Cesare Giacobbe

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Cesare Giacobbe
NascitaBergamo, 1916
MorteTobruk, 11 luglio 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto27º Reggimento fanteria "Pavia"
Anni di servizio1937 - 1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Cesare Giacobbe (Bergamo, 1916Tobruk, 11 luglio 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Bergamo nel 1916, figlio di Carlo.[2] Dopo aver conseguito il diploma di perito agrario a Cremona, fu arruolato nel Regio Esercito ed ammesso, nel giugno 1937, a frequentare la Scuola di allievi ufficiali di Spoleto dove nell'aprile 1938 fu nominato sottotenente di complemento dell'arma di fanteria assegnato al 53º Reggimento fanteria per il servizio di prima nomina. Posto in congedo nello stesso anno venne assunto come funzionario dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Richiamato in servizio attivo alla vigilia dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu destinato a prestare servizio in Africa Settentrionale Italiana, dapprima al 70º Reggimento fanteria della 63ª Divisione fanteria "Cirene" e poi al 27ºReggimento fanteria della 17ª Divisione fanteria "Pavia". Assegnato al I battaglione, assunse il comando del plotone esploratori della compagnia comando. Cadde in combattimento nella zona di Tobruk l'11 luglio 1941, e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un plotone esploratori, al quale aveva saputo trasfondere il suo ardente entusiasmo, in una azione di pattugliamento, attaccato da forze soverchianti, conteneva con tenace, eroica resistenza l’impeto nemico. Malgrado le fortissime perdite subite, che avevano ridotto il plotone ad un esiguo manipolo di valorosi, gravemente ferito, non abbandonava l’impari lotta e continuava a dirigere l’azione, incitando i superstiti e sparando egli stesso con un’arma automatica, il cui tiratore era caduto. Ferito una seconda volta e mortalmente, sentendo ormai prossima la fine, trovava ancora la forza di farsi consegnare le ultime bombe a mano e, mentre con il lancio di queste proteggeva il ripiegamento dei pochi sopravvissuti, si abbatteva esanime al suolo. Fulgidissimo esempio delle più elette virtù militari e di eroismo. Zona di Tobruk, 11 luglio 1941.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1949.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.696.
  2. ^ Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2016
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 4 marzo 1949, Esercito registro 7, foglio 9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 696.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]