Camicia Nera (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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{{Infobox nave
{{Infobox nave
|nome= ''Camicia Nera''<br><small>''Artigliere'' (dal 30.7.1943)<br>Ловкий (''Lovkij'')</small>
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|entrata_in_servizio=[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|20px]]: [[30 giugno]] [[1938]]<br>[[File:Naval Ensign of the Soviet Union 1935.svg|20px]]: [[23 gennaio]] [[1949]]
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|radiata=[[File:Naval Ensign of Italy.svg|20px]]: [[15 dicembre]] [[1949]]<br>[[File:Naval Ensign of the Soviet Union.svg|20px]]: [[febbraio]] [[1960]]
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|propulsione=3 caldaie<br />2 gruppi di turbine a vapore su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 50.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
|propulsione=[[motore a vapore|vapore]]:
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*3 [[Caldaia a tubi d'acqua|Caldaie Yarrow]]
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*2 [[Turbina a vapore|turbine Belluzzo/Parsons]]
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|armamento=[[artiglieria]] alla costruzione:
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*4 [[cannone|cannoni]] da 120/50[[millimetro|mm]]
* 4 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
*8 [[mitragliera|mitragliere]] da 20/65[[millimetro|mm]]
* 1 pezzo illuminante da 120/15 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere contraeree da 20/65 [[millimetro|mm]]<br />
*1 obice illuminante
* 6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
[[Anti-Submarine Warfare|armamento antisommergibile]]:
* 2 lanciabombe di profondità (34 bombe)
*2 [[lanciasiluri]] tripli da 533[[millimetro|mm]]
* 2 tramogge per bombe di profondità
*2 lanciabombe laterali
* capacità di trasportare e posare 64 mine
*bombe di profondità
*[[mina navale|mine]]
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|note=dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=&period=2&id=61099, http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Camicia%20Nera e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Soldati.html
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}}
}}
Il '''Camicia Nera''' è stato un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]], appartenente alla [[Classe Soldati I serie (cacciatorpediniere)|I serie]] della [[Classe Soldati (cacciatorpediniere)|Classe Soldati]]. La nave prese parte alla [[seconda guerra mondiale]].


Il '''Camicia Nera''' è stato un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
La sua costruzione avvenne nei [[cantiere navale|cantieri]] [[Cantiere navale Fratelli Orlando|OTO]] di [[Livorno]], dove venne impostato sugli scali il [[21 gennaio]] [[1937]]; la nave, varata l'[[8 agosto]] dello stesso anno, è entrata in servizio il [[30 giugno]] [[1938]].


== Propulsione ==
== Propulsione ==
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L'[[Anti-Submarine Warfare|armamento antisommergibile]] era costituito da sei tubi [[lanciasiluri]] da 533 mm in due impianti tripli, da due lanciabombe laterali, [[bomba di profondità|bombe di profondità]] e [[mina navale|mine]].
L'[[Anti-Submarine Warfare|armamento antisommergibile]] era costituito da sei tubi [[lanciasiluri]] da 533 mm in due impianti tripli, da due lanciabombe laterali, [[bomba di profondità|bombe di profondità]] e [[mina navale|mine]].


== Seconda guerra mondiale ==
== Storia ==
=== I primi anni e la seconda guerra mondiale ===


Immediatamente dopo l'entrata in servizio, la nave prese parte a due missioni nel corso della [[guerra civile spagnola]] e, nel [[maggio]] [[1939]], partecipò alla parata navale di [[Napoli]] in occasione della visita del [[Paolo Karađorđević|Principe Paolo Karađorđević]], [[Reggente]] del [[Regno di Jugoslavia]].
Immediatamente dopo l'entrata in servizio, la nave prese parte a due missioni nel corso della [[guerra civile spagnola]] e, nel maggio 1939, partecipò alla parata navale di [[Napoli]] in occasione della visita del [[Paolo Karađorđević|Principe Paolo Karađorđević]], [[Reggente]] del [[Regno di Jugoslavia]].


All’inizio della [[seconda guerra mondiale]] faceva parte della XI Squadriglia Cacciatorpediniere, che formava insieme ai gemelli [[Artigliere (cacciatorpediniere 1937)|''Artigliere'']], [[Geniere (cacciatorpediniere 1938)|''Geniere'']] ed [[Aviere (cacciatorpediniere 1939)|''Aviere'']].
Allo scoppio del [[secondo conflitto mondiale]], l'unità era aggregata alla [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XI Squadriglia Cacciatorpediniere|XI Squadriglia Cacciatorpediniere]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#III Divisione Incrociatori|III Divisione Incrociatori]] nell'ambito della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#II Squadra|II Squadra]].


L’11 giugno 1940 fu inviato in perlustrazione nel [[Canale di Sicilia]] insieme al resto della XI Squadriglia, alla XII Squadriglia Cacciatorpediniere ([[Ascari (cacciatorpediniere)|''Ascari'']], [[Lanciere (cacciatorpediniere 1939)|''Lanciere'']], [[Carabiniere (cacciatorpediniere (D 551)|''Carabiniere'']], [[Corazziere (cacciatorpediniere 1939)|''Corazziere'']]), alla III Divisione ([[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] [[Trento (incrociatore)|''Trento'']], [[Pola (incrociatore)|''Pola'']], [[Bolzano (incrociatore)|''Bolzano'']]) ed alla VII ([[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']] e [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''D’Aosta'']])<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm</ref>.
[[Immagine:classe soldato.jpg|thumb|left|200px|<small>''Camicia Nera'' e ''Artigliere'' durante lo scontro di [[battaglia di Punta Stilo|Punta Stilo</small>]]]]


Il 19 giugno salpò da [[Augusta]] insieme alle altre tre navi della XI Squadriglia per trasportare rifornimenti a [[Bengasi]], ove arrivò l’indomani<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN03.htm</ref>.
Il [[9 luglio]] [[1940]] prese parte alla [[battaglia di Punta Stilo]], primo scontro nel conflitto tra la Regia Marina e la [[Royal Navy]], e nei mesi successivi effettuò varie missioni dalle basi di [[Messina]] e dall'[[Arsenale Militare Marittimo di Augusta|Arsenale di Augusta]]: da qui, l'[[11 ottobre]] 1940, prese il mare con le unità della propria squadriglia, impegnato in una ricerca notturna di una forza navale nemica segnalata, in un'azione coordinata con le unità della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#II Flottiglia Torpediniere|I Squadriglia Torpediniere]]. Nello scontro notturno che ne seguì, presso [[Capo Passero]] la [[torpediniera]] [[Classe Spica (torpediniera)#Tipo Alcione|Airone]] venne affondata dall'[[incrociatore]] inglese [[HMS Ajax (22)|HMS Ajax]], vera bestia nera per le unità della Regia Marina, che nella stessa circostanza colpì anche il cacciatorpediniere [[Artigliere (cacciatorpediniere 1937)|Artigliere]], caposquadriglia della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XI Squadriglia Cacciatorpediniere|XI Squadriglia]]. Questo, nonostante i danni subiti, riuscì a sparare due salve che provocarono seri danni a un cannone da 100[[millimetro|mm]], al [[radar]] e alla bussola dell'[[incrociatore leggero|incrociatore]] inglese. L<nowiki>'</nowiki>''Artigliere'', immobilizzato e in preda alle fiamme, rimase per sei ore con pochi uomini a bordo: all'alba del [[12 ottobre]] venne preso a rimorchio dal ''Camicia Nera'', ma verso le 8 venne dovette essere abbandonato sotto l'imperversare di un attacco di [[aerosilurante|aerosiluranti]] inglesi e forze aeronavali inglesi. Nuovamente cannoneggiato, affondò alle ore 09.05, per i nuovi danni subiti, a circa 50 [[miglio (unità di misura)|miglia]] a [[Est]] di [[Capo Passero]]; nell'affondamento morirono il suo comandante [[Carlo Margottini]] e il suo assistente di squadriglia Corrado Del Greco, entrambi decorati con [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]].


[[Immagine:classe soldato.jpg|thumb|left|300px|<small>''Camicia Nera'' e ''Artigliere'' durante lo scontro di [[battaglia di Punta Stilo|Punta Stilo</small>]]]]
Altre azioni in cui la nave partecipò al recupero dei naufraghi fu in occasione degli affondamenti del piroscafo ''Nita'', il [[7 agosto]] [[1941]] e della motonave Victoria il [[24 gennaio]] [[1942]].


Il 7 luglio, alle 15.45, lasciò [[Messina]] insieme alle unità sezionarie ed alla III Divisione (''Trento'' e ''Bolzano''), congiungendosi poi con il resto della II Squadra Navale (incrociatore pesante [[Pola (incrociatore)|''Pola'']], Divisioni incrociatori I, II e VII per un totale di 9 unità e squadriglie cacciatorpediniere IX, X, XII e XIII) che, dopo aver funto da forza di appoggio ad un’operazione di convogliamento per la [[Libia]], si unì alla I Squadra e partecipò alla [[battaglia di Punta Stilo]] del 9 luglio: durante il ripiegamento della [[flotta]] italiana in tale scontro, la XI Squadriglia avvistò ed attaccò le navi britanniche alle 16.15; in particolare, il ''Camicia Nera'', alle 16.20, uscito dalla [[cortina fumogena]] stesa dal capoclasse ''Artigliere'', si portò a 10.800 metri dalle unità nemiche e [[lancio|lanciò]] infruttuosamente i [[siluro|siluri]] insieme alle altre tre unità (che lanciarono in tutto 10 armi, 7 contro una [[nave da battaglia|corazzata]] e 3 contro un [[incrociatore]])<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 172-185</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm</ref>.
Nel [[1941]] venne sostituito l'obice illuminante con il quinto pezzo da 120/50, mentre nel [[1942]] furono installate altre due mitragliere da 20/65 in impianti singoli a poppa e successivamente venne installato l'[[ecogoniometro]].


Nel mattino del 6 ottobre lasciò Messina con i tre gemelli insieme alla III Divisione (''Trento'', [[Trieste (incrociatore)|''Trieste'']], ''Bolzano'') in appoggio, con altre unità, all’operazione «CV» che vedeva 2 [[nave cargo|mercantili]] e 4 cacciatorpediniere in [[rotta]] per la [[Libia]]; tutte le navi tornarono comunque in porto in seguito all’avvistamento di [[nave da battaglia|navi da battaglia]] inglesi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4010-23OCT01.htm</ref>.
Nella giornata dell'[[8 febbraio]] avuto notizie che navi britanniche della ''Forza H'', tra cui la portaerei [[HMS Ark Royal (91)|''Ark Royal'']], provenienti da [[Gibilterra]] erano in avvicinamento verso le coste italiane, il ''Camicia Nera'' insieme alle altre unità della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XI Squadriglia Cacciatorpediniere|XI Squadriglia]] prese il mare per la scorta agli incrociatori della [[Classe Trento (incrociatore)|classe Trento]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#III Divisione Incrociatori|III Divisione]] provenienti da Messina. La formazione navale avrebbe dovuto incontrarsi il mattino seguente presso l'[[Asinara]] con una forza navale proveniente da [[La Spezia]] e formata dalle corazzate [[Giulio Cesare (nave da battaglia)#Seconda guerra mondiale|''Cesare'']], [[Andrea Doria (nave da battaglia 1937)|''Doria'']] e [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']], con la scorta della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#X Squadriglia Cacciatorpediniere|X]] e della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XIII Squadriglia Cacciatorpediniere|XIII Squadriglia]], che, al comando dell'ammiraglio [[Angelo Iachino|Iachino]], era uscita in mare alla ricerca del nemico, convinta che l'obiettivo degli inglesi fosse la [[Sardegna]]; ma il mattino seguente le unità inglesi, eludendo il contatto con le navi italiane si presentarono davanti a Genova bombardando la città.


Nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre 1940 fu inviato a pattugliare – al comando del [[capitano di fregata]] Giovanni Oliva –, insieme alle tre unità della XI Squadriglia ed alle [[torpediniera|torpediniere]] della I Squadriglia ([[Alcione (torpediniera 1938)|''Alcione'']], [[Airone (torpediniera 1938)|''Airone'']], [[Ariel (torpediniera)|''Ariel'']]) l’[[area]] ad est di [[Malta]], alla ricerca di navi britanniche che avrebbero dovuto trovarsi in quella [[zona]]<ref name="Rocca">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', pp. 48-49</ref><ref name="Capo Passero">http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Passero.html</ref>. Nelle prime ore della notte del 12 ottobre le tre torpediniere della I Squadriglia attaccarono l’incrociatore leggero [[HMS Ajax (22)|HMS ''Ajax'']], che faceva parte di un più ampio schieramento navale britannico che stava tornando ad [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] dopo aver scortato un [[convoglio navale|convoglio]] per Malta: ne derivò un violento e confuso [[combattimento|scontro]] in seguito al quale vennero affondate l<nowiki>’</nowiki>''Airone'' e l<nowiki>’</nowiki>''Ariel'', mentre l<nowiki>’</nowiki>''Ajax'' ebbe [[danno|danni]] non gravi<ref name="Rocca"/><ref name="Capo Passero"/>. Prima di attaccare, all’1.37, le torpediniere avevano lanciato un [[segnale]] di scoperta, che fu ricevuto in tempi diversi dai cacciatorpediniere della XI Squadriglia: il ''Camicia Nera'', dopo averlo ricevuto, virò verso [[settentrione]] e, avvistato l’incrociatore britannico alle 2.47, si portò all’[[attacco]] sparando due salve con i cannoni e quindi ripiegandosi per evitare di essere colpito (erano infatti già stati seriamente danneggiati l’Aviere e l’Artigliere)<ref name="Rocca"/><ref name="Capo Passero"/><ref>http://www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=61&lid=2</ref>. Verso le quattro del mattino il Camicia Nera prese a rimorchio l’Artigliere, immobilizzato ed in fiamme, ma alle 8.10 le due unità furono attaccate da aerei, mentre all’orizzonte vennero avvistati due incrociatori e tre cacciatorpediniere britannici: il Camicia Nera dovette lasciare i cavi e diresse a tutta velocità per Augusta; mentre l’Artigliere veniva affondato dal tiro dell’incrociatore HMS York, il Camicia Nera, copertosi la ritirata mediante una cortina fumogena, riuscì ad eludere la caccia aeronavale procedendo a tutta velocità verso il porto siciliano, dove giunse indenne verso mezzogiorno<ref name="Rocca"/><ref name="Capo Passero"/>.
Le forze dell'ammiraglio Iachino, venute a conoscenza dell'attacco a Genova, per una serie di disguidi, tentarono di raggiungere il nemico in ritirata verso Gibilterra quando ormai era troppo tardi non riuscendo a stabilire il contatto.


Nel 1941 il pezzo illuminante fu sostituito con un quinto cannone da 120 mm<ref name="Ct classe Soldati">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Soldati.html</ref>.
Il [[17 dicembre]] [[1941]], prese parte alla scorta al [[Convoglio navale|convoglio]] ''M 42'', costituito dalle [[motonave|motonavi]] Monginevro, Napoli e Vettor Pisani e dalla nave da carico tedesca Ankara; la missione di scorta culminò nella [[prima battaglia della Sirte]].<ref>{{cita web|http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html|La I battaglia della Sirte|19-03-2008}}</ref><ref>{{cita web|http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm|La prima battaglia della Sirte|19-03-2008}}</ref> La nave era tra le unità che costituivano la forza copertura ravvicinata, insieme ai cacciatorpediniere [[Classe Soldati (cacciatorpediniere)#Unità Iª serie|Ascari e Aviere]], alla [[nave da battaglia]] [[Caio Duilio (nave da battaglia 1937)|Caio Duilio]] e alle unità della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#VII Divisione Incrociatori|VII Divisione Incrociatori]] al completo, con insegna dell'[[Ammiraglio di Divisione|ammiraglio]] [[Raffaele De Courten|De Courten]] sul [[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]].


L’8 febbraio 1941 salpò da Napoli e si aggregò ad una formazione salpata da La Spezia e formata dalle altre unità delle Squadriglie XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino) e X ([[Maestrale (cacciatorpediniere)|''Maestrale'']], [[Grecale (cacciatorpediniere)|''Grecale'']], [[Libeccio (cacciatorpediniere)|''Libeccio'']], [[Scirocco (cacciatorpediniere)|''Scirocco'']]) ed alle corazzate ''Vittorio Veneto'', ''Cesare'' e [[Andrea Doria (nave da battaglia)|''Doria'']] per intercettare la formazione britannica diretta a [[Genova]] per [[bombardamento navale di Genova (1941)|bombardare tale città]]; l’indomani la squadra italiana si congiunse alla III Divisione incrociatori (''Trento'', [[Trieste (incrociatore)|''Trieste'']], [[Bolzano (incrociatore)|''Bolzano'']]) che con i cacciatorpediniere [[Carabiniere (cacciatorpediniere 1938)|''Carabiniere'']] e [[Corazziere (cacciatorpediniere 1939)|''Corazziere'']] era partita da [[Messina]], ma non riuscì né ad impedire il bombardamento, né ad individuare le navi inglesi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB01.htm</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 253 e ss.</ref>.
Nel corso del 1942 la nave prese parte alla [[battaglia di mezzo giugno]] e alla [[battaglia di mezzo agosto]].


Il 24 febbraio 1941 scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere ''Baleno'', [[Geniere (cacciatorpediniere 1938)|''Geniere'']] e [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']] ed alle torpediniere [[Aldebaran (torpediniera 1936)|''Aldebaran'']] ed ''Orione'', i trasporti truppe ''Marco Polo'', ''Conte Rosso'', ''Esperia'' e ''Victoria''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB02.htm</ref><ref name="Giorgerini-1">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 459</ref><ref name="trentoincina"/>. Come scorta indiretta si aggiungevano gli incrociatori leggeri [[Armando Diaz (incrociatore)|''Diaz'']] e [[Giovanni delle Bande Nere (incrociatore)|''Bande Nere'']] ed i cacciatorpediniere [[Ascari (cacciatorpediniere)|''Ascari'']] e [[Corazziere (cacciatorpediniere 1939)|''Corazziere'']]: l’indomani il sommergibile britannico ''Upright'' silurò il ''Diaz'', che s’inabissò in posizione 34°33’ N e 11°45’ E, trascinando con sé la maggior parte del proprio equipaggio<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB02.htm</ref><ref name="Giorgerini-1"/><ref name="trentoincina"/>.
Il [[2 dicembre]] [[1942]], mentre era impegnato in una missione di scorta, il convoglio italiano scortato, formato da quattro mercantili, venne attaccato nei pressi di [[Battaglia del banco di Skerki |Banco Skerki]] da una formazione navale inglese; nello scontro vennero affondati i quattro mercantili e il cacciatorpediniere [[Folgore (cacciatorpediniere)|Folgore]] e gravemente danneggiato il [[Nicoloso da Recco (cacciatorpediniere)|Nicoloso da Recco]] che facevano parte della scorta del convoglio. Il ''Camicia Nera'' si distinse nel combattimento e nel soccorso ai naufraghi e il suo comandante il [[Capitano di Fregata]] Adriano Foscari venne decorato di [[Valor Militare|Medaglia d'Oro al Valor Militare]].


Dal 12 al 13 marzo scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere [[Folgore (cacciatorpediniere)|''Folgore'']] (che però, provenendo da Palermo, si aggiunse solo in un secondo tempo) e ''Geniere'', un convoglio composto dai trasporti truppe [[Conte Rosso (transatlantico)|''Conte Rosso'']], ''Marco Polo'' e ''Victoria''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm</ref>.
Il [[17 dicembre]] 1942 effettuò una missione di scorta alla nave da carico tedesca ''Ankara'' sulla tratta [[Napoli]] - [[Biserta]], insieme al gemello [[Classe Soldati (cacciatorpediniere)#Unità Iª serie|Aviere]] che venne affondato dopo essere stato silurato dal sommergibile [[Royal Navy|inglese]] [[Classe S (sommergibile Regno Unito 1931)|''HMS Splendid'']], mentre faceva da scudo alla motonave tedesca


Il 14 aprile lasciò Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere [[Grecale (cacciatorpediniere)|''Grecale'']], ''Geniere'' ed ''Aviere'' ed alla torpediniera [[Pleiadi (torpediniera)|''Pleiadi'']], i [[piroscafo|piroscafi]] ''Alicante'', ''Santa Fe'', ''Maritza'' e ''Procida''; dopo una sosta a [[Palermo]] durata dal 17 alle otto del 18 aprile per evitare l’[[attacco]] da parte di navi inglesi, il convoglio proseguì per il porto libico ove giunse il 20<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref><ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Camicia%20Nera</ref>.
Nella [[primavera]] [[1943]] con la soppressione della XI Squadriglia venne aggregato alla [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XIV Squadriglia Cacciatorpediniere|XIV Squadriglia]].


L’11 maggio scortò un convoglio composto dai mercantili ''Preussen'', ''Wachtfels'', ''Ernesto'', ''Tembien'', ''Giulia'' e ''Col di Lana'' insieme ai cacciatorpediniere [[Dardo (cacciatorpediniere)|''Dardo'']], ''Geniere'', ''Grecale'', [[Scirocco (cacciatorpediniere)|''Scirocco'']] ed ''Aviere'': partite da Napoli, le navi arrivarono a Tripoli il 14<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.
=== Artigliere ===


Il 3 giugno fece parte della scorta del convoglio «Aquitania»: lo formavano i mercantili ''Aquitania'', ''Caffaro'', ''Nirvo'', ''Montello'', ''Beatrice Costa'' e la [[petroliera|nave cisterna]] ''Pozarica'', in [[rotta]] Napoli-Tripoli con la scorta, oltre che dell<nowiki>’</nowiki>''Aviere'', dei cacciatorpediniere ''Dardo'', ''Geniere'' ed ''Aviere'' e della torpediniera [[Giuseppe Missori (cacciatorpediniere)|''Missori'']]; il 4 giugno, mentre le navi si trovavano ad una ventina di miglia dalle isole [[Kerkennah]], furono attaccate da [[aereo|aerei]] che colpirono il ''Montello'', che [[esplosione|esplose]] senza lasciare superstiti, e la ''Beatrice Costa'', che, avendo benzina in fusti come parte del carico, s’incendiò; il ''Camicia Nera'' cercò di salvarla ma, visti inutili i tentativi, la fece abbandonare dall’equipaggio e ne accellerò l’affondamento<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN01.htm</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 469-470</ref>.
Il [[30 luglio]] [[1943]], dopo la caduta del [[fascismo]], la nave venne ribattezzato ''Artigliere'' in onore dell'unità gemella affondata nel [[1940]]. Fino ad allora aveva effettuato 180 missioni.


Il 4 agosto salpò da Napoli, di scorta ad un convoglio composto dai [[piroscafo|piroscafi]] ''Nita'', ''Aquitania'', ''Ernesto'', ''Nirvo'' e ''Castelverde'' (il resto della scorta era costituito dai cacciatorpediniere ''Gioberti'', ''Geniere'', [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|''Oriani'']] e ''Aviere'' e dalla torpediniera [[Calliope (torpediniera 1938)|''Calliope'']]), cui poi si aggiunse la [[petroliera|motocisterna]] ''Pozarica''; il 6 agosto il ''Nita'', fu colpito da aerei dell’830° Squadron britannico; il ''Camicia Nera'' e la ''Calliope'' cercarono di salvarlo, ma il trasporto affondò infine nel punto 35°15’ N e 12°17’ E: il Camicia Nera non poté che recuperarne i naufraghi (le altre navi del convoglio giunsero a destinazione l’indomani)<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm</ref><ref name="trentoincina">.
All'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'[[8 settembre]] la nave si trovava a [[La Spezia]], da dove salpò insieme a [[Legionario (cacciatorpediniere)|Legionario]], [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|Oriani]] e [[Grecale (cacciatorpediniere)|Grecale]], che in quel momento costituivano la [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XIV Squadriglia Cacciatorpediniere|XIV Squadriglia]], ai cacciatorpediniere [[Mitragliere (cacciatorpediniere)|Mitragliere]], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|Fuciliere]], [[Carabiniere (cacciatorpediniere 1938)|Carabiniere]] e [[Velite (cacciatorpediniere)|Velite]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XII Squadriglia Cacciatorpediniere|XII Squadriglia]], agli [[incrociatore|incrociatori]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#VII Divisione Incrociatori|VII Divisione]] [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|Montecuccoli]], [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]] e [[Attilio Regolo (incrociatore)|Attilio Regolo]], alle [[corazzata|corazzate]] [[Roma (nave da battaglia 1940)|Roma]], [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]] e [[Italia (nave da battaglia 1943)|Italia]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#IX Divisione Corazzate|IX Divisione]], e ad una [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] di [[torpediniera|torpediniere]] formata da [[Pegaso (torpediniera)|Pegaso]], [[Orsa (F 558)|Orsa]], [[Orione (F 559)|Orione]], [[Ardimentoso (torpediniera)|Ardimentoso]] e [[Impetuoso (torpediniera)|Impetuoso]]. La formazione prese il mare per congiungersi con il gruppo navale proveniente da [[Genova]], formato dalla [[torpediniera]] [[Libra (torpediniera)|Libra]] e dalle unità della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#VIII Divisione Incrociatori|VIII Divisione]], costituita da [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|Garibaldi]], [[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]] e [[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]], per poi consegnarsi agli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] a [[Malta]] assieme alle altre unità navali italiane provenienti da Taranto. Durante il trasferimento, la [[corazzata Roma]], [[nave ammiraglia]] dell'[[Carlo Bergamini|Ammiraglio Bergamini]], affondò tragicamente nel pomeriggio del [[9 settembre]] al [[Asinara|largo dell'Asinara]] centrata da una [[Bomba (aeronautica)|bomba]] [[Ruhrstahl SD 1400|Fritz X]] sganciata da un [[Dornier Do 217]] della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]].


Tra il 29 agosto ed il 2 settembre scortò (insieme ai cacciatorpediniere ''Gioberti'', ''Da Noli'', ''Aviere'', [[Antoniotto Usodimare (cacciatorpediniere)|''Usodimare'']] e [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']]) un convoglio composto dai trasporti truppe ''Victoria'', ''Neptunia'' ed ''Oceania'' dapprima da Napoli a Tripoli e poi in rientro da Tripoli a [[Taranto]]; le navi giunsero indenni a destinazione, nonostante un attacco da parte del sommergibile britannico [[HMS Upholder (P37)|''Upholder'']]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm</ref>.
Durante la cobelligeranza con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] effettuò altre 122 missioni, anche in azioni di trasporto truppe e materiali.


Il 23 settembre scortò, insieme all<nowiki>’</nowiki>''Aviere'', i cacciatorpediniere ''Lanciere'', ''Carabiniere'', ''Ascari'' e ''Corazziere'' intenti nella [[posa]] di un [[campo minato]] a sudest di [[Malta]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4109-36SEP02.htm</ref>.
== La cessione all'Unione Sovietica ==


Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare a sua volta la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']], [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']] ed ''Aviere'' ed agli [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] e [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della [[Mediterranean Fleet]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm</ref>.
Al termine del conflitto, in base alle clausole del [[Trattati di Parigi (1947)|trattato di pace]] la nave nel [[1949]] venne ceduta, in conto riparazione danni di guerra, all’[[Unione Sovietica]].


Alle 8.10 del 21 novembre lasciò Napoli insieme ad ''Aviere'', ''Geniere'', ''Corazziere'' e ''Carabiniere'' ed agli incrociatori [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|''Garibaldi'']] e [[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']] per fungere da scorta indiretta a due convogli per la Libia<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>. L’operazione fallì in seguito ad attacchi aerei e subacquei (che danneggiarono gravemente il ''Duca degli Abruzzi'' e l’[[incrociatore pesante]] ''Trieste'') ed il ''Camicia Nera'' fu distaccato per scortare durante il rientro a Taranto la nave cisterna ''Iridio Mantovani''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>.
L'Unione Sovietica, dopo la resa e l'uscita dall'[[Potenze dell'Asse|Asse]] dell'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], già nel corso della [[Conferenza di Mosca#Terza conferenza di Mosca|Conferenza di Mosca]], nell'incontro tra i ministri degli esteri delle tre principali potenze alleate, [[Anthony Eden|Eden]], [[Cordell Hull|Hull]] e [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]], aveva richiesto una consistente quota di naviglio militare e mercantile italiano in conto riparazione danni di guerra, tra cui una corazzata, ed aveva ribadito tale richiesta nell'incontro tra [[Stalin]], [[Franklin D. Roosevelt|Roosevelt]] e [[Winston Churchill|Churchill]] alla [[Conferenza di Teheran]] trovando l'appoggio del [[Presidente degli Stati Uniti|presidente americano]]; ma essendo in quel momento l'Italia cobelligerante con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], non venne ritenuta opportuna la spartizione della flotta italiana, per cui i sovietici ricevettero in cambio, a titolo di prestito, da americani e inglesi alcune unità, in attesa che con la fine del conflitto fosse stata decisa la sorte della flotta italiana.<ref>{{Cita news|lingua=|autore=Bertoldi Silvio |url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/19/ora_consegnate_flotta_Stalin__co_0_9405196047.shtml|titolo=" e ora consegnate la flotta a Stalin "|pubblicazione=[[Corriere della sera]]|giorno=19|mese=maggio|anno=1994|pagina=29|accesso=4-5-2009|cid=}}</ref> Tra le navi che i sovietici ricevettero a titolo di prestito c'erano alcuni [[cacciatorpediniere]] della [[Classe Town (cacciatorpediniere)|Classe Town]], tre battelli [[Classe U (sommergibile)|Classe U]], l'[[incrociatore leggero]] [[US Navy|americano]] della [[classe Omaha]] [[USS Milwaukee (CL-5)|Milwaukee]], ribattezzato [[Murmansk]], e la vecchia [[corazzata]] [[Royal Navy|inglese]] [[HMS Royal Sovereign (05)|HMS ''Royal Sovereign'']], che entrata in servizio nella Marina Sovietica il [[30 maggio]] 1944 venne ribattezzata [[Archangel'sk (nave da battaglia)|''Archangel'sk'']] durante il periodo trascorso sotto la [[Bandiera dell'Unione Sovietica|bandiera sovietica]]. Tutte queste unità prestarono servizio nella [[Flotta del Nord]] e vennero restituite al termine del conflitto, tranne un cacciatorpediniere perso per cause belliche.<ref name= StoriaMilitare /><ref>La rivista ''Storia Militare'' n° 23 dell'agosto [[1995]], nell'articolo "Navi italiane all'URSS", riporta che delle unità che i sovietici ricevettero in prestito andarono persi un cacciatorpediniere ed un sommergibile, ma in realtà tutti i sommergibili, i cui nomi originali erano erano [[:w:en:HMS Unbroken (P42)|Unbroken]], [[:w:en:HMS Unison (P43)|Unison]] e [[:w:en:HMS Ursula (N59)|Ursula]], vennero restituiti agli inglesi, mentre ad andare perduto fu il solo cacciatorpediniere [[:w:en:USS Herndon (DD-198)#Deyalelny|Dejatel'nyj]], ex [[:w:en:USS Herndon (DD-198)#HMS Churchill (I45)|Churchill]], affondato da un [[U-Boot]] tedesco il [[16 gennaio]] [[1945]] mentre scortava un convoglio tra la [[Penisola di Kola]] e il [[Mar Bianco]]</ref>


Il 13 dicembre, alle 19.40, salpò da Taranto insieme alla corazzata [[Andrea Doria (nave da battaglia)|''Doria'']], agli incrociatori [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']] e ''Duca d’Aosta'' ed ai cacciatorpediniere ''Ascari'' ed ''Aviere'' per fornire scorta indiretta all’operazione «M 41» (tre convogli per la Libia composti da 6 mercantili, 5 cacciatorpediniere ed una torpediniera), che però fu funestata dagli attacchi sottomarini, che affondarono due trasporti (il ''Fabio Filzi'' ed il ''Carlo del Greco'') e danneggiarono seriamente la corazzata [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']]; il ''Camicia Nera'' fu distaccato per scortare la ''Vittorio Veneto'' in rientro a Taranto, insieme ai cacciatorpediniere ''Vivaldi'', ''Da Noli'', ''Geniere'', ''Carabiniere'' ed ''Aviere'' ed alle torpediniere [[Lince (torpediniera)|''Lince'']] ed [[Aretusa (torpediniera)|''Aretusa'']]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm</ref>.
I sovietici, oltre all'[[Artigliere (cacciatorpediniere 1943)|''Artigliere'']] ottennero il gemello [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']], la [[nave da battaglia]] [[Giulio Cesare (nave da battaglia)|''Giulio Cesare'']], la nave scuola [[Cristoforo Colombo (veliero)|''Colombo'']], l'[[incrociatore]] [[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|''Emanuele Filiberto'']], le [[torpediniera|torpediniere]] [[Ardimentoso (torpediniera)|''Ardimentoso'']] [[Classe Ciclone#Cessione ad altre marine|''Animoso'' e ''Fortunale'']], e i sommergibili [[Classe Serie 600 - Platino (sommergibile)|''Nichelio'']] e [[Classe Tritone (sommergibile)#Unità della Serie I|''Marea'']] ed altro naviglio, quali [[Motoscafo Armato Silurante|MAS]] e motosiluranti, vedette, navi cisterna, motozattere da sbarco, una nave da trasporto e dodici rimorchiatori.<ref name= StoriaMilitare >{{cita pubblicazione |quotes= |cognome= Berežnoj|nome= Sergej|linkautore= |coautori= traduzione e annotazioni: Erminio Bagnasco|anno= [[1995]]|mese= [[agosto]]|titolo= Navi italiane all'URSS|rivista= Storia Militare|volume= |numero= 23|pagine= 24–33|id= {{ISSN|1122-5289}}|url= |lingua= |accesso= }}</ref>


Il 16 dicembre fornì copertura ravvicinata – insieme ad ''Ascari'' ed ''Aviere'', alla corazzata [[Caio Duilio (nave da battaglia)|''Duilio'']] ed agli incrociatori ''Duca d’Aosta'', ''Attendolo'' e ''Montecuccoli'' – ad un’operazione di convogliamento per la Libia, la «M 42» (che vide l’impiego in tutto di 4 trasporti con a bordo 14.770 t di rifornimenti e 212 militari, 7 cacciatorpediniere ed una torpediniera), conclusa con successo<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 342-511</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref>.
La consegna delle navi ai sovietici sarebbe dovuto avvenire in tre fasi a partire da dicembre [[1948]] per concludersi nel giugno successivo. Le unità principali erano quelle del primo e del secondo gruppo. L<nowiki>'</nowiki>''Artigliere'' faceva parte del primo gruppo insieme al [[Giulio Cesare (corazzata)|Cesare]], e i due sommergibili, mentre del secondo facevano parte l'[[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Emanuele Filiberto'']] e le torpediniere. Per tutte le navi la consegna sarebbe avvenuta nel porto di [[Odessa]], ad eccezione della corazzata e dei due sommergibili la cui consegna era prevista nel porto [[Albania|albanese]] di [[Valona]], in quanto la [[Convenzione di Montreux]] non consentiva il passaggio attraverso i [[Dardanelli]] di navi da battaglia e sommergibili appartenenti a stati privi di sbocchi sul Mar Nero.<ref name= StoriaMilitare /> Il trasferimento sarebbe dovuto avvenire con equipaggi civili italiani sotto il controllo di rappresentanti sovietici e con le navi battenti bandiera della [[Marina mercantile#La Marina mercantile in Italia|Marina Mercantile]], con le autorità governative italiane responsabili delle navi sino all'arrivo nei porti dove era prevista la consegna. Per prevenire possibili sabotaggi, le navi dei primi due gruppi sarebbero state condotte ai porti di destinazioni senza munizioni a bordo, che sarebbero state trasportate successivamente a destinazione con normali navi da carico, ad eccezione della corazzata, consegnata con 900 tonnellate di munizioni, che comprendevano anche 1100 colpi dei cannoni principali e l'intera dotazione di 32 siluri da 533[[millimetro|mm]] dei due battelli.<ref name= StoriaMilitare />


Alle 18.50 del 3 gennaio 1942 salpò da Taranto unitamente ai cacciatorpediniere ''Carabiniere'', [[Alpino (cacciatorpediniere 1939)|''Alpino'']], ''Ascari'', ''Pigafetta'', ''Geniere'', ''Da Noli'' ed ''Aviere'', agli incrociatori pesanti ''Trento'' e ''Gorizia'' ed alle corazzate [[Littorio (nave da battaglia)|''Littorio'']], [[Giulio Cesare (nave da battaglia)|''Cesare'']] e ''Doria'' per fornire scorta indiretta all’operazione «M 43» (tre convogli per la Libia con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere): tutti i mercantili giunsero a destinazione il 5 gennaio ed alle 17 di quel giorno il gruppo «Littorio», ''Camicia Nera'' compreso, rientrò a Taranto<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm</ref>.
L<nowiki>'</nowiki>''Artigliere'' venne trasferito ad [[Augusta (SR)|Augusta]] dove il [[15 dicembre]] [[1948]] insieme alle unità facenti parte del primo gruppo. La nave fu la prima unità ad essere consegnata ai sovietici e con la sigla '''Z12'''<ref>Le navi che l'Italia dovette consegnare in base al trattato di pace nell'imminenza della consegna vennero contraddistinte da una sigla alfanumerica. Le navi destinate all'Unione Sovietica erano contraddistinte da due cifre decimali precedute dalla lettera Z: ''Cesare'' Z11, ''Artigliere'' Z12 ''Marea'' Z13, ''Nichelio'' Z14, ''Duca d'Aosta'' Z15, ''Animoso'' Z16, ''Fortunale'' Z17, ''Colombo'' Z18, ''Ardimentoso'' Z19, ''Fuciliere'' Z20; le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: [[Eritrea (nave appoggio)|Eritrea]] E1, [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|Oriani]] O3, [[Attilio Regolo (incrociatore)|Regolo]] R4, [[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]] S7; per le navi consegnate a [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Yugoslavia]] e [[Regno di Grecia|Grecia]], la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere Y e G: l'[[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]] nell'imminenza della consegna alla [[Regno di Grecia#Casa di Oldenburg-Glücksburg|Grecia]] ebbe la sigla G2. Stati Uniti e Gran Bretagna rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione - {{cita pubblicazione |quotes= |cognome= Bagnasco|nome= Erminio|linkautore= |coautori= |anno= 1988|mese= |titolo= La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987)|rivista= supplemento "Rivista Marittima"|volume= |numero= |pagine= |id= {{ISSN|0035-6984}}|url= |lingua= |accesso= }}</ref> raggiunse [[Odessa]] il [[21 gennaio]] con un equipaggio della [[marina mercantile]], entrando a far parte della [[Voenno Morskoj Flot SSSR|Marina Sovietica]] dal [[23 gennaio]], quando la [[Bandiera dell'Unione Sovietica|bandiera della Marina Sovietica]] venne per la prima volta innalzata a bordo dell'unità.


Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere ''Vivaldi'', ''Malocello'', ''Da Noli'', ''Geniere'' ed ''Aviere'' ed alle torpediniere [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']] e ''Castore'' – della scorta diretta aell’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe ''Victoria'' – partito da Taranto – e dai cargo ''Ravello'', ''Monviso'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani'' – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 [[carro armato|carri armati]], 271 [[automezzo|automezzi]] e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la ''Victoria'' fu immobilizzata da un attacco di 3 [[aerosilurante|aerosiluranti]]; ''Aviere'' e ''Camicia Nera'' si fermarono per assisterla, ma un secondo attacco portato da 4 velivoli impartì il colpo di grazia alla motonave ed al Camicia Nera non rimase che partecipare alle operazioni di recupero dei naufraghi (furono salvati 1064 del 1455 uomini a bordo)<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 516</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm</ref>.
Durante il periodo che ha preceduto la consegna, la nave ha cambiato più volte il nome assegnato. Inizialmente rinominata ''Neulovimyi'' e poi ''Bezposhtchadnyi'', ebbe il nome definitivo di ''Lovkyj'' (in [[lingua russa|russo]]: ''Ловкий'') dopo la consegna.


Alle 16 del 21 febbraio partì da Taranto con i cacciatorpediniere ''Ascari'', ''Geniere'' ed ''Aviere'' e la corazzata ''Duilio'' e fornì scorta indiretta all’operazione «K 7» (due convogli con 5 cargo, una nave cisterna, 10 cacciatorpediniere e 2 torpediniere tutti diretti a Tripoli)<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref>.
La nave, al cui comando venne designato il [[Capitano di Corvetta|Capitano di 2° rango]] Ivan Mirošničenko,<ref name= StoriaMilitare /> venne inquadrata nella [[Flotta del Mar Nero]].<ref name= StoriaMilitare />


Prese parte alla battaglia di Mezzo Giugno (12-16 giugno 1942) scortando la forza navale diretta ad intercettare il convoglio britannico Vigorous (che non fu raggiunto ma dovette comunque rinunciare a raggiungere la destinazione, Malta); durante tale scontro partecipò alle operazioni di soccorso dell’incrociatore pesante Trento, immobilizzato da un aerosilurante e finito dal sommergibile HMS Umbra<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 376</ref>.
Il [[30 dicembre]] [[1954]], la nave venne privata del suo armamento e classificata nave bersaglio con la denominazione '''CL-61'''.<ref name= StoriaMilitare />


Nel 1942 imbarcò due mitragliere da 20/65 mm e, più tardi, un ecogoniometro<ref name="Ct classe Soldati"/>.
Nell'[[ottobre]] [[1955]] la nave venne convertita in unità per le telecomunicazioni e per il controllo aereo e denominata '''KWN-II''';<ref name= StoriaMilitare /> dal [[marzo]] [[1958]] venne utilizzata come nave di addestramento statico ed assegnata alla 78ª Brigata di addestramento,<ref name= StoriaMilitare /> per essere poi radiata nel [[febbraio]] [[1960]].<ref name= StoriaMilitare />


Il 4 ottobre si aggregò, insieme ai cacciatorpediniere ''Saetta'' e ''Pigafetta'', alla scorta (della quale facevano già parte i cacciatorpediniere ''Folgore'' e [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']] e la torpediniera [[Antares (torpediniera 1936)|''Antares'']]) della motonave ''Sestriere'', partita da Brindisi e diretta a [[Bengasi]] con un importante carico (3030 t di [[combustibile|combustibili]], 70 di [[munizioni]], 28 [[carro armato|carri armati]], 144 [[veicolo|veicoli]], 1060 t di altri materiali)<ref name="Giorgerini-2">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 530-531</ref>. Nella mattinata del 6 ottobre il Camicia Nera e lo Zeno diressero per Navarino lasciando il convoglio che tuttavia, nonostante continui attacchi di [[bombardiere|bombardieri]] [[USAAF|statunitensi]], giunse in porto indenne alle 11.30 del 7 ottobre<ref name="Giorgerini-2"/>.
== Note ==


Il 17 ottobre di quell’anno l’unità salpò da [[Corfù]] di scorta, insieme ad ''Aviere'' e ''Geniere'', alla [[motonave]] ''Ankara''; il convoglio si congiunse con quello formato dalla motonave ''Monginevro'' scortata dalle torpediniere ''Orsa'' ed ''Aretusa'' (provenienti da [[Brindisi]]), venendo poi rinforzato dal cacciatorpediniere ''Alpino'', e si divise nuovamente verso la fine della navigazione: mentre le altre navi dirigevano per [[Tobruk]], ''Aviere'', ''Monginevro'', ''Geniere'' e ''Camicia Nera'' raggiunsero [[Bengasi]]<ref name="Giorgerini-2"/>.

In novembre scortò a Suda e Bengasi la moderna motonave Foscolo<ref name="trentoincina"/>.

Alla mezzanotte del 2 dicembre salpò da Palermo al comando del [[capitano di fregata]] Adriano Foscari per scortare a Palermo, insieme ai cacciatorpediniere ''Da Recco'' e ''Folgore'' ed alle torpediniere [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']] e [[Clio (torpediniera 1938)|''Clio'']], il convoglio «H» ([[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Aventino'' e ''Puccini'', trasporto militare tedesco ''KT 1'', [[traghetto]] ''Aspromonte'', con a bordo in tutto 1766 militari, 698 t di materiali, soprattutto munizioni, 32 automezzi, 4 carri armati, 12 [[cannone|pezzi d’artiglieria]])<ref name="Giorgerini-3">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. da 544 a 549</ref>. Mediante l’[[Ultra (crittografia)|organizzazione Ultra]] la [[Royal Navy]] venne a sapere del convoglio e inviò contro di esso la Forza Q (incrociatori leggeri ''Aurora'', [[HMS Sirius (82)|''Sirius'']] ed [[HMS Argonaut (61)|''Argonaut'']], cacciatorpediniere HMCS ''Quiberon'' e HMCS ''Quentin''). Alle 00.37 [[battaglia del banco di Skerki|le navi britanniche intercettarono il convoglio «H» e lo attaccarono presso il banco di Skerki]] ([[costa]] [[Tunisia|tunisina]]): nel violento scontro, che si protrasse per un’ora, furono affondati tutti i trasporti (tranne il ''Puccini'', irrimediabilmente danneggiato ed abbandonato alla deriva) ed il ''Folgore'' e gravemente danneggiati ''Da Recco'' e ''Procione''<ref name="Giorgerini-3"/>. Il Camicia Nera, che si proteggeva il lato [[destra|destro]], all’ordine di contrattacco lanciato dal caposcorta ([[capitano di vascello]] Aldo Cocchia del ''Da Recco'') lo eseguì prontamente: aprì il fuoco con i pezzi da 120 mm, si portò a 2000 metri dalle unità britanniche e, alle 00.43, lanciò tre siluri verso sinistra, mancando il bersaglio in quanto questo stava virando a dritta; la nave invertì quindi la rotta ma, presa sotto il tiro della Forza Q, tornò verso di essa lanciando altri tre siluri, anch’essi non andati a segno, prima di allontanarsi<ref name="Giorgerini-3"/>. All’1.07, mentre cercava di portarsi nuovamente all’attacco, il Camicia Nera fu inquadrato da numerosi colpi che caddero tutt’attorno alla nave, e, dopo un altro tentativo di avanzare, contrastato dal tiro dell’artiglieria inglese, dovette ripiegare per non essere distrutto all’1.14<ref name="Giorgerini-3"/>. Terminato lo scontro il Camicia Nera provvide per primo, insieme alla Clio, ai soccorsi – recuperando 158 naufraghi<ref name="trentoincina"/> – e, nel pomeriggio del 2 dicembre, affondò a cannonate la Puccini, che, immobilizzata ed in fiamme, non poteva essere salvata<ref name="Giorgerini-3"/>; rientrò quindi a Trapani alle 22 dello stesso giorno<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4204-44APR-DEC.htm</ref>. Per la sua accanita difesa del convoglio il comandante Foscari ricevette la Medaglia d’oro al valor militare<ref name="Giorgerini-3"/><ref>http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/medaglie/Pagine/foscariadriano.aspx</ref>.

Il 16 dicembre 1942 salpò da Napoli per scortare a [[Biserta]], insieme al gemello ''Aviere'', la motonave tedesca ''Ankara''<ref name="Rocca-2">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 272</ref><ref name="danieleranocchia">http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm</ref><ref name="The hunters and the hunted">http://books.google.it/books?id=hGAG4QrnlPEC&printsec=frontcover&dq=aldo+cocchia+the+hunters+and+the+hunted&source=bl&ots=fsRE7Ja0fH&sig=YWD8zpQre-KsnspocfT00O9k99w&hl=it&ei=e_Q6Tfb-DpDysgbu-73zBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBoQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false</ref>. Alle 11.15 del 17 dicembre, una quarantina di miglia a nord di Biserta, il sommergibile britannico ''Splendid'' silurò l<nowiki>’</nowiki>''Aviere'', che [[esplosione|esplose]] ed affondò spezzato in due in posizione 38°00’ N e 10°05’ E<ref name="Rocca-2"/><ref name="danieleranocchia"/><ref name="The hunters and the hunted"/>. Nessuno dei superstiti fu raccolto dal ''Camicia Nera'' o dall<nowiki>’</nowiki>''Ankara'', che si allontanarono a tutta velocità (dell’equipaggio dell’Aviere sopravvissero alla fine solo 30 uomini su un equipaggio di 230)<ref name="Rocca-2"/><ref name="danieleranocchia"/><ref name="The hunters and the hunted"/>.

Il 27 od il 30 luglio 1943, in seguito alla caduta del fascismo, venne ribattezzato Artigliere<ref name="Ct classe Soldati"/><ref name="trentoincina"/>.

Alla proclamazione dell’[[armistizio di Cassibile|armistizio]], la nave salpò da [[La Spezia]] con il resto della squadra navale (corazzate [[Littorio (nave da battaglia)|''Italia'']], [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']] e [[Roma (nave da battaglia)|''Roma'']], incrociatori leggeri [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore)|''Giuseppe Garibaldi'']], [[Attilio Regolo (incrociatore)|''Attilio Regolo'']], [[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']], [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']], cacciatorpediniere [[Velite (cacciatorpediniere)|''Velite'']], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']], [[Mitragliere (cacciatorpediniere)|''Mitragliere'']], [[Carabiniere (D 551)|''Carabiniere'']], ''Legionario'', ''Grecale'', ''Oriani'') consegnandosi agli [[Alleati]] a [[Malta]], dove giunse l’11 settembre, ormeggiandosi a [[Marsa Scirocco]]<ref>Enzo Biagi, ''La seconda guerra mondiale – parlano i protagonisti'', fasc. 9 – ''L’Italia si arrende''</ref><ref>J. Caruana su ''Storia Militare'' n. 204 – settembre 2010, pp. da 48 a 52</ref><ref name="trentoincina"/>. Il 12 settembre si rifornì di carburante al[[la Valletta]] ed il 14 settembre lasciò l’[[isola]], insieme a parte della squadra (''Italia'', ''Vittorio Veneto'', ''Eugenio di Savoia'', ''Duca d’Aosta'', ''Montecuccoli'', ''Cadorna'', ''Da Recco'', ''Velite'', ''Grecale'') e si trasferì ad [[Alessandria d'Egitto]], ove giunse il 16<ref>J. Caruana su Storia Militare n. 204 – settembre 2010, pp. 52-53</ref><ref>http://www.naval-history.net/xDKWD-Levant1943d.htm</ref>.

Dal giugno 1940 al settembre 1943 il Camicia Nera aveva svolto 180 missioni. Durante la cobelligeranza con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] effettuò altre 122 missioni, anche di trasporto truppe e materiali.

=== La cessione all’Unione Sovietica ===

Al termine del conflitto, in base alle clausole del [[Trattati di Parigi (1947)|trattato di pace]] la nave nel 1949 venne ceduta, in conto riparazione danni di guerra, all’[[Unione Sovietica]]<ref>I sovietici, oltre all'[[Artigliere (cacciatorpediniere 1943)|''Artigliere'']] ottennero il gemello [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']], la [[nave da battaglia]] [[Giulio Cesare (nave da battaglia)|''Giulio Cesare'']], la nave scuola [[Cristoforo Colombo (veliero)|''Colombo'']], l'[[incrociatore]] [[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|''Emanuele Filiberto'']], le [[torpediniera|torpediniere]] [[Ardimentoso (torpediniera)|''Ardimentoso'']] [[Classe Ciclone#Cessione ad altre marine|''Animoso'' e ''Fortunale'']], e i sommergibili [[Classe Serie 600 - Platino (sommergibile)|''Nichelio'']] e [[Classe Tritone (sommergibile)#Unità della Serie I|''Marea'']] ed altro naviglio, quali [[Motoscafo Armato Silurante|MAS]] e motosiluranti, vedette, navi cisterna, motozattere da sbarco, una nave da trasporto e dodici rimorchiatori.</ref><ref name= StoriaMilitare >{{cita pubblicazione |quotes= |cognome= Berežnoj|nome= Sergej|linkautore= |coautori= traduzione e annotazioni: Erminio Bagnasco|anno= [[1995]]|mese= [[agosto]]|titolo= Navi italiane all'URSS|rivista= Storia Militare|volume= |numero= 23|pagine= 24–33|id= {{ISSN|1122-5289}}|url= |lingua= |accesso= }}</ref>.

La consegna delle navi ai sovietici sarebbe dovuto avvenire in tre fasi a partire da dicembre 1948 per concludersi nel giugno successivo. Le unità principali erano quelle del primo e del secondo gruppo. L<nowiki>'</nowiki>''Artigliere'' faceva parte del primo gruppo insieme alla corazzata [[Giulio Cesare (corazzata)|Cesare]]. Per tutte le navi la consegna sarebbe avvenuta nel porto di [[Odessa]]<ref name= StoriaMilitare />. Il trasferimento sarebbe dovuto avvenire con equipaggi civili italiani sotto il controllo di rappresentanti sovietici e con le navi battenti bandiera della [[Marina mercantile#La Marina mercantile in Italia|Marina Mercantile]], con le autorità governative italiane responsabili delle navi sino all'arrivo nei porti dove era prevista la consegna. Per prevenire possibili sabotaggi, le navi dei primi due gruppi sarebbero state condotte ai porti di destinazioni senza munizioni a bordo, che sarebbero state trasportate successivamente a destinazione con normali navi da carico<ref name= StoriaMilitare />.

L<nowiki>'</nowiki>''Artigliere'' venne trasferito ad [[Augusta (SR)|Augusta]] dove il 15 dicembre 1948 insieme alle unità facenti parte del primo gruppo. La nave fu la prima unità ad essere consegnata ai sovietici e con la sigla ''Z 12''<ref>Le navi che l'Italia dovette consegnare in base al trattato di pace nell'imminenza della consegna vennero contraddistinte da una sigla alfanumerica. Le navi destinate all'Unione Sovietica erano contraddistinte da due cifre decimali precedute dalla lettera Z: ''Cesare'' Z11, ''Artigliere'' Z12 ''Marea'' Z13, ''Nichelio'' Z14, ''Duca d'Aosta'' Z15, ''Animoso'' Z16, ''Fortunale'' Z17, ''Colombo'' Z18, ''Ardimentoso'' Z19, ''Fuciliere'' Z20; le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: [[Eritrea (nave appoggio)|Eritrea]] E1, [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|Oriani]] O3, [[Attilio Regolo (incrociatore)|Regolo]] R4, [[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]] S7; per le navi consegnate a [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Yugoslavia]] e [[Regno di Grecia|Grecia]], la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere Y e G: l'[[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]] nell'imminenza della consegna alla [[Regno di Grecia#Casa di Oldenburg-Glücksburg|Grecia]] ebbe la sigla G2. Stati Uniti e Gran Bretagna rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione - {{cita pubblicazione |quotes= |cognome= Bagnasco|nome= Erminio|linkautore= |coautori= |anno= 1988|mese= |titolo= La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987)|rivista= supplemento "Rivista Marittima"|volume= |numero= |pagine= |id= {{ISSN|0035-6984}}|url= |lingua= |accesso= }}</ref> raggiunse [[Odessa]] il [[21 gennaio]] con un equipaggio della [[marina mercantile]], entrando a far parte della [[Voenno Morskoj Flot SSSR|Marina Sovietica]] dal 23 gennaio, quando la [[Bandiera dell'Unione Sovietica|bandiera della Marina Sovietica]] venne per la prima volta innalzata a bordo dell'unità.

La nave mutò più volte il nome assegnato. Inizialmente rinominata ''Neulovimyi'' e poi ''Bezposhtchadnyi'', ebbe il nome definitivo di ''Lovkyj'' (in [[lingua russa|russo]]: ''Ловкий'') dopo la consegna.

La nave, al cui comando venne designato il [[Capitano di Corvetta|Capitano di 2° rango]] Ivan Mirošničenko,<ref name= StoriaMilitare /> venne inquadrata nella [[Flotta del Mar Nero]]<ref name= StoriaMilitare /> .

Il 30 dicembre 1954, la nave venne privata del suo armamento e classificata nave bersaglio con la denominazione ''CL 61''.<ref name= StoriaMilitare />

Nell'ottobre 1955 la nave venne convertita in unità per le telecomunicazioni e per il controllo aereo e denominata ''KWN-II'';<ref name= StoriaMilitare /> dal marzo 1958 venne utilizzata come nave di addestramento statico ed assegnata alla 78ª Brigata di addestramento,<ref name= StoriaMilitare /> per essere poi radiata nel [[febbraio]] [[1960]]<ref name= StoriaMilitare />.

Fu poi demolita.

== Note ==
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* {{cita libro | cognome= Giorgerini| nome= Giorgio| titolo= La battaglia dei convogli in Mediterraneo| editore= Mursia| città= Milano| anno= [[1977]]}}
* {{cita libro | cognome= Giorgerini| nome= Giorgio| titolo= La battaglia dei convogli in Mediterraneo| editore= Mursia| città= Milano| anno= [[1977]]}}
* {{cita libro | cognome= de la Sierra| nome= Luis| titolo= La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943| editore= Mursia| città= Milano| anno= [[1998]]}} ISBN 88-425-2377-1
* {{cita libro | cognome= de la Sierra| nome= Luis| titolo= La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943| editore= Mursia| città= Milano| anno= [[1998]]}} ISBN 88-425-2377-1
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori 1994
* Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'',


== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina]]
[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina]]

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Camicia Nera
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Il Camicia Nera è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Propulsione

L'apparato motore, molto potente, era costituito da due gruppi turboriduttori tipo Belluzzo/Parsons, alimentati da tre caldaie a tubi d'acqua tipo Yarrow, e scaricava la propria potenza su due eliche; sviluppava una potenza di 49000 cavalli e consentiva alla nave di raggiungere la velocità molto elevata di quasi 39 nodi, ma, per contro, non aveva un'elevata autonomia.

Armamento

L'armamento principale era costituito da quattro cannoni Ansaldo da 120/50mm,[1] in due torrette binate, che, a partire dagli anni trenta, hanno equipaggiato tutte le classi di cacciatorpediniere costruiti per la Regia Marina.

L'armamento antiaereo era costituito da otto mitragliere da 20/65mm Mod. 1935,[2] in quattro impianti binati, ed era inoltre presente un obice illuminante.

L'armamento antisommergibile era costituito da sei tubi lanciasiluri da 533 mm in due impianti tripli, da due lanciabombe laterali, bombe di profondità e mine.

Storia

I primi anni e la seconda guerra mondiale

Immediatamente dopo l'entrata in servizio, la nave prese parte a due missioni nel corso della guerra civile spagnola e, nel maggio 1939, partecipò alla parata navale di Napoli in occasione della visita del Principe Paolo Karađorđević, Reggente del Regno di Jugoslavia.

All’inizio della seconda guerra mondiale faceva parte della XI Squadriglia Cacciatorpediniere, che formava insieme ai gemelli Artigliere, Geniere ed Aviere.

L’11 giugno 1940 fu inviato in perlustrazione nel Canale di Sicilia insieme al resto della XI Squadriglia, alla XII Squadriglia Cacciatorpediniere (Ascari, Lanciere, Carabiniere, Corazziere), alla III Divisione (incrociatori pesanti Trento, Pola, Bolzano) ed alla VII (incrociatori leggeri Attendolo e D’Aosta)[3].

Il 19 giugno salpò da Augusta insieme alle altre tre navi della XI Squadriglia per trasportare rifornimenti a Bengasi, ove arrivò l’indomani[4].

Camicia Nera e Artigliere durante lo scontro di Punta Stilo

Il 7 luglio, alle 15.45, lasciò Messina insieme alle unità sezionarie ed alla III Divisione (Trento e Bolzano), congiungendosi poi con il resto della II Squadra Navale (incrociatore pesante Pola, Divisioni incrociatori I, II e VII per un totale di 9 unità e squadriglie cacciatorpediniere IX, X, XII e XIII) che, dopo aver funto da forza di appoggio ad un’operazione di convogliamento per la Libia, si unì alla I Squadra e partecipò alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio: durante il ripiegamento della flotta italiana in tale scontro, la XI Squadriglia avvistò ed attaccò le navi britanniche alle 16.15; in particolare, il Camicia Nera, alle 16.20, uscito dalla cortina fumogena stesa dal capoclasse Artigliere, si portò a 10.800 metri dalle unità nemiche e lanciò infruttuosamente i siluri insieme alle altre tre unità (che lanciarono in tutto 10 armi, 7 contro una corazzata e 3 contro un incrociatore)[5][6].

Nel mattino del 6 ottobre lasciò Messina con i tre gemelli insieme alla III Divisione (Trento, Trieste, Bolzano) in appoggio, con altre unità, all’operazione «CV» che vedeva 2 mercantili e 4 cacciatorpediniere in rotta per la Libia; tutte le navi tornarono comunque in porto in seguito all’avvistamento di navi da battaglia inglesi[7].

Nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre 1940 fu inviato a pattugliare – al comando del capitano di fregata Giovanni Oliva –, insieme alle tre unità della XI Squadriglia ed alle torpediniere della I Squadriglia (Alcione, Airone, Ariel) l’area ad est di Malta, alla ricerca di navi britanniche che avrebbero dovuto trovarsi in quella zona[8][9]. Nelle prime ore della notte del 12 ottobre le tre torpediniere della I Squadriglia attaccarono l’incrociatore leggero HMS Ajax, che faceva parte di un più ampio schieramento navale britannico che stava tornando ad Alessandria dopo aver scortato un convoglio per Malta: ne derivò un violento e confuso scontro in seguito al quale vennero affondate l’Airone e l’Ariel, mentre l’Ajax ebbe danni non gravi[8][9]. Prima di attaccare, all’1.37, le torpediniere avevano lanciato un segnale di scoperta, che fu ricevuto in tempi diversi dai cacciatorpediniere della XI Squadriglia: il Camicia Nera, dopo averlo ricevuto, virò verso settentrione e, avvistato l’incrociatore britannico alle 2.47, si portò all’attacco sparando due salve con i cannoni e quindi ripiegandosi per evitare di essere colpito (erano infatti già stati seriamente danneggiati l’Aviere e l’Artigliere)[8][9][10]. Verso le quattro del mattino il Camicia Nera prese a rimorchio l’Artigliere, immobilizzato ed in fiamme, ma alle 8.10 le due unità furono attaccate da aerei, mentre all’orizzonte vennero avvistati due incrociatori e tre cacciatorpediniere britannici: il Camicia Nera dovette lasciare i cavi e diresse a tutta velocità per Augusta; mentre l’Artigliere veniva affondato dal tiro dell’incrociatore HMS York, il Camicia Nera, copertosi la ritirata mediante una cortina fumogena, riuscì ad eludere la caccia aeronavale procedendo a tutta velocità verso il porto siciliano, dove giunse indenne verso mezzogiorno[8][9].

Nel 1941 il pezzo illuminante fu sostituito con un quinto cannone da 120 mm[11].

L’8 febbraio 1941 salpò da Napoli e si aggregò ad una formazione salpata da La Spezia e formata dalle altre unità delle Squadriglie XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino) e X (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco) ed alle corazzate Vittorio Veneto, Cesare e Doria per intercettare la formazione britannica diretta a Genova per bombardare tale città; l’indomani la squadra italiana si congiunse alla III Divisione incrociatori (Trento, Trieste, Bolzano) che con i cacciatorpediniere Carabiniere e Corazziere era partita da Messina, ma non riuscì né ad impedire il bombardamento, né ad individuare le navi inglesi[12][13].

Il 24 febbraio 1941 scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Baleno, Geniere e Saetta ed alle torpediniere Aldebaran ed Orione, i trasporti truppe Marco Polo, Conte Rosso, Esperia e Victoria[14][15][16]. Come scorta indiretta si aggiungevano gli incrociatori leggeri Diaz e Bande Nere ed i cacciatorpediniere Ascari e Corazziere: l’indomani il sommergibile britannico Upright silurò il Diaz, che s’inabissò in posizione 34°33’ N e 11°45’ E, trascinando con sé la maggior parte del proprio equipaggio[17][15][16].

Dal 12 al 13 marzo scortò da Napoli a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Folgore (che però, provenendo da Palermo, si aggiunse solo in un secondo tempo) e Geniere, un convoglio composto dai trasporti truppe Conte Rosso, Marco Polo e Victoria[18].

Il 14 aprile lasciò Napoli per scortare a Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Grecale, Geniere ed Aviere ed alla torpediniera Pleiadi, i piroscafi Alicante, Santa Fe, Maritza e Procida; dopo una sosta a Palermo durata dal 17 alle otto del 18 aprile per evitare l’attacco da parte di navi inglesi, il convoglio proseguì per il porto libico ove giunse il 20[19][16].

L’11 maggio scortò un convoglio composto dai mercantili Preussen, Wachtfels, Ernesto, Tembien, Giulia e Col di Lana insieme ai cacciatorpediniere Dardo, Geniere, Grecale, Scirocco ed Aviere: partite da Napoli, le navi arrivarono a Tripoli il 14[20].

Il 3 giugno fece parte della scorta del convoglio «Aquitania»: lo formavano i mercantili Aquitania, Caffaro, Nirvo, Montello, Beatrice Costa e la nave cisterna Pozarica, in rotta Napoli-Tripoli con la scorta, oltre che dell’Aviere, dei cacciatorpediniere Dardo, Geniere ed Aviere e della torpediniera Missori; il 4 giugno, mentre le navi si trovavano ad una ventina di miglia dalle isole Kerkennah, furono attaccate da aerei che colpirono il Montello, che esplose senza lasciare superstiti, e la Beatrice Costa, che, avendo benzina in fusti come parte del carico, s’incendiò; il Camicia Nera cercò di salvarla ma, visti inutili i tentativi, la fece abbandonare dall’equipaggio e ne accellerò l’affondamento[21][22].

Il 4 agosto salpò da Napoli, di scorta ad un convoglio composto dai piroscafi Nita, Aquitania, Ernesto, Nirvo e Castelverde (il resto della scorta era costituito dai cacciatorpediniere Gioberti, Geniere, Oriani e Aviere e dalla torpediniera Calliope), cui poi si aggiunse la motocisterna Pozarica; il 6 agosto il Nita, fu colpito da aerei dell’830° Squadron britannico; il Camicia Nera e la Calliope cercarono di salvarlo, ma il trasporto affondò infine nel punto 35°15’ N e 12°17’ E: il Camicia Nera non poté che recuperarne i naufraghi (le altre navi del convoglio giunsero a destinazione l’indomani)[23]Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>.

Il 23 settembre scortò, insieme all’Aviere, i cacciatorpediniere Lanciere, Carabiniere, Ascari e Corazziere intenti nella posa di un campo minato a sudest di Malta[24].

Nella notte del 12-13 ottobre avrebbe dovuto effettuare a sua volta la posa di un campo minato, insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Malocello, Pigafetta, Da Verrazzano ed Aviere ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Montecuccoli e Duca d’Aosta, ma l’operazione fu annullata in seguito all’uscita in mare della Mediterranean Fleet[25].

Alle 8.10 del 21 novembre lasciò Napoli insieme ad Aviere, Geniere, Corazziere e Carabiniere ed agli incrociatori Garibaldi e Duca degli Abruzzi per fungere da scorta indiretta a due convogli per la Libia[26]. L’operazione fallì in seguito ad attacchi aerei e subacquei (che danneggiarono gravemente il Duca degli Abruzzi e l’incrociatore pesante Trieste) ed il Camicia Nera fu distaccato per scortare durante il rientro a Taranto la nave cisterna Iridio Mantovani[27].

Il 13 dicembre, alle 19.40, salpò da Taranto insieme alla corazzata Doria, agli incrociatori Attendolo e Duca d’Aosta ed ai cacciatorpediniere Ascari ed Aviere per fornire scorta indiretta all’operazione «M 41» (tre convogli per la Libia composti da 6 mercantili, 5 cacciatorpediniere ed una torpediniera), che però fu funestata dagli attacchi sottomarini, che affondarono due trasporti (il Fabio Filzi ed il Carlo del Greco) e danneggiarono seriamente la corazzata Vittorio Veneto; il Camicia Nera fu distaccato per scortare la Vittorio Veneto in rientro a Taranto, insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Da Noli, Geniere, Carabiniere ed Aviere ed alle torpediniere Lince ed Aretusa[28].

Il 16 dicembre fornì copertura ravvicinata – insieme ad Ascari ed Aviere, alla corazzata Duilio ed agli incrociatori Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli – ad un’operazione di convogliamento per la Libia, la «M 42» (che vide l’impiego in tutto di 4 trasporti con a bordo 14.770 t di rifornimenti e 212 militari, 7 cacciatorpediniere ed una torpediniera), conclusa con successo[29][30].

Alle 18.50 del 3 gennaio 1942 salpò da Taranto unitamente ai cacciatorpediniere Carabiniere, Alpino, Ascari, Pigafetta, Geniere, Da Noli ed Aviere, agli incrociatori pesanti Trento e Gorizia ed alle corazzate Littorio, Cesare e Doria per fornire scorta indiretta all’operazione «M 43» (tre convogli per la Libia con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere): tutti i mercantili giunsero a destinazione il 5 gennaio ed alle 17 di quel giorno il gruppo «Littorio», Camicia Nera compreso, rientrò a Taranto[31].

Il 22 gennaio fece parte – insieme ai cacciatorpediniere Vivaldi, Malocello, Da Noli, Geniere ed Aviere ed alle torpediniere Orsa e Castore – della scorta diretta aell’operazione «T. 18» (un convoglio formato dal trasporto truppe Victoria – partito da Taranto – e dai cargo Ravello, Monviso, Monginevro e Vettor Pisani – salpati da Messina –, con a bordo in tutto 15.000 tonnellate di materiali, 97 carri armati, 271 automezzi e 1467 uomini); il 23, durante la navigazione, la Victoria fu immobilizzata da un attacco di 3 aerosiluranti; Aviere e Camicia Nera si fermarono per assisterla, ma un secondo attacco portato da 4 velivoli impartì il colpo di grazia alla motonave ed al Camicia Nera non rimase che partecipare alle operazioni di recupero dei naufraghi (furono salvati 1064 del 1455 uomini a bordo)[32][33].

Alle 16 del 21 febbraio partì da Taranto con i cacciatorpediniere Ascari, Geniere ed Aviere e la corazzata Duilio e fornì scorta indiretta all’operazione «K 7» (due convogli con 5 cargo, una nave cisterna, 10 cacciatorpediniere e 2 torpediniere tutti diretti a Tripoli)[34].

Prese parte alla battaglia di Mezzo Giugno (12-16 giugno 1942) scortando la forza navale diretta ad intercettare il convoglio britannico Vigorous (che non fu raggiunto ma dovette comunque rinunciare a raggiungere la destinazione, Malta); durante tale scontro partecipò alle operazioni di soccorso dell’incrociatore pesante Trento, immobilizzato da un aerosilurante e finito dal sommergibile HMS Umbra[35].

Nel 1942 imbarcò due mitragliere da 20/65 mm e, più tardi, un ecogoniometro[11].

Il 4 ottobre si aggregò, insieme ai cacciatorpediniere Saetta e Pigafetta, alla scorta (della quale facevano già parte i cacciatorpediniere Folgore e Zeno e la torpediniera Antares) della motonave Sestriere, partita da Brindisi e diretta a Bengasi con un importante carico (3030 t di combustibili, 70 di munizioni, 28 carri armati, 144 veicoli, 1060 t di altri materiali)[36]. Nella mattinata del 6 ottobre il Camicia Nera e lo Zeno diressero per Navarino lasciando il convoglio che tuttavia, nonostante continui attacchi di bombardieri statunitensi, giunse in porto indenne alle 11.30 del 7 ottobre[36].

Il 17 ottobre di quell’anno l’unità salpò da Corfù di scorta, insieme ad Aviere e Geniere, alla motonave Ankara; il convoglio si congiunse con quello formato dalla motonave Monginevro scortata dalle torpediniere Orsa ed Aretusa (provenienti da Brindisi), venendo poi rinforzato dal cacciatorpediniere Alpino, e si divise nuovamente verso la fine della navigazione: mentre le altre navi dirigevano per Tobruk, Aviere, Monginevro, Geniere e Camicia Nera raggiunsero Bengasi[36].

In novembre scortò a Suda e Bengasi la moderna motonave Foscolo[16].

Alla mezzanotte del 2 dicembre salpò da Palermo al comando del capitano di fregata Adriano Foscari per scortare a Palermo, insieme ai cacciatorpediniere Da Recco e Folgore ed alle torpediniere Procione e Clio, il convoglio «H» (trasporti truppe Aventino e Puccini, trasporto militare tedesco KT 1, traghetto Aspromonte, con a bordo in tutto 1766 militari, 698 t di materiali, soprattutto munizioni, 32 automezzi, 4 carri armati, 12 pezzi d’artiglieria)[37]. Mediante l’organizzazione Ultra la Royal Navy venne a sapere del convoglio e inviò contro di esso la Forza Q (incrociatori leggeri Aurora, Sirius ed Argonaut, cacciatorpediniere HMCS Quiberon e HMCS Quentin). Alle 00.37 le navi britanniche intercettarono il convoglio «H» e lo attaccarono presso il banco di Skerki (costa tunisina): nel violento scontro, che si protrasse per un’ora, furono affondati tutti i trasporti (tranne il Puccini, irrimediabilmente danneggiato ed abbandonato alla deriva) ed il Folgore e gravemente danneggiati Da Recco e Procione[37]. Il Camicia Nera, che si proteggeva il lato destro, all’ordine di contrattacco lanciato dal caposcorta (capitano di vascello Aldo Cocchia del Da Recco) lo eseguì prontamente: aprì il fuoco con i pezzi da 120 mm, si portò a 2000 metri dalle unità britanniche e, alle 00.43, lanciò tre siluri verso sinistra, mancando il bersaglio in quanto questo stava virando a dritta; la nave invertì quindi la rotta ma, presa sotto il tiro della Forza Q, tornò verso di essa lanciando altri tre siluri, anch’essi non andati a segno, prima di allontanarsi[37]. All’1.07, mentre cercava di portarsi nuovamente all’attacco, il Camicia Nera fu inquadrato da numerosi colpi che caddero tutt’attorno alla nave, e, dopo un altro tentativo di avanzare, contrastato dal tiro dell’artiglieria inglese, dovette ripiegare per non essere distrutto all’1.14[37]. Terminato lo scontro il Camicia Nera provvide per primo, insieme alla Clio, ai soccorsi – recuperando 158 naufraghi[16] – e, nel pomeriggio del 2 dicembre, affondò a cannonate la Puccini, che, immobilizzata ed in fiamme, non poteva essere salvata[37]; rientrò quindi a Trapani alle 22 dello stesso giorno[38]. Per la sua accanita difesa del convoglio il comandante Foscari ricevette la Medaglia d’oro al valor militare[37][39].

Il 16 dicembre 1942 salpò da Napoli per scortare a Biserta, insieme al gemello Aviere, la motonave tedesca Ankara[40][41][42]. Alle 11.15 del 17 dicembre, una quarantina di miglia a nord di Biserta, il sommergibile britannico Splendid silurò l’Aviere, che esplose ed affondò spezzato in due in posizione 38°00’ N e 10°05’ E[40][41][42]. Nessuno dei superstiti fu raccolto dal Camicia Nera o dall’Ankara, che si allontanarono a tutta velocità (dell’equipaggio dell’Aviere sopravvissero alla fine solo 30 uomini su un equipaggio di 230)[40][41][42].

Il 27 od il 30 luglio 1943, in seguito alla caduta del fascismo, venne ribattezzato Artigliere[11][16].

Alla proclamazione dell’armistizio, la nave salpò da La Spezia con il resto della squadra navale (corazzate Italia, Vittorio Veneto e Roma, incrociatori leggeri Giuseppe Garibaldi, Attilio Regolo, Duca degli Abruzzi, Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta, Montecuccoli, cacciatorpediniere Velite, Fuciliere, Mitragliere, Carabiniere, Legionario, Grecale, Oriani) consegnandosi agli Alleati a Malta, dove giunse l’11 settembre, ormeggiandosi a Marsa Scirocco[43][44][16]. Il 12 settembre si rifornì di carburante alla Valletta ed il 14 settembre lasciò l’isola, insieme a parte della squadra (Italia, Vittorio Veneto, Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta, Montecuccoli, Cadorna, Da Recco, Velite, Grecale) e si trasferì ad Alessandria d'Egitto, ove giunse il 16[45][46].

Dal giugno 1940 al settembre 1943 il Camicia Nera aveva svolto 180 missioni. Durante la cobelligeranza con gli alleati effettuò altre 122 missioni, anche di trasporto truppe e materiali.

La cessione all’Unione Sovietica

Al termine del conflitto, in base alle clausole del trattato di pace la nave nel 1949 venne ceduta, in conto riparazione danni di guerra, all’Unione Sovietica[47][48].

La consegna delle navi ai sovietici sarebbe dovuto avvenire in tre fasi a partire da dicembre 1948 per concludersi nel giugno successivo. Le unità principali erano quelle del primo e del secondo gruppo. L'Artigliere faceva parte del primo gruppo insieme alla corazzata Cesare. Per tutte le navi la consegna sarebbe avvenuta nel porto di Odessa[48]. Il trasferimento sarebbe dovuto avvenire con equipaggi civili italiani sotto il controllo di rappresentanti sovietici e con le navi battenti bandiera della Marina Mercantile, con le autorità governative italiane responsabili delle navi sino all'arrivo nei porti dove era prevista la consegna. Per prevenire possibili sabotaggi, le navi dei primi due gruppi sarebbero state condotte ai porti di destinazioni senza munizioni a bordo, che sarebbero state trasportate successivamente a destinazione con normali navi da carico[48].

L'Artigliere venne trasferito ad Augusta dove il 15 dicembre 1948 insieme alle unità facenti parte del primo gruppo. La nave fu la prima unità ad essere consegnata ai sovietici e con la sigla Z 12[49] raggiunse Odessa il 21 gennaio con un equipaggio della marina mercantile, entrando a far parte della Marina Sovietica dal 23 gennaio, quando la bandiera della Marina Sovietica venne per la prima volta innalzata a bordo dell'unità.

La nave mutò più volte il nome assegnato. Inizialmente rinominata Neulovimyi e poi Bezposhtchadnyi, ebbe il nome definitivo di Lovkyj (in russo: Ловкий) dopo la consegna.

La nave, al cui comando venne designato il Capitano di 2° rango Ivan Mirošničenko,[48] venne inquadrata nella Flotta del Mar Nero[48] .

Il 30 dicembre 1954, la nave venne privata del suo armamento e classificata nave bersaglio con la denominazione CL 61.[48]

Nell'ottobre 1955 la nave venne convertita in unità per le telecomunicazioni e per il controllo aereo e denominata KWN-II;[48] dal marzo 1958 venne utilizzata come nave di addestramento statico ed assegnata alla 78ª Brigata di addestramento,[48] per essere poi radiata nel febbraio 1960[48].

Fu poi demolita.

Note

  1. ^ (EN) Italy 120 mm/50 (4.7") Ansaldo Models 1926, 1936, 1937 and 1940 OTO Models 1931, 1933 and 1936, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  2. ^ (EN) Italian 20 mm/65 Models 1935, 1939 and 1940, su navweaps.com. URL consultato il 5-5-2009.
  3. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm
  4. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN03.htm
  5. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 172-185
  6. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4010-23OCT01.htm
  8. ^ a b c d Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. 48-49
  9. ^ a b c d http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Passero.html
  10. ^ http://www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=61&lid=2
  11. ^ a b c http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Soldati.html
  12. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB01.htm
  13. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 253 e ss.
  14. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB02.htm
  15. ^ a b Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 459
  16. ^ a b c d e f g http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Camicia%20Nera
  17. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4102-29FEB02.htm
  18. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4103-30MAR01.htm
  19. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  20. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  21. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN01.htm
  22. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 469-470
  23. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG01.htm
  24. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4109-36SEP02.htm
  25. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm
  26. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  27. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  28. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm
  29. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 342-511
  30. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  31. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm
  32. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 516
  33. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm
  34. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  35. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 376
  36. ^ a b c Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 530-531
  37. ^ a b c d e f Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. da 544 a 549
  38. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4204-44APR-DEC.htm
  39. ^ http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/medaglie/Pagine/foscariadriano.aspx
  40. ^ a b c Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, p. 272
  41. ^ a b c http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm
  42. ^ a b c http://books.google.it/books?id=hGAG4QrnlPEC&printsec=frontcover&dq=aldo+cocchia+the+hunters+and+the+hunted&source=bl&ots=fsRE7Ja0fH&sig=YWD8zpQre-KsnspocfT00O9k99w&hl=it&ei=e_Q6Tfb-DpDysgbu-73zBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBoQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false
  43. ^ Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale – parlano i protagonisti, fasc. 9 – L’Italia si arrende
  44. ^ J. Caruana su Storia Militare n. 204 – settembre 2010, pp. da 48 a 52
  45. ^ J. Caruana su Storia Militare n. 204 – settembre 2010, pp. 52-53
  46. ^ http://www.naval-history.net/xDKWD-Levant1943d.htm
  47. ^ I sovietici, oltre all'Artigliere ottennero il gemello Fuciliere, la nave da battaglia Giulio Cesare, la nave scuola Colombo, l'incrociatore Emanuele Filiberto, le torpediniere Ardimentoso Animoso e Fortunale, e i sommergibili Nichelio e Marea ed altro naviglio, quali MAS e motosiluranti, vedette, navi cisterna, motozattere da sbarco, una nave da trasporto e dodici rimorchiatori.
  48. ^ a b c d e f g h i Sergej Berežnoj, traduzione e annotazioni: Erminio Bagnasco, Navi italiane all'URSS, in Storia Militare, n. 23, agosto 1995, pp. 24–33, ISSN 1122-5289 (WC · ACNP).
  49. ^ Le navi che l'Italia dovette consegnare in base al trattato di pace nell'imminenza della consegna vennero contraddistinte da una sigla alfanumerica. Le navi destinate all'Unione Sovietica erano contraddistinte da due cifre decimali precedute dalla lettera Z: Cesare Z11, Artigliere Z12 Marea Z13, Nichelio Z14, Duca d'Aosta Z15, Animoso Z16, Fortunale Z17, Colombo Z18, Ardimentoso Z19, Fuciliere Z20; le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: Eritrea E1, Oriani O3, Regolo R4, Scipione Africano S7; per le navi consegnate a Yugoslavia e Grecia, la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere Y e G: l'Eugenio di Savoia nell'imminenza della consegna alla Grecia ebbe la sigla G2. Stati Uniti e Gran Bretagna rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione - Erminio Bagnasco, La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987), in supplemento "Rivista Marittima", 1988, ISSN 0035-6984 (WC · ACNP).

Bibliografia

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