Pittidae

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Pittidi
In primo piano Pitta nympha
In secondo piano Pitta sordida
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Tyranni
Infraordine Eurylaimides
Famiglia Pittidae
Swainson, 1831
Generi

I Pittidi (Pittidae Swainson, 1831) sono una famiglia di uccelli passeriformi[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le pitte sono uccelli di dimensioni medio-piccole, che vanno dai 15 cm di lunghezza e i 42 grammi di peso della pitta dalle bande blu ai 29 cm e 210 g della pitta maggiore[2].

Questi uccelli hanno aspetto robusto e paffuto, con tibiotarso allungato ed ali generalmente di forma arrotondata (le specie che effettuano migrazioni hanno ali più forti e allungate) provviste di dieci remiganti primarie, mentre la coda è molto corta e presenta dodici penne: la testa è grande e allungata, con becco leggermente incurvato[2].
La livrea è insolitamente sgargiante per degli uccelli che vivono nel sottobosco, e sessualmente dimorfica nella maggior parte delle specie: solo nella pitta ornata ambedue i sessi mostrano colorazione criptica, mentre nella maggior parte delle pitte l'area ventrale e la calotta sono di colore acceso (rosso, arancio, azzurro), mentre su ali e dorso prevalgono in genere i toni del bruno o del verdastro[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le pitte sono uccelli diurni e molto timidi che si orientano utilizzando perlopiù la vista. Tutte le specie hanno abitudini solitarie e mostrano una spiccata territorialità nei confronti dei conspecifici, occupando e difendendo con parate ed atteggiamenti aggressivi territori di estensione variabile dai 3000 m² della pitta africana ai 10.000 m² della pitta arcobaleno. Le specie migratorie possono associarsi in gruppetti durante il volo, salvo poi ritornare ad abitudini solitarie una volta giunte a destinazione[4].

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

La dieta delle pitte si compone perlopiù di lombrichi, seguiti in ordine d'importanza dalle lumache, per frantumare i gusci delle quali alcune specie si servono di rocce o superfici dure contro cui sbatterle ripetutamente[5]: questi uccelli si nutrono inoltre senza problemi di molte specie d'insetti ed altri piccoli invertebrati, con alcune specie (pitta arcobaleno e pitta ninfa) che sono state osservate anche uccidere e nutrirsi di piccoli vertebrati come scinchi, rane e addirittura piccoli serpenti e topiragni[6].
La ricerca del cibo avviene utilizzando l'olfatto e in una maniera molto simile a quanto osservabile nei tordi, col becco che viene spesso inserito nel suolo umido per percepire le tracce lasciate da eventuali prede: a tale scopo, il bulbo olfattivo delle pitte appare molto sviluppato rispetto ad altre specie di passeriformi[7].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Le pitte sono uccelli monogami, che durante la stagione degli amori (che coincide con la stagione delle piogge, mentre nella sola pitta superba non è individuabile un periodo degli amori vero e proprio) abbandonano la propria vita solitaria per riunirsi in coppie, che mostrano territorialità ancora più marcata. Il corteggiamento è stato osservato nella sola pitta africana, col maschio che compie danze elaborate che comprendono fra l'altro saltelli e picchiate effettuati con le piume della testa arruffate.
Il nido è piuttosto rudimentale ma di ragguardevoli dimensioni: esso ha una forma a cupola e viene costruito indifferentemente al suolo o fra i rami (fanno eccezione le specie africane che nidificano unicamente su questi ultimi), molto ben nascosto fra la vegetazione e il fogliame, in alcuni casi con sfoggio di bastoncini e sterco nei pressi dell'entrata. Ambedue i sessi collaborano alla costruzione del nido, che viene utilizzato per una singola cova: al suo interno la femmina depone un numero di uova che va dalle 2 della pitta granatina alle 6 della pitta delle Molucche e della pitta indiana, sebbene anche nell'ambito della stessa specie il numero di uova per covata possa variare, apparendo maggiore nelle popolazioni diffuse in climi temperati e minore in quelle diffuse in climi tropicali[8]. Le uova vengono covate da ambedue i genitori per un periodo che va dai 14 ai 18 giorni a seconda della specie: alla schiusa, i nidiacei sono ciechi ed implumi, ed i gusci delle uova vengono consumati dai genitori, che collaborano anche nell'allevamento della prole. I nidiacei, anche una volta in grado di lasciare il nido, non seguono i genitori nelle loro attività fino a quando non sono completamente svezzati e quindi di fatto indipendenti.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le pitte sono uccelli dalla diffusione estremamente vasta, con la maggior parte delle specie che si concentra in Asia meridionale ed Australasia, e due specie diffuse anche in Africa.
Il loro habitat è rappresentato dalle aree di foresta con ricco sottobosco, alto tasso d'umidità e a basse altitudini. La stragrande maggioranza delle specie è sedentaria, ma alcune (pitta indiana, pitta africana, pitta ninfa, pitta delle Molucche e la sottospecie cucullata della pitta dal cappuccio) effettuano migrazioni anche di una certa entità, le cui rotte sono ancora in larga parte sconosciute e poco studiate[9].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Le pitte sono state descritte scientificamente per la prima volta da Linneo nella XII edizione del 1766 del suo Systema Naturae: lo studioso svedese ascrisse questi uccelli al genere Corvus. Dieci anni dopo essi vennero accorpati ai turdidi per le analogie morfologiche e comportamentali (soprattutto nella modalità di ricerca del cibo), ma è nel 1816 che Vieillot li classifica in un proprio genere, Pitta, ritenendone inoltre possibile l'appartenenza a una famiglia a sé stante.

Tradizionalmente, le pitte sono state considerate filogeneticamente vicine agli eurilaimi asiatici, e tale vicinanza è stata confermata nel 2006[10]: nel corso degli anni il singolo genere Pitta ascritto alla famiglia è stato frazionato in un numero di tronconi che va dai due di Daniel Elliot[11] (il quale istituiva un nuovo genere, Brachyurus, per le specie dalla coda corta, lasciando quelle dalla coda più lunga nel genere Pitta) ai nove di Gould, che ascriveva alla famiglia anche il genere Melampitta, il cui status tassonomico è ancora incerto. Ancora oggi il giudizio degli studiosi è lungi dall'essere unanime, con alcuni autori che continuano a ritenere corretta l'ascrizione alla famiglia del singolo genere Pitta[4].
Gli studi effettuati sul DNA hanno mostrato che la famiglia si divide in tre cladi principali, corrispondenti ai tre generi accettati dal Congresso Ornitologico Internazionale[1]. La classificazione della famiglia è perciò la seguente:

Illustrazione di Hydrornis caeruleus.
Illustrazione di Erythropitta granatina.
Illustrazione di Pitta versicolor.

Famiglia Pittidae

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Pittidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 6 maggio 2014.
  2. ^ a b Whitehead, J., A Review of the Species of the Family Pittidae, in Ibis, vol. 35, n. 4, 1893, p. 488–509, DOI:10.1111/j.1474-919X.1893.tb01238.x.
  3. ^ McClure, H. E., Encyclopaedia of Animals: Birds, Merehurst Press, 1991, p. 159–160, ISBN 1-85391-186-0.
  4. ^ a b del Hoyo J., Elliott A., Christie D., Handbook of the Birds of the World, 8: Broadbills to Tapaculos, Lynx Edicions, 2003, p. 106–127, ISBN 84-87334-50-4.
  5. ^ Woinarski J.C.W, Fisher A., Brennan K., Morris I., Willan R. C., Chatto R., The Chestnut Rail Eulabeornis castaneoventris on the Wessel and English Company Islands: Notes on Unusual Habitat and Use of Anvils, in Emu, vol. 98, n. 1, 1998, p. 74–78, DOI:10.1071/MU98007E.
  6. ^ Lin R.-S., Yao C.-T. & Lee P.-F., The Diet of Fairy Pitta Pitta nympha Nestlings in Taiwan as Revealed by Videotaping (PDF), in Zoological Studies, vol. 46, n. 3, 2007, p. 355–361.
  7. ^ Bang, B.G. & Cobb, S., The Size of the Olfactory Bulb in 108 Species of Birds, in The Auk, vol. 85, n. 1, 1968, p. 55–61.
  8. ^ Woodall, P.F., Breeding Season and Clutch Size of the Noisy Pitta Pitta versicolor in Tropical and Subtropical Australia, in Emu, vol. 94, n. 4, 1994, p. 273–277, DOI:10.1071/MU9940273.
  9. ^ Pittas of Thailand, su thaibirding.com, Thai Birding. URL consultato il 2011.
  10. ^ Irestedt M., Ohlson J. I., Zuccon D., Källersjö M., Ericson P. G. P., Nuclear DNA from old collections of avian study skins reveals the evolutionary history of the Old World suboscines (Aves: Passeriformes) (PDF), in Zoologica Scripta, vol. 35, 2006, p. 567–580, DOI:10.1111/j.1463-6409.2006.00249.x.
  11. ^ Elliot, D. G., A Monograph of the Pittidae, D. Appleton and Company, 1863, p. 332.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàJ9U (ENHE987007550809905171