SAI Ambrosini 7

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SAI Ambrosini SAI 7
Il S.A.I. Ambrosini 7 marche I-AMBI; la livrea originale era di colore rosso
Descrizione
TipoAereo da competizione
Equipaggio2
ProgettistaSergio Stefanutti
CostruttoreBandiera dell'Italia SAI Ambrosini
Esemplari2
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,25 m
Apertura alare9,00 m
Altezza1,98 m
Superficie alare13,12 
Peso a vuoto750 kg
Peso max al decollo1375 kg
Capacità combustibile160 l
Propulsione
MotoreUn Hirth HM 508
Potenza280 CV
Prestazioni
Velocità max393 km/h a 1750 m
Autonomia2800 km
Tangenza7100 m

Dati tratti da "Ali e motori d'Italia 1940", se non diversamente indicato[1].

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Il SAI Ambrosini 7, da alcuni indicato anche come Ambrosini SAI 7, era un aeroplano da competizione realizzato dall'azienda aeronautica italiana Società Aeronautica Italiana Ambrosini nella seconda metà degli anni trenta.

Concepito per partecipare al "IV Avioraduno del Littorio" del 1939, fu in grado di aggiudicarsi il primato di velocità su percorso di 100 chilometri e il suo progetto fu la base per il successivo SAI Ambrosini S.7, aereo da addestramento che conobbe un discreto successo nel dopoguerra.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto del SAI 7 nacque su iniziativa personale dell'ingegner Sergio Stefanutti che, pur inquadrato nella Regia Aeronautica, era stato autorizzato ad operare professionalmente all'esterno dell'arma aeronautica[2].

Il lavoro di progettazione richiese circa sei mesi e agli inizi del 1939 Stefanutti affidò la realizzazione di un simulacro in legno dell'aereo a un'impresa artigianale romana il cui titolare prestava la propria opera anche per la SAI Ambrosini[2]. Questi segnalò il progetto ad Angelo Ambrosini che, mostrato il proprio apprezzamento, decise di avviarlo quanto prima alla produzione[2].

Ambrosini propose al Ministero della difesa l'acquisto di due prototipi del velivolo, in risposta ad un bando della Direzione Generale delle Costruzioni Aeronautiche che richiedeva un aereo da "turismo veloce" per partecipare al "IV Avioraduno del Littorio" che si sarebbe tenuto a Rimini il 15 luglio del 1939[2].

La proposta di Ambrosini fu accettata dal Ministero il 22 marzo, a condizione che i due prototipi ed una terza cellula destinata alle prove statiche fossero realizzati entro il 31 maggio; il secondo prototipo sarebbe stato pagato solamente se l'aereo si fosse rivelato conforme al bando della DGCA[2].

Il SAI 7 superò le prove richieste dal ministero e fu portato in volo a Castiglione del Lago, nei pressi degli stabilimenti di produzione della SAI Ambrosini, il 9 luglio quando mancavano solo 6 giorni alla manifestazione riminese alla quale era destinato[3].

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Una foto del SAI 7 comparsa sulla rivista L'Aérophile nell'ottobre del 1939.

Il SAI 7 era un monomotore biposto, monoplano ad ala bassa, realizzato interamente in legno. Caratterizzato dalla linea moderna (per l'epoca) e filante[2], presentava fusoliera stretta dalla sezione rettangolare sovrastata da un lungo cupolino trasparente sotto il quale trovavano posto i due piloti, disposti in tandem. Alle loro spalle la fusoliera si raccordava con l'impennaggio di tipo classico, monoplano.

L'ala presentava profilo sottile, il cui progetto originale risaliva all'Istituto centrale di aeroidrodinamica (TsAGI) dell'Unione Sovietica[2]. Il carrello d'atterraggio era di tipo classico, con l'elemento anteriore retrattile all'interno dello spessore dell'ala.

Il motore era un Hirth HM 508D, capace di sviluppare la potenza di 240 CV (176,5 kW); si trattava di un otto cilindri a V di 90°, rovesciata, raffreddato ad aria realizzato dall'azienda tedesca Hirth Motoren GmbH[2].

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto di Stefanutti non tardò a confermare le aspettative e, mentre uno dei due prototipi fu messo fuori gioco dalla rottura dell'elica, il secondo esemplare si aggiudicò il secondo posto nella gara che lo vide impegnato nel corso della kermesse riminese[3].

A distanza di poco più di un mese, l'Ambrosini SAI 7 iscrisse il proprio nome nelle pagine della storia dei primati di velocità aeronautici: il 27 agosto del 1939, ai comandi di Giorgio Parodi, l'aereo completò il percorso di 100 km alla velocità media di 392,584 km/h[3].

Sul finire di quello stesso anno Angelo Ambrosini chiese al Ministero dell'Aeronautica i fondi necessari per approntare i tentativi di conquistare i primati di velocità sulle distanze di 1 000 e 2000 km, ma senza successo: le priorità del ministero erano indirizzate verso i preparativi per l'avventura bellica[3].

Un seguito, al contrario, avrebbe avuto la storia del SAI 7 che, adeguatamente modificato, avrebbe dato origine sia ad un velivolo da addestramento (che, identificato con la sigla «S.7» e in concorrenza con il Nardi FN.315, sarebbe stato destinato alla formazione dei piloti da caccia) sia ad un caccia leggero (denominato SAI Ambrosini 107).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ De Rysky, 1940.
  2. ^ a b c d e f g h Sgarlato, 2010, p. 41.
  3. ^ a b c d Sgarlato, 2010, p. 42.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ambrosini SAI-7, Ambrosini S-7 e Super S-7, in L'Aviazione - Grande enciclopedia illustrata, vol. 1, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1985, pp. 216-218, ISBN non esistente.
  • Carlo De Rysky, S.A.I. Ambrosini 7, in Ali e motori d'Italia 1940 - XVIII, Milano, Edizioni d'Arte Emilio Bestetti, 1940, ISBN non esistente.
  • Nico Sgarlato, L'S.7 e i primi aerei di Stefanutti, in Aerei nella storia, n. 71, Parma, West-Ward, Aprile-Maggio 2010, pp. 40-44.
  • (EN) Jonathan W. Thompson, Ambrosini S.A.I. 7, in Italian Civil and Military Aircraft 1930-1945, Aero Publishers, 1963, pp. 11-14, ISBN 0-8168-6500-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Ambrosini S.A.I.7, su www.All-Aero.com. URL consultato il 18 settembre 2020.
  • (RU) SAI S.7, su Уголок неба (Angolo di Cielo). URL consultato il 18 settembre 2020.