Giuditta Scalini

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Alberto Savinio, Ritratto di Giuditta Scalini, 1934, tempera su tela, 41x33 cm, collezione privata

Giuditta Scalini (Como, 1912Saint-Tropez, 1966) è stata una scultrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Como nel 1912, iniziò a scolpire all'età di quindici anni, lavorando prima a Milano e poi a Parigi.[1] Incontrò Massimo Campigli nel 1935, sposandosi due anni dopo.[2] Egli la descrisse come “bella, atletica, timida, cupa, imbarazzata, imbarazzante”.[2] All'inizio degli anni quaranta entrambi collaborarono nel progetto di un grande affresco per l'atrio del nuovo edificio dell'Università di Padova, Palazzo Liviano.[2][3]

Entrata di Palazzo Liviano, Padova

Esso si sviluppa sulla parete maggiore e continua su quella di destra. Nella parte centrale sono raffigurati dei reperti antichi riscoperti da degli archeologi, mentre nella zona superiore si innalza una colonna coclide verde e viene dipinto Tito Livio che intrattiene una lezione a dei giovani contemporanei.[4] L'artista è inoltre ritratta nella parte alta della parete principale, in tuta bianca e con il progetto in mano, insieme al rettore dell'università Carlo Anti, all'architetto che ha progettato l'edificio Gio Ponti e al marito.[4]

Per tutta la sua vita visse tra Milano, Roma, Parigi e Saint-Tropez.[5][6] Durante la seconda guerra mondiale, per sfuggire ai bombardamenti di Milano, si rifugiò col marito a Venezia come ospite del poeta Diego Valeri, dove nacque il loro unico figlio Nicola.[7][8][9]

La sua prima mostra risale a maggio del 1951, alla Galerie Pierre di Parigi.[10][11] L'anno successivo fu la volta dell'Hanover Gallery di Londra.[10][12] Espose le sue opere per la prima volta in Italia nel 1953, quando tenne una mostra personale a Roma alla Galleria dell’Obelisco.[13] L'anno seguente partecipò alla 175ª mostra della Galleria del Naviglio.[5][14]

Nel 1955 ebbe l'occasione di esporre le sue opere al Palazzo delle Esposizioni, in occasione della VII Quadriennale nazionale d'arte di Roma.[15]

Nel 1961 un incidente stradale in Svizzera le provocò una grave perdita di memoria dalla quale non si riprenderà mai completamente, fino alla sua morte avvenuta nel 1966.[2]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene il suo stile appare influenzato da quello del marito, le sue opere presentano dei tratti personali e distintivi. L'artista si ispira alla scultura etrusca, a quella maya, a quella egizia, a quella greca e a quella della civiltà nuragica.[2][16][17] Un altro influsso importante è quello della scultura africana caratteristica dei popoli della Nigeria, della Costa d'Avorio, del Camerun e della Rodesia.[13] I suoi lavori sono stati inoltre paragonati alle opere scultorie di Henri Matisse.[1]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Acrobati, 1950, bronzo, 60,6 cm, Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art
  • Figura fatta a nastro, 1950
  • Figura sdraiata, 1950
  • Gli amanti, 1950, bronzo, 58,4 cm
  • Ritratto di Massimo Campigli, 1950, bronzo, 25 cm, Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art
  • Figurine, 1951, bronzo, 25,4 cm
  • Idolo, 1951
  • Cavallo e cavaliere, 1953, bronzo, 20,3 cm
  • Acrobati, 1957, bronzo, 45 cm
  • Balletto, 1958, bronzo, 27,3x15,9x7 cm, Manchester, Currier Museum of Art
  • Danzatori, 1958, bronzo, 30,5 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Gli amici, 1958, bronzo, 25,4 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Madre e figlio II, 1958, bronzo, 28 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Figura con uccelli, 1959, bronzo, 25,4 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Il guerriero, 1959, bronzo, 33 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Il palo, 1959, bronzo, 33 cm, Stellenbosch, Rupert Museum
  • Figura femminile, anni 1950, bronzo, 40,6x12,7x7,6 cm, Scottsdale, Museum of Contemporary Art
  • Nudo femminile seduto, bronzo, 10,2 cm, Cambridge, Fogg Art Museum
Prima del 1953
  • Ballerina
  • Cavaliere
  • Coppia
  • Coppia
  • Danza coi veli
  • Danzatrice nera
  • Donna giacente
  • Figura piatta
  • Figura vestita
  • Idolo dorato
  • Idolo nero
  • L'abbraccio
  • L'uomo col gatto
  • L'uomo quadrato
  • Uomo seduto
Tra il 1955 e il 1956
  • Abbraccio I
  • Abbraccio II
  • Ballerine I
  • Ballerine II
  • Coppia di cavalli
  • Due donne con pioli
  • Due figure a testa unita
  • Due figure con uccello
  • Due figure sovrapposte
  • Due figure sul cavallo I
  • Due figure sul cavallo II
  • Figura con due uccelli
  • Figure e uccello
  • Figure e uccello
  • Guerriero grande
  • Guerriero piccolo
  • Idolo seduto
  • Le grazie
  • Madre e figlio I
  • Pertica
  • Quattro equilibristi
  • Scultura verde
  • Sculture chiocciola
  • Tre equilibristi
Prima del 1957
  • Cavalieri
  • Idolo grande
Prima del 1958
  • Donna seduta, bronzo, 43,2 cm
Prima del 1960
  • Danzatori, bronzo, 62,3 cm

Mostre ed esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Harry Winston e Lydia Winston e altri, Collecting Modern Art: Paintings, Sculpture, and Drawing from the Collection of Mr. and Mrs. Harry Lewis Winston, Detroit, Detroit Institute of Arts, 1957, p. 72.
  2. ^ a b c d e (EN) Giuditta Scalini, su Estorick Collection. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 5 giugno 2023).
  3. ^ Marta Nezzo (a cura di), Il miraggio della concordia. Documenti sull'architettura e la decorazione del Bo e del Liviano: Padova 1933-1943, Treviso, Canova, 14 settembre 2008, ISBN 978-8884092052.
  4. ^ a b Lidia Gumiero, Massimo Campigli e l'affresco del Liviano (PDF), in Padova e il suo territorio, vol. 9, n. 48, Padova, La Garganola, aprile 1994, pp. 17-19. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 28 settembre 2023).
  5. ^ a b Renato Giani, Giuditta Scalini. 175° mostra del Naviglio, dal 7 al 16 maggio 1954, Milano, Galleria del Naviglio, 1954, pp. 49-52. URL consultato l'11 ottobre 2023.
  6. ^ (EN) Peter Stuyvesant Foundation, Auckland City Art Gallery e Queen Elizabeth II Arts Council, Scultura Italiana (PDF), Peter Stuyvesant Foundation, 1971, p. 7. URL consultato l'11 ottobre.
  7. ^ Gloria Manghetti, Comune di Piove di Sacco, L'opera di Diego Valeri. Atti del Convegno nazionale di studi, Piove di Sacco 29-30 novembre 1996 (PDF), Rigoni, 1998, p. 41. URL consultato l'11 ottobre 2023.
  8. ^ Michele Ciavarella, Confronti inaspettati, in Style, n. 4, 28 aprile 2021, p. 37. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 4 ottobre 2023).
  9. ^ Mario Carlini (a cura di), Amici al caffè. Il mondo di Amerigo Bartoli attraverso la sua corrispondenza, 1924-1970, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1990, p. 180, ISBN 978-88-84985682. URL consultato l'11 ottobre 2023.
  10. ^ a b Maria Cecilia Lovato, Campigli e il ritratto della moglie Giuditta, su Musei Virtuali - Università di Padova. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 28 settembre 2023).
  11. ^ (FR) Sculptures of Giuditta Scalini : du 11 au 26 mai, Parigi, Galerie Pierre, 1951.
  12. ^ (EN) Scalini, Londra, Hanover Gallery, 1952.
  13. ^ a b Raffaele Carrieri, Le figure convesse (PDF), in Epoca, vol. 11, n. 138, Milano, Gruppo Mondadori, 24 maggio 1953. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 21 dicembre 2022).
  14. ^ Archivio storico mostre, su Galleria del Naviglio. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 4 aprile 2023).
  15. ^ Scalini Campigli, Giuditta, su Archivio Biblioteca della Quadriennale. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 28 settembre 2023).
  16. ^ Nicol Degli Innocenti, Il Novecento italiano degli Estorick, in Il Sole 24 Ore, 25 novembre 2021. URL consultato l'11 ottobre 2023 (archiviato il 7 aprile 2022).
  17. ^ (EN) Margaret Breuning, Scalini’s sculpture in an American premiére, in The Art Digest, vol. 31, n. 9, New York, Arts Communications Group, giugno 1957, p. 46. URL consultato l'11 ottobre 2023.
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