Necao I

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Necao I
Statuetta di Horus coi cartigli di Necao I. Londra, Petrie Museum (UC 14869).
Re dell'Alto e Basso Egitto
In carica672 a.C. –
664 a.C.
Incoronazione672 a.C.
PredecessoreNekaub
SuccessorePsammetico I
Sovrano del Basso Egitto
In carica? –
664 a.C.
Altri titoliPrincipe di Sais
MorteMenfi, 664 a.C.
DinastiaXXVI dinastia egizia
PadreTefnakht II[1]
ConsorteIstemabet
FigliPsammetico I

Necao I, o anche Nechao I[2], (in egizio Nkȝw; ... – Menfi, 664 a.C.) è stato un faraone della XXVI dinastia egizia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di questo sovrano si può trovare in molte forme leggermente differenti, tutte derivate dall'egizio n kȝ w, "Nekau": gli epitomatori di Manetone (Africano ed Eusebio) lo riportano come Nechao mentre negli annali assiri è detto Niku. Altre comuni varianti sono Necao (o Nekao) e Necho (o Neko).
Molto probabilmente figlio di Tefnakht II[1], Necao fu il primo tra i principi di Sais ad assumere con certezza la titolatura reale - ossia a proclamarsi faraone - anche se la maggior parte degli storici tende a fare di suo figlio Psammetico il vero fondatore della XXVI dinastia. Inoltre è il primo tra i sovrani elencati da Manetone in tale dinastia, ad essere conosciuto anche attraverso altre testimonianze e prove archeologiche certe.

Nel 672 a.C. Necao I ascese al trono di Sais, mentre appena un anno dopo (671 a.C.) gli Assiri invasero l'Egitto sotto la guida di Esarhaddon. Necao divenne vassallo di Esarhaddon, e questi confermò la sua carica ed i suoi possedimenti oltre ad assegnargliene di nuovi, tra cui probabilmente la città di Menfi[3].
Nel 669 a.C. l'avanzata di Taharqa della XXV dinastia verso i principati del Delta del Nilo che erano sotto il controllo assiro, indusse Esarhaddon a condurre una nuova campagna in Egitto. L'improvvisa morte del re assiro però interruppe tale controffensiva, che poté essere ripresa dal figlio Assurbanipal soltanto nel 667/666 a.C., dopo aver risolto una crisi politica scoppiata in patria alla morte di Esarhaddon[4]. In un momento non precisato dopo la sconfitta e fuga a Tebe di Taharqa, Assurbanipal venne a sapere dell'esistenza di un complotto tra il re fuggitivo ed alcuni principi del Delta tra cui vi era pure Necao. Il re assiro catturò e condusse i congiurati a Ninive, non prima di aver ucciso parte della popolazione delle città da loro governate[5].
Tuttavia Necao - unico tra i congiurati - venne graziato da Assurbanipal: ben presto fu reinsediato a Sais, gli vennero persino conferiti doni e nuovi possedimenti e suo figlio Psammetico venne fatto signore di Atribi. Con questo atteggiamento particolarmente diplomatico, il re assiro sperava di poter contare sulla lealtà di un alleato egizio in caso di una nuova offensiva dei faraoni della XXV dinastia, e forse di suscitare e rafforzare tra le due casate una rivalità a causa di interessi comuni[6].
È opinione comune degli storici, infatti, che Necao I cadde nel 664 a.C. presso Menfi, dopo 8 anni di regno, difendendo i suoi territori da una nuova avanzata kushita condotta da Tanutamani, successore di Taharqa[6].

I reperti archeologici relativi a questo faraone sono piuttosto rari, tra cui una statuetta in ceramica smaltata raffigurante Horus e recante i cartigli di Necao[3], conservata oggi al Petrie Museum of Egyptian Archaeology (UC 14869)[7].

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5L1mn
mn ḫpr r՚ Menkheperra Stabile è l'immagine di Ra
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
nkAw
n k3 w Nekau

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Kim Ryholt, "King Necho I son of king Tefnakhte II", Von Theben nach Giza. Festmiszellen für Stefan Grunert zum 65. Geburtstag, edited by F. Feder, L. Morenz, and G. Vittmann, Göttinger Miszellen Beihefte 10, Göttingen 2011, pp. 123-127.
  2. ^ Virgilio Ortega (a cura di), Egittomania - L'affascinante mondo dell'Antico Egitto II, Istituto geografico De Agostini, 1999, p. 61.
  3. ^ a b Kitchen, op. cit. § 117
  4. ^ Picchi, op. cit. p. 49
  5. ^ Picchi, op. cit. pp. 50-51
  6. ^ a b Picchi, op. cit. p. 52
  7. ^ (EN) La statuetta di Horus al Petrie Museum.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003, p. 363, ISBN 88-452-5531-X.
  • Kenneth Kitchen, The Third Intermediate Period in Egypt (1100–650 BC), 3ª ed., Warminster, Aris & Phillips Limited, 1996, ISBN 0-85668-298-5.
  • Daniela Picchi, Il conflitto tra Etiopi ed Assiri nell'Egitto della XXV dinastia, Imola, Editrice La Mandragora, 1997, ISBN 88-86123-34-5.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Signore dell'Alto e del Basso Egitto Successore
Nekaub 672664 a.C. Psammetico I