Armando Tortini

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Armando Tortini
Lapide commemorativa di Armando Tortini e altri artiglieri
NascitaLodi Vecchio, 1921
MorteAnsa di Werch Mamon, 11 dicembre 1942
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
CorpoGuardia alla Frontiera
Reparto121º Reggimento artiglieria motorizzato
Anni di servizio1941 - 1942
GradoCaporale
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Armando Tortini (Lodi Vecchio, 1921Ansa di Werch Mamon, 11 dicembre 1942) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Lodi Vecchio nel 1921, figlio di Domenico.[2] Mentre esercitava il mestiere di fabbro, nel gennaio 1941 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito, assegnato all'arma di artiglieria.[2] Destinato dapprima al 21º Reggimento artiglieria motorizzato, in seguito venne trasferito dal 1 maggio, al 121º Reggimento artiglieria motorizzato della 3ª Divisione fanteria "Ravenna".[2] Promosso caporale nel mese di settembre, il 6 giugno 1942, partiva con il reparto per l'Unione Sovietica.[2] Cadde in combattimento presso quota 218 dell'Ansa di Werch Mamon l'11 dicembre 1942, nel corso della seconda battaglia difensiva del Don. Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Una via di Sabaudia porta il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Artigliere capo arma di una mitragliatrice a difesa di un osservatorio in caposaldo avanzato, chiamato ad integrare con la sua arma la linea dei fanti duramente impegnata da soverchianti forze d’assalto, con calma e precisione di tiro concorreva a rallentare l’aggressività nemica. Nel culmine del combattimento, tra l’ammirazione, l’entusiasmo e la sorpresa dei fanti, usciva dalla trincea e votandosi spavaldamente alla morte sicura, piazzava l’arma allo scoperto onde rendere più micidiale il fuoco sull’incalzante ondata avversaria. Inceppatasi l’arma e ferito alle mani, dominando il morso del freddo e il dolore della carne lesa, con l’imperturbabile tenacia del suo spirito formidabile, riusciva a ripristinarne il funzionamento tornando sanguinante ad aprire il fuoco fino a che, colpito al capo da una scheggia di mortaio, moriva chiamando i camerati a dargli il cambio sull’arma amata più della vita. Grande esempio di fede, di audacia, di sacrificio. Orgoglio sublime ed indimenticabile dell’Artiglieria italiana. Ansa di Werch Mamon (Fronte russo) - Quota 218, 11 dicembre 1942. .[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1949.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.129.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 4 marzo 1949, Esercito registro 7, foglio 9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 129.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]