Louise Beavers

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Louise Beavers nel film Rainbow on the River (1936)

Louise Beavers (Cincinnati, 8 marzo 1902Hollywood, 26 ottobre 1962) è stata un'attrice statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Louise Beavers nacque a Cincinnati, in Ohio, dall'insegnante Ernestine Monroe Beavers e da William M. Beavers, originario della Georgia. Trasferitasi nel 1913 con la famiglia a Pasadena, in California[1], frequentò le scuole e, nel giugno del 1920, si laureò alla Pasadena High School. Successivamente lavorò come cameriera per l'attrice Leatrice Joy[1]. Mentre recitava in occasionali produzioni amatoriali, venne notata da un agente cinematografico che già rappresentava attori afroamericani, il quale la incoraggiò a sottoporsi a un provino. Inizialmente scettica nei confronti di Hollywood, per il modo in cui ruoli e personaggi di afroamericani erano rappresentati nei film, la Beavers si sottopose al provino e ottenne una parte nel film La capanna dello zio Tom (1927)[1].

La Beavers iniziò quindi la carriera cinematografica in un'epoca, alla fine degli anni venti, in cui gli attori afroamericani recitavano in pochi e secondari ruoli, solitamente come schiavi, indigeni o come domestici. Nel 1929 interpretò il ruolo di Julia, cameriera di Mary Pickford, nel film Coquette, e il suo personaggio di domestica - che si trova a svolgere anche il ruolo di figura materna per la protagonista - si pose all'attenzione del pubblico e fu il primo di molti altri personaggi che l'attrice interpretò sul grande schermo negli anni successivi e che avevano la caratteristica comune di supportare un protagonista bianco in un percorso di progressiva maturazione durante il corso di un film.

Esemplificativo in questo senso fu il ruolo di Delilah Johnson, una cameriera di colore, che l'attrice interpretò nel dramma Lo specchio della vita (1934). Il personaggio, lontano dagli stereotipi consueti della commedia, non svolge un mero ruolo di contorno alla trama ma è protagonista di una vicenda parallela a quella della primattrice (Claudette Colbert). Il pubblico accolse positivamente la performance della Beavers, che segnò una svolta nella storia del cinema, in quanto per la prima volta i problemi di una donna di colore erano rappresentati con grande attenzione in un importante film hollywoodiano.

La Beavers apparve in un gran numero di pellicole durante gli anni quaranta, recitando in avventure in costume come La ribelle del Sud (1941) e Vento selvaggio (1942), e in commedie come La taverna dell'allegria (1942), in cui duettò in un numero musicale con Bing Crosby, e La casa dei nostri sogni (1948), nel quale interpretò l'arguta domestica di Jim e Muriel Blandings (Cary Grant e Myrna Loy).

Con Hattie McDaniel ed Ethel Waters, la Beavers fu una delle attrici che interpretarono il ruolo della governante Beulah nell'omonima sitcom[1] che fu il primo programma televisivo statunitense ad avere per protagonista una star afroamericana. Dopo essere apparsa in 33 episodi della serie nel 1952, l'attrice interpretò anche il ruolo della cameriera Louise, per le prime due stagioni del programma The Danny Thomas Show (1953-1955).

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Consapevole delle limitate opportunità interpretative che le venivano offerte, Louise Beavers respinse sempre le critiche secondo cui i cui i suoi ruoli affermavano l'asservimento delle persone di colore ai bianchi. Diventata celebre, fu attivista per i diritti civili degli americani di colore e sostenne la causa degli afroamericani, attivandosi per promuovere la loro immagine a Hollywood, sia durante la produzione che dopo l'uscita dei film.

Sposata e divorziata due volte, la Beavers non ebbe figli. Afflitta da numerosi problemi di salute, tra cui il diabete, morì il 26 ottobre 1962, all'età di 60 anni, a seguito di un attacco di cuore, al Cedars of Lebanon Hospital di Los Angeles.

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Arthur F. McClure, Alfred E. Twomey e Ken Jones, More Character People, The Citadel Press, 1984, pag. 31

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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