''Marne'' e ''Matchless'' da 18.000 metri di distanza: alle 5.58 le due navi italiane aprirono il fuoco contro altri cacciatorpediniere frattanto sopraggiunti, ritenendo di averne colpito uno (il ''Badsworth'', ma in realtà non risultano danni a questa nave) e mancando di poco il polacco ''Kujawiak''; alle 5.59, ritenendo ormai impossibile l’avvicinamento al convoglio, ben difeso ed in allontanamento, il ''Vivaldi'' lanciò due siluri da 5.800 metri contro i mercantili ''Troilus'' e Chant (senza però poterli colpire; anche il ''Malocello'' un siluro, infruttuosamente, contro il cacciatorpediniere ''Kujawiak'')<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. ''Vivaldi'' e ''Malocello'' continuarono poi a far fuoco contro i mercantili e contro il ''Marne'', quando questi emergevano dalle [[cortina fumogena|cortine fumogene]] frattanto stese dalle navi inglesi<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 6.07 il ''Vivaldi'' fu colpito da un proiettile del ''Matchless'': il colpo provocò gravi danni, numerose vittime ed un furioso incendio che ben presto dilagò per la zona centrale della nave, obbligando a rallentare di molto la velocità sino a che, alle 6.22, le macchine dovettero essere fermate<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Il ''Malocello'' fornì assistenza al Vivaldi difendendolo dagli attacchi delle navi inglesi (cui frattanto si erano aggiunti altri cacciatorpediniere), che si erano avvicinate sino a 4.000-5.000 metri, e coprendolo con cortine fumogene (alle 6.20 le due unità rimasero momentaneamente scoperte dalla [[nebbia]] artificiale, tornandovi poi poco dopo); lo stesso Vivaldi, sebbene immobilizzato ed in fiamme, continuò a fare fuoco<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Tra le 6.36 e le 6.37 l’[[incrociatore]] [[HMS Cairo (D87)|HMS ''Cairo'']] ed i cacciatorpediniere ''Ithuriel'' e Matchless aprirono il fuoco contro le due navi tialiane: il comandante Castrogiovanni, reputando la perdita della nave ormai prossima, fece comunicare “Combatterò fino all’ultimo. Viva il Re” e sollecitò i comandante Leoni del Malocello ad abbandonarlo ed allontanarsi (tuttavia il Malocello continuò a difenderlo); il Vivaldi lanciò quindi due siluri contro il Partridge, altro cacciatorpediniere inglese, obbligandolo a ritirarsi<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Dopo un’ora e mezza di scontro ravvicinato le navi inglesi ripiegarono<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 6.46 il Vivaldi poté rimettere in funzione una caldaia e diresse per Pantelleria assistito dal ''Malocello'' (cui erano frattanto giunti in aiuto ''Oriani'', ''Ascari'' e ''Premuda'', sebbene troppo tardi per prendere parte allo scontro): le due unità si affiancarono ed il Vivaldi ricevette mezzi per domare gli [[incendio|incendi]], trasbordando frattanto sul Malocello e sui MAS 557, 563 e 564 i molti feriti ed [[ustione|ustionati]]<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. Alle 9.25 l’unità danneggiata fu prese a rimorchio dal ''Malocello'', ma verso le 9.30 le due navi furono infruttuosamente attaccate da 4 aerosiluranti Fairey Albacore e poi, per errore, da 9 [[bombardiere|bombardieri]] italiani [[Savoia-Marchetti S.M.84|Savoia Marchetti SM 84]] britannici: il ''Malocello'', lasciati i [[cavo|cavi]], manovrò evitando vari siluri lanciati a 2.000 metri di distanza, mentre il ''Vivaldi'' fu preso a rimorchio dal ''Premuda''<ref name="Cernuschi-SM"/><ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. La nave poté infine ormeggiarsi, alle 14.30, a Scaura (Pantelleria), ove i tentativi di domare le fiamme ebbero finalmente successo<ref name="Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello"/>. In tutto il combattimento il ''Vivaldi'' aveva sparato circa 300 [[proiettile|proiettili]] da 120 mm<ref name="Cernuschi-SM"/>. Tra l’equipaggio dell’unità vi furono 10 morti<ref>Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 251</ref>, ma il bilancio salì rapidamente a 24 vittime in seguito alla morte di molti dei feriti gravi<ref name="forumcrocieristi"/>.

I lavori di riparazione dei gravi danni furono molto lunghi, protraendosi sino al maggio 1943<ref name="trentoincina"/>. Oltre alle riparazioni, la nave ricevette la sostituzione del complesso lanciasiluri di poppa e delle mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 9 da 20 mm<ref name="Ct classe Navigatori"/>.


Il 10 luglio dello stesso anno il Vivaldi fu attaccato da aerosiluranti, ma riuscì a schivare i siluri<ref name="trentoincina"/>.
Nel 1938 subì per primo le modifiche di allargamento dello scafo e rifacimento della prora che, infatti, risultò più bassa e meno arrotondata rispetto alle unità gemelle. Nello stesso anno fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XIV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere nell'ambito della II [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]] Navale.


Il 7 settembre la nave giunse a La Spezia per lavori, ma nell’ambito delle vicende dell’[[armistizio di Cassibile|armistizio]] il ''Vivaldi'' (al comando del [[capitano di vascello]] Francesco Camicia) ed il gemello ''Da Noli' salparono da [[La Spezia]] per portarsi a [[Civitavecchia]], dove avrebbero dovuto imbarcare il [[re]] [[Vittorio Emanuele III]] in [[fuga]] da [[Roma]]<ref name="lamaddalena">http://www.lamaddalena.it/corazzata_roma.htm</ref><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni">http://www.menorcamica.org/centro-studi-e-documentazione/armistizio-bilancio-dei-danni/</ref><ref name="relitti.it">http://www.relitti.it/storie/storie.asp?idstoria=19</ref><ref name="Salvo per miracolo"/>. Dato che il re aveva deciso invece di dirigersi verso [[Pescara]], ''Vivaldi'' e ''Da Noli'' ricevettero, nella mattinata del 9 settembre 1943, l’ordine di fare [[rotta]] per [[La Maddalena]], ove avrebbero incontrato il grosso della squadra navale italiana, partita da La Spezia<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Alle 14.33 dello stesso giorno fu ordinato loro di «''Uscire dall’[[estuario]] della Maddalena verso [[ponente]], affondando durante il passaggio tutti i mezzi tedeschi che stavano trafficando tra [[Sardegna]] e [[Corsica]]''»<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Al largo di [[Razzoli]], nelle [[bocche di Bonifacio]], le due navi si scontrarono, tra le 16 e le 17.15 del 9 settembre, con alcune [[motovedetta|motovedette]] e [[motozattera|motozattere]] tedesche, affondandone o danneggiandone alcune e costringendo le altre a ripiegare; ma furono poi prese di [[mira]] dal [[tiro]] delle [[batteria|batterie]] costiere tedesche della Corsica<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Il ''Vivaldi'', verso le 17, fu ripetutamente colpito e gravemente danneggiato: a bordo si sviluppò un incendio e le macchine vennero messe fuori uso; nel giro di mezz’ora la nave si trovò immobilizzata a sud di Capo Fenu<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Il Da Noli ebbe sorte ancor peggiore: lievemente danneggiato dal tiro delle batterie, mentre manovrava per allontanarsi urtò una mina che ne provocò il rapido affondamento<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Causa la sua precaria situazione, il Vivaldi non poté fare nulla per soccorrere i naufraghi del ''Da Noli'' (dei quali se ne salvarono alla fine solo 39)<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Verso le 19 il Vivaldi poté rimettere in funzione una delle caldaie e, alla velocità di 10 nodi, cercò di allontanarsi, ma fu nuovamente attaccato da bombardieri tedeschi Dornier Do 217 prima delle 20: nonostante la reazione delle artiglierie contraeree della nave, una bomba radioguidata Henschel 293 colpì l’unità arrecandole ulteriori danni<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Appruato e quasi fermo a mezzanotte, il Vivaldi continuò nella sua sempre più difficoltosa navigazione, ma alle 5.30 del 10 settembre, dopo aver passato l’Asinara, non potendo più proseguire, fu dato l’ordine di abbandonare la nave e di autoaffondarla<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>. Due membri dell’equipaggio, il capitano di corvetta Alessandro Cavriani ed il capo meccanico Virginio Fasan, tornarono a bordo per accellerarne la fine, ma scomparvero entrambi con la nave che colava a picco una cinquantina di miglia ad ovest dell’Asinara: alla loro memoria fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/>.
==Attività bellica==
Allo scoppio del [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] il ''Vivaldi'' era caposquadriglia della XIV Squadriglia Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]], ed ebbe fin dagli inizi una carriera operativa intensa e ricca di azioni: partecipò a numerose missioni di squadra e di scorta ai convogli, nelle quali si distinse sempre per la sua aggressività sia offensiva che difensiva, e per il valore dimostrato che gli meritò la medaglia d'argento.


I naufraghi del Vivaldi andarono poi incontro ad una sorte molto travagliata: <ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref name="Salvo per miracolo">http://www.sancassianodilecce.it/spip/spip.php?article5</ref>. Un idrovolante tedesco recuperò 23 superstiti che furono portati in Corsica; altri tre idrovolanti anch’essi tedeschi, ammarati per recuperare i naufraghi, furono mitragliati, incendiati e distrutti da un aereo statunitense (in tale mitragliamento rimasero uccisi alcuni naufraghi, indicati a seconda delle fonti in due o 13)<ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref name="Salvo per miracolo"/>. All’1.30 dell’11 settembre una motovedetta tedesca salvò altri 47 naufraghi insieme agli equipaggi degli aerei distrutti, mentre un idrovolante statunitense ne recuperò altri due o quattro<ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref name="Salvo per miracolo"/>. 44 superstiti del Vivaldi e (in maggioranza) del Da Noli furono recuperati dal sommergibile HMS Sportsman nella serata del 12, mentre altri 7 uomini furono salvati il 16 settembre dalla motozattera MZ 780, che li portò a Mahon<ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref name="Salvo per miracolo"/>. 89 superstiti raggiunsero il territorio spagnolo<ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref name="Salvo per miracolo"/>.
[[Immagine:RCT_Vivaldi_1940_Ando-1976.jpg|thumb|left|Il ''Vivaldi'' in rientro a Taranto nel settembre 1942, dopo le riparazioni dei danni conseguenti allo speronamento del sommergibile ''Oswald''.]]


In tutto tra l’[[equipaggio]] del ''Vivaldi'' si ebbero 58 morti e 240 sopravvissuti<ref name="lamaddalena"/><ref name="relitti.it"/><ref name="Armistizio: Bilancio dei danni"/><ref>http://www.marina.difesa.it/diario/2009/0909_9settembre/vivaldi_danoli.asp</ref> (altre fonti indicano invece 90 tra morti – 56 – e dispersi – 34 – e 190 sopravvissuti<ref name="Salvo per miracolo"/>).
Tra tutte quelle azioni, due sono particolarmente note: l'affondamento per speronamento del sommergibile inglese ''Oswald'' il [[1º agosto]] [[1940]], nelle acque prospicienti la costa orientale della Sicilia (azione che costò al ''Vivaldi'' un mese di cantiere per le riparazioni), e lo [[battaglia di mezzo giugno|scontro di Pantelleria]] ([[15 giugno]] [[1942]]) in cui il ''Vivaldi'', comandato dal [[Capitano di Vascello]] Ignazio Castrogiovanni<ref>[http://www.marina.difesa.it/storia/movm/Parte06/MOVM6031.asp La pagina dedicata al C.V. Castrogiovanni sul sito ufficiale della Marina]</ref> ([[Medaglia d'Oro al Valor Militare]] alla memoria), insieme al [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']] fu inviato all'attacco dei mercantili. Sfortunatamente dalle fitte cortine fumogene che occultavano l'orizzonte, spuntarono a sorpresa quattro cacciatorpediniere britannici (''Badsworth, Blankney, Icarus e Kujawiak'') cui diedero appoggio poco dopo altri cinque ([[HMS Bedouin (F67)|''Bedouin]], Ithuriel, Marne, Matchless'' e [[HMS Partridge (G30)|''Partridge'']]). Sotto il pesante fuoco di artiglieria e un fitto lancio di siluri il ''Vivaldi'', per danni al timone e alla macchine, fu subito ridotto all'immobilità ma non all'impotenza: infatti, la sua reazione insieme a quella del ''Malocello'' che lo assisteva, fu di tale violenza che indusse i caccia britannici a ripiegare. Pur divorato da un furibondo incendio, riuscì con i propri mezzi a raggiungere Pantelleria, difendendosi anche da ripetuti attacchi aerei, e pochi giorni dopo raggiunse Napoli, dove rimase in riparazione per dieci lunghi mesi.


Nel corso del conflitto l’unità aveva svolto 155 [[missione|missioni]] di guerra per un totale di 59.991 [[miglio (unità di misura)|miglia]] percorse e 3691 ore di moto<ref name="trentoincina"/>.
Gli ultimi mesi di guerra lo videro impegnato nel medio [[Tirreno]], dove subì ancora svariati attacchi aerei con lievi danni, che lo costrinsero a [[Genova]] per riparazioni. Là si trovava alla data dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio]]. Comandato, insieme al [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], ad intercettare naviglio tedesco presso le [[Bocche di Bonifacio]], venne colpito e immobilizzato dal cannoneggiamento delle batterie costiere, con gravi danni alle caldaie e allo scafo. Rimesse in funzione le macchine, la nave proseguì sino alle 19, quando fu colpita da un bombardiere tedesco. Il ''Vivaldi'' proseguì ancora - con una sola caldaia funzionante - sino alle 5.30 del [[10 settembre]] 1943. A quel punto, essendo impossibile proseguire, fu dato l'ordine di abbandonare la nave e autoaffondarla; il c.c. Alessandro Cavriani ed il capo meccanico Virginio Fasan ritornarono a bordo del cacciatorpediniere per accelerarne l'affondamento, e affondarono con esso (furono insigniti della [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]]). Complessivamente perirono 58 dei 298 uomini che componevano l'equipaggio del ''Vivaldi'' <ref>http://www.marina.difesa.it/diario/2009/0909_9settembre/vivaldi_danoli.asp</ref>. . Aveva svolto 155 missioni di guerra per un totale di quasi 60.000 [[miglio (unità di misura)|mn]] e 3691 ore di navigazione.


== Note ==
== Note ==
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* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32. * Luis de la Sierra. ''La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943''. Milano, Mursia, 1998. ISBN 88-425-2377-1
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32. * Luis de la Sierra. ''La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943''. Milano, Mursia, 1998. ISBN 88-425-2377-1
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori 2001
* Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', Mondadori
* Aldo Cocchia, ''Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942'', Mursia 2004


==Collegamenti esterni==
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Versione delle 16:49, 17 feb 2011

Ugolino Vivaldi
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L’Ugolino Vivaldi è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Nome e motto

Il Vivaldi prese nome dal navigatore genovese Ugolino Vivaldi del quale nel 1291 si perserò le tracce dopo che, insieme al fratello Vadino, si era avventurato su fragili galee oltre lo Stretto di Gibilterra, dirigendosi poi a sud lungo le coste africane.

Il motto della nave "Con la prora diritta a gloria e a morte" è tratto da "La notte di Caprera" (da "Elettra", 1903) di Gabriele D'Annunzio.

Gli anni Trenta

Il Vivaldi fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nella primavera del 1930 come esploratore leggero, subendo subito il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri[1].

Assegnato al I° Gruppo Divisione Esploratori, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra.

Tra la fine del 1930 e l’inizio del 1931 prese parte, con funzioni di appoggio, alla crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di Italo Balbo[2].

Prese parte alle operazioni di appoggio navale durante la guerra civile spagnola (1936-1938)[2].

Nel 1938 subì per primo le modifiche di allargamento dello scafo e rifacimento della prora che, infatti, risultò più bassa e meno arrotondata rispetto alle unità gemelle; fu anche incrementato l’armamento[1].

Nello stesso anno il Vivaldi fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XIV Squadriglia Cacciatorpediniere nell'ambito della II Squadra Navale.

Nel 1939 partecipò alle operazioni per la conquista dell’Albania[2].

La seconda guerra mondiale

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale era caposquadriglia della XIV Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Taranto, che formava con i gemelli Da Noli, Pancaldo e Malocello. Comandante dell’unità era il capitano di vascello Giovanni Galati, che mantenne il comando del cacciatorpediniere sino all’inizio del 1942[3]. Il Vivaldi ebbe fin dagli inizi una carriera operativa intensa e ricca di azioni: partecipò a numerose missioni di squadra e di scorta ai convogli, nelle quali si distinse sempre per la sua aggressività sia offensiva che difensiva, e per il valore dimostrato che gli meritò la medaglia d'argento.

Partecipò alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940, facendo parte del gruppo di protezione e sostegno composto da V Divisione corazzate, IV e VIII Divisione incrociatori con altre quattro Squadriglie di cacciatorpediniere[4]. In realtà la XIV Squadriglia (Vivaldi, Da Noli e Pancaldo) era stata inizialmente lasciata in porto di riserva a Taranto ma, mentre l'operazione in corso si trasformava da scorta convogli a scontro con la Mediterranean Fleet, tre cacciatorpediniere andarono in avaria e l'ammiraglio Inigo Campioni, comandante la flotta italiana, decise di far muovere anche Vivaldi, Da Noli e Pancaldo a rinforzo del gruppo, in sostituzione delle tre unità guaste[4]; la partenza della XIV Squadriglia da Taranto avvenne alle 6.18 del 9 luglio[5]. Lo scontro per la XIV Squadriglia (ridotta peraltro ai soli Vivaldi e Pancaldo per avaria del Da Noli) si risolse in un nulla di fatto: furono gli ultimi cacciatorpediniere italiani ad attaccare e quando lo fecero, alle 16.28, il comandante della squadriglia decise di rinunciare all’attacco col siluro in quanto le unità nemiche (in quel momento ancora a 18.000 metri di distanza) si stavano allontanando[4]; il Vivaldi fu fatto oggetto del lancio di due siluri, che poté evitare con la manovra[2]. Terminata la battaglia Vivaldi e Pancaldo rientrarono ad Augusta dove si rifornirono di carburante e dove, nella serata del 10 luglio, furono attaccate da tre aerosiluranti britannici: uno dei siluri, diretto contro il Vivaldi, mancò il bersaglio, mentre il Pancaldo fu colpito ed affondò[6].

Il 1° agosto lasciò Augusta insieme ai gemelli Da Noli, Pessagno, Usodimare e Da Recco per una missione di caccia antisommergibile[7]. Quello stesso giorno il Vivaldi avvistò un sommergibile in navigazione dodici miglia a sud di Capo Spartivento Calabro, a meno di 2500 metri di distanza: si trattava dell’HMS Oswald[8][9]. Il Vivaldi, dopo aver danneggiato il sommergibile con il lancio di alcune bombe di profondità, lo speronò provocandone, alle 23.05, l’affondamento[8][9][10][2]. Il cacciatorpediniere trasse inoltre in salvo (e catturò) 52 dei 55 membri dell’equipaggio dell’Oswald[8][9].

In seguito ai danni riportati nello speronamento il Vivaldi trascorse un mese in cantiere per le riparazioni.

Il Vivaldi in rientro a Taranto nel settembre 1940, dopo le riparazioni dei danni conseguenti allo speronamento del sommergibile Oswald

Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre il Vivaldi, insieme ai gemelli Da Noli e Tarigo, posò un campo minato al largo di Capo Bon: su queste mine affondò successivamente il cacciatorpediniere britannico Hyperion[11].

Intorno alle otto del mattino del 12 ottobre salpò da Messina insieme alle due unità sezionarie ed agli incrociatori della III Divisione (Trento, Trieste, Bolzano) per soccorrere le unità coinvolte nello scontro di Capo Passero; quando si vide che le navi superstiti non necessitavano di soccorsi, le unità partite da Messina si misero alla ricerca delle unità inglesi, cercandole fino ad oltre mezzogiorno senza però individuarle[12].

Il 7 novembre fu inviato insieme a Da Noli e Malocello ad attaccare unità nemiche, ma non riuscì a trovarle[13].

Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 1941, insieme ai gemelli Da Noli, Malocello e Tarigo ed alle torpediniere Vega e Sagittario, effettuò la posa dei campi minati «X 2» ed «X 3» (180 mine ciascuno) al largo di Capo Bon[14].

Il 22 gennaio rilevò, insieme a Da Noli, Malocello e Tarigo, i cacciatorpediniere Freccia e Saetta nella scorta, sulla rotta Napoli-Trapani, ai trasporti truppe Marco Polo, Conte Rosso, Esperia e Victoria: il convoglio giunse indenne a Tripoli il 24, nonostante un attacco portato dal sommergibile HMS Unique contro l’Esperia, che non fu nemmeno notato[15].

Dal 1° al 3 marzo scortò sulla rotta di rientro Tripoli-Napoli, insieme alle torpediniere Procione, Orsa e Calliope, i piroscafi Alicante, Arcturus, Leverkusen e Wachtfels[16].

Il 5 marzo salpò da Napoli scortando, insieme ai cacciatorpediniere Lampo, Malocello, Da Noli e Folgore, i trasporti tedeschi Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels; dopo una tappa a Palermo l’8, l’indomani il convoglio proseguì per la Libia[17].

Dal 2 al 4 aprile scortò – insieme a Da Noli e Malocello – da Tripoli a Napoli, nella navigazione di ritorno, il trasporto truppe Galilea (silurato e gravemente danneggiato alcuni giorni prima dal sommergibile Upright) ed i mercantili Ankara, Reichenfels, Marburg e Kybfels[18].

Il 12 aprile scortò, unitamente ai cacciatorpediniere Da Noli, Dardo e Malocello (scorta poi rinforzata con l’invio, da Tripoli, delle torpediniere Circe e Montanari) un convoglio composto dai piroscafi Galilea, Marburg, Ankara, Reichenfels e Kybfels (da Malta furono fatti uscire i cacciatorpediniere Jervis, Janus, Nubian e Mohawk per intercettare il convoglio, ma non vi riuscirono)[19].

Sempre in aprile prese parte alle operazioni di salvataggio dei sopravvissuti del convoglio «Tarigo», distrutto da una formazione di cacciatorpediniere britannici il 16 aprile[20].

Dal 4 al 5 maggio scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai gemelli Da Noli e Malocello ed alle torpediniere Pegaso, Orione e Cassiopea un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria e Calitea e dalle motonavi merci Andrea Gritti, Barbarigo, Sebastiano Venier, Marco Foscarini ed Ankara[21].

Il 26 maggio salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme al gemello Da Noli ed alle torpediniere Cigno, Procione e Pegaso, le motonavi Andrea Gritti, Marco Foscarini, Sebastiano Venier, Rialto, Ankara e Barbarigo; nonostante gli attacchi aerei, che danneggiarono la Foscarini e la Venier, il convoglio giunse a destinazione il 28[22].

Dal 7 giugno al 4 agosto il Vivaldi restò in cantiere a La Spezia per grandi lavori di manutenzione[23].

Il 13 agosto salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Malocello, Folgore, Strale e Fulmine ed alla torpediniera Orsa, un convoglio composto dai trasporti Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Francesco Barbaro e Sebastiano Venier; tale convoglio giunse indenne il 15 nonostante attacchi aerei, ma durante uno di questi attacchi un cannone del Vivaldi esplose accidentalmente obbligando la nave a dirigere per Bengasi[24]. Il 14 agosto il convoglio era stato attaccato con un sommergibile da due siluri: dopo aver evitato le armi, il Vivaldi gettò quattro bombe di profondità e osservò poi venire a galla bolle d’aria, pezzi di legno e nafta, ritenendo quindi di aver affondato l’unità subacquea nemica[23] (tuttavia non esistono conferme da parte della Royal Navy in merito alla perdita di un sommergibile per tale azione). Sempre durante tale scorta il Vivaldi ritenne di aver colpito con le proprie armi quattro aerosiluranti britannici, ma fu a sua volta mitragliato con la morte di tre uomini ed il ferimento grave di altri sei (almeno uno dei quali morì in seguito)[23].

Il 19 agosto appartenne – in qualità di caposcorta[2] –, insieme ai cacciatorpediniere Gioberti, Da Recco, Gioberti ed alla torpediniera Dezza, cui poi si aggregò anche la X Squadriglia (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco), alla scorta di un convoglio in navigazione da Napoli a Tripoli (trasporti truppe Marco Polo, Esperia, Neptunia ed Oceania); Vivaldi e Gioberti diedero la caccia, senza risultato, a due sommergibili[2], ma il 20 agosto, quando ormai i trasporti avevano imboccato la rotta di sicurezza per Tripoli (scampando anche ad un attacco da parte del sommergibile HMS Unbeaten) il sommergibile britannico Unique silurò l’Esperia, che affondò in posizione 33°03’ N e 13°03’ E; fu possibile trarre in salvo ben 1139 uomini, mentre le vittime furono 31[25].

Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere Malocello, Camicia Nera, Pigafetta, Da Verrazzano ed Aviere ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Montecuccoli e Duca d’Aosta, ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della Mediterranean Fleet[26].

In novembre fu dislocato a Taranto[2].

Il 21 novembre 1941 uscì in mare per scortare a Messina, insieme all’incrociatore leggero Garibaldi, ai cacciatorpediniere Da Noli, Alpino, Granatiere, Fuciliere, Corazziere e Carabiniere ed alla torpediniera Perseo, l’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, gravemente danneggiato da aerosiluranti durante una missione di scorta indiretta a due convogli per la Libia[27].

Alle tre del pomeriggio del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli Da Noli, Malocello, Da Recco e Zeno e si aggregò al gruppo scorta indiretta – corazzate Littorio e Vittorio Veneto, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino, torpediniere Clio e Centauro – nell’ambito dell’operazione «M 41», che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili, che danneggiarono la Vittorio Veneto ed affondarono due mercantili, il Filzi ed il Del Greco: il Vivaldi scortò a Taranto, insieme ai cacciatorpediniere Da Noli, Aviere, Geniere, Carabiniere e Camicia Nera ed alle torpediniere Lince ed Aretusa, la corazzata danneggiata[28].

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli Da Noli, Malocello, Da Recco, Zeno e Pessagno, il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi Napoli, Monginevro e Vettor Pisani[29] (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave Ankara, cacciatorpediniere Saetta, torpediniera Pegaso – separandosi poi al largo di Misurata)[30]. Alle 21.40 del 18 dicembre la Napoli fu colpita da bombardieri ed aerosiluranti al largo di Tagiura riportando seri danni, ma il Da Noli la prese a rimorchio trainandola a Tripoli (ove arrivò l’indomani)[31].

Alle 10.15 del 3 gennaio 1942 salpò da Messina unitamente ai cacciatorpediniere Bersagliere, Fuciliere, Usodimare e Da Recco per scortare a Tripoli, nell’ambito dell’operazione «M 43» (tre convogli per la Libia con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere), un convoglio composto dalle moderne motonavi Nino Bixio, Lerici e Monginevro: tutti i mercantili giunsero a destinazione il 5 gennaio[32].

Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere Da Noli, Camicia Nera, Malocello, Geniere ed Aviere ed alle torpediniere Orsa e Castore – della scorta diretta all’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe Victoria – partito da Taranto – e dai cargo Ravello, Monviso, Monginevro e Vettor Pisani – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 carri armati, 271 automezzi e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la Victoria fu immobilizzata e poi affondata da due attacchi di aerosiluranti, mentre il resto del convoglio giunse a destinazione[33][34].

Il 21 febbraio prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere Strale, Zeno, Malocello e Premuda ed alla torpediniera Pallade, un convoglio composto dai trasporti Monginevro, Ravello ed Unione sulla rotta da Messina (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21)a Tripoli[35].

Alle 16.30 del 13 giugno salpò da Cagliari (al comando del capitano di vascello Ignazio Castrogiobanni) insieme a Zeno e Malocello per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (Montecuccoli ed Eugenio di Savoia) ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere (Premuda, Gioberti, Ascari, Oriani) – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della battaglia di Mezzo Giugno[36][37][38]. All’inizio del combattimento il Vivaldi ed il Malocello (lo Zeno era rientrato per un guasto ai motori, così come del resto il Gioberti) si trovavano in coda alla formazione, e, dato che il Malocello aveva subito un guasto alle macchine che ne aveva ridotto la velocità a 28 nodi, alle 5.38 vennero incaricati di attaccare i mercantili del convoglio[39][38]. Alle 5.54, mentre si avvicinavano al convoglio, Vivaldi e Malocello furono presi di mira dai cacciatorpediniere britannici Marne e Matchless da 18.000 metri di distanza: alle 5.58 le due navi italiane aprirono il fuoco contro altri cacciatorpediniere frattanto sopraggiunti, ritenendo di averne colpito uno (il Badsworth, ma in realtà non risultano danni a questa nave) e mancando di poco il polacco Kujawiak; alle 5.59, ritenendo ormai impossibile l’avvicinamento al convoglio, ben difeso ed in allontanamento, il Vivaldi lanciò due siluri da 5.800 metri contro i mercantili Troilus e Chant (senza però poterli colpire; anche il Malocello un siluro, infruttuosamente, contro il cacciatorpediniere Kujawiak)[39][38]. Vivaldi e Malocello continuarono poi a far fuoco contro i mercantili e contro il Marne, quando questi emergevano dalle cortine fumogene frattanto stese dalle navi inglesi[39][38]. Alle 6.07 il Vivaldi fu colpito da un proiettile del Matchless: il colpo provocò gravi danni, numerose vittime ed un furioso incendio che ben presto dilagò per la zona centrale della nave, obbligando a rallentare di molto la velocità sino a che, alle 6.22, le macchine dovettero essere fermate[39][38]. Il Malocello fornì assistenza al Vivaldi difendendolo dagli attacchi delle navi inglesi (cui frattanto si erano aggiunti altri cacciatorpediniere), che si erano avvicinate sino a 4.000-5.000 metri, e coprendolo con cortine fumogene (alle 6.20 le due unità rimasero momentaneamente scoperte dalla nebbia artificiale, tornandovi poi poco dopo); lo stesso Vivaldi, sebbene immobilizzato ed in fiamme, continuò a fare fuoco[39][38]. Tra le 6.36 e le 6.37 l’incrociatore HMS Cairo ed i cacciatorpediniere Ithuriel e Matchless aprirono il fuoco contro le due navi tialiane: il comandante Castrogiovanni, reputando la perdita della nave ormai prossima, fece comunicare “Combatterò fino all’ultimo. Viva il Re” e sollecitò i comandante Leoni del Malocello ad abbandonarlo ed allontanarsi (tuttavia il Malocello continuò a difenderlo); il Vivaldi lanciò quindi due siluri contro il Partridge, altro cacciatorpediniere inglese, obbligandolo a ritirarsi[39][38]. Dopo un’ora e mezza di scontro ravvicinato le navi inglesi ripiegarono[38]. Alle 6.46 il Vivaldi poté rimettere in funzione una caldaia e diresse per Pantelleria assistito dal Malocello (cui erano frattanto giunti in aiuto Oriani, Ascari e Premuda, sebbene troppo tardi per prendere parte allo scontro): le due unità si affiancarono ed il Vivaldi ricevette mezzi per domare gli incendi, trasbordando frattanto sul Malocello e sui MAS 557, 563 e 564 i molti feriti ed ustionati[38]. Alle 9.25 l’unità danneggiata fu prese a rimorchio dal Malocello, ma verso le 9.30 le due navi furono infruttuosamente attaccate da 4 aerosiluranti Fairey Albacore e poi, per errore, da 9 bombardieri italiani Savoia Marchetti SM 84 britannici: il Malocello, lasciati i cavi, manovrò evitando vari siluri lanciati a 2.000 metri di distanza, mentre il Vivaldi fu preso a rimorchio dal Premuda[39][38]. La nave poté infine ormeggiarsi, alle 14.30, a Scaura (Pantelleria), ove i tentativi di domare le fiamme ebbero finalmente successo[38]. In tutto il combattimento il Vivaldi aveva sparato circa 300 proiettili da 120 mm[39]. Tra l’equipaggio dell’unità vi furono 10 morti[40], ma il bilancio salì rapidamente a 24 vittime in seguito alla morte di molti dei feriti gravi[23].

I lavori di riparazione dei gravi danni furono molto lunghi, protraendosi sino al maggio 1943[2]. Oltre alle riparazioni, la nave ricevette la sostituzione del complesso lanciasiluri di poppa e delle mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 9 da 20 mm[1].

Il 10 luglio dello stesso anno il Vivaldi fu attaccato da aerosiluranti, ma riuscì a schivare i siluri[2].

Il 7 settembre la nave giunse a La Spezia per lavori, ma nell’ambito delle vicende dell’armistizio il Vivaldi (al comando del capitano di vascello Francesco Camicia) ed il gemello Da Noli' salparono da La Spezia per portarsi a Civitavecchia, dove avrebbero dovuto imbarcare il re Vittorio Emanuele III in fuga da Roma[41][42][43][44]. Dato che il re aveva deciso invece di dirigersi verso Pescara, Vivaldi e Da Noli ricevettero, nella mattinata del 9 settembre 1943, l’ordine di fare rotta per La Maddalena, ove avrebbero incontrato il grosso della squadra navale italiana, partita da La Spezia[41][43][42]. Alle 14.33 dello stesso giorno fu ordinato loro di «Uscire dall’estuario della Maddalena verso ponente, affondando durante il passaggio tutti i mezzi tedeschi che stavano trafficando tra Sardegna e Corsica»[41][43][42]. Al largo di Razzoli, nelle bocche di Bonifacio, le due navi si scontrarono, tra le 16 e le 17.15 del 9 settembre, con alcune motovedette e motozattere tedesche, affondandone o danneggiandone alcune e costringendo le altre a ripiegare; ma furono poi prese di mira dal tiro delle batterie costiere tedesche della Corsica[41][43][42]. Il Vivaldi, verso le 17, fu ripetutamente colpito e gravemente danneggiato: a bordo si sviluppò un incendio e le macchine vennero messe fuori uso; nel giro di mezz’ora la nave si trovò immobilizzata a sud di Capo Fenu[41][43][42]. Il Da Noli ebbe sorte ancor peggiore: lievemente danneggiato dal tiro delle batterie, mentre manovrava per allontanarsi urtò una mina che ne provocò il rapido affondamento[41][43][42]. Causa la sua precaria situazione, il Vivaldi non poté fare nulla per soccorrere i naufraghi del Da Noli (dei quali se ne salvarono alla fine solo 39)[41][43][42]. Verso le 19 il Vivaldi poté rimettere in funzione una delle caldaie e, alla velocità di 10 nodi, cercò di allontanarsi, ma fu nuovamente attaccato da bombardieri tedeschi Dornier Do 217 prima delle 20: nonostante la reazione delle artiglierie contraeree della nave, una bomba radioguidata Henschel 293 colpì l’unità arrecandole ulteriori danni[41][43][42]. Appruato e quasi fermo a mezzanotte, il Vivaldi continuò nella sua sempre più difficoltosa navigazione, ma alle 5.30 del 10 settembre, dopo aver passato l’Asinara, non potendo più proseguire, fu dato l’ordine di abbandonare la nave e di autoaffondarla[41][43][42]. Due membri dell’equipaggio, il capitano di corvetta Alessandro Cavriani ed il capo meccanico Virginio Fasan, tornarono a bordo per accellerarne la fine, ma scomparvero entrambi con la nave che colava a picco una cinquantina di miglia ad ovest dell’Asinara: alla loro memoria fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare[41][43][42].

I naufraghi del Vivaldi andarono poi incontro ad una sorte molto travagliata: [42][44]. Un idrovolante tedesco recuperò 23 superstiti che furono portati in Corsica; altri tre idrovolanti anch’essi tedeschi, ammarati per recuperare i naufraghi, furono mitragliati, incendiati e distrutti da un aereo statunitense (in tale mitragliamento rimasero uccisi alcuni naufraghi, indicati a seconda delle fonti in due o 13)[42][44]. All’1.30 dell’11 settembre una motovedetta tedesca salvò altri 47 naufraghi insieme agli equipaggi degli aerei distrutti, mentre un idrovolante statunitense ne recuperò altri due o quattro[42][44]. 44 superstiti del Vivaldi e (in maggioranza) del Da Noli furono recuperati dal sommergibile HMS Sportsman nella serata del 12, mentre altri 7 uomini furono salvati il 16 settembre dalla motozattera MZ 780, che li portò a Mahon[42][44]. 89 superstiti raggiunsero il territorio spagnolo[42][44].

In tutto tra l’equipaggio del Vivaldi si ebbero 58 morti e 240 sopravvissuti[41][43][42][45] (altre fonti indicano invece 90 tra morti – 56 – e dispersi – 34 – e 190 sopravvissuti[44]).

Nel corso del conflitto l’unità aveva svolto 155 missioni di guerra per un totale di 59.991 miglia percorse e 3691 ore di moto[2].

Note

  1. ^ a b c http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
  2. ^ a b c d e f g h i j k http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Vivaldi
  3. ^ Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, pp. 231-231
  4. ^ a b c Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 172 e ss.
  5. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm
  6. ^ Franco Prosperini, 1940: l’estate degli Swordfish in Storia Militare n. 208 – gennaio 2011
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm
  8. ^ a b c http://www.shipsnostalgia.com/showthread.php?t=24299
  9. ^ a b c http://www.uboat.net/allies/warships/ship/3398.html
  10. ^ http://www.naval-history.net/WW2aBritishLosses05SS.htm
  11. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4010-23OCT01.htm
  12. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 212
  13. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4011-24NOV01.htm
  14. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN01.htm
  15. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4101-28JAN02.htm
  16. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm
  17. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm
  18. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR02.htm
  19. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR01.htm
  20. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  21. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  22. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY02.htm
  23. ^ a b c d http://forum.crocieristi.it/showthread.php/4565-Grandi-disastri/page3
  24. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm
  25. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm
  26. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm
  27. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  28. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm
  29. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  30. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 511
  31. ^ Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, p. 335
  32. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm
  33. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 516
  34. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm
  35. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  36. ^ Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, p. 248
  37. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 371
  38. ^ a b c d e f g h i j k Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Mezzo giugno 1942 – Vivaldi e Malocello
  39. ^ a b c d e f g h Enrico Cernuschi, Pantelleria, 15 giugno 1942, su Storia Militare n. 205 – ottobre 2010 e n. 206 – novembre 2010
  40. ^ Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, p. 251
  41. ^ a b c d e f g h i j k http://www.lamaddalena.it/corazzata_roma.htm
  42. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p http://www.menorcamica.org/centro-studi-e-documentazione/armistizio-bilancio-dei-danni/
  43. ^ a b c d e f g h i j k http://www.relitti.it/storie/storie.asp?idstoria=19
  44. ^ a b c d e f g http://www.sancassianodilecce.it/spip/spip.php?article5
  45. ^ http://www.marina.difesa.it/diario/2009/0909_9settembre/vivaldi_danoli.asp

Bibliografia

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  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori 2001
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, Mondadori
  • Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, Mursia 2004

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