Museo dell'Ara Pacis

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Museo dell'Ara Pacis
Museo dell'Ara Pacis
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
IndirizzoLungotevere in Augusta, - Roma, Lungotevere In Augusta 52, 00186 Roma e Lungotevere In Augusta, Roma
Coordinate41°54′27.55″N 12°28′29.06″E / 41.907654°N 12.474738°E41.907654; 12.474738
Caratteristiche
Tipoarcheologia
Istituzione2006
Apertura1938
Visitatori203 586 (2019)[1]
Sito web

Il Museo dell'Ara Pacis appartiene al Sistema Musei di Roma Capitale: esso custodisce l'antica Ara Pacis Augustae ed ospita mostre temporanee.

Il museo attuale fu inaugurato nel 2006, in sostituzione della precedente teca dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo, eretta negli anni trenta del XX secolo a protezione del monumento.

Visitatori[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2014 il Museo è stato visitato da 307.668 persone, con un aumento rispetto al 2013 del 18,67%.[2] L'anno successivo, si evidenzia al contrario una sofferenza dei musei comunali in generale che, a differenza di quelli statali, perdono visitatori, con picchi negativi molto significativi come quelli del Museo dell’Ara Pacis che ne perde il 29,23% e scende a 217.730 visitatori. Questa riduzione sembra sia dovuta principalmente alla programmazione delle mostre, che nel 2014 aveva visto esposizioni di grande richiamo come "Impressionisti" e "Cartier Bresson", mentre nel 2015 le mostre sono state più settoriali, come "E42" e "Nutrire l'impero".[3] Dal 2016 c'è stato via via un lieve rialzo nel numero dei visitatori, con i suoi 241.609 visitatori, fino ad arrivare ai 287.936 nel 2017. Nel biennio successivo, invece, i visitatori si sono di nuovo abbassati, anche rispetto al 2015, segnando il numero di 216.806 nel 2018 e di 203.586 nel 2019, toccando così il numero più basso dopo i 189.254 visitatori del 2012.[1]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

I ritratti della dinastia Giulio-Claudia collocati subito dopo l'entrata

Opera di Richard Meier, costruita in acciaio, travertino, vetro e stucco, è il primo grande intervento architettonico-urbanistico attuato nel centro storico di Roma dai tempi del Fascismo: è una struttura dai caratteri trionfali, con chiari accenni allo stile imperiale romano. Si erge sopraelevato e richiama in luce il Mausoleo di Augusto sulla sinistra del manufatto architettonico, mentre ampie superfici vetrate consentono di ammirare l'Ara Pacis in condizioni di luminosità uniformi.

Il colore bianco è il marchio di fabbrica di Richard Meier; le lastre di travertino che decorano parte dell'edificio sono invece frutto delle modifiche apportate dall'architetto in corso d'opera (originariamente erano previste superfici di alluminio), dopo un riesame del progetto in seguito alle polemiche sorte con alcuni nostalgici della vecchia teca, costruita nel 1938 nell'ambito dei lavori di realizzazione della piazza Augusto Imperatore diretti dell'architetto Vittorio Ballio Morpurgo.

La collocazione dell'ara

L'ambizioso progetto di Meier intende imporsi con energia nel cuore della città, diventando centro nevralgico e di scambio. Il complesso, a lavori eseguiti, sarà infatti dotato di un percorso pedonale che, grazie alla costruzione di un sottopassaggio,[4][5] consentirà di saldare la struttura museale al Tevere.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La vecchia teca di Vittorio Ballio Morpurgo in una foto del 19 settembre 2000, il giorno prima dell'inizio della demolizione

In precedenza l'Ara Pacis era racchiusa all'interno di una struttura nota come "teca del Morpurgo" (dal nome del suo ideatore, l'architetto Vittorio Ballio Morpurgo), costruita nel 1938 (per dettagli vedere "Storia dell'Ara Pacis").

Progettato dall'architetto Richard Meier, il complesso museale attuale è stato inaugurato e aperto al pubblico dopo sette anni di lavori, il 21 aprile 2006 (in occasione del Natale di Roma).

Nella notte tra il 31 maggio e 1º giugno 2009, ignoti hanno imbrattato con vernice verde e rossa il muro bianco esterno, posizionando anche un water ai piedi del muro. Il 12 dicembre dello stesso anno invece un gruppo di attivisti di Earth First!, in concomitanza con il vertice di Copenaghen, hanno tinto di verde la fontana e affisso sul lato della teca di Via Tomacelli uno striscione con scritto «Earth First! Act Now» (La terra prima di tutto! Agisci ora!).

Frammento dell'Ara Pacis conservato al Louvre
La copia delle Res gestae divi Augusti, collocata sul retro del museo.

I funzionari e gli addetti al Museo, immediatamente intervenuti, hanno rimosso in pochi minuti la scritta e svuotato la fontana. In relazione a quanto accaduto, il Sovraintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, Umberto Broccoli, ha invitato «chi manifesta in questo modo le proprie, pure condivisibili, preoccupazioni per le sorti del clima del pianeta a farlo con maggiore senso civico e nel rispetto dei monumenti di Roma e di quanti lavorano per la loro tutela e valorizzazione».

Accoglienza e dibattito[modifica | modifica wikitesto]

La nuova teca di Richard Meier in costruzione, nel 2006.

L'opera è stata accolta con pareri contrastanti. Il New York Times l'ha definita senza mezzi termini un "flop", mentre il critico d'arte Vittorio Sgarbi l'ha liquidata spregiativamente definendola «una pompa di benzina texana nel cuore di uno dei centri storici più importanti del mondo», nonché il primo passo verso una «internazionalizzazione» della città eterna.

Tuttavia il giudizio non è stato affatto unanime.[6] Il critico Achille Bonito Oliva ha ad esempio mostrato apprezzamenti per il progetto di Meier, e anche l'architetto capitolino Antonino Saggio ha espresso un parere positivo: «l'apertura di un cantiere nel centro di Roma rappresenta un evento per la città, ormai caratterizzata da interventi temporanei e da una tendenza alla musealizzazione».[7]

Il contesto urbanistico in cui si trova la struttura museale

In una delle sue prime dichiarazioni dopo l'elezione a sindaco di Roma, nell'aprile del 2008, Gianni Alemanno aveva annunciato la sua intenzione di rimuovere la teca di Meier, oggetto di critiche da alcuni ambienti di destra; lo stesso Alemanno ha però successivamente precisato che l'intervento sull'Ara Pacis non era in ogni caso fra le priorità del suo programma.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Annuario Statistico 2020 - Cultura (PDF), su comuneroma.it, p. 11 e relativa Tabella. URL consultato l'8 febbraio 2022.
  2. ^ fonte ilVelino/AGV NEWS, Roma: crescono del 13% i visitatori dei musei civici capitolini, su Il velino.it. URL consultato il 9-1-2015..
  3. ^ 12º Rapporto Annuale Federculture 2016 - Focus Roma e Lazio. V - pag.3 e relativa Tabella.
  4. ^ Allo stato attuale (febbraio 2013) il progetto del sottopasso è stato del tutto abbandonato e sono in dubbio anche le successive ipotesi avanzate dal sindaco Alemanno.
  5. ^ a b Non si abbatterà il muretto dell'Ara Pacis arriva lo stop della soprintendenza Lilli Garrone sul Corriere della Sera
  6. ^ Giannino Cusano, Il progetto di Richard Meier per l'Ara Pacis a Roma: perché si!, su antithesi.info. URL consultato il 03-05-2008.
  7. ^ Intervista concessa al TG3 all'indomani delle dichiarazioni di Gianni Alemanno.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Del Prete, Ara Pacis, Roma, Punctum, 2006.
  • Roma, museo dell'Ara Pacis, in Casabella, anno LXX, n. 745 (giugno 2006), pp. 4–17, Arnoldo Mondadori Editore, Segrate.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN133546293 · ISNI (EN0000 0001 0689 2802 · ULAN (EN500450220 · LCCN (ENno2007070860 · GND (DE6517886-5 · J9U (ENHE987007416678905171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2007070860