Paolo Lorenzo Paladini

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Paolo Lorenzo Paladini
Soprannome"Il diavolo nero del deserto"
NascitaApuania, 1894
MorteMuniesa, 11 marzo 1938
Cause della mortecaduto in combattimento
Luogo di sepolturacimitero di Saragozza
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCarrista
Anni di servizio1914-1938
GradoMaggiore
ComandantiMario Berti
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Guerra di Spagna
BattaglieBattaglia di Santander
Battaglia di Guadalajara
Battaglia di Aragona
Comandante diI Battaglione carri d'assalto del Corpo Truppe Volontarie
Decorazionivedi qui
dati tratti da L'uomo senza paura. Le gesta di Lorenzo Paolo Paladini[1]
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Paolo Lorenzo Paladini (Apuania, 1894Muniesa, 11 marzo 1938) è stato un militare italiano, distintosi particolarmente durante la prima guerra mondiale e nella guerra di Spagna. Decorato con una Medaglia d'oro, tre d'argento e tre di bronzo al valor militare, e con la Croce Laureata di San Ferdinando spagnola.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Massa di Apuania nel 1894,[1] figlio di Giuseppe, dopo aver conseguito il diploma presso il locale Liceo classico Pellegrino Rossi si distinse nelle specialità sportive del ciclismo e podismo, e di quest'ultima fu anche campione provinciale 1912-1913-1914. Acceso interventista, interruppe gli studi presso l'Università di Bologna e si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato al 3º Reggimento bersaglieri in qualità di Allievo Ufficiale, conseguendo il grado di aspirante dopo aver frequentato un breve corso presso l'Accademia Militare di Modena.[1]

Promosso sottotenente di complemento nell'aprile 1915, entrò in servizio presso il 4º Reggimento bersaglieri di Torino. Con l'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, fu subito in zona d'operazioni, venendo insignito con la Medaglia di bronzo al valor militare ad Alba d'isonzo il 21 ottobre. Il 1 novembre seguente entrò in servizio permanente effettivo e, transitato in forza al 6º Reggimento bersaglieri, il 9 giugno 1916 fu insignito della prima Medaglia d'argento al valor militare per un'azione compiuta a Santa Maria di Tolmino. Il 1 settembre successivo fu promosso al grado di tenente, fu gravemente ferito ad una gamba poco prima dell'inizio della battaglia di Caporetto dovendo lasciare la linea del fronte per un ricovero presso l'Ospedale di Massa.[1] Ritornato in linea fu nuovamente decorato con una Medaglia d'argento il 21 marzo 1918 sul monte Comone, dove rimase nuovamente ferito.[1] Dopo un lungo periodo di convalescenza e riposo, promosso capitano il 30 aprile 1920, il 9 febbraio 1924 partiva per l'Africa Orientale Italiana assegnato al I Battaglione del Regio corpo truppe coloniali dell'Eritrea. Transitato al III Battaglione[2] partì per la Cirenaica, dove si distinse nuovamente a Uadi Sceria il 20 giugno 1924,[3] venendo decorato con una seconda Medaglia di bronzo,[2] ottenendo la terza il 10 gennaio 1929,[4] in qualità di capitano meharista, per la presa di Giaret.[2]

Un carro L3/35 esposto presso il Museo de Unidades Acorazadas de El Goloso.

Rientrato in Patria fu assegnato al 6º Reggimento bersaglieri carristi di stanza a Bologna, ritornando in Cirenaica tra il dicembre 1935 e l'agosto 1936, in forza al XXXII Battaglione carri d'assalto della 102ª Divisione motorizzata "Trento", per esigenze legate alla Guerra d'Etiopia. Poco tempo dopo partì per la Spagna[2] in qualità di osservatore[N 1] assumendo poi il comando del I Battaglione carri d'assalto del Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.). Promosso maggiore per merito di guerra[N 2] prese parte alla battaglia di Guadalajara,[5] dove fu decorato con la terza Medaglia d'argento al valor militare, ma l'11 marzo 1938 fu mortalmente colpito durante un'azione a Muniesa, mentre a piedi dirigeva l'azione dei suoi mezzi.[6] Trasportato presso l'ospedale di Daroca, si spense poco tempo dopo che il generale spagnolo Fidel Dávila Arrondo lo ebbe insignito, a nome del generale Francisco Franco, della Croce Laureata di San Ferdinando, la massima decorazione militare spagnola, e la sua salma fu tumulata nel cimitero di Saragozza.[6] Per onorarne la memoria il governo italiano lo decorò con la Medaglia d'oro al valor militare.[7]

Poco dopo la sua morte la città di Massa gli dedicò un busto marmoreo presso il Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni, che fu rimosso nel 1968.[8] Una stele in marmo fu posta a suo ricordo presso il Liceo Classico Pellegrino Rossi, e gli fu intitolata anche la squadra di calcio.[N 3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Battaglione carri d'assalto (alla memoria) - "Ufficiale di eccezionale bravura, nelle battaglie di Malaga, Guadalajara e Santander, prodigava l’esuberante ardimento del suo generoso cuore di soldato trascinando fanti e carristi su tutte le vie ove il valore legionario rifulse. Nella battaglia d’Aragona, dopo aver dato nuove entusiasmanti prove della sua capacità di comandante e del suo impeto di combattente, in una rischiosa operazione svolta da una sua compagnia, dirigendone fuori del carro l’azione, veniva ferito una prima volta al braccio, poi gravemente all’addome, concludendo eroicamente come l’aveva vissuta la sua vita di soldato nel sacro nome della Patria lontana. Terra di Spagna, 12 aprile 1938.[9]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Offertosi sempre volontario nella condotta pattuglie, sempre dimostrò grande audacia e sereno disprezzo di ogni pericolo, conducendo intelligentemente e disciplinarmente il reparto mandato in trincea allo scoperto sotto violento fuoco di artiglieria e mitragliatrici nemiche. Contribuiva con baldanza a trattenere con poche vedette l'avanzata del nemico. Santa Maria di Tolmino, 9 giugno 1916.»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Attaccata e sopraffatta la posizione da soverchianti forze avversarie, riorganizzava e portava personalmente al contrattacco la sua Compagnia, ributtando, in violento corpo a corpo, il nemico. Ferito,rimaneva sulle posizioni, incuorando ed infondendo nei soldati, con l'esempio e la parola la sua foga e il suo coraggio e la intelligente fiducia nel successo. Torri di Babele (Monte Comone), 21 marzo 1918.»
Medaglia di argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Carrista di provato e sicuro rendimento, guerriero uso ai più ardui cimenti; dava prova di ardimento lanciandosi all'attacco di munite trincee nemiche, catturando numerosi prigionieri. Contrattaccato muoveva deciso al contrassalto in stretta cooperazione con fanti ed impegnando il nemico gli stroncava ogni velleità di rivalsa. Settore di Guadalajara, 9-13 marzo 1937.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In un tentativo di passaggio dell'Isonzo, sotto vivo fuoco di artiglieria e fucilerie nemiche, con calma ed energia cooperava a mettere l'equipaggio da ponte in grado di poter essere impiegato. Ferito, dopo essere stato medicato, riordinava il suo plotone che ripiegava in seguito ad ordine ricevuto. Isonzo, 21 ottobre 1915.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di mezza compagnia di fiancheggiamento ad una colonna operante, attaccava decisamente nuclei ribelli disperdendoli. Assalito a sua volta da forze preponderanti, sebbene ferito, con parole e con l'esempio riportava i suoi uomini al contrattacco riuscendo ad avere ragione del nemico e a raggiungere il proprio reparto con riccom bottino di armi. Uadi Sceria (Cirenaica), 29 giugno 1924.»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un gruppo di manovra montato, concorreva efficacemente all'annientamento di una forte mehalla ribelle spezzandone i tentativi di resistenza, inseguendone per oltre 150 km i superstiti, catturando i rimanenti. Giaret Teslemet (Cirenaica), 30 gennaio 1929.»

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Croce Laureata dell'Ordine di San Ferdinando (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sotto il falso nome di "Mario Pallini".
  2. ^ La proposta di promozione fu avanzata dal generale Luigi Frusci.
  3. ^ Per un breve periodo l'SSD Massese fu ridenominata Unione Sportiva Fascista Massese “Paolo Lorenzo Paladini”, che nel 1944 fu ridenominata ”Unione Sportiva Massese”.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Del Giudice 2016, p. 39.
  2. ^ a b c d Del Giudice 2016, p. 40.
  3. ^ Lioy 1964, p. 95.
  4. ^ Lioy 1964, p. 137.
  5. ^ Del Giudice 2016, p. 41.
  6. ^ a b Del Giudice 2016, p. 43.
  7. ^ Del Giudice 2016, p. 42.
  8. ^ Umberto Martini, Ricordiamo un eroe Paolo Lorenzo Paladini, Il Tirreno, Livorno, 7 dicembre 2006.
  9. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Bianchi, Davide Del Giudice, Mombre sin Miedo. Uomo senza paura, Roma, Sarasota, 2010.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea-Libia (1888-1932) Vol.3, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1964.
  • Franco Frediani, Massa in trincea. La Grande Guerra tra cronaca e testimonianze, Massa, Pei torchi Franco Frediani stampatore locale, 2014.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Davide Del Giudice, L'uomo senza paura, in Storia & Battaglie, n. 169, Vicchio, Luca Poggiali Editore, giugno 2016, pp. 39-43.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]