Serge Dassault

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Serge Dassault
Serge Dassault nel 2009

Membro del Senato francese per Essonne
Durata mandato1 Ottobre 2004 –
1 Ottobre 2017
SuccessoreLaure Darcos

Sindaco di Corbeil-Essonnes
Durata mandato1995 –
2009
PredecessoreMarie-Anne Lesage
SuccessoreJean-Pierre Bechter

Dati generali
Partito politicoUnione per un Movimento Popolare e Raggruppamento per la Repubblica

Serge Dassault, nato Serge Bloch (Parigi, 4 aprile 1925Parigi, 28 maggio 2018[1]), è stato un ingegnere, imprenditore e politico francese.

È stato presidente e amministratore delegato del gruppo Dassault, sindaco e senatore conservatore.

Secondo Forbes, il patrimonio netto di Dassault è stato stimato nel 2016 a $ 15 miliardi di dollari.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Vita e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Serge Dassault è figlio di Marcel Dassault, da cui ha ereditato il Dassault Group, e di Madeline Dassault (nata Minckes). Entrambi i suoi genitori sono di origine ebraica, ma in seguito si sono convertiti al cattolicesimo romano. Sin dalla morte dell'anziano Dassault nel 1986, Serge Dassault ha continuato a sviluppare la società, con l'aiuto degli amministratori delegati Charles Edelstenne e Éric Trappier.

Durante la Seconda guerra mondiale, fu incarcerato quando suo padre fu mandato a Buchenwald per aver rifiutato qualsiasi collaborazione con l'industria aeronautica tedesca.

Ha studiato al Lycée Janson de Sailly. È laureato in ingegneria presso l'École Polytechnique (classe 1946) e al Supaéro (classe 1951). Nel 1963, ha ricevuto un EMBA da HEC Paris.[3]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Il suo gruppo possiede dal 2004 anche il Groupe Le Figaro.

È membro del partito politico dell'Unione per un Movimento Popolare, così come suo figlio Olivier, deputato all'Assemblea Nazionale Francese. È un ex sindaco della città di Corbeil-Essonnes, un sobborgo meridionale di Parigi. Nel 2005, ha inaugurato il Centro culturale islamico[4] da 2 milioni di euro (che comprende una moschea) nella sua città di Corbeil-Essonnes. Nel dicembre 1998 è stato condannato a due anni di libertà vigilata nello scandalo Agusta del Belgio e ha ricevuto una multa di 60.000 franchi belgi (circa € 1.500).

Nel 2004 è diventato senatore e in questa posizione è stato un esplicito sostenitore di posizioni conservatrici su questioni economiche e occupazionali, sostenendo che le tasse e i regolamenti della forza lavoro della Francia rovinano i suoi imprenditori. Nel novembre 2012, rispondendo al piano del governo Ayrault di legalizzare il matrimonio gay, ha affermato polemicamente, durante un'intervista per France Culture, che l'autorizzazione al matrimonio gay causa "non più rinnovamento della popolazione. [...] Avremo un paese di omosessuali e così tra dieci anni non ci sarà più nessuno, è stupido".[5]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Dassault ha sposato Nicole Raffel il 5 luglio 1950. Hanno quattro figli: Olivier, Laurent, Thierry e Marie-Hélè.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Addio a Serge Dassault, l'ex numero uno dell'omonimo gruppo aerospaziale, in Repubblica.it, 28 maggio 2018. URL consultato il 28 maggio 2018.
  2. ^ (EN) Henri Adams, Serge Dassault - pg.19, su Forbes. URL consultato il 27 novembre 2017.
  3. ^ (FR) HEC Alumni, su hecalumni.fr. URL consultato il 19 febbraio 2018.
  4. ^ (FR) le petit monde de bernard gaudin, su gaudin.ber.free.fr. URL consultato l'11 settembre 2016.
  5. ^ (FR) "Dassault, les homos, et la Grèce antique", Libération, 7 novembre 2012

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Monografie[modifica | modifica wikitesto]

Articoli[modifica | modifica wikitesto]

  • Vianney Aubert, Hervé Bentegeat et Yves Messarovitch, « Oui au libéralisme social », Le Figaro Économie, 28 mai 1997
  • Jean-Marie Rouart, « Le charme discret d'un anti-conformiste », Paris Match, 10-16 septembre 1998
  • Airy Routier, « Serge Dassault : si riche et pas si bête », Le Nouvel Observateur, 10-16 septembre 1998
  • Catherine Nay et Patrice Merites, « Entretien : Ce sont les clients qui dirigent l'entreprise, pas le gouvernement », Le Figaro Magazine, 1er avril 2000
  • Michel Cabinot, « Le libéral œcuménique », La Tribune, 11 septembre 2001
  • Jean Guisnel, « Frégates de Taïwan : L'interview d'Andrew Wang », Le Point, 9 septembre 2004
  • « Soupçons sur les contrats des Mirage à Taiwan », Le Parisien, 22 octobre 2003
  • Dominique Gallois et Pascale Santi, « Serge Dassault : l'homme qui aimait la presse », Le Monde, 21 septembre 2004
  • « Le Figaro de Papy », Le Nouvel Observateur, 23 septembre 2004
  • « Dassault ressort les ciseaux au Figaro », Libération, 22 septembre 2004
  • Jean-François Polo, « Les nouveaux habits de Dassault », 5 avril 2005

Documentari[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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