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Maria Giulia Cardini

Maria Giulia Cardini (Orta San Giulio, 20 aprile 192119 ottobre 2014) è stata una partigiana italiana. Maria Giulia Cardini fu ex vice sindaco di Orta San Giulia negli anni '60. Figura di spicco della Resistenza partigiana, apparteneva ad una storica famiglia antifascista locale, a partire dall'8 settembre 1943 aveva svolto un ruolo importante nella Lotta di Liberazione con funzioni di collegamento tra il Comando militare di Torino e il CLN di Novara e Omegna e quindi con il Servizio di collegamento "Franchi" finalizzato alla costituzione delle formazioni armate in Valle d'Aosta e nel Canavese. Scomparve nell'ottobre del 2014.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Maria Giulia Cardini è nata a Orta San Giulio da famiglia ortese. Ha trascorso l'infanzia soprattutto nei collegi di Omegna a causa dei continui allontanamenti dalle scuole pubbliche, avvenuti per ragioni disciplinari e che iniziarono fin dalla prima elementare. L'insofferenza provocata da disciplina e costrizioni le comportarono l'espulsione anche dai diversi collegi in cui fu mandata e i genitori le fecero proseguire gli studi privatamente. Nel 1940 si iscrive al Politecnico di Torino, con il capoluogo piemontese instaura un particolare legame, anche grazie alle amicizie e agli affetti che si sviluppano all'interno della città stessa, che in seguito si trasformeranno in impegno civile e militanza politica, base delle sue scelte di vita. ù

Di famiglia antifascista, dopo l'8 settembre del '43 decide, come anche la sorella minore Adriana, di assumere un ruolo attivo nella Resistenza a Torino, nel 1947 consegue la laurea in Fisica e inizia ad insegnare matematica e fisica in vari istituti scolastici di Piemonte e Lombardia, tra cui: Biella, Omegna, nelle valli del Canavese, nell'hinterland milanese e poi Milano, dove sarà anche vicepreside in un istituto tecnico di Quarto Oggiaro per oltre 40 anni.

Sposata con il giornalista Pier Augusto Macchi, nel 1962 si iscrisse al Soroptimist Club di Novara e nel 2006 fondò un club analogo a Borgomanero, il Soroptimist Alto Novarese, del quale prese le redini la figlia Adriana. Negli avvenire la scuola rimane il suo interesse principale, fino al 2010 continuò a tenere corsi di Astrofisica all'Università della Terza Età di Novara. Nell'immediato dopoguerra partecipa al fermento culturale e politico che caratterizza il capoluogo piemontese: fondò e diresse la rivista "Agorà" e nel mondo politico fu esponente del Partito Liberale dove entrò in contatto con Benedetto Croce, Luigi Einaudi e Giovanni Malagodi; in seguito fu eletta come vicesindaco di Orta San Giulio. Sabato 25 aprile 2015, nel settantesimo della Liberazione, Orta le ha dedicato i giardini di Villa Bossi, sede del municipio.

Attività partigiana[modifica | modifica wikitesto]

Targa a Maria Giulia Cardini nel giardino del palazzo comunale di Orta San Giulio NO

Maria Giulia Cardini assunse inizialmente un ruolo di collegamento tra il Comando Militare di Torino e il CLN di Novara, Borgomanero, Omegna; poi si collegò all’organizzazione "Franchi" per la formazione di gruppi armati nel Canavese e in Val d’Aosta. A maggio del 1944 fu arrestata a Torino come membro del CLN, con le accuse di costituzione di banda di ribelli e insubordinazione armata, propaganda antinazionale (quindi anti-fascista) e apologia di propaganda liberale, venne quindi rimessa in giudizio al Tribunale Speciale e condannata a morte.

Grazie a uno scambio di ostaggi con la figlia del Console di Germania a Torino, rapita da Edgardo Sogno nella sua festa di fidanzamento, Maria Giulia venne rilasciata e messa sotto sorveglianza. Sorveglianza che riuscì ad eludere per interessamento di amici fidati, ritornando ad Omegna dopo varie peripezie. A fine luglio del 1944 riprese l’attività di collegamento tra il CLN di Milano e le Valli Ossolane. Dopo un nuovo mandato di cattura entrò a far parte della Divisione Alpina Beltrami. Durante la Repubblica dell’Ossola (10 settembre 1944 – 23 ottobre 1944) portò assistenza nei comuni della valle e conobbe Licinio Oddicini redattore del giornale “Liberazione” ed i cugini Chiovenda di Premosello, presso i quali prese temporanea dimora. Dopo la caduta della Repubblica dell’Ossola, prese riparo in valle Strona, sopra Omegna, e collaborò con il Comando Centrale del SIMNI (Servizio Informazioni Militari del Nord Italia, organo militare segreto), diretto dal gozzanese Aminta Migliari, come capocellula nella missione americana Chrysler/Mangosteen. Proprio dagli americani ricevette importanti riconoscimenti militari nell'immediato dopoguerra, poiché l'esercito italiano all'epoca non prevedeva per le donne il servizio effettivo.

Note[modifica | modifica wikitesto]


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Giulia Cardini, Resistenza in Agorà, letteratura musica arti figurative architettura, anno II n.4 e 5 di aprile maggio pagg.34,35,36, Torino dalla Tipografia Editoriale Commerciale Artistica T.E.C.A.ottobre 1945 – 1947. Direttore artistico responsabile: Giacomo Contessa, Condirettore: Maria Giulia Cardini, Torino 1946.
  • “Nome di battaglia Ciclone”, Testimonianza in In cielo c’è sempre una stella per me diario di Giorgio Buridan (il redattore del giornale “Valtoce”), a cura di Maria Silvia Caffari e Margherita Zucchi, ed. Tararà, Vb 2014.
  • Fiorella Mattioli Carcano e Adriana Macchi, Intitolazione del giardino comunale a Maria Giulia Cardini, Città di Orta San Giulia, 2015
  • Margherita Zucchi, Maria Silvia Caffari con il prezioso contributo della figlia Adriana Macchi, “Dalla condanna a morte alla laurea in fisica” su Nuova Resistenza Unita, Anno XX n.1 pp. 12,13, Ass. Casa della Resistenza VB, 2020.
  • Rossella Pace, Partigiane liberali – organizzazione, cultura guerra e azione civile, Roma, Rubettino, 2020, ISBN 9788849861648.
  • “Maria Giulia Cardini” in Leggere la Resistenza – dalle formazioni autonome alla cittadinanza consapevole a cura di Maria Silvia Caffari, Grazia Vona, Margherita Zucchi, Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio”, Raggruppamento Divisioni Patrioti "Alfredo Di Dio", FIVL, patrocinio dell’ISRN “Piero Fornara”, Omegna 2020, in corso di pubblicazione.


Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]