Giuseppe Ragnini

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Giuseppe Ragnini
NascitaMilano, 11 giugno 1896
Morte?
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania
Anni di servizio1915-1951
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneArbegnuoc
Campagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Giuseppe Ragnini (Milano, 11 giugno 1896 – ...) è stato un generale italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Milano l'11 giugno 1896, figlio di Romolo e Antonietta Rossi.[2] Iscritto al secondo anno della facoltà di ingegneria dell'Università di Roma, si arruolò volontario nel Regio Esercito in forza al 2º Reggimento bersaglieri il 24 maggio 1915, data dell'inizio della guerra contro l'Impero austro-ungarico e nominato sottotenente di complemento dell'arma di fanteria al termine del corso presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena raggiunse al fronte nell'aprile 1916 assegnato al 215º Reggimento fanteria "Tevere" mobilitato.[2] Rimasto gravemente ferito alla gamba sinistra il combattimento nell'agosto 1916, dopo lunga degenza in ospedale venne congedato nel 1921 con il grado di capitano.[2] Nel 1920 fu richiamato in servizio e trasferito in servizio permanente effettivo con il grado di tenente, nell'agosto 1931 fu trasferimento in Tripolitania assegnato al battaglione libico e poi nel Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania in forza al I Battaglione cacciatori.[2] Nel settembre 1933 rientrò in Patria, nel maggio 1934 venne promosso capitano, e nell'ottobre 1936 fu inviato a domanda in Africa Orientale Italiana ove ebbe assunse il comando di una banda Amara e di una compagnia indigena, nonché il Governo politico della regione di Cercer e Arussi.[2] Ritornato in Italia a seguito di un grave problema familiare fu assegnato all'82º Reggimento fanteria "Torino" nel febbraio 1938 e quindi alla Segreteria dello Stato maggiore dove ottenne la promozione a maggiore.[2] Alla dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna, il 10 giugno 1940, ottenne di ritornare volontariamente in Africa Settentrionale Italiana assegnato al III Battaglione del 28º Reggimento fanteria "Pavia" e successivamente al I Battaglione del 27º Reggimento fanteria "Pavia".[2] Prese parte ai combattimenti dall'11 giugno al 14 dicembre 1941 a Bir el Azazi, a Bir bu Kremisa, ad Ain el Gazala, dove, ricevuto l'ordine di resistere ad oltranza contrastò sul posto l'attacco nemico condotto da forze numericamente superiore.[2] Catturato con i superstiti del suo reparto, il nemico rese a lui e ai suoi uomini gli onori militari.[2] Rientrato dalla prigionia in qualità di grande invalido barellato nell'ottobre 1944, dopo lunga degenza ospedaliera riprese servizio al Ministero della guerra del Regno d'Italia dal maggio 1945 ed ebbe le successive promozioni a tenente colonnello nel luglio dello stesso anno ed a colonnello nel gennaio 1951.[2] Collocato in posizione di riserva e trattenuto in servizio a domanda dal maggio 1951 fu trasferito nel Ruolo d'Onore dove fu promosso generale di brigata nel gennaio 1957 e generale di divisione nel gennaio 1961.[2] Fu successivamente elevato al rango di generale di corpo d'armata.

Una via di Ancona porta il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di due guerre, minimizzava le conseguenze di una ferita grave riportata nel 1916 per essere destinato, a domanda, sul fronte più tormentato dell’Africa Settentrionale. Chiesto ed ottenuto il comando di un battaglione, vero apostolo del dovere, leggendaria figura di comandante, quattro volte decorato al valore, più volte ferito in combattimento, lo teneva in pieno onore fino al sacrificio affrontando, con stoica fermezza, in successive epiche lotte, l’aggressività del potente agguerrito avversario. Articolato in capisaldi a protezione del forzato ripiegamento di una grande unità, resisteva con eroica tenacia, a reiterati violenti attacchi, riuscendo a contenerli con audaci contrassalti condotti personalmente con estremo vigore durante i quali, operando con insuperabile audacia, riusciva alla testa di soli otto valorosi a catturare, dopo cruento corpo a corpo, 134 avversari e tre ufficiali. Delineatasi la crisi e la certezza dell’invasione del caposaldo, dove resisteva ad oltranza, chiedeva, come da preventivi accordi, il tiro di repressione delle artiglierie sul caposaldo stesso, che sostanziava con violenta reazione all’arma bianca. Incurante delle gravi ferite, anima della disperata difesa alimentata dal suo valoroso esempio, rifiutava sdegnosamente la resa e, indomito, si batteva fino all’esaurimento di ogni mezzo di offesa consentendo, col sublime sacrificio del suo fiero battaglione, alla grande unità di sganciarsi dalla pressione avversaria. Eroico comandante, ha saputo anche nelle circostanze più gravi, tenere in grande onore il prestigio della fanteria italiana. Africa Settentrionale, 3-14 dicembre 1941.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1949.[4]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione di fanteria a presidio di un importante caposaldo sulla direttrice dell'attacco principale nemico, respingeva in strenui combattimenti, successivi assalti di carri armati nemici. Attaccato di notte da forze superiori resisteva con strenua tenacia in postazione alla penetrazione nemica. Anima della difesa, presente ovunque, ferito, egli fu con i suoi soldati fino all'ultimo, esempio di valore, di indomito spirito di resistenza di elevata comprensione delle responsabilità del comandante. Africa settentrionale (Ain el Gazala), 13-14 dicembre 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con esemplare arditezza e coraggio, conduceva il suo plotone all'assalto. Contuso fortemente in diverse parti del corpo seguitava a combattere e non si ritirava dalle trincee di prima linea che la sera del giorno successivo, quando tutta la compagnia veniva sostituita. Costone di Bocche, 20-24 luglio 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una banda nelle operazioni contro i ribelli in terreno desertico prendeva contatto con questi, obbligandone 400 alla sottomissione. Sebbene isolato e circondato da ingente numero di armati, con spiccato sangue freddo si rifiutava di restituire i sottomessi riuscendo a mettersi in salvo e fornire preziose informazioni ai comandi. Già distintosi altre volte per calma, coraggio e iniziativa. Malca Mildi, 12 febbraio 1937
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione incaricato di occupare importanti posizioni presidiate dal nemico, preparava l'azione e ne assicurava il successo con accorgimento, slancio ed audacia. Raggiunto l'obiettivo e rafforzatolo, respingeva in due giorni tre violenti contrattacchi nemici condotti con ricchezza di mezzi e preceduti da forte preparazione di artiglieria. Bir el Azasi (Tobruk), 9-12 ottobre 1941
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia mauriziana - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Croce di Ferro di prima classe - nastrino per uniforme ordinaria
— Concessa dalla Repubblica Federale di Germania per il fatto d'arme di Bir Bu Kremisa - 30 novembre 1941 - brevetto n. IV 2D 42587 del 27 gennaio 1964.
Croce di Ferro di seconda classe - nastrino per uniforme ordinaria
— Concessa dalla Repubblica Federale di Germania per il fatto d’arme del Villaggio Arabo e Bir el Azazi – 16 ottobre 1941 – brevetto n. IV 2D 42587 del 27 gennaio 1964.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.185.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2016
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 4 marzo 1949, Esercito registro 7, foglio 9.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2016

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al V.M. viventi, Roma, Tipografia regionale, 1952, p. 185.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 185.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]